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Autore: MayQueen    14/08/2015    2 recensioni
"...È la natura umana, va ben oltre la fredda logica e la ragione pratica..."
Siamo tutti storie alla fine.
Genere: Azione, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: Questa volta metto le note all'inizio perché devo scusarmi per il ritardo!!! Avevo detto che avrei aggiornato più di una settimana fa ma ho avuto molto da fare....Spero che la lunghezza del capitolo basti a farmi perdonare ^^" Come sempre spero che vi piaccia e vi chiedo di lasciare una recensioncina, anche per farmi qualsiasi domanda, nel caso in cui qualcosa non vi fosse chiaro o aveste qualche curiosità da soddisfare... A presto!!! :) 

-May

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Lo guardo serio negli occhi per qualche secondo, per assicurarsi che non mi stia prendendo in giro. Poi, con un sospiro, mi alzo in piedi.
"Bene." dico, cominciando a osservarlo.
"Allora..."
"Forza, John, concentrati. Cos'hai notato di strano?"
"...Sei stato zitto troppo tempo, prima."
"Ti lasciavo fare il tuo lavoro" alza le sopracciglia in un'espressione saccente
"Tu non lasci mai nessuno fare il suo lavoro. Devi sempre dire la tua, fare a modo tuo, perché pensi di fare tutto meglio. No, eri troppo silenzioso. E.. quando mi parlavi. Faticavi a guardarmi negli occhi."
"Ed è strano questo?"
"Sì, direi di sì. Lo fai continuamente, ti piace mettere in soggezione la gente." La mia risposta gli suscita una leggera risata, simile a un colpo di tosse. Sorrido a mia volta, ma poi mi viene un'altra illuminazione.
"Hai tossito. Anche prima hai tossito!"
"Eccellente, dottore. I sintomi aumentano. Che altro?"
Lo squadro dall'alto al basso. Che altro c'era?
"Guarda bene, John. Non cercare elementi straordinari, valuta quello che già conosci. Trova cosa c'è che non va nelle cose ordinarie."
"Ok, cose ordinarie...vediamo...Il cappotto." vedo che annuisce appena con la testa.
"Il cappotto.." continuo "È sporco. E pieno di pieghe. E anche i tuoi pantaloni. E hai i capelli in disordine. Tu hai sempre un aspetto perfetto, ci tieni a queste cose..."
"Ignorerò questo complimento eccessivo, nonostante la situazione cominci a divertirmi. Quindi, John, ti manca poco, un ultimo passaggio per completare la catena. I miei vestiti e i miei capelli sono in disordine."
"Sì."
"Ma..."
"Ma..." continuo a osservarlo, ogni dettaglio, ogni cosa fuori posto, ogni cosa che invece è al posto giusto..
"La sciarpa." dico improvvisamente
 "Sì..?"
"La sciarpa è in ordine. Tutto il resto no, ma la sciarpa è perfettamente in ordine."  Vedo un sincero sorriso di approvazione increspare le labbra di Sherlock.
"Devi averla riannodata." continuo "Anzi, l'hai annodata in modo più stretto del solito."
"Molto bene, John, molto bene... E da questo cosa possiamo dedurre?"
Lo guardo inumidendomi le labbra, cercando di riflettere.
"Perché qualcuno dovrebbe preoccuparsi di un dettaglio così insignificante come la posizione di una sciarpa? Cosa può fare una sciarpa?" mi sprona lui.
"Una sciarpa... Protegge. Protegge dal freddo.."
"Oppure...?"
"Oppure..."  mormoro.
"Oppure..."  Improvvisamente una luce mi si accende nella mente "Oppure...nasconde qualcosa."
Sherlock sorride leggermente.
"Molto bene davvero. Stai migliorando, John."
"Togliti la sciarpa." dico secco, avendo ormai intuito la situazione.
"Sherlock, togliti subito la sciarpa."
