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Autore: ShinyDarkF    14/08/2015    1 recensioni
I due si guardavano. Due smeraldi si riflettevano nelle sue iridi color nocciola.
Non faceva freddo ma i due sembravano tremare, forse per l’emozione.
“Questo è un addio.”
Così tutto iniziò.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I due si guardavano. Due smeraldi si riflettevano nelle sue iridi color nocciola.
Non faceva freddo ma i due sembravano tremare, forse per l’emozione.
“Questo è un addio.”
Il ragazzo sentiva chiaramente nella sua testa la voce melliflua della bionda di fronte a lui. Il suo tono era freddo, spento, come se non avesse emozioni o le stesse nascondendo molto bene.
Lei, in fondo, non era così. Le piaceva sorridere, e quando lo faceva, i suoi occhi sembravano brillare, come se fossero due diamanti. O almeno era così che le piaceva mostrarsi davanti a lui.
“Sai che è la cosa migliore per entrambi” diceva la creatura nella mente del ragazzo con un tono piatto.
 Luca sembrava impassibile. Era questa la sua reazione, voleva scappare, urlare, piangere e strapparsi i capelli per il dolore che provava dentro di sé ma apparentemente rimaneva immobile, calmo e tranquillo. Voleva reprimere tutto quello che provava dentro e che, lentamente, lo stava divorando.
Non era pronto.
La creatura dai capelli biondi e dal volto perlaceo si avvicinò a lui e, ad ogni passo, l’erba sotto i suoi piedi sembrava riprendere vigore.
Non era rimasto più niente della foresta dove, fino a qualche attimo prima, erano successe cose al di fuori dell’immaginario. E ora una strana macchina a forma di sfera era apparsa sulla terra bruciata. Era venuta a prenderla.
«Sapevi che non sarebbe durato per sempre» disse quello che apparentemente sembrava una ragazza comune, non tanto diversa da molte sue coetanee.
«Ci speravo» rispose Luca, abbozzando un sorriso per mascherare la sua angoscia.
L’aliena toccò con una mano il volto del ragazzo e, chiudendo gli occhi, gli diede un bacio sulla guancia.
«Non dimenticarmi.» disse.
«Non ti lascerò andare via» urlò improvvisamente Luca, afferrando la mano della creatura con uno scatto. «Non puoi andartene, non così.»
 
«Sto per fare qualcosa di cui mi pentirò» aveva detto una volta, pochi giorni prima ma Luca, inizialmente, non conoscendo la vera natura di quella meravigliosa ragazza, aveva riso.
«Che cosa potresti fare di tanto terribile?» aveva risposto.
«Nulla che tu potresti capire.»
«E allora spiegami» aveva sussurrato il ragazzo prendendo il volto di lei tra le mani e accarezzandole piano i capelli.
«Non capiresti» urlò la ragazza allontanandosi di scatto da lui con una voce che non sembrava umana.
Qualcosa non andava. Luca avrebbe dovuto capirlo già quando Elisa, così aveva detto di chiamarsi, quel giorno si era presentata a casa sua senza un minimo avviso, piangendo.
«Ascoltami bene» riprese l’aliena, sedendosi sul suo letto e guardandolo negli occhi.
«Sai che sono qui solo per questo.»
«Devi dimenticarmi.»
«Non posso farlo, mi dispiace.»
«Sto per andarmene.»
«E dove? In America? In Germania? Sai che sono pronto a seguirti ovunque andrai.»
«Non puoi venire dove andrò io» rispose lei ricominciando a piangere.
Luca si avvicinò piano a lui e la baciò, cercando di far scomparire quelle orribili gocce salate che le rigavano il viso.
«Non posso» esclamò lei, scostandosi all’improvviso.
«Cosa c’è che non va?»
«Tutto è sbagliato, noi siamo sbagliati.» sussurrò in tono calmo, scandendo bene ogni parola.
«Che cosa stai dicendo?» chiese Luca, ora davvero preoccupato. «Dimmi, è successo qualcosa? Sai che mi puoi dire sempre tutto.»
Elisa si alzò dal letto e andò vicino alla finestra.
