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Autore: alieninmir    15/08/2015    2 recensioni
[Life Is Strange]
Chloe era ormai solita trascorrere la notte sul tetto del dormitorio femminile della Blackwell Academy.
La sua mente viaggiava in luoghi meravigliosi, purché fossero lontani e non collegati ad Arcadia Bay.
Quanto odiava quella città; sarebbe tanto voluta fuggire da tutto e tutti.

Quella città che le aveva portato via le due cose più importanti della sua vita, quella città che sembrava starle troppo stretta, che la soffocava.
Eppure, qualcosa stava per cambiare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Chloe era ormai solita trascorrere la notte sul tetto del dormitorio femminile della Blackwell Academy.
La sua mente viaggiava in luoghi meravigliosi, purché fossero lontani e non collegati ad Arcadia Bay. Quanto odiava quella città; sarebbe tanto voluta fuggire da tutto e tutti.
Decise di alzarsi in piedi e raggiungere il parapetto, sedendosi su di esso, incurante della pioggia leggera che inumidiva i suoi capelli colorati; estrasse dalla tasca dei jeans una delle canne comprate da Frank quel pomeriggio e ne infiammò la punta, esalando poi il fumo verso il cielo scuro.
Insoddisfatta della canzone che il suo MP3 aveva impostato come seguente nella playlist, si preoccupò di cambiarla, scegliendo “Bright Eyes”, una delle sue preferite, fino a che non avvertì un rumore dietro di sé. Si voltò immediatamente e scorse la porta d’entrata al tetto chiudersi, notando poi una figura avvicinarsi.
«Chi diavolo è?» domandò ad alta voce, togliendo la cuffietta dall’orecchio destro in attesa di una risposta.
«Tranquilla, non sono il Principale Wells.» disse una ragazza dai capelli biondi che prese posto accanto a lei, sorridendole appena prima di continuare «Non pensavo ci fosse qualcuno.»
Chloe non rispose e tornò a guardare il cielo, coprendosi i capelli con il cappuccio della felpa per poi porgere il filtro alla misteriosa ragazza seduta vicino.
«Cosa fai qui a quest’ora?» chiese la bionda, dopo aver liberato il fumo nell’aria.
«Potrei porti la stessa domanda.»
«Beh, non riuscivo a dormire e dovevo liberare un po’ la mente dai pensieri, solitamente la pioggia mi aiuta a farlo, sentire il suono di ogni goccia schiantarsi al terreno è come medicina, per me; riesce a farmi stare meglio.»
«Io vengo sempre qui, è l’unico luogo che sopporto di questa merda di scuola.»
«Capisco.» esalò la ragazza, portando le ginocchia al petto mentre osservava con attenzione alcuni scoiattoli muoversi su un albero poco lontano. Dopo svariati minuti di silenzio si sporse verso Chloe e prese la cuffietta libera, portandola all’orecchio.
«Non ti dispiace, vero?»
«Tranquilla. Ma non so quanto ti possa piacere ciò che sto ascoltando, è una playlist che ho creato per questi momenti.»
«Adoro questa canzone.»
Chloe incurvò le labbra in un lieve sorriso e si voltò per guardare chi aveva di fianco, rimase quasi incantata nell’incontrare le sue iridi nocciola, scostando velocemente lo sguardo poco dopo.
Le due rimasero sul tetto fino all’alba senza dirsi nulla, osservando il cielo cambiar colore ed il sole nascere davanti ai loro occhi.
Dopo essersi salutate tornarono nelle loro stanze e Chloe si buttò sul letto, ripensando alla notte appena trascorsa ed all’improvviso incontro con la misteriosa ragazza bionda.
Per la prima volta, da quando Max è partita, non mi sono sentita sola.
-
Il mattino dopo Chloe ebbe un risveglio tutt’altro che piacevole; aprì gli occhi improvvisamente nell’avvertire qualcuno bussare insistentemente alla porta della propria stanza ed esalò a voce alta: «CHI DIAVOLO È?»
«Chloe Elizabeth Price, fammi entrare.»
«Vai al diavolo.»
Portò il cuscino sul capo e si rigirò dalla parte opposta, puntando lo sguardo sui vetri non troppo puliti dell’unica finestra di cui era fornita la camera, osservando alcuni alunni intenti a giocare a football nel giardino.
«CHLOE! APRI QUESTA MALEDETTA PORTA!»
«Cristo.» sussurrò la ragazza prima di issarsi in piedi ed indossare un paio di pantaloncini, raggiungendo successivamente la porta in legno per poter far entrare la persona in attesa all'esterno.
«Che vuoi, Joyce?»
«Joyce vorrebbe sapere perché è da circa due settimane che salti le lezioni. Ho pagato per farti venire qui. Ti sembra il modo di comportarti?»
«Lezioni? E tu consideri quelle chiacchierate del cazzo lezioni? Dio, mamma, dovresti esserci. Saresti la prima a non andare.»
«Non mi interessa. L’anno scolastico è pagato, vedi di frequentare senza lamentarti, passare gli esami e poi sarai libera di andare dove vuoi.»
