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Autore: Jsnow    13/08/2015    0 recensioni
Prima degli avvenimenti narrati in questa FF: Cem cade nel tombino dopo che Metin lo ha schiaffeggiato (2° Serie). Cem si risveglia e litiga con Lena dicendole che non vuole stare con lei, perché non ha fatto altro che credere sempre alla buona fede di Axel e non a lui. Lena disperata, dice a Doris che passerà le vacanze estive dalla sua amica Khaty in America e parte il giorno seguente.
La FF parte dal RITORNO di Lena a Berlino.
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest, Triangolo
Capitoli:
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3.CAPITOLOAccidenti! E’ tutta colpa della Vodka Lemon!

 
 



 
Dopo aver pianto per circa dieci minuti, sono finalmente pronta ad immergermi nella vasca piena di acqua bollente e bollicine che ho preparato a posta per rilassarmi e non pensare a Cem.
 
“Cosa impossibile, ovviamente!”.
 
La porta si spalanca all’improvviso e getto un urlo. Poi mi rendo conto che è solo Yağmur. Si volta alla sua destra e comincia a parlarmi. Nonostante il suo evidente cambiamento, Allah le ha lasciato ancora qualche strascico e non riesce ancora ad affrontare la nudità completa.
-Cosa c’è?- sbotto mentre lei mi nomina quella sciacquetta di Nelha, o come si chiama.
 
“Il suo nome ha anche una pronuncia simile al mio!”.
 
Digrigno i denti pensando a mille modi per ammazzarla.
 
“L’acido su quel bel faccino da donna fatale forse…”.
 
-Allora?-.
Yağmur mi guarda in attesa. Scuoto la testa facendole capire che deve ripetere la domanda.
-Posso prendere anche la gonna bianca? Cem dice che non dovrei indossarla perché è oscena, ma a me sembra carina-.
Ha pronunciato la parola magica.
 
“Cem”.
 
-Certo!- dico con un sorrisone.
-Lo sapevo che potevo prenderla- fa la mia sorellastra battendo le mani e guardando nel vuoto. La fisso stranita, poi scuoto la testa prima che lei esca velocemente dal bagno così com’è entrata.
Mi punto la sveglia del cellulare per essere sicura di non rimanere fino al mattino in vasca, cosa che è successa più di una volta in passato per colpa di Doris, e mi immergo finalmente nell’acqua calda.
Lascio che le bollicine mi avvolgono e sprofondo in un sonno senza sogni.
Quando il cellulare mi rintrona nelle orecchie, capisco che è ora di uscire dal mio bel stato d’incoscienza.
Sento potenti pugni alla porta e mi isso prendendo l’unico accappatoio in giro.
Quello di Cem.
Deglutisco portandomelo vicino al naso. Annusandolo fino quasi a farmi venire la tosse. Lo indosso e immagino che siano le sue mani sul mio corpo.
Chiudo gli occhi e lo vedo entrare in bagno, baciarmi appassionatamente e sfilarmi il suo accappatoio blu, mentre mi spinge contro il lavandino per…
In un attimo ritorno alla realtà. I colpi incessanti alla porta sono finiti. O me li sono solo immaginati?
Esco dal bagno facendo capolino prima con la testa, poi, quando mi rendo conto che il corridoio è vuoto, sospiro e mi incammino verso la mia camera. Ma una forza irrefrenabile mi fa fermare sull’uscio della porta della sua camera. Mi porto il pollice alle labbra tesa come una corda di violino.
 
“E se entro e gli chiedo scusa? E se vedendomi con il suo accappatoio indosso si accende di nuovo la passione?”.
 
Sorrido maliziosa e decido di entrare. Mi rendo conto troppo tardi che c’è anche Yağmur. Mi invita ad una festa e poi fila via, lasciandomi da sola con Cem.
Lui mi tratta male, è burbero e non perde occasione per guardarmi storto, allora provo con il metodo “ragazza-super-sexy”, ma non funziona per niente.
Fuggo letteralmente via dalla camera del beduino, nuda e ferita.
 
“Gliela faccio vedere io”.
 
