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Autore: Margherita Dolcevita    12/08/2015    2 recensioni
SPOILER per chi non ha letto gli ultimi capitoli.
Kidd vuole uccidere Shanks, ma Rufy non può permetterlo e chiede aiuto a Law per combattere contro Eusass e i suoi alleati.
DAL TESTO:
"Quante volte si erano promessi la reciproca morte? Quante minacce erano state pronunciate durante i loro incontri?
Eppure eccoli qui, il “Chirurgo della Morte” Trafalgar Law, e Eustass “Capitano” Kidd, fermi immobili a fissarsi, indecisi e titubanti, mentre intorno a loro la battaglia è già iniziata e le loro rispettive ciurme cominciano a combattere. Ma non riescono a sentire il fragore delle spade e delle esplosioni, sono solo loro due ora, e non c’è modo di fuggire."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE DELL'AUTRICE:
Eccomi con la mia terza One Shot su One Piece, sempre sulla mia coppia preferita.
Questa volta lo stile è un pò più malinconico, spero vi piaccia comunque, fatemelo sapere con tanti commentini!
Un bacione e buona lettura,
Margherita.






                                                Dove siamo disposti a spingerci?
 
 


Si erano lasciati senza dirsi una parola, solo i loro corpi che, più dolcemente del solito, scivolavano uno sull’altro, senza sosta. Lentamente, senza alcuna fretta. Law non gli aveva detto molto, e a Kidd andava bene, meno cose sapeva su quel dottorino da strapazzo e meno ne sarebbe rimasto coinvolto. O almeno così credeva.

I suoi movimenti erano lenti, sfiorava il corpo di Law con una delicatezza che non gli apparteneva, ignorando gli incitamenti del medico ad andare più veloce. Non aveva bisogno di dolcezza, Law, non in quel momento, voleva quella stessa rabbia e impazienza che gli aveva sempre riservato.

Anzi ne voleva una quantità perfino maggiore. Voleva che i marchi, che Kidd imprimeva a fuoco con la sua bocca sulla sua pelle, fossero indelebili come i suoi tatuaggi. Voleva essere preso da quella testa calda così brutalmente che l’indomani mattina non avrebbe avuto la forza di alzarsi e di abbandonare il fianco di Kidd.

Voleva tutto questo e anche di più.

Strinse più forte le gambe intorno ai fianchi di Kidd, in modo che ogni lembo della sua pallida e bollente pelle ricoprisse la sua. Voleva che il suo calore gli entrasse fin dentro le ossa, perché sapeva che dove sarebbe andato, non ne avrebbe trovato.

Ma volere non è potere.

E non poteva permettersi di abbandonare tutto ora.

Così asseconda la dolcezza di Kidd, accarezzando a sua volta il suo corpo e la sua muscolatura, concentrandosi su di lui, che, per la prima volta da quando si sono conosciuti, entrava nel suo corpo delicatamente, centimetro dopo centimetro, godendo a sua volta del calore con il dottore gli dava.

Si erano addormentati insieme, intrecciati ancora l’uno all’altro e appiccicosi per il piacere appena consumato.

Quando poi si erano svegliati la mattina dopo, in quella lurida stanza, si erano alzati e vestiti senza guardarsi nemmeno in faccia. Usciti dalla locanda poi, si erano voltati le spalle, per tornare ognuno dalle proprie ciurme, senza voltarsi indietro.

Ora erano uno davanti all’altro, gli occhi grigi del chirurgo piantati in quelli ambrati dell’altro, le mani che tremavano leggermente indecise sul da farsi, i cuori che battevano veloci.

Quante volte si erano promessi la reciproca morte? Quante minacce erano state pronunciate durante i loro incontri?

Eppure eccoli qui, il “Chirurgo della Morte” Trafalgar Law, e Eustass “Capitano” Kidd, fermi immobili a fissarsi, indecisi e titubanti, mentre intorno a loro la battaglia è già iniziata e le loro rispettive ciurme cominciano a combattere. Ma non riescono a sentire il fragore delle spade e delle esplosioni, sono solo loro due ora, e non c’è modo di fuggire.

Le labbra di Law sono serrate, i denti che mordono l’interno guancia, fino a farlo sanguinare. Kidd ha il fiato corto per la rabbia, il petto che si alza e si abbassa velocemente e ad un ritmo irregolare, la mano dell’unico braccio rimasto che si chiude e si riapre spasmodicamente, le pupille leggermente dilatate.

-Quante volte hai giurato di uccidermi, Eustass-ya? Ora ne hai la possibilità, ma sappi che non mi lascerò uccidere così facilmente.- Il momento di confusione è finito, e Law ricomincia ad essere lo stronzo freddo calcolatore che è sempre stato, e il suo solito sorrisetto sghembo ricompare sulle sue labbra. Kidd sa che sta dicendo la verità, e nemmeno lui ha l’intenzione di farsi uccidere, specialmente non da quel chirurgo, ma ancora non riesce a muoversi.

-Non ci andrò piano, nemmeno con te.- Gli risponde, ma Kidd non sorride mentre alza il suo braccio meccanico puntandolo contro Law. Lui non reagisce, si limita a fissare il metallo che sostituisce il braccio di Kidd, e lui si ferma. Si ferma e urla, infuriato.

-Avevi detto che non ti saresti fatto uccidere facilmente.- Grida Kidd, ormai fuori controllo.

-E tu avevi detto che non ci saresti andato piano. Siamo entrambi degli ottimi bugiardi.- Continua a sorridere Law, un sorriso triste.

-Non stavo mentendo. Mi sono spinto troppo in là per fermarmi ora.- Law non replica questa volta, si limita ad annuire, in silenzio, ma Kidd non lo sopporta più questo silenzio così pesante, e per riempirlo attacca di nuovo, ma questa volta non si ferma, nemmeno quando vede che Law non accenna a muoversi.

Il braccio meccanico di Kidd è arrivato a pochi centimetri dal corpo del dottore, ma Law potrebbe ancora riuscire a schivarlo.

Ma prima c’è ancora una domanda a cui deve rispondere. Una domanda che si pone da molto tempo, ancor prima di partire per Punk Hazard, ma a cui non riesce a rispondere.
 
 
 
 
 


È veramente disposto a vederlo morire?
   
 
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