Il suo sguardo fisso sembrava suggerire molto, come se si fosse perso in qualcosa di misterioso e sconosciuto, che sembrava afferrare completamente la ragazza. Fissava l’infinito davanti a sé e piano piano ne era assorbita. Guardava il paesaggio con fare meravigliato ma allo stesso tempo il velo di tristezza non spariva dai suoi occhi verdi.
«Vieni qui» disse ad un certo punto, facendo un cenno al coetaneo di avvicinarsi.
«Vedi tutto questo?» chiese, mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé, quando Luca, senza dire una parola, era comparso alla sua destra.
«Non capisco cosa vuoi dire, è sempre lo stesso paesaggio che vedo ogni mattina quando mi sveglio, è sempre la stessa città, con le sue persone, le sue strade…»
Il ragazzo fece una piccola pausa, prendendo un profondo respiro, e poi continuò.
«Dici che sei costretta ad andartene, vedo questa città, penso a tutte le persone che conosco e ti dico che sono pronto a lasciare tutto. Per te. Perché per me tu sei più importante di ogni cosa, di ogni casa, di ogni strada e di ogni cosa che mi viene in mente ora.»
«Guarda» sussurrò la ragazza, con lo stesso tono. «Guarda la strada sotto questa finestra, pensa un giorno di percorrerla e di incontrare tutti quelli che conosci e che ti vogliono bene. Guarda quegli alberi che si sono appena ripresi dopo il gelo dell’inverno, guarda le foglie che si muovono lentamente, portate da un leggero vento caldo. Guarda quei fiori nei balconi vicini, guarda come sono colorati, come si rendono piacevoli alla vista. Guarda i gatti, i cani e gli altri animali e pensa a come è bello trovarsi in loro presenza. Guarda il cielo, osserva bene l’orizzonte, immagina cosa c’è al di là di esso: il mare che scintilla colpito dai raggi del Sole, le montagne, altre persone, altri paesi, tutti simili ma diversi in qualcosa, originali nel loro modo di presentarsi. Pensa al profumo dei fiori che sbocciano, a quello di una bella cioccolata calda. Immagina di vivere senza il Sole, senza il suo calore, e senza la Luna, che illumina con il suo chiarore ogni notte stellata. Tu non puoi rinunciare a questo.»
«Non capisco cosa stai dicendo» affermò il ragazzo, credendo che Elisa stesse diventando pazza.
La ragazza si girò, finalmente, lo guardò e disse: «Ho bisogno del tuo aiuto»
«Dimmi solo cosa devo fare» rispose il ragazzo senza esitazioni.
«Devi starmi accanto, devi ricordarmi che sto facendo la cosa giusta, fino alla fine, e quando sarà tempo dovrai lasciarmi andare.»
Luca non ebbe il coraggio e la forza di rispondere a queste parole.
«Lo farai per me?» chiese Elisa, guardandolo negli occhi.
La ragazza non era mai stata così prima d’ora, o almeno Luca non l’aveva mai vista così, triste, preoccupata e piena di pensieri che, a quanto pareva, non le davano respiro. E in tutto questo rimaneva sempre bellissima, con i suoi capelli dorati e i suoi occhi verdi che sembravano emanare luce. La sua consolazione, la sua luce, la sua guida, cosa non erano quegli occhi.
«Te lo prometto» disse infine.
Come risposta, Elisa lo abbracciò, cambiando la sua espressione che divenne meno triste. I due rimasero così per minuti che sembravano un’eternità, vicino alla finestra aperta su quel paesaggio mozzafiato.
Sembrava tutto così calmo.
Luca cinse con una mano i fianchi della ragazza e avvicinò il suo volto a quello di lei, come per baciarla.
«Non devi mai aver paura di niente se ci sono io vicino a te» disse piano, quando i loro visi erano a pochi centimetri l’uno dall’altro.
Elisa si avvicinò piano, socchiudendo gli occhi, al volto del suo amico, e lo baciò, ma presto i suoi occhi cominciarono di nuovo ad emettere lacrime e la ragazza si scostò.
«Cosa c’è che non va? » disse Luca.
«Non posso.»
«Non puoi fare cosa?»
