Se incontri un budda,
uccidilo. Se incontri un tuo antenato, uccidilo. Non avere legami, non essere
schiavo di nessuno. Vivi semplicemente per la tua vita.
(Genjo Sanzo Hoshi)
Be there - Till the end
Carico
quell’unico proiettile, so che non potrò mai, mai sbagliare. Nessuna
esitazione, nessun timore, alzo lo sguardo e mi avvio a passi calmi ma decisi:
inutile affrettarsi, so già dove lo troverò. Tutto è silenzio, ormai, tutto è
vuoto. Tutto è niente, perché il mio, il nostro incubo di sempre, si è
avverato.
L’aria è satura dell’odore acre e pungente del sangue
appena versato, del sangue ormai secco, del sangue. Punto. E questo basta.
‘Solo’ questo, mi basta. So che se fosse stato veramente lui, non avrei sentito
questo odore di sangue, avrei sentito un odore diverso, al quale sono
quasi assuefatto; è come se il movente – ammesso poi che ci sia – e la natura
delle sue azioni si proiettasse direttamente negli oggetti, nei liquidi, nei
corpi e mi colpisse tramite uno dei cinque stupidi sensi che mi sono stati
affibbiati fin dalla nascita. Uno e qualche altro…non mi va di pensarci. In
fondo a chi importa? Personalmente non me ne frega niente.
Di cosa dovrebbe importarmi? Di cosa dovrebbe importarmi,
ora, mi chiedete?
Niente. Appunto.
In tutto questo solo il rumore dei miei passi, lento e
soffocato da un qualcosa che non conosco e che non vorrei conoscere ma che devo
combattere, un qualcosa che si insinua dentro me, un qualcosa che forse
qualcuno potrebbe chiamare sentimento, e questo qualcosa, inspiegabilmente,
mi ricorda il sangue della mia infanzia. E la mia infanzia mi lascia un sapore
amaro in bocca, amaro come questo sangue.
Pochi altri passi, apro la porta senza preoccuparmi di non
far rumore, senza preoccuparmi di sorprenderlo, di coglierlo alla sprovvista:
dentro di me so già che tutto sarebbe inutile, in un caso o nell’altro. Sia che
non sia più in lui, come prima, sia che un barlume di… - impossibile.
Impossibile, impensabile.
Lascio che la porta di legno sbatta con poca eleganza sul
muro macchiato di rosso della stanza e lasciò vagare il mio sguardo
indecifrabile per il locale.
È strano, suona tutto così strano persino a me: è tutto
così dannatamente chiaro. Avrei pensato che se mai fosse capitato avrei
mantenuto, come sempre, la mia freddezza ed avrei portato a termine il mio
‘compito’, ma che comunque avrei sentito qualcosa…invece no. Dentro di
me c’è il nulla. Ogni mio movimento è dettato da un istinto remoto, rimastomi
radicato dentro chissà da quanto…e chissà da quando ha iniziato ad avere il
sopravvento.
Tabula rasa.
Il gesto meccanico di fare un passo, ancora un altro e
voltarmi in una precisa direzione, quasi come se percepissi la sua presenza,
anche se distorta, anche se così diversa da quella cui, ormai, volente o
nolente, mi sono assuefatto.
Ed è lì – ne ero certo – rannicchiato in un angolo, sporco
di sangue rosso da testa a piedi.
Chissà se lo vedessero Gojyo e Hakkai…chissà se lo
considererebbero come una loro punizione, con tutto quel rosso addosso. No,
sicuramente non più. Eppure non potrò mai provare la veridicità di tale
supposizione per il semplice fatto che né Gojyo né Hakkai sono più in grado di
aprire bocca, di muoversi, di respirare. Semplicemente perché li ha uccisi lui
con le sue stesse mani.
Non so bene cosa stia facendo lì in quell’angolo, ma non è
più Goku. Non è la stupida scimmia che mi ha chiamato, non è la stupida scimmia
che ho raccolto e che – chissà per quale assurdo ed inspiegabile motivo,
inspiegabile soprattutto a me stesso – ho portato con me.
Forse sta ancora lottando con una piccola parte di sé,
forse sta ancora lottando disperatamente per riacquistare il controllo delle
proprie azioni.
Ma è quando si gira e mi fissa che mi rendo conto di una
cosa: ha oltrepassato il punto di non ritorno.
Ringhia sommessamente.
Punto la pistola verso di lui, la mia mano ferma e decisa
come sempre.
Mi fissa, ancora.
Quegli occhi non sono quelli di Goku. Quell’espressione
non è quell’espressione idiota che la stupida scimmia aveva sul viso quando la
raccolsi, così idiota che mi fece passare la voglia di dargli quel pugno che
morivo dalla voglia di rifilargli per la sua insopportabile insistenza. Quella
è un’espressione animalesca, mostruosa, non idiota.
E quello non è Goku.
-“Me
l’avevi chiesto”- la mia voce non suona neppure innervosita come al solito, ma
gracchiante e metallica, come quella di un automa –“me l’avevi chiesto, una
volta.”-
Sanzo…se
questo…fosse successo a me…
Se
incontri un budda, uccidilo. Se incontri un tuo antenato, uccidilo.
-“Ti avrei ucciso.”- questa era ed è ancora la mia
risposta
I suoi occhi ancora immobili nei miei, l’esitazione di una
frazione di secondo mi costa un pugno nello stomaco, ma stranamente non molto
forte. Quando, tossendo appena, abbasso lo sguardo su di lui lo vedo.
