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Autore: Anonimadelirante    12/08/2015    3 recensioni
“«Respira», quasi lo ringhia, Derek, dall'altro capo del filo, la lingua stretta fra i denti e le dita che premono sul setto nasale.
Stiles si accorge in quell'istante di aver perso completamente il controllo sia suo suo battito cardiaco che del suo fiato. Ed è allora, che crolla: «L'ho
ucciso», sussurra, con voce spezzata.
Dal Messico, il silenzio.
[...] «Non... non mi odi?»
Come potrebbe odiarlo, Derek, quando tutto ciò che fa è così irritantemente
da Stiles? [...]
Il fatto è che Stiles profuma di buono e sa di tutte quelle cose di cui si tende a dimenticare l'odore, quando si ci sforza di non pensare all'aver avuto una famiglia.”

[Sterek | spoiler!5x05 | missing moment]
Genere: Angst, Dark, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Warnings: Spoiler! 5x05 e 5x06, angst e flussi di coscienza a gogò
Word Count: 2411 w.
Disclaimer: Niente di mio, non ci cavo un soldo bucato. Se ci avessi messo lo zampino, non sarei qui a rosicare in attesa di risposte.
N/A: Io sono in astinenza. C'è troppo poco Sterek e un non nulla – ovviamente – di Derek. Gnef.
E in più Jeff mi sta facendo soffrire Stiles, il mio Stiles. E questo non lo accetto, tsk.
Questa roba è stata un parto – ed uscita 'na cosa che forse se avessi abortito... Va beh, a voi il giudizio ultimo. Per le note più utili laggiù, in fondo.
— Questa OS ha cambiato titolo una quantità così esagerata di volte che boh. Io davvero non so. Si accettano suggerimenti. EDIT 30/11/'17: forse @Norah Jones ci ha fornito un titolo semi-soddisfacente. FORSE. Vedremo.

 

 


 

 

 

Sono così di cattivo umore, 'sta sera.
E non idea a chi dedicare questa OS
Facciamo una cosa. La dedico a voi.
A voi che avete il coraggio di leggerla,
al fandom e alla jeep, agli Sterek,
che non fanno altro che cercare di incontrarsi
e scontrarsi, ostacolati da Jeff.
Ah! E a Rei, ché – inconsapevolmente –
è stata lei, ad iniziarmi alla ship.
(Meno male che non sapevo a chi dedicarla, oh.)

 

 

 

 

Illogic
Breath, Stiles, breath

 

 

 

Lo fa una delle sue tante – troppe – notti insonni.
Non sa neanche perché lo faccia, non dovrebbe assolutamente.
Però lo fa. Infondo, allunga soltanto la mano verso il comodino fino a scontrare il cellulare – è un movimento quasi involontario, lo fa ogni volta che si sveglia; schiaccia il tastino a lato, strizzando gli occhi per vedere l'ora. La stanza si illumina della penombra che filtra dalle tapparelle e i vestiti accatastati sulla sedia alla scrivania tornano ad essere solo vestiti e non più Donovan, accucciato, un ghigno cattivo che gli riga il volto – non ti perdonerà mai, mai, mai.
Lo perderai.


Così, ua notte, mentre la cantilena di Donovan si fa sempre più forte – l'hai già perso. Lui non capirà. Cosa c'è da capire, infondo? L'hai ucciso, Stiles – fa scorrere le chiamate veloci fino a‘Derek Suorwolf’ e ci preme sopra con non troppa convinzione, sovrappensiero.
Non ti perdonerà mai.
L'hai ucciso, Stiles,. Cosa direbbe tuo padre?
Mi hai ucciso.
Fa un sospiro tremante, mordicchiandosi l'interno guancia, mentre il cellulare continua a squillare a vuoto e lui si costringe a trattenere il fiato per non urlare.
Scott li odia, quelli come te.