«Non posso permettere che tu ti innamori di me.»
«Peccato, credo che sia già successo.» esclamò il ragazzo, sorridendo e cingendole le spalle.
«Io non riderei se fossi in te» confessò l’aliena, girandosi per guardare Luca negli occhi. Era vero, nel suo sguardo c’era una luce strana che la ragazza subito riconobbe: era amore. Non aveva mai visto una cosa del genere, non sulla Terra.
Le avevano detto che la sua missione sarebbe stata difficile ma non avrebbe mai immaginato una cosa del genere. Si era sbagliata. Le avevano assicurato che la Terra era un pianeta terribile, aveva visto tutte le atrocità che gli uomini avevano commesso in passato e che ancora commettevano e si era resa conto che le voci a cui aveva dato retta erano vere. Perciò la sua specie, tra tanti pianeti, aveva scelto di attaccare la Terra e lei, convinta che fosse la cosa giusta da fare, aveva promesso tutto il suo appoggio alla missione e si era perfino offerta volontaria per partire con una pattuglia di esplorazione. Il suo scopo era quello di cercare il momento più adatto per chiamare gli alleati e dare inizio all’invasione che avrebbe per sempre distrutto quel pianeta disumano.
Ma non si sarebbe mai aspettata di trovare quello: l’amore.
Dopotutto la razza umana non era così terribile. Gli uomini commettevano tanti errori, alcuni terribili, ma non tutti erano così. C’era gente pura di cuore, innocente, capace di amare, proprio come Luca. E quella gente doveva essere salvata.
Peccato che ormai il progetto dell’invasione aveva già avuto il suo inizio.
La ragazza si buttò di nuovo sul letto, in preda alle lacrime.
Non sapeva che il suo nuovo corpo potesse provare tanto dolore.
«Piccola, cosa c’è?» chiese Luca, stendendosi accanto a lei ed abbracciandola.
«Io non sono così» rispose lei, guardandolo.
«Così come?»
«Come mi vedi.»
«Io lo sapevo» affermò il ragazzo, girando il volto dall’altro lato. «Sai, non ci volevo credere, ma eri troppo strana, sapevo che c’era qualcosa in te che non andava»
«Ecco, ora lo sai» rispose Elisa, prendendosi il viso tra le mani.
«Si, lo so.»
Poi Elisa ci pensò e disse: «Scusa, ma precisamente cosa sai?»
«So che sei un angelo sotto mentite spoglie.»
«Scemo» urlò, ridendo, la ragazza, alzando le mani per tirargli uno schiaffo.
Anche Luca a sua volta rise e, nonostante l’espressione imbronciata della compagna, si avvicinò a lei e cominciò a baciarla con passione.
«Davvero pensi questo di me?» chiese Elisa, una volta che il bacio fu terminato.
Non aveva mai immaginato che gli umani potessero fare una cosa del genere. Inizialmente ne era rimasta sconvolta ma ora, vedendo che tra le sue braccia c’era il ragazzo che amava, la cosa le piaceva non poco.
Un pensiero le passò nella mente. Lei lo amava, ne era innamorata e sapeva che lui la ricambiava. Come poteva distruggere tutto il suo pianeta dopo questa rivelazione? Come poteva uccidere anche lui?
Una lacrima involontaria le scese sulla guancia sinistra.
«Sul serio? Davvero è stato così brutto?» chiese Luca con fare ironico, risvegliandola dai suoi pensieri.
«Cosa?» chiese lei, sconvolta.
«Io ti bacio e tu piangi!»
La ragazza rise, asciugandosi la faccia con la mano.
«Non era certo per questo!»
«E allora a cosa devo il piacere?» domandò Luca, scherzando e cingendole di nuovo il fianco con il braccio.
«E se io non fossi buona…»
«Sono sicuro che tu lo sia.»
«Come fai a dirlo?»
«Ti conosco, perciò posso dirlo con certezza.»
«Mi conosci solo da tre settimane.»
La voce di Luca si fece più profonda e seria.
«Sei qui accanto a me e a me sembra di conoscerti da una vita, non mi basta altro.»
