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Autore: Summer_92    12/08/2015    0 recensioni
Non ricordo più cosa vuol dire avere la luce del sole che ti riscalda la pelle, il vento che soffia tra i capelli, l’erba che ti solletica i piedi. Mi guardo allo specchio e riesco solo a vedere il riflesso del fantasma che sono diventata. La paura ha segnato il mio viso, ma la voglia di combattere non ha mai abbandonato il mio cuore. Sono nata in questo mondo grigio di terrore, ma questo non vuol dire che dovrò morire nello stesso modo.
Genere: | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, un capitolo di transito, sia perchè sono le 11 di sera, sia perchè penso che all'interno di una storia ci debbano essere anche momenti in cui la tensione cala e sale l'umorismo.. A presto con un nuovo capitolo! :)


   
«Hai visto un fantasma?» mi chiede Essex, guardandomi bieco.
«Quasi… c’è mancato un soffio che non venissi scoperta da tre individui che sembravano tutt’altro che amichevoli» ribatto. Mi rendo conto di essere trafelata, nonostante possa ritenere di avere un’ottima resistenza fisica. Colpa dell’adrenalina e dello spavento appena preso. 
«Non sarebbe stato un buon’affare. Ti senti bene?».
«Si, certo. Ma ora ho la certezza che questa città è gestita dai Kratos, altrimenti quei tre non se ne sarebbero andati in giro così tranquillamente, nemmeno all’alba» conclusi.
«Era quello che temevamo, alla fine, eravamo preparati a questo. Comunque, se sei pronta, il Capo ti stava aspettando per il rapporto, e credo che faresti bene anche a raccontargli ciò che hai appena visto. Vieni, ti accompagno». 
Camminiamo per dieci minuti in un labirinto di corridoi, scale, stanze e anticamere, e intanto Essex mi racconta come ha trascorso la notte. È l’incaricato alla Visione Notturna, ovvero il suo compito è starsene seduto per tutta la notte vicino al periscopio, simili a quelli che si usano nei sottomarini, e controllare le attività notturne della città in cui ci siamo stabiliti. Ogni dettaglio potrebbe rivelarsi fondamentale, dal sapere quante case sono abitate a quali figure si aggirano per città durante la notte, oltre ovviamente agli appartenenti degli Eleytheria, che sono tutti conosciuti e identificabili. 
Essex e io ci conosciamo da una vita, siamo stati addestrati insieme fino a quando la nostra formazione ha preso indirizzi diversi, ma abbiamo sempre mantenuto un ottimo rapporto. Quando la tua comunità è formata da così poche persone, o ti ami o ti odi, ma anche in questo caso collaborare è dovere, si stringe i denti e si ingoiano rospi, per il bene della causa e per il nostro futuro. Non posso dire che il nostro rapporto sia rosa e fiori, ma almeno c’è comprensione e posso contare sulla sua spalla nel momento del bisogno.
«Stavo pensando di andare a prendermi una tazza di caffè per darmi un po’ una scossa, quando l’occhio mi cade su un puntino nero alla destra del campo visivo del periscopio» mi racconta. «Puoi ben capire che a quelle ore non sai mai se ciò che stai vedendo è reale o te lo stai immaginando, ma nel dubbio sono rimasto a guardare. Tempo trenta secondi, e vedo che questo puntino nero inizia ad avvicinarsi rapidamente, si ingrandisce finché non riesco a distinguerlo. Indovina? Era Seldrik a cavallo di un orso, che stava rientrando al rifugio. Ci credi? Un orso! Quel ragazzo è suonato, credo a me. Per sua fortuna l’ho riconosciuto, se avessi suonato l’allarme per lui sarebbero stati guai!» conclude ridendo. Rido anche io, inevitabilmente, immaginando la scena a cui Essex ha assistito. 
«Di’ quello che vuoi, ma Joy era molto triste appena l’ho lasciata fuori dall’ingresso del Rifugio e sono entrato» interviene Seldrik, sbucando da un corridoio laterale. Deve aver sentito la parte finale del racconto di Essex sulla sua avventura notturna. 
«Joy? Le hai dato un nome?» domando.
«Certo, perché, non avrei dovuto?» ribatte, come se fosse una cosa scontata.
«È già abbastanza assurdo che tu abbia un orso domestico, non trovi?» gli rispondo, divertita.
«È una cosa assolutamente normale, Essex l’altro mese aveva adottato un gatto».
«I gatti non mangiano le persone» dice Essex.
«E tu come fai a saperlo?» ride Seldrik.
Tra una chiacchera e l’altra siamo arrivati fuori dalla porta della sala del consiglio, dove a quanto pare sono attesa con molta ansia. 
«Bene, penso sia meglio che noi ti salutiamo qui. In bocca al lupo» mi dice Essex.
«Grazie» rispondo. Non è la prima volta che faccio rapporto al Capo, anzi, è una cosa che faccio regolarmente. Mi domando allora cosa sia questa elettricità nell’aria. Apro la porta e mi blocco immediatamente, notando che non è presente solo il Capo, ma è riunito anche l’intero Consiglio. Questa sì che è una cosa insolita. Perché mai il Consiglio dovrebbe essersi riunito per un semplice rapporto sulle scorte?
«Eyrinn, entra, ti stavamo aspettando». 
  
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