«Stiles?»
Ci mette un po' a capire da dove viene la voce di Derek e quasi si lascia sfuggire il cellulare dalle mani sudate, mentre boccheggia, cercando di realizzare la situazione – l'ha chiamato lui? Davvero? È così stupido.
Oh, Stiles, sei patetico.
«Stiles?!»
La voce di Derek, prima confusa, si fa leggerete più dura, quasi allarmata.
«Stiles» e questa volta sembra quasi un avvertimento – “se mi stai facendo preoccupare per niente giuro che...” – ma no, si sta sbagliando per forza, come potrebbe, Derek Hale, andare in agitazione per lui? – “…ti strappo la gola con i denti.”
Si schiarisce la voce alla belle meglio, giusto per non dover far uscire tutto in un borbottio confuso, che irriterebbe il licantropo in maniera esponenziale: «Derek?» si accerta in un soffio, comunque un po' gracchiante.
Derek?
Probabilmente è tutto uno stupidissimo – illogico – sogno. Uno dei tanti, insomma.
Ma dal microfono esce un ringhio e non c'è allucinazione che tenga perché quello è proprio Derek Hale che minaccia di giocare a shangai con le ossa di Stiles Stilinski, non ci sono dubbi.
«Sì. Sono io. Che c'è?», sembra quasi che si stia trattenendo, pensa Stiles con un sorriso nervoso – probabilmente dal mandarlo a quel paese e sbraitargli contro che, dannazione!, non c'è nessunissimo fuso orario e come sono le 4,16 da lui lo sono anche in Messico.
«Oh. Niente è che-» balbetta incerto. «Derek», ripete stupidamente; perché, Dio!, non può micadirglielo. Non può, come minimo tornerebbe per costringerlo a costituirsi e allora Scott... suo padre-
«Stiles», lo riprende, sbuffando appena – sarebbe una conversazione quasi buffa, decide l'umano, se non fosse per... be', per tutto il resto.
«Respira». Quasi lo ringhia, Derek, dall'altro capo del filo, la lingua stretta fra i denti e le dita che premono sul setto nasale.
Stiles si accorge in quell'istante di aver perso completamente il controllo sia suo suo battito cardiaco che del suo fiato. Ed è allora, che crolla: «L'ho ucciso», sussurra, con voce spezzata.
Dal Messico, il silenzio.


Stiles balbetta e s'impappina, mentre cerca di spiegare confusamente che non è colpa sua e che Scott lo odierà – Donovan lo avrebbe mangiato e suo padre... c'entra una sparatoria, intuisce Derek, ma non gli è chiara la tempistica.
E poi Scott. Scott, per l'amor del cielo, Scott non glielo perdonerà mai.
Derek si limita a mettere il vivavoce stropicciandosi gli occhi, non prova neanche a fargli presente che Scott non potrebbe odiarlo neanche se attentasse alla vita di sua madre e che comunque non-
Stiles non ha per niente chiaro il concetto di legittima difesa, per essere figlio di uno sceriffo, decide.
«Oddio. Derek, Derek, l'ho ucciso davvero», Stiles si copre il viso con le mani, mentre scalcia le coperte in fondo al letto e tenta di alzarsi.
oh, neppure Malia lo vorrà più vedere – lei infondo mica l'ha fatto apposta. È stato un incidente, il suo. E Lydia?
Scott non lo guarderà mai più in faccia.
Perché il vero problema è Scott, alla fine, quel suo essere dannatamente buono – puro, al contrario di lui. È un pensiero che si concretizza solo in quel momento, ma che covava da tempo – prima era solo una idea distorta, nella sua mente, che poteva soffocare e confondere con altre paure indistinte, ma ora gli si staglia con una chiarezza quasi dolorosa, davanti agli occhi: c'è un motivo, se il Nogitsune l'ha scelto.
Ed ha scelto lui, non Allison, né tanto meno Scott – come avrebbe potuto possedere lui?
Non può, non potrà mai, dimenticarlo – dimenticare quella sensazione. Prima di Donovan- prima, poteva convincersi che fossero emozioni del demone, non sue... ma adesso – adesso lo sa.
Perché, cavolo Derek, lui si è sentito quasi...
quasi-
...bene.
Si è sentito bene.
Mentre lo dice deve reprimere un singulto ed è allora che si accorge di aver parlato, di avergli detto tutto, mentre tremava e singhiozzava come un idiota.
Ha detto tutto a Derek.
Oh mio Dio.
...o meglio: al telefono spento di Derek, perché chissà da quanto ha chiuso la chiamata, il lupo, si accorge con un crescente senso di nausea che non sa se attribuire all'improvviso sollievo – magari non l'ha sentito, non l'ha ascoltato – o all'orrore – non vuole neanche più sentirlo.
Lo odia.
Non anche Derek.
Per favore, no-
Si butta sul letto con un verso strozzato e preme la testa contro il cuscino con forza, sperando di soffocare; perché se credere che Scott lo odierebbe, se sapesse, non è niente, in confronto a sapere che Derek lo odia già e probabilmente non tornerà mai a Beacon Hills per colpa sua. Per non vederlo.
Tenta confusamente di spegnere la luce, ma sbatte la fronte contro il comodino e un punto indefinito dietro il sopracciglio destro comincia a pulsargli dolorosamente.
Cazzo.