Entro in camera mia come una furia, getto tutto l’armadio per aria e mi provo una decina di vestiti.
-Sei indecisa?- mi domanda Yağmur guardandomi incuriosita.
-Devo essere supersexy!- urlo quasi con la rabbia che ha raggiunto ormai livelli stratosferici.
-Anche vestendosi sobrie si può essere eleganti- dice con un sorriso calmo mentre mi fissa, seduta sul suo letto dall’altra parte della stanza.
-Io non voglio essere elegante! Ma sexy!- grido.
-E poi tu saresti elegante?- alzo un sopracciglio lanciandole un’occhiata.
-Sembri una spogliarellista- aggiungo con cattiveria.
Mi sento piuttosto acida al momento.
-Sei davvero impossibile Lena Schneider- sbuffa alzandosi e uscendo dalla nostra stanza comune.
Sospiro nervosa ancora in reggiseno e mutandine. Fisso il mio armadio rivoltato da cima a fondo e ripenso alla biondona con l’asciugamano.
 
“L’avevano fatto? Ma certo che sì, ovviamente”.
 
Mi lascio cadere con la testa sul materasso sentendo di nuovo le lacrime salirmi agli occhi.
-Ehi, non voglio che vieni!-.
La sua voce, mi fa sobbalzare.
-Cosa?- mi alzo a sedere di scatto.
Cem è sull’uscio della mia porta con lo sguardo torvo.
-E’ solo una festa- mi sforzo di dire, cercando di assumere un atteggiamento maturo.
Cem rimane in silenzio fissandomi con un’espressione indecifrabile. Abbasso lo sguardo impacciata e mi rendo conto che sono ancora in intimo.
 
“Merda!”.
 
Tento di non darci peso e incrocio le gambe nude come se non fossi per niente imbarazzata. Il mio fratellastro rimane per qualche altro secondo in silenzio, poi parla di nuovo.
-Stammi lontano- detto questo esce, lasciandomi il cuore ancora più in frantumi.
 
 

***

 

Siamo in auto. L’auto di Costa. Anche se guida Cem.
-Ma tu non hai la patente- controbatto quando fa spostare il suo amico balbuziente al posto del passeggero.
-Tu fatti gli affari tuoi!- sbotta sempre molto cortese.
-Cem, forse Lena ha ragione…- prova a darmi man forte Yağmur, ma Cem risponde male anche a lei.
Arriviamo al Cevran, questa specie di disco pub, per le undici precise.
Cem si ferma proprio davanti all’entrata, esce dall’auto e lancia le chiavi a Costa, avviandosi all’interno del locale.
-E’ sempre peggio- mormoro mentre esco dalla macchina assieme a Yağmur. Costa va a parcheggiare e noi lo aspettiamo.
Quando entro, il calore, l’odore di sudore e la musica alta, mi colpiscono forte quasi come un pugno ben assestato in pieno viso.
Il disco pub è affollato, e ci sono dei cubi su cui donne seminude ballano.
 “Di classe” penso ironica.
-Oh, ecco Nelha- esclama Yağmur a voce piuttosto alta per cercare di sentirsi nella confusione generale.
Individuo la biondona, ed è meglio che non l’avessi fatto.
Ha le braccia al collo di Cem e lo bacia come se volesse divorarlo. Lo bacia come ci siamo baciati noi la prima volta in camera sua. O era camera mia?
Ho i ricordi così confusi di quell’istante. In quel momento pensavo solo alle labbra di Cem, ai suoi muscoli, alle sue mani sul mio corpo…
-Che ci fa lei qua?- sento Nelha urlarmi praticamente in faccia.
-E’ tuo il locale?- chiedo ironica puntando i piedi per terra per tenerle testa. E’ molto più alta di me, ma io non mi lascio intimorire. Doris mi ha insegnato bene.
-Stiamo festeggiando un mio amico. E’ una festa privata- risponde storcendo le labbra, e non mi sfugge il braccio di Cem avviluppato alla sua vita. Un dolore all’altezza del petto mi fa stringere i pugni.
 
“Non piangerò. Non mi interessa più niente”.
 
-Ma il locale non è tuo, giusto?- insisto con un sorrisetto beffardo. Poi giro i tacchi e mi infilo tra la folla che balla. Lancio un’occhiata di sfida a Cem e comincio a muovermi in modo sensuale tra i corpi stipati in quel locale.
Mi dibatto e mi struscio contro tre ragazzi prima di rendermi conto che quello stupido turco è sparito.
 
“Maledizione”.
 
