Primo giorno
di scuola.
Edward.
Avevo trascorso gli ultimi anni in Alaska dalle
mie cugine, anche se in qualche periodo me ne andavo in giro per il mondo o
negli atenei più illustri del pianeta per rimanere lontano da quell’oca giuliva
di Tania e anche per la mia enorme sete di conoscenza.
In quegli anni avevo ottenuto la mia seconda
laurea in medicina, ma nonostante fossi allenato nel resistere alla tentazione
del sangue non riuscivo a trascorre ogni singolo giorno in una sala operatoria,
perciò il mio sogno di esercitare come cardiochirurgo era ancora irraggiungibile.
“Anch’io ho impiegato molto, ma sono sicuro che
ci riuscirai figliolo.” Mi rassicurava Charlise.
Ero chino su un volume di cardiochirurgia quando la
veggente di casa ci annunciò che era giunto il tempo di ritornare a Forks.
“La visione si è solidificata. Vedo te e
Isabella che vi incontrerete nell’ora di biologia!”
“Si ricorderà di me?” le chiesi curioso
“Questo non lo vedo, non sprecare questa
seconda possibilità!” Mi rispose la mia amata sorellina. Alice aveva
una dote nel rendersi irritabile nel momento meno opportuni.
Ci trasferimmo a Forks qualche giorno dopo e
l’arrivo di Isabella era previsto a breve ,ma solo che già qualche giorno
prima i ragazzi del posto erano in subbuglio per la nuova arrivata. Quanto mi irritavano
i loro pensieri sulla mia Isabella! Quando la vidi nella mensa della scuola e fu
come sempre.
Ero sorpreso perché nemmeno dopo una vita, nemmeno dopo una manciata d'anni le
riuscivo a leggere la sua mente, ma rimanevo affascinato dal suo silenzio e dai
suoi occhi che parlavano per lei.
Sentì Isabella chiedere informazioni sulla mia
famiglia e come le rispondeva Jessica e come le sorrideva quando la sua amica
sembrò delusa al fatto che non avevo ceduto alle sue avance.
Da quel poco che avevo intuito sembrava che non
si ricordasse della sua vita passata, che non si ricordasse di quel nostro
incontro nella sua prima infanzia.
Da lì a poco avevamo la nostra prima lezione di
biologia ero teso come un alunno alla sua prima lezione. Arrivai in quell’aula
per primo e aspettai pazientemente che la mia piccola umana arrivasse.
Quando arrivò la classe era piena e il
professore era già arrivato. Supposi che in questa nuova vita Isabella aveva
acquisito un lato nuovo: l’essere ritardataria.
Dopo le convenevoli scambio di battute tra il
prof Medina e Isabella, quest’ultima sì incamminò verso il mio banco. Sorrisi
quando per l’ennesima volta la sentì correggere qualcuno che non la chiamava
Bella, ma tutto cambiò quando lei mi fu vicina e il suo profumo risvegliò il
mostro che avevo incatenato durante una vita lontano da lei.
Com’era possibile che a distanza di tantissimi anni
non riuscivo a tenere a bada il mostro in suo presenza? In mensa non mi aveva
fatto quest’effetto forse perché le ero relativamente lontano e nemmeno quando
era piccola.
Come mai adesso il suo profumo stava
risvegliando il mostro? Ero così concentrato in queste deduzioni che non mi
accorsi subito che Bella mi aveva parlato.
“Salve, sono Bella Swan. Lei come si chiama?”
mi salutò quasi come un secolo fa.
“Salve, Io sono Edward Cullen. Mi scusi per la
mia sbadataggine!” le risposi
“Per caso sei parente di un certo Edward che
vagava per i boschi tempo fa?”
“No” mentì e mi dispiacque nel farlo ma le
avrei raccontato il mio segreto in un secondo momento.
“Strano…” mi rispose come se volesse continuare
ma ci interruppe il prof di biologia.
ISABELLA.
Era il primo giorno di scuola nel nuovo liceo
che dovevo frequentare. Che strazio! Quasi sicuramente sarei stata l’oggetto
dell’attenzione di tutta la scuola e io non volevo essere la cavia
dell’interesse di un centinaio di adolescenti.
Dovevo portare pazienza, infondo nella mia
breve vita avevo avuto molta esperienza con adolescenti o almeno con adulti con
la sindrome da Peter Pan. Per fortuna che ora la mia amata mammina sembrava
essere entrata finalmente nell’età adulta alla veneranda età di quarant’anni.