Sei un assassino.
Che ti aspettavi?

 

 

 

 

A scuola, Scott gli chiede cos'ha, ma Stiles scuote le spalle e non risponde.
«Niente», borbotta davanti all'insistenza di Lydia, e scuote la testa in direzione di Malia.
«Sicuro? Sembri stanco.»
«Ho solo dormito male, Kira, tutto qua.»
Ignorare Theo è anche più facile del solito.
Troverebbe la lezione noiosa anche se non avesse nessun problema da gestire, ma mentre si sforza di respirare con calma per non allarmare gli amici la trova semplicemente insopportabile.
Così, appena suona l'ultima campanella, si lancia fuori dalla classe e poi dal cancello della scuola, sbattendo la portiera della jeep con troppa forza.
Pigia sull'acceleratore ignorando il limite di velocità, ma quando inchioda davanti a casa, non sa che fare. Non ha voglia di scendere. (Entrare a casa, stare solo, in camera, solo con sé stesso, mio Dio.)
Rimane immobile per quelle che gli sembrano ore – e probabilmente lo sono –, la testa appiccicata al finestrino freddo, il sopracciglio destro che continua a pulsargli dolorosamente.
Scott ti odierà per sempre.
Derek non ti rivolgerà mai più la parola.

 

 

«Non ho molta fame, scusa, papà.»
Lo sceriffo lo guarda da dietro il bicchiere d'acqua, con una smorfia preoccupata: «È successo qualcosa? Anche- sì, sai, c'è qualcosa che non volete dirmi sulle chimere o...»
Stiles sorride, scuotendo la testa: «Sono solo... stanco. Sono andato a letto tardi, ieri. Non- sai, è l'ultimo anno, amici sovrannaturali o no, e devo studiare», riesce persino a racimolare una risata di fondo gola e rabbrividisce quando il padre gli sorride, annuendo.
Quando è diventato così naturale, mentire, per lui?
«Magari, uhm. Vado su, eh? Buonanotte.»
John gli scompiglia i capelli, mentre lui gli passa vicino per mettere i piatti nel lavello. Sbadiglia –davvero suo padre ci sta credendo?
Gli fa un ultimo cenno, prima di salire le scale con passi pesanti, in testa un groviglio di pensieri confuso.
È sicuro di odorare di disperazione, anche se non ha il super-olfatto del suo migliore amico.