Mi avvio al bancone e chiedo una Vodka Lemon.
Bevo tutto d’un fiato e in un solo sorso. Me ne faccio portare un secondo bicchiere, e un terzo. Quando sto al quarto, una ragazzo alto e moro, mi si siede accanto.
-Serataccia?- mi domanda. Mi volto infastidita, prima di rendermi conto che è davvero un bel ragazzo.
-Nooo, per niente. Mi sto solo divertendo- dico spigliata, mentre il barman mi allunga un altro bicchiere.
-Sicura?- il nuovo arrivato alza un sopracciglio con un’espressione che la dice lunga.
-Certamente- bevo mandando il collo all’indietro fino all’ultima goccia.
-No!- urlo poi quando ho finito il liquido e sbatto il bicchiere sul bancone.
-I maschi sono degli idioti- mi lamento e sento che la vodka sta cominciando a fare effetto.
-Quindi anch’io?- mi chiede “faccia d’angelo”.
 
“Perché anche se i suoi capelli sono più scuri della notte, sembra proprio un angelo con quei bellissimi occhi azzurri!”.
 
-TUTTI!- grido per farmi sentire, poi però scoppio a ridere.
-Ti va di ballare?- gli domando scendendo dallo sgabello e prendendolo per mano. Faccia d’angelo sembra leggermente sorpreso, ma acconsente seguendomi al centro della pista da ballo.
Comincio ad agitarmi prima lentamente, poi freneticamente e lui segue esattamente ogni mio movimento. Mi sfiora appena, e questa cosa mi piace. Quando sento le sue mani tra i miei capelli chiudo gli occhi e capisco che basta poco per dimenticare Cem. Mi rincuoro e gli getto le braccia al collo, poi lo bacio. Dopo scoppio a ridere e mi allontano correndo verso uno dei cubi. Spingo letteralmente via la donna che ci sta ballando sopra e prendo il suo posto. Innumerevoli fischi accompagnano la mia scalata al successo.
-Sììì! Divertiamociii!- grido come una pazza scuotendo il sedere e facendo un onda sensuale con il corpo. Approvazioni e urla mi fanno capire che i ragazzi e le ragazze al pub stanno imitando i miei movimenti.
-Faccia d’angelooo- lo chiamo cercandolo tra la folla.
-Vieni quii- dico quando lo vedo avvicinarsi al cubo divertito. Gli allungo una mano e sale assieme a me. Ci teniamo stretti perché la superficie per ballare è molto piccola, così il suo corpo è contro il mio e per un momento mi sento soffocare.
Poi una mano mi afferra il braccio in una morsa d’acciaio e mi tira giù dal cubo, facendomi quasi rovinare per terra.
-Che diavolo stai facendo?- a stento sento quella voce. Guardo Cem negli occhi rendendomi conto solo in quel momento di dove mi trovo.
-Ti stai rendendo ridicola- sbotta strattonandomi il braccio.
-Mi fai male- mi lamento facendo il musino.
I suoi occhi sono glaciali e imbestialiti.
-Ehi, lasciala- faccia d’angelo si avvicina a noi con passo deciso.
-E tu che vuoi frocetto! Chi sei?- sbotta Cem senza però staccare la sua mano dal mio braccio. Cominciavo a sentirmi piuttosto spossata e mi gira forte la testa.
-Le stai facendo male- sento la risposta del ragazzo dagli occhi azzurri e spero che Cem non gli rovini quel bel viso che si ritrova.
-Io le faccio quello che voglio. Sono suo fratello-.
Forse è quella frase, o forse è il fatto che sentirgli dire: “le faccio quello che voglio” mi fa eccitare, fatto sta che strattono il braccio così forte da fargli mollare la presa.
-NON SONO TUA SORELLA!- urlo così forte che sento le corde vocali spaccarsi.
Cem rimane per un attimo allibito, poi alza le mani e mi grida in faccia:
-Fa’ come vuoi- si volta e se ne sta andando.
-Bravo! Vai via! Vattene. Vattene da quella stronz…- non faccio in tempo a finire la frase che mi arriva uno schiaffo in pieno viso.
Stordita come sono, finisco a terra. Sento qualcuno che mi chiama, ma i suoni ormai si sono fusi tra loro. Accanto a me si accovaccia faccia d’angelo, e forse mi chiede come sto, ma io non riesco a rispondere. Il bruciore alla guancia e al cuore mi hanno paralizzata.
-Che cosa hai fatto?-. E’ Cem che parla e quella che risponde è la biondona.
-Nessuno può insultarmi- le sento dire.
“Allora è lei che mi ha colpito” penso, facendo forza su me stessa per alzarmi e riempirla di botte, ma ricado sulle ginocchia senza forze.
-Alzati- di nuovo la presa d’acciaio mi stritola il braccio e mi solleva di peso.