«Ti amo, e questo mi fa paura» disse improvvisamente Elisa.
«Non devi averne, anche se non me l’hai mai detto prima di ora, io so che lo hai sempre pensato. Anche io ti amo.»
«E questo mi fa ancora più paura.»
Ad un certo punto Luca cominciò a ridere, mostrando i suoi denti bianchi e perfetti.
«Sai una cosa?» disse Elisa.
«No, cosa?»
«Ho cambiato idea.»
«Su di me?” scherzò il ragazzo.
«No, non su di te.»
«Ne sono lieto.»
«Ci cacceremo in un mucchio di guai e tu, in un modo o nell’altro, manterrai la tua parola» concluse Elisa.
E, con questa frase enigmatica, i due si persero in un abbraccio e smisero di parlare.
 
 
“Ti ringrazio” riprese la ragazza, sussurrando parole dolci nella mente di Luca anche se i due erano a pochi centimetri di distanza.
«Io non ho fatto niente» rispose il coetaneo, schiudendo piano la bocca perché ogni parola in quell’occasione sembrava una coltellata.
Lui non aveva il potere di parlare con il pensiero.
“Sei stato sempre accanto a me.”
«Io non ho fatto niente» ripeté il ragazzo.
“Non ce l’avrei mai fatta senza di te.”
«Mi sembra che tu te la sia cavata abbastanza bene!» esclamò, ridendo per un secondo Luca, guardandosi intorno.
Ed infatti colei che le era sembrata una splendida ragazza era… neanche lui sapeva esattamente come spiegarsi quello che era accaduto pochi attimi prima.
 
 
Improvvisamente il cielo si era oscurato e centinaia di oggetti identici a quello che si trovava in quel momento davanti a lui erano apparsi nel cielo, creando sgomento tra le persone, che giustamente non sapevano se fosse il caso di pensare ad uno scherzo di pessimo gusto o di cominciare ad urlare.
Poi erano comparsi loro. Erano centinaia, se non migliaia. Erano stranissimi. Apparentemente erano simili a uomini e donne ma, a differenza di qualunque umano, avevano una caratteristica particolare: emanavano luce, quasi come se fossero degli specchi riflettenti colpiti dalla luce del Sole.
“Non lasciarmi” aveva improvvisamente sentito nel suo cervello, come se qualcuno stesse parlando con lui.
Si era girato più volte, ma nessuno dei tanti volti che lo circondavano in quel momento sembrava degnarlo di attenzione. Nessuno aveva parlato.
“Alla tua sinistra” risuonò nella sua mente una voce di donna che riconobbe subito.
«Elisa?» chiese, ma lei era già al suo fianco e gli teneva la mano.
La ragazza si girò, mostrando le sue iridi verdi, brillanti come non mai. Sembrava che anche lei fosse simile a quegli stranieri, comparsi improvvisamente forse da un altro mondo.
Era preoccupata, si notava subito dal suo sguardo.
“Stammi vicino” sentì ancora Luca nella sua mente. La voce era quella di Elisa ma la ragazza non aveva aperto bocca, non era possibile che avesse parlato.
«Che sta succedendo?» chiese Luca.
«Te lo spiegherò, ma non è questo il momento.»
«Credo che, se devi dire qualcosa, questo sia il momento migliore» esclamò il ragazzo, sorridendo. Non perdeva mai il suo buon umore. Per fortuna.
 
Ma ben presto Luca capì tutto.
Forse non aveva compreso davvero quello che stava accadendo intorno a lui prima di quel momento, prima di essere improvvisamente comparso in quella foresta.
Era stata proprio Elisa a prenderlo per mano e a portarlo lì, non a piedi o con una vettura ma con qualcosa di diverso, mai visto prima. Sembrava che i loro piedi si fossero staccati da terra e che i due si fossero trovati al centro di un vortice. Niente intorno a loro sembrava definito, niente sembrava aver consistenza e, soprattutto nessuna delle immagini sbiadite che Luca vedeva intorno a sé gli sembravano familiari.
Ed improvvisamente i due erano apparsi nella foresta dove uno strano oggetto metallico di grandi dimensioni stava atterrando, bruciando ogni centimetro della vegetazione rigogliosa e ribelle.