«Bene, perché non vedo l’ora di andarmene da questo schifo di posto!» disse Chloe a voce alta per poi avvicinarsi alla scrivania, si abbassò un poco verso la felpa poggiata alla sedia ed estrasse una sigaretta dalla tasca, accendendola senza curarsi della presenza della madre.
«Dammene una, avanti.»
Joyce si sedette sul materasso morbido posto al centro della camera e si sporse verso la figlia per farsi accendere la punta della sigaretta, esalando poi il fumo verso il soffitto.
«Senti, Chloe. Lo so che è difficile. Ma devi resistere ancora pochi mesi, dopo che avrai passato gli esami potrai finalmente andare via, se è ciò che di più vuoi. Io potrò darti una mano con i soldi, ma conosci la situazione; non viviamo nell’oro, piccola. E devi smetterla di costruire questo muro fra noi due, non è da me che devi difenderti.»
La donna sussurrò ogni parola con una dolcezza disarmante, abbracciando successivamente la ragazza. Entrambe soffrivano per la perdita di William, marito di Joyce e padre di Chloe, morto in un incidente nel 2008 e, nonostante fossero passati anni da quel giorno, nessuna delle due riusciva ad accettarlo; era un dolore persistente che divorava il cuore ad entrambe.
Poco dopo Joyce si alzò in piedi e diede un bacio sulla fronte alla figlia, uscendo dalla sua stanza per raggiungere il posto di lavoro.
Chloe voleva bene a sua madre, era l’unica persona e l’unico motivo per cui ancora non aveva abbandonato Arcadia Bay, ma il desiderio di fuggire ed iniziare una nuova vita lontano da tutto quel dolore cresceva ogni giorno di più dentro di lei.
Aprì il proprio armadio e cercò qualcosa da mettere: la ragazzina aveva uno stile particolarmente punk con jeans strappati, giacca di pelle e capelli colorati. Indossò una delle sue solite canotte smanicate ed il cappellino nero prima di uscire dalla camera e raggiungere il cortile esterno, intravedendo non troppo lontano la ragazza della notte precedente.
Dietro quell’aspetto da spirito forte e ribelle, però, si nascondeva un velo di timidezza ed insicurezza che impedì a Chloe di avvicinarsi alla bionda per riprendere la conversazione di poche ore prima; per questo decise di sedersi su una delle panchine libere ed infiammò la punta di un’altra sigaretta, guardando con distrazione i movimenti della ragazza.
- Era particolarmente incuriosita da lei, nonostante non sapesse spiegarsi il motivo di questo suo interesse. Voleva scoprire il suo nome, la sua età, le sue passioni. Voleva conoscerla e voleva passare del tempo con lei, perché se solo quel poco trascorso insieme la notte prima la aveva fatta sentire meglio, una giornata intera sarebbe risultata la più bella della sua vita. -
Improvvisamente la notò ricambiare lo sguardo, le guance di Chloe si colorarono di rosso ed abbassò il viso di scatto, avvertendo però dei passi sempre più vicini.
«Ieri sera abbiamo scordato di presentarci. Io sono Rachel, Rachel Amber.»
«Chloe Price.»
«Chloe Price. Sei un’amica di Justin, per caso?»
«Sì, diciamo.»
«Cosa significa diciamo?»
«Beh, non considero nessuno mio amico, qui. Più che altro conoscenti.»
«Conoscenti, capisco… Allora ci si vede in giro, conoscente.» disse la ragazza prima di donare un occhiolino a Chloe e si allontanò da lei ridendo, rientrando nel dormitorio.
-
La giornata trascorse velocemente e presto sopraggiunse la notte; questa volta il cielo era completamente privo di nuvole, le stelle e la luna illuminavano la Blackwell Academy come fossero degli enormi fari di luce e Chloe era sdraiata sul tetto a canticchiare una delle sue canzoni preferite, tenendo gli occhi puntati verso quel manto nero che copriva Arcadia Bay.
La mente della ragazza, però, era colma di pensieri e desideri nuovi: sperava con tutto il cuore che Rachel arrivasse come la notte precedente. Aveva deciso di prendere coraggio e parlare con lei, chiederle della sua vita e magari proporle di vedersi anche durante la giornata. Le avrebbe fatto bene avere un’amica.
Le lancette sull’orologio scorrevano senza fermarsi e con l’avanzare delle ore Chloe capì che non l’avrebbe incontrata, non questa volta.
Sospirò pesantemente nell’avvertire gli uccellini cantare e nel notare il sole sorgere, accorgendosi di essere maledettamente sola, fino a che non avvertì qualcosa muoversi dietro di lei.
«Cazzo, sono in ritardo per l’alba. Cuffietta?»


Finalmente sono riuscita a pubblicare il primo capitolo.
La mia ossessione per Life Is Strange è indescrivibile, per questo tengo molto a questa storia.
Da come avrete dedotto il tutto è ambientato negli anni precedenti a quello del gioco, il 2013, quindi specifico che ciò che ho scritto è inventato, non è una descrizione della storia vera.
E nulla, spero vi possa piacere questo primo capitolo!
   
 
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