E’ di nuovo Cem. Mi tiene in piedi solo con la forza di un braccio.
-Sei così fooorte- strascico le parole mentre avvicino il mio viso al suo.
-Puah! Sei ubriaca fracida- dice storcendo il naso e allontanandosi.
-Andiamo- mi trascina poi lontano dalla confusione, lontano da faccia d’angelo che è ancora lì a fissarmi con compassione. Gli faccio ciao con la mano sperando di avergli fatto comunque una buona impressione, nonostante tutto.
L’aria della notte sembra farmi bene. Cem si blocca e mi lascia il braccio.
-Che ti è saltato in mente!?- è furioso.
-Non è la prima volta, se ricordi bene- lo stuzzico tentando di restare in piedi. Barcollo un po’ e faccio fatica a metterlo a fuoco, ma non mi farò vedere mentre crollo.
-Sì, me lo ricordo- sibila sarcastico.
-E ora?- chiedo facendo schioccare le labbra -Cosa vuoi?-.
Cem mi fissa torvo e alza una mano puntandomi un dito contro.
-Tu!- grida -Tu porti solo guai-.
-Già- mormoro annuendo in modo vigoroso.
-Ma guardati! Perché dovrebbe piacermi una come te?!-.
Quelle parole mi feriscono più di quanto non voglia darlo a vedere.
-Perché sono tremendamente sexy!- rispondo però ridendo.
-E intelligente - sussurro con voce suadente avvicinandomi piano a lui. Cem rimane immobile senza mai smettere di guardarmi.
-e ti eccito- concludo poggiando la mia mano sulla sua maglietta nera aderente. Sento tutte le fasce muscolari pulsare al di sotto della stoffa, e un tremito mi percorre le gambe già instabili.
Finalmente un lampo di incertezza appare nei suoi occhi.
Avvicino il mio viso al suo sfiorandogli il naso. Sono in punta di piedi e mi sento impazzire.
“Lo voglio. Ora.”.
-Baciami, Cem- gli dico cercando le sue labbra. Cem è immobile, ma sento il suo cuore contro il mio battere forte.
-Ti prego- continuo sentendomi improvvisamente priva di forze. Gli allaccio le braccia al collo per sorreggermi, e quando finalmente penso che sta per baciarmi, si allontana di scatto, facendomi barcollare in avanti. Provo a rimanere in piedi, ma la vodka non me lo permette, così crollo, per la seconda volta nel giro di dieci minuti, in avanti.
Quando la mia guancia tocca il marciapiede lurido, scoppio a piangere.
E’ un pianto convulso.
-Ti odio, Cem- grido forte singhiozzando senza ormai più freni né orgoglio.
-Ti odio!!-.
Non so quante volte lo ripeto prima di sentire due mani forti alzarmi da terra.
Sento una leggera pressione sotto le gambe e mi rendo conto che Cem mi ha preso in braccio.
-Cem- mormoro guardandolo negli occhi, adesso così vicino ai miei. Lui ricambia lo sguardo con tristezza.
-Reggiti- mi dice dolcemente, come se tutta la rabbia e il risentimento fossero scomparsi. Alzo flebilmente un braccio e lo passo attorno al suo collo aggrappandomi a lui felice di poter stare tra le sue braccia anche solo per un minuto. Ispiro il suo odore che tanto mi era mancato e sogno che mi ha perdonato.
Intanto lui prende il cellulare con la mano libera e chiama qualcuno. Evidentemente Costa, perché questo arriva poco dopo.
-Co-cosa è su-successo?- chiede preoccupato guardandomi mentre sento le palpebre chiudersi pian piano.
-Va’ a prendere l’auto- gli ordina.
Poco dopo l’amico ritorna e si ferma con la macchina proprio di fronte a noi.
Cem apre la portiera posteriore e mi stende con una delicatezza che non credevo possedesse. Per un attimo, prima di poggiare la testa sul sedile, lo guardo bene e sento i nostri respiri fondersi, poi lui si ritira indietro ed esce dall’abitacolo.
-Portala a casa- gli lancia le chiavi di casa con il portachiavi della nazionale turca.
-Co-cosa? Ma perché i-io?- la voce di Costa è infastidita.
-Perché sì. Vai coglione- sbotta Cem chiudendo con forza la portiera posteriore.
Il rumore mi rintrona nelle orecchie facendomi scoppiare un mal di testa atroce.
Prima che Costa parte, e prima di cadere in un sonno profondo sussurro debolmente il suo nome.
 
“Cem”.


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* NOTA DELL'AUTRICE *
Un grazie a tutti coloro che hanno cominciato a seguire questa nuova FF, e che si sono già appassionati alle vicende di Cem e Lena ;)

  
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