"Va bene, Capitano. Te lo sei meritato." dice lui con tono tranquillo, per poi sfilarsi la sciarpa con un movimento fluido, permettendomi di vedere il suo collo.
Il suo collo, dalla pelle dello stesso colore dell'avorio, solcato per la lunghezza da una profonda abrasione del colore del sangue.
Deglutisco e respiro profondamente, sentendo la rabbia salirmi velocemente alla testa.
"....Che è successo, Sherlock?" Stringo i pugni, cercando di mantenere la calma.
"Era là." risponde tranquillamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo "Mi ha preso alle spalle, appena sono entrato nel capannone. Semplice filo di ferro."          
Mentre parla vedo chiaramente il suo pomo d'Adamo muoversi nella gola, mettendo ancora di più in risalto l'orribile sfregio. Persino a me sembra di sentirlo bruciare.
"...Il serial killer." dico freddo.
"Non l'ho fermato, purtroppo."
"Non l'hai fermato, Sherlock?"
Aggrotta un attimo le sopracciglia, sorpreso.
"No, se ci fossi riuscito avrei..."
"Sherlock. Tu non sei riuscito a fermarlo perché lui ti stava strangolando. Ti rendi conto di questo?"
"Non credere di essere l'unico ad avere già vissuto brutte esperienze, John."
"Ti avevo detto di chiamarmi. Ti avevo detto di chiamarmi se avessi trovato qualcosa. Ma tu? No. "
Mi fissa in silenzio, con un'espressione impassibile.
"No." continuo "No, tu devi sempre fare da solo. Di testa tua. E così? Così io dormivo mentre tu venivi strangolato. Non ti rendi conto della situazione?" faccio respiri profondi, costringendomi a mantenere la calma.
"E se fossi arrivato e ti avessi trovato a terra morto? Ti sei chiesto cosa avrei fatto? Mh?"
A mia sorpresa, Sherlock distoglie lo sguardo. Abbassa la testa, come un bambino che si rende conto di avere esagerato.
"Non puoi permetterti rischi del genere." continuo  "Tanta gente conta su di te. La vita di quelle ragazze dipende da te. Non puoi permetterti di morire di nuovo, mettitelo bene in testa. E non mi interessa se sei convinto di poter fare tutto da solo. Non è così e lo sai bene anche tu. Sei umano, e questo significa che hai bisogno di qualcuno al tuo fianco, che ti piaccia o no."
Segue qualche secondo teso di silenzio.
Poi sospiro, e mi costringo a rilassare i muscoli tesi delle braccia. So che non si scuserà e probabilmente alla prima occasione si comporterà ancora nello stesso identico modo. Almeno mi sono potuto sfogare. Ma ora capisco che è meglio tornare a parlare di qualcosa che è più nel suo campo d'azione.
"Deve avere una formazione medica."
Sherlock alza subito la testa, improvvisamente di nuovo ansioso di continuare la conversazione.
"Le dita dei piedi..Non erano solo tagliate, erano amputate. Con una precisione chirurgica."
"Molto interessante..Ottimo lavoro, John!"                                                       
"Si.." dico con tono amaro "Ippocrate si starà rivoltando nella tomba."
"Non prenderla sul personale, John... se tutti seguissero l'etica e la morale come fai tu il mondo sarebbe un posto infinitamente più noioso."
"Va bene, come dici tu..Allora, come può tornarci utile questa informazione?"
"Fai un giro degli ospedali. Scopri se uno dei medici più anziani, intorno ai sessant'anni, ha avuto un comportamento strano ultimamente. Se ha subito qualche esperienza traumatica. E se ha una passione per la letteratura o le storie per bambini..Aspiranti scrittori o cose del genere.."
"E tu cosa fai?" chiedo, vedendolo alzare un braccio per fermare un taxi.
"Torno a Baker Street...devo fare una ricerca." apre la portiera e si siede sul sedile posteriore.
"Se quando torno a casa non ti trovo ti vengo a cercare e finisco di strangolarti, lo sai questo, vero?"