“Ora capisci?” chiese la ragazza nella mente del coetaneo.
Luca, nonostante lo scetticismo iniziale, capì subito che la voce nella sua testa apparteneva ad Elisa, o almeno a quello che lui chiamava Elisa.
«Sei una di loro» affermò il ragazzo con un’ombra di dubbio nella sua voce tremolante.
Elisa non disse niente, né comunicò con il suo particolare linguaggio telepatico ma si limitò semplicemente ad annuire.
«Come è possibile?»
La ragazza riprese la voce del corpo umano che la ospitava per non spaventare ulteriormente il ragazzo.
«Prima devo fare una cosa, dopo ti spiegherò tutto.»
E, detto questo,  l’aliena si incamminò verso quelle strane creature luminose che uscivano dalla navicella. Sembrava volare, oppure i suoi passi erano talmente veloci da non essere percepiti da occhio umano.
Una delle creature, vedendola e accorgendosi della presenza di Luca, cominciò ad urlare talmente forte che il ragazzo fu costretto a portarsi le mani sulle orecchie. Era qualcosa di più forte di un grido, qualcosa di impossibile da udire. Era come se cento o più persone avessero simultaneamente graffiato una lavagna, provocando quello stridio caratteristico.
Anche Elisa urlò e la sua voce non era più quella umana che Luca aveva ascoltato fino a poco tempo prima. Era alta e acuta ma allo stesso tempo nascondeva una nota melodiosa che spingeva il ragazzo a continuare ad ascoltarla, nonostante le sue orecchie avessero iniziato a dolere per il volume troppo forte.
Luca non poteva immaginare quello che stava accadendo proprio davanti a sé così come non aveva mai potuto sospettare che la ragazza che aveva amato con tutto se stesso e che ancora amava, nonostante la sua vera natura, fosse così diversa da lui.
I due, Elisa e l’altro visitatore luminoso, stavano litigando, o almeno così sembrava. Avevano smesso di urlare ma la loro lingua rimaneva incomprensibile. Aveva dei suoni stranissimi, duri ma allo stesso tempo meravigliosi e non ricordavano nulla di umano.
Improvvisamente i due si calmarono e smisero di parlare.
La ragazza si fece avanti pian piano e poggiò una mano su quello che doveva essere il braccio della creatura, che si illuminò di una luce verde, fortissima, bella e brillante come una pietra preziosa, come uno smeraldo. La stessa luce che Luca aveva sempre notato negli occhi di Elisa, la stessa luce meravigliosa che lo aveva attirato e che lo aveva trasportato in quella avventura.
Una volta che la luce verde era completamente scomparsa dal braccio della creatura, seguirono minuti di silenzio, dopodiché l’essere luminoso tornò all’interno della navicella ed Elisa si ritrovò di nuovo davanti al ragazzo.
«Cosa è successo?» chiese timido Luca.
«Sarebbe troppo lungo da spiegare» rispose freddamente l’aliena.
«Credo di avere molto tempo.»
Elisa era combattuta. Voleva semplicemente scappare per non affrontare quella brutta situazione ma allo stesso tempo non poteva fare altro che rispondere alle gelide parole del suo coetaneo. Tuttavia cercava di mantenere sempre un tono freddo e distaccato, per non rivelare i suoi veri sentimenti.
«Sarebbe meglio per te non sapere niente.»
«Non credi che io abbia il diritto di ricevere spiegazioni?» urlò Luca.
Elisa inizialmente ammutolì e stette zitta per un tempo che sembrava interminabile ma poi, fedele al suo ideale di giustizia, cominciò a parlare.
«Sono venuta qui molto tempo fa…»
«Perché?» chiese il ragazzo con rabbia.
«Sono quello che voi chiamate una spia, anche se quello che faccio io è qualcosa di più complicato, presso la mia gente non esistono concetti simili.»
«E perché sei venuta proprio qui?»
«All’inizio era solo una missione esplorativa ma poi il nostro pianeta ha cominciato a morire e avevamo bisogno di una casa dove andare. La nostra terra è arida ma la nostra gente è buona invece il vostro pianeta è ricco di risorse ma la maggior parte della gente che lo abita è capace di commettere cose che noi non avremmo neanche il coraggio di pensare.»
