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Autore: Mary_ghiandaia_imitatrice    12/08/2015    2 recensioni
A tutti i problemi c'è una soluzione, ma quando non c'è nessuno a farti forza è difficile andare avanti. Sam non sa più se ne vale la pena di continuare a vivere in quel modo...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sam si trovava nel bagno di casa sua con un coltello in mano e il sangue che le gocciolava dai polsi, mentre cominciava a vedere nero.
Sapeva che quella volta aveva davvero esagerato, che i suoi tagli erano davvero molto profondi ma non le importava. Non le importava più di niente ormai da quando poche ore fa sua madre le aveva urlato contro che era meglio se lei non fosse mai nata. Aveva sempre sopportato tutte le prese in giro e tutte le sue sfuriate, ma quello era stato davvero troppo.
Non aveva nessuno: era completamente sola. Nessuno voleva fare amicizia con la ragazza strana che camminava sempre a testa bassa, con le maglie a maniche lunghe anche di estate e che passava le ore a giocare con un coltellino in mano. Non lo mollava mai quel coltellino… glielo aveva regalato suo padre quando Sam aveva 7 anni, la notte prima di abbandonarla.
Lui era l’unico a cui importasse di lei, e da quando non c’era più era stato sempre più difficile andare avanti.
Da quando senn’era andato non trovava più nessun sollievo nel tornare a casa dopo una estenuante mattinata di scuola, dove era il bersaglio più facile da denigrare e prendere in giro, perché ad aspettarla a casa c’erano i commenti e le prese in giro di sua madre che era ubriaca per la maggior parte del tempo. Neanche sua madre l’aveva preso molto bene l’abbandono del padre di Sam e così si era data all’alcool.
Lei ci aveva provato a sfogarsi in un altro modo (oltre all’autolesionismo) ma non ci era riuscita. Alcool, fumo, musica, niente riusciva ad isolarla dalla schifezza del mondo che la circondava.
E così un giorno di qualche anno prima aveva provato a giocare con il coltellino, quello di suo padre, e aveva trovato che quel dolore riusciva a distrarla dalle persone che la circondavano. Mentre guardava il sangue scorrere sul suo braccio l’imbarazzo, la voglia di scomparire, e la consapevolezza di essere una nullità sparivano anche se solo per pochi secondi.
Questa volta però sperava che sparissero per più di pochi secondi. Sapeva che era arrivato il momento e non lo temeva, anzi aveva fretta di raggiungerlo, così forse avrebbe rivisto finalmente suo padre.
La vista le si offuscava sempre di più finche non fu costretta ad appoggiarsi al muro con la schiena ma le sue gambe non riuscivano più a reggere il suo peso, così si sedette per terra.
Aspettava in silenzio il momento in cui finalmente nessuno si sarebbe più preoccupato per lei, il momento in cui tutti l’avrebbero lasciata in pace.

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Sto ancora sperimentando, e per ora sembra che io trovi ispirazione solo nel genere introspettivo, quindi eccomi qui con la mia seconda storia. Sto cercando di migliorare quindi non esisate a recensire. Spero che questa storia vi colpisca ;)
 
  
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