 


La stanza è buia e fuori piove. Stiles lascia scivolare la cartella sul pavimento, prima di sbattersi la porta alle spalle. Scalcia via le scarpe e si stringe nella sua felpa rossa, storcendo le labbra.
Ti odiano tutti.
Sospira mentre si stropiccia gli occhi. Dovrebbero.
Ma non ti fai schifo?
Vorrebbe tornare indietro nel tempo con la sua jeep e chiedere al sé stesso che cercava inalatori nel bosco se si sarebbe mai aspettato, di finire in questo modo.
Vorrebbe fare retromarcia come Marty McFly fino a chiedergli se anche prima del Nogistune eracosì. Se anche prima del Nemeton e di Jennifer avrebbe provato quel senso di potenza.
Chissà. Magari sì.
Mi odio anch'io.
Raccoglie le gambe sotto di sé, sfregando i jeans contro il plaid.
Fai bene.
«D'accordo» borbotta, per accertarsi di avere ancora voce. «D'accordo», bisbiglia piano, abbassando lo sguardo appannato sulle sue dita, che giocano nervosamente con il filo rosso che usa per i casi irrisolti.
(IrrisolvibiliNon si può tornare indietro nel tempo.)
Non può smettere di pensarci; se solo non si fosse addormentato, se fosse tornato prima, con Malia e gli altri. Se solo-
L'avresti ucciso comunqueSei un assassino, ricordi?
Lo sarai per sempre. (Lo sei sempre stato).
Trema.
È in quell'istante che si accorge che c'è qualcosa di diverso – di sbagliato – in camera. Fa freddo, prima di tutto.
La finestra è accostata – è sicuro di averla chiusa, ma potrebbe averla aperta suo padre, quindi si limita ad irrigidirsi appena, ancora accucciato contro il cuscino, in bilico su un ginocchio.
Qualcosa si muove, nell'ombra sotto la scrivania. Stiles trattiene il fiato.
Derek.
È un pensiero stupido, irrazionale – illogico. Dovrebbe avere paura di qualunque essere si sia introdotto in casa sua e sappia trasformarsi in un- è un lupo completo, quello?
Sta per urlare, sa che deve farlo. Sa che, se quello fosse Derek davvero, lo avrebbe già sbranato per non aver chiesto aiuto. Si morde il labbro con forza. La mazza da baseball è dall'altra parte della stanza e non ha nessuna possibilità di arrivare- Ma il ringhio basso, morbido, del lupo lo ferma.
Stiles scivola giù dal letto e sbatte malamente il ginocchio sul pavimento, mentre allunga la mano verso l'animale, lentamente.
«D-Derek
Non è possibile.
Sembra quasi che il lupo alzi le sopracciglia, roteando i grandi occhi azzurro elettrico e Stiles potrebbe ridere perché quello è Derek, punto. Nessun altro saprebbe tenere tutti quei discorsi con un solo sguardo. Perché è chiaramente una lunga di insulti alla sua presunta intelligenza, quella scintilla nei suoi occhi. “Sì. E chi altri dovrei essere?”
«Cosa...»
Derek lo ignora completamente, ignora lui, il suo sguardo allucinato e la sua gola secca – l'odore di paura, di ansia, mescolato a un confuso senso di sollievo – e balza sul letto con un solo salto preciso, aggraziato. Canino.
Stiles volta metà busto, in una di quelle sue solite posizioni da omino di gomma che potrebbe assumere solo lui, e appoggia gli avambracci sul materasso, guardandolo dal basso, gli occhi sgranati: «Non eri in Messico, tu?»
Se non fosse anatomicamente impossibile, direbbe che il lupo ha appena sbuffato.
«Uh. Uhm, d'accordo», ripete, questa volta a voce leggermente più alta, annuendo mentre cerca di recuperare un briciolo di lucidità, «Okay.»
Si issa sul suo letto e si schiaccia contro il cuscino, fissandolo: «È... sì, insomma successo qualcosa? a- a Breaden o... avete trovato la Lupa del Deserto? Notizie di Kate, del signor Argent? Oppure-»
Derek, semplicemente, smette di ascoltare. È già abbastanza assurda di suo, questa situazione, con lui e Stiles tanto vicini da toccarsi, sul letto di quest'ultimo – e Stiles parla, a vanvera, come al solito, ma non sta neppure facendo battute idiote; è preoccupante, molto, anche senza che ci si metta anche lui, a dargli retta. Così, appoggia il muso sulla sua felpa, grugnendo.
Stiles si zittisce e – questo Derek non l'aveva programmato – affonda le mani nel suo pelo, respirando a singhiozzo: «Non... non mi odi?»
Come potrebbe odiarlo, Derek, quando tutto ciò che fa è così irritantemente da Stiles?
Il lupo sbuffa, di nuovo, e sembra davvero esasperato – forse è per quello che Stiles smette definitivamente di parlare e – anche questo è assolutamente inaspettato e un brivido attraversa il licantropo – gli si accoccola contro.
Derek non sa bene cosa pensasse che sarebbe successo, ma – insomma! – al telefono gli era sembrato che avesse superato di un bel po' l'orlo della crisi di nervi ed era così disperato...
Però, davvero, non avrebbe mai immaginato di trovarsi in quella situazione. Ai limiti del surreale, sul serio. E, sia anche soltanto perché non sa assolutamente come comportarsi, o forse è perché non c'è altro da fare, Derek rimane immobile, il muso schiacciato contro il fianco di Stiles, che ha quella maniera scomposta e confusa che hanno i bambini, di stare sdraiati.
È una posizione talmente assurda che c'è da chiedersi come faccia a non essere pieno di dolori, durante il giorno, ma poco importa, alla fine.
Il fatto è che Stiles profuma di buono e sa di tutte quelle cose di cui si tende a dimenticare l'odore, quando si ci sforza di non pensare all'aver avuto una famiglia.
Sa di Beacon Hills, e quindi di casa, perché, nonostante tutto, rimarrà per sempre quella, casa sua – quella in cui si torna quando il mondo sembra troppo grande, pericoloso – e sa del sapone alla menta con cui continua cercare di grattarsi via sangue immaginario dalle mani. Sa di paura, tristezza, ma c'è qualcosa – qualcosa che Derek non sa o non vuole identificare – che gli gonfia il cuore di quella stessa tenerezza che lo invadeva quando Talia gli accarezzava il viso nel dargli la buonanotte.
Ed è così che si appisolano, uno addossato all'altro, a condividere quel nodo alla gola, che piano piano si allenta, lasciandoli respirare appena. E il peso di avere entrambi troppe vite sulle spalle è quasi leggermente meno pressante, su quel letto sfatto.