«Avevate deciso, quindi, di distruggerci.»
«No, assolutamente no» urlò la ragazza quasi in preda all’isterismo «Volevamo solo convivere pacificamente con voi.»
«E se noi ci fossimo ribellati…»
Elisa abbassò la testa e una lacrima rigò la sua guancia.
«Ecco, è proprio come pensavo» affermò Luca, nonostante qualcosa dentro di lui gli urlasse di smettere di essere arrabbiato e di andare immediatamente ad abbracciare la ragazza.
«Quindi ora diventeremo i vostri schiavi?» continuò il ragazzo.
«No, assolutamente no.»
«Non mentirmi.»
«Non ti sto mentendo. Ce ne stiamo andando.»
«Siete venuti qui per niente allora?»
«Credevo di sapere troppe cose su di voi ma poi ho incontrato te e ho capito che ci sbagliavamo: c’è del buono anche in voi e anche voi meritate di vivere in questa terra.»
«Mi stai mentendo» constatò Luca, freddo.
“Come fai a pensare una cosa del genere?” urlò la ragazza nella testa del coetaneo, alzando il viso.
«Smettila di parlarmi così, non è da umani» urlò Luca.
«Io non sono umana.»
«E allora fammi vedere veramente come sei, fammi vedere che sei come loro!»
Elisa si avvicinò e disse: «Non ce n’è bisogno, sai esattamente chi sono io senza che ti faccia vedere il mio vero aspetto.»
«Tu sei una di loro» mormorò il ragazzo, portandosi una mano sulla faccia per non far vedere che stava per mettersi a piangere.
«Io sono Elisa, sono la ragazza che conosci, sono sempre io.»
«Io non sapevo che venissi da un altro mondo» disse Luca, scherzando.
«Ora lo sai, ora sai tutto di me, ma tutto quello che ti ho detto non era una bugia.»
«Come faccio a crederti?»
«Perché sono io, sono proprio io e sono qui vicino a te per ricordartelo» disse la ragazza, mettendo una mano sulla guancia del coetaneo.
«Lasciami stare» urlò Luca, divincolandosi e girando le spalle.
«Avevi promesso! Avevi promesso di starmi accanto!» urlò Elisa alle sue spalle.
«Questo era prima che scoprissi quello che sei» sbottò il ragazzo, riprendendo a camminare.
«Sai perché ce ne stiamo andando? Sei tu che mi hai fatto capire quanto siete buoni! Tu con il tuo amore!» urlò Elisa, accorgendosi che le sue erano parole al vento perché Luca se ne stava andando, lasciandola da sola. La ragazza, quindi, non poté fare altro che abbandonarsi sull’erba bruciata, piangendo.
Improvvisamente, però, una mano si poggiò sulla sua spalla e l’aiutò ad alzarsi.
«In questo momento sono molto arrabbiato con te ma non ti lascerei mai» disse Luca, sorridendo.
«Allora vedi che non mi sbagliavo!» rispose la bionda, tornando a sorridere.
Ed era vero. Luca non riusciva a comprenderne il perché ma solo il pensiero di fare del male a quella ragazza, di lasciarla piangere sulla nuda terra, lo spaventava, sebbene lei non fosse umana…
«Sei così…» iniziò il ragazzo, posando una mano sulla guancia di lei.
«Così come?» chiese Elisa, sorridendo e mostrando i suoi denti bianchi e perfetti.
«Così uguale a me» concluse il coetaneo, con fare rassegnato.
«Non mi sembrava di aver preso il corpo di un maschio!» urlò lei improvvisamente, strabuzzando gli occhi e ridendo di gusto.
«Smettila di scherzare! Io dicevo sul serio!»
Elisa non riuscì a rispondere. Guardò gli occhi del ragazzo, che sembravano possedere una luce speciale. Erano simili a due nocciole per il colore ma uguali a due diamanti per quel riflesso splendente. Forse aveva pianto, forse qualche goccia salata aveva rigato il suo viso d’angelo ma in quel momento il luccichio che brillava nei suoi occhi suggeriva un’altra cosa: felicità. E la ragazza sotto mentite spoglie non poté far altro che avvicinarsi pian piano alle sue labbra e baciarlo.