Un veloce occhiolino è l'esauriente risposta di Sherlock, prima che il taxi parta e si allontani in direzione del Tamigi.
Scuoto la testa, ma non riesco a trattenere un sorriso rassegnato.
"Sherlock Holmes, tu mi farai diventare pazzo.."
***
Appena apro la porta la Signora Hudson mi corre incontro con un'espressione esasperata stampata in faccia.
"Oh, John, grazie al cielo è tornato...Lo sta facendo di nuovo!"
"Facendo cosa?" faccio in tempo a chiedere, ma la mia domanda trova risposta nell'inconfondibile rumore di spari proveniente dal piano di sopra. La Signora Hudson si porta le mani tra i capelli.
"Santo Cielo...il mio muro..."
Salgo le scale ed entro nell'appartamento, già pronto all'ennesima discussione.
"Siamo nel bel mezzo di un'indagine, Sherlock, non puoi dirmi che ti annoi, dovresti..." La voce mi si spegne in gola davanti alla scena che mi si presenta agli occhi.
Non solo è strano vedere Sherlock, con la pistola ancora fumante in mano, praticamente coricato sulla poltrona davanti alla tv. Ciò che rende la situazione davvero assurda è riconoscere sullo schermo il cartone animato di Cenerentola. In particolare la scena finale delle nozze, con tanto di topolini che lanciano i chicchi di riso. 
Sento un sorriso incredulo farsi strada sul mio volto contro la mia volontà.
"Stai..." mi schiarisco la voce per mascherare una risata  "...Stai guardando Cenerentola?"
"Possiamo dire che sto studiando il caso." spara un colpo al muro. "Guardare una cosa simile è come un'apoptosi per le mie cellule cerebrali. "
"Come  sei drastico.."
"La zucca si è trasformata in una carrozza. I topi parlano e indossano vestiti. E John, ti prego, non farmi parlare delle canzoni..." Proprio in quel momento nel cartone il coro comincia a cantare.
"Have faith in your dreams and someday...Your rainbow will come shinin' through.."
"Oh, per amor del cielo!!!" con un grido straziato Sherlock punta la pistola contro lo schermo della tv.
"No, Sherlock, quello costa!" Per fortuna riesco a bloccargli il polso e a strappagli l'arma di mano prima che lui prema il grilletto. Mi lancia un'occhiata truce e incrocia braccia e gambe.
Sospiro e mi passo una mano tra i capelli, appoggiando la pistola sul tavolino. A volte mi sembra davvero di avere a che fare con un bambino.
"Ah, finalmente è finito. I 75 minuti più lunghi della mia vita."
"É inutile che io tenti di spiegarti che quella storia incoraggia i bambini a credere nei loro sogni e a non arrendersi nei momenti difficili, vero?"
"Mi congratulo per la deduzione, John. Ma ora dimmi" appoggia i gomiti ai braccioli della poltrona e unisce le punte delle dita sfiorandosi il labbro superiore con gli indici "Hai scoperto qualcosa?"
Sospiro "É stato un buco nell'acqua, temo. Sono stato in una decina di ospedali ma i chirurghi sopra i 60 anni sono davvero pochi, e sembra che nessuno abbia una storia particolarmente interessante. È probabile che il nostro uomo sia ormai in pensione."
"D'accordo."
"Ah, e sono passato a Scotland Yard. Lestrade ha potuto parlare con Clara. È molto debole ma se la caverà."
"Ha detto qualcosa di utile?"
"Non molto a dire il vero. Il pullmino su cui viaggiava la squadra è andato in panne nel punto in cui poi la polizia l'ha trovato. L'uomo si è fermato dicendo che poteva aiutarle, poi le ha minacciate con una pistola e le ha drogate..Probabilmente con del cloroformio. Si sono risvegliate tutte insieme, legate. Non è in grado  di descrivere il luogo perché era buio, ha solo saputo dire che era in una sorta di stretto corridoio, perché se stendeva le gambe toccava la parete di fronte. L'uomo prende una ragazza alla volta, la costringe a vestirsi e la porta via."