 

 

(Importa poco anche del fatto che, la mattina dopo, a dimostrazione che non è stato tutto l'ennesimo – illogico – sogno, ci sia solo l'odore del lupo addosso alla felpa rossa di Stiles e che quell'idiota sia tornato in Messico senza salutarlo – di nuovo.
E chi se ne frega del: «Ma che belle occhiaie, sembri un panda», con cui lo saluta Mason.


Stiles, per un momento, ha ripreso a respirare senza annaspare e va bene così.)

 




 

N/A pt2 sì, sono logorroica:

 

1. Marty McFly è il protagonista di ‘Ritorno al Futuro’ (‘Back to

Future’ e seguiti), film del 1985, diretto da Robert Zemeckis.

È interpretato da Micheal Fox, che, piccola curiosità, è stato anche l'interprete del “papà” di Scott, il protagonista del film ‘Voglia di vincere’, che ha poi ispirato la serie Teen Wolf (grazie Rod Daniel *,*)

2. Marty torna indietro nel tempo andando in retromarcia con una DeLorean e siccome Back to Future è un film di cult (se non l'avete visto, vergognatevi) e Stiles è pur sempre un nerd/fanboy... la sostanza è che lasteep regna. Sempre.

Non provate a negarlo, Babbani è,é

3. Mh. non mi viene in mente altro, caso mai aggiungerò.

  
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