Ora avrei dovuto affrontare gli adolescenti
veri, chissà se i miei coetanei di Forks erano più curiosi di quelli dell’Arizona?
Appena scesa dalla macchina notai subito
qualcuno che voleva suscitare il mio interesse.
“Bella macchina!”
Per educazione gli sorrisi a modo di saluto, ma
mi chiesi se quel tizio avesse bisogno di un paio d’occhiali. Il mio pick up
non era una macchina appena uscita dal concessionario, non era un’automobile da
suscitare interesse tra i ragazzi però aveva ragione su un punto: era una buona
macchina.
Mi incamminai immersa in quei pensieri felice
di non trovare altri scocciatori, ma appena mi avvicinai all’ingresso della
scuola mi ritrovai di fronte ad un nerd orientale con un sorriso a trentadue
denti.” Diamine, un altro” pensai ma mi sforzai di essere educata.
Questo era più irritante del primo e voleva che
finissi sul giornale della scuola! Ma questo Ben- Eric o come diavolo si chiama
mi aveva confusa per Kirsten Stewart?
“No, per favore non voglio finire nel
giornalino della scuola!”
“Ok!” mi rispose il nerd scodinzolante.
Forse era solo il primo giorno di scuola e poi
si sarebbero stancati della novità, ma per tutto il giorno avrei dovuto
sopportare di essere l’animale da circo.
Per fortuna le lezioni trascorsero tranquillamente
però la situazione si sarebbe ripetuta anche in mensa.
Decisi di pranzare con Angela che trovai una
ragazza simpatica nonostante mi scattò l’ennesima foto, ma per fortuna Eric le
disse che io non sarei diventata l’articolo di punta per il giornalino della
scuola. Il prossimo che mi avrebbe scattato una foto gli avrei sbattuto in
faccia un mio documento.
Poi c’era Jessica che era una chiaccherona e
sembrava invidiosa che tutti mi cercavano, ma se avessi potuto le avrei
regalato tutto ciò che stavo vivendo perché detestavo essere al centro
dell’attenzione. Quanto avrei voluto che fosse lei il giocattolino e magari si
sarebbe divertita.
Ad un tratto la porta della mensa si aprì ed
entrarono degli alunni strani e molto belli. Mi sembrava che avessero qualcosa
di particolare così chiesi a Jessica chi fossero e lei mi rispose che erano i
figli del dottor Cullen che si erano da poco trasferiti.
Bene, non ero l’unica nuova arrivata e
un’ondata di compassione mi invase per quella nuova famiglia. Poi arrivò il più
giovane dei fratelli.
“Lui è Edward Cullen, uno schianto però non
guarda nessuna!” mi disse Jessica.
Per poco non le risi in faccia pensando che
probabilmente era andata a caccia di quel tizio che mi ricordava vagamente una
persona….
Forse lui era il figlio di chi mi aveva salvata
nel bosco da piccola, forse era il dottor Cullen che era stato il mio angelo
custode. Forse sarei dovuta andare in ospedale per ringraziarlo del suo aiuto,
ma il volto di Edward mi ricordava qualcuno a cui ero stata molto legata…
Non riuscì a finire il mio pranzo a causa di
tutte quelle mie riflessioni, ma forse prima o poi avrei avuto una lezione con
lui e avrei risolto il caso.
Poco dopo avrei avuto lezione di biologia e
quindi nuove presentazioni, che noia.
Alla fine biologia non fu noiosa, ma molto
interessante e alquanto inquietante. Durante quella lezione il mio compagno di
banco fu proprio il giovane Cullen e appena ci presentammo ebbi un déjà-vu o flash
di un’altra vita.
Quel déjà-vu fu breve, ma abbastanza da
rivedere una scena: vedevo un tizio vestito da soldato durante la prima guerra
mondiale e lui era proprio il mio vicino di banco.
Quel posto mi stava facendo già impazzire?
Con nonchalance chiesi ad Edward se lo avessi
conosciuto in precedenza, ma ovviamente lui negò.
Fu con quella strana sensazione che alla fine
delle lezioni mi recai in segreteria per consegnare un documento e li lo
ritrovai, ma in quell’occasione mi guardò con odio e quello sguardo mi
scombussolo ricordandomi un paio di occhi verdi così identici ai suoi.
Stavo forse impazzendo?
Angolo personale: Salve, sono ritornata e spero
che vi piacerà questo nuovo aggiornamento. Io adoro le
recensioni costruttive quindi se notate qualcosa che non vi piace,
qualche errore avvisatemi...