"Di lui non ha detto nulla?"
"Ha detto che era abbastanza anziano, robusto, con degli strani baffi."
"Strani baffi?"
"Così mi ha riferito Greg. Non so dirti altro."
"Capisco.."
Mi lascio cadere sulla mia poltrona con un sospiro.
"Quindi? Che facciamo ora?"
"Ora continuiamo a giocare, ovvio." risponde Sherlock.
"E come? Non abbiamo niente in mano.."
"È strano che tu lo dica!"  dice con tono sarcastico, infilando una mano nella tasca della giacca ed estraendo un foglio di carta piegato con cura.
Lo guardo confuso, corrugando la fronte.
"Quello..Quello cos'è?"
"Il nostro indizio, John! Era nel capanno dove abbiamo trovato la ragazza. Questa è una caccia al tesoro, un gioco. Non devi dimenticare le regole." spiega il foglio e allunga il braccio per farmelo prendere.
É all'incirca la metà di un normale foglio da fotocopia, completamente scritto a macchina. Non ci sono frasi, non c'è traccia di punteggiatura. Sono solo parole, scritte una dopo l'altra, apparentemente senza alcun ordine logico. Leggo ad alta voce le prime.
"Sognare, cenere, orfano, ballare, cristallo, discoteca, desideri..... cosa dovrebbe significare?"
"È un messaggio in codice. Uno dei metodi più antichi, più facili da decifrare e meno sicuri di cui sono a conoscenza."
Annuisco e continuo a fissare il foglio cercando di capire qualcosa da quel miscuglio insensato di lettere. Sherlock sospira esasperato e si alza in piedi.
"Ho capito, ti faccio vedere." Recupera una matita dalla scrivania e mi strappa il foglio dalle mani.
"É poco più di un gioco per bambini. Basta scrivere il messaggio che si vuole inviare riempiendo gli spazi tra una parola e un'altra con altre parole, in modo tale che non si capisca quali appartengono al messaggio e quali no.  Il destinatario riesce a capire quali eliminare perché queste appartengono tutte a uno stesso campo semantico, o a uno stesso ambito... Basta conoscere la chiave. Chiaro?"
"E quindi la nostra chiave.."
"La nostra chiave è la storia di Cenerentola, John! È semplicissimo!" Sherlock comincia a scarabocchiare il foglio. Mi alzo e mi metto vicino a lui, osservando i movimenti frenetici della matita.
"Sognare...I sogni son desideri, come in quell'orribile canzone che fanno sentire ogni tanto nel cartone..." scarabocchia la prima parola rendendola illeggibile, poi fa lo stesso con la seconda "Cenere...da cui il nome Cenerentola...Cenerentola è orfana.." continua così, cancellando la maggior parte delle parole scritte sul foglio. Solo le poche parole che non hanno nessuna relazione con la storia rimangono ben visibili.
"Ecco qua." conclude, cerchiando le parole rimaste "Discoteca abbandonata. Vetrate colorate. Sud. Tamigi."
Sorrido meravigliato "Geniale"
"Piuttosto banale, a dire il vero." Sherlock lancia con noncuranza il foglio e la matita sulla scrivania.
"Quindi la prossima mossa è cercare una discoteca abbandonata?"
"Ho già fatto qualche ricerca, le discoteche abbandonate a sud del Tamigi sono parecchie. A quest'ora la mia affidabile rete di senzatetto sta controllando quali hanno una vetrata colorata e sono in una zona abbastanza tranquilla da poter far entrare una ragazza vestita in modo ridicolo senza farsi notare." si infila il cappotto e recupera la sciarpa, appoggiata su una sedia in cucina.
"Dovrei avere il rapporto all'una, il che vuol dire... tra circa tre quarti d'ora. Ottimo. Usciamo. Hai fame?"
 
  
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