Ma non sembrava un bacio di felicità, non almeno da parte di Elisa. Sembrava piuttosto nascondere un sapore amaro.
«Ora cosa succederà?» chiese Luca ad un certo punto, allarmato.
«Io devo andarmene.»
«Dove?»
«Ha importanza se ti dico il nome del mio pianeta?»
«Vorrei venire con te.»
Elisa ammutolì.
«Non mi hai detto che non posso.»
«Non c’è bisogno che io te lo dica.»
«Non voglio lasciarti» sussurrò Luca, avvicinandosi piano alla ragazza.
“Neanche io lo voglio” disse lei con voce altrettanto flebile nelle mente di lui.
«Non farlo allora. Se non posso venire io con te rimani tu con me»
Elisa ci pensò davvero per alcuni attimi. Guardò la macchina dietro di lei, i suoi simili e infine posò lo sguardo sull’unico ragazzo che aveva mai amato.
«Non sai neanche quanto lo vorrei» disse, facendo una pausa, «Ma non posso».
I due si guardarono.
I loro sguardi sembravano dire tante parole inespresse, parole di gioia e di dolore allo stesso tempo, parole di addio ma anche di amore.
«Non ti dimenticherò mai» disse Luca.
Elisa annuì ma sapeva che non era vero. Lui avrebbe sofferto troppo e lei non poteva permettere una cosa del genere. Quella sarebbe stata l’estrema prova del suo amore.
«Ti amo» disse il ragazzo in sussurro.
La ragazza voleva rispondere ma dalla sua bocca non riusciva ad uscire nessun verso, né la sua mente sembrava più propensa a comunicare. L’unica cosa che l’aliena riuscì a fare fu prendere tra le mani il viso del ragazzo e baciarlo nuovamente.
Fu un bacio lungo, che valeva più di mille parole, un bacio appassionato, ricco di sentimento, un bacio dolce. Ci sarebbero altri mille modi per descrivere quel bacio. Sembrava che ci fossero davvero i fuochi d’artificio alle spalle dei due. Era tutto perfetto.
Poi Luca cadde per terra, privo di sensi, e quando si risvegliò Elisa era sparita, e con lei ogni sua traccia.
L’erba era ricresciuta e il mondo sembrava aver completamente dimenticato la presenza degli alieni.
 
«Elisa, Elisa» urlò Luca, nel cuore della notte.
Improvvisamente una luce artificiale sostituì il buio della sua camera e i suoi genitori comparvero accanto a lui, visibilmente preoccupati.
«Cosa succede?» chiese la madre, avvicinandosi piano al letto dove il figlio stava dormendo fino a pochi secondi prima.
«Niente» rispose Luca, non appena si calmò un poco, «Credo di aver avuto un incubo».
«Deve essere stato un sogno davvero spaventoso» commentò il padre, con fare a metà tra l’ironico ed il serio.
«Sicuro?» chiese la madre.
«Certo, va tutto bene, sto bene, tornate pure a dormire.»
E così i genitori fecero ma, prima di allontanarsi, la madre si fermò per alcuni minuti sulla soglia della porta.
«Tesoro, ti posso chiedere una cosa?» chiese al ragazzo.
«Certo, dimmi tutto.»
«Chi è Elisa?»
«Elisa?»
«Si, la nomini molto spesso ultimamente quando hai degli incubi.»
Luca cominciò a pensare ma, dopo qualche secondo, scrollò subito il capo.
«Deve essere stata la mia fantasia, non conosco nessuna Elisa» disse infine, prima di dare la buonanotte e di ritornare nel mondo alternativo dei suoi sogni.
E quello che aveva detto era vero.
Non sapeva che, da qualche parte al di là di ogni confine umano, due occhi verdi come smeraldi lo stavano guardando.
«Ti amo anche io» sibilò la creatura nella sua lingua l’aliena, prima di distogliere lo sguardo.
   
 
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