Ecco, quello è Goku, quella è la stupida scimmia che mi ha
chiamato. Mi sta chiamando ancora, lo sento distintamente, come quella volta,
tempo fa. Nel silenzio totale, rotto solo dai nostri respiri, posso sentire
distintamente la sua voce – idiota almeno quanto la sua espressione, quella
volta – pregarmi, chiedermi in ginocchio, scongiurarmi di una cosa.
Non
avere legami, non essere schiavo di nessuno.
Di non esitare.
Nel giro di un secondo i suoi occhi sono nuovamente mutati
e sono tornati quelli del mostro che ha preso possesso del corpo della stupida,
stupida scimmia.
Come quella volta con Shuei – al tempo chiamato Rikudo –,
ancora una volta qualcuno mi prega con la stessa intensità per lo stesso
medesimo motivo.
Lo capisco, ho avuto modo di conoscere fin troppo bene la
testa, il cervello, la mentalità di quell’idiota: non sopporterebbe il fatto di
rimanere ancora qui, dopo tutto quello che ha fatto – specialmente essendo
consapevole di essere il responsabile della morte di così tante persone,
specialmente di quella di Gojyo e Hakkai.
E vari pensieri mi attraversano fulmineamente mentre gli
metto una mano sulla testa e lo trattengo fermo. Per un istante – attimo
rapidissimo a passare – mi immagino anche di riuscire a ricreare il suo sigillo
dorato, poi mi ricordo che una cosa del genere non potrà accadere – mai più –
perché ormai il demone ha preso completamente controllo di lui. E non
sarebbe comunque giusto, anche nel caso fosse possibile. Non sarebbe giusto nei
suoi confronti, nei confronti del suo desiderio di andarsene.
Vivi
semplicemente per la tua vita.
Per questa volta non vivrò semplicemente per la mia vita,
ora che non ho più nulla al mondo – ancora una volta come tanti anni fa – vivrò
e morirò ancora qualche ora per realizzare il suo ultimo desiderio, per
essergli vicino almeno alla fine come lui ha sempre saputo fare con me, per essere lì, per
essere qui, fino alla fine.
Che ne sarà poi di me non so. Anzi, cosa sarà del mio
corpo non so, perché io morirò nello stesso istante in cui esaudirò l’estremo
desiderio di Goku. Forse porterà meccanicamente a termine il compito di recarsi
ad Ovest, fare ciò che avrebbe dovuto fare insieme a Goku, Gojyo e Hakkai, poi
si abbandonerà all’oblio eterno. Ma io…probabilmente tra qualche secondo
raggiungerò mentalmente quella patetica compagnia di tre imbecilli, rumorosi ed
idioti più che mai, che hanno viaggiato con me, che mi fanno sempre prudere le
mani, che mi fanno sempre minacciare – almeno cinque volte al giorno – qualcuno
di morte. Perché detesto ammetterlo, ma erano l’unica cosa rimastami.
Sono penoso. Davvero disgustoso.
E
non tornerei indietro.
Premo il grilletto.
Ed ancora una volta quel suono, il suono che ho udito
senza alcuna reazione per un’intera vita e che ora lascia dentro me una seconda
cicatrice che mai potrà essere sanata.
BLAM!
Lo sparo attraversa tagliente il silenzio premendo
aspramente con il suo fischio acuto sulle mie orecchie, attraversa tagliente
quello che rimane della mia anima.
E non tornerei indietro.
…come ho potuto fare una cosa del genere? T_T Non
lo so neppure io. E non chiedetemelo. Personalmente non me ne frega niente.
…T______T…
Scherzi e lacrime a parte…questa è la mia seconda ff su
Saiyuki…scusatemi, ho deciso di postare un altro orrore sfornato dalla mia
mente malata…ringrazio tutte le persone che hanno recensito la mia primissima
fanfiction su Saiyuki (“Lux”, nel caso a qualcuno ricordasse – semplicemente
per vendetta): è anche colpa vostra se ho deciso di scriverne un’altra.
Per cui, sentitevi in colpa. Tremendamente in colpa.
Ah, il dialogo a cui si riferisce Sanzo si svolge nel
primo volume di Saiyuki Reload, lo riporto qui (è breve e, ci tengo a
precisarlo, non l’ho tradotto io…di giapponese non so niente…^^’’ per
non spoilerare nessuno, non dirò a quale episodio si riferiscano…perché so che
c’è gente, come una mia amica, che non vuole spoilers ^^):
<< Goku: Sanzo…se…questo…fosse successo a
me…nah, non fa niente…dimentica quello che ho detto…
Sanzo: Ti avrei ucciso. E non tornerei
indietro. >>
Ovviamente la mia mente poi ha provveduto ad interpretarlo
come faceva comodo a lei stessa e ad adattarlo alla strampalata trama che mi
ero prefissa (si fa per dire) per questa storia. Bene. Se i pomodori che
(stranamente) non mi avete tirato l’altra volta sono ancora lì vicino a voi…va
bene, tiratemeli: per questa volta farò un'eccezione e li accetterò senza
proteste. Dopotutto ho veramente esagerato.
Ah,
se dopo vi resta ancora forza nelle braccia e nelle mani…guardate qui sotto:
“Vuoi inserire una recensione?”…almeno in ricordo della scomparsa autrice (sepolta
sotto la marea di ortaggi)…so che è una storia strana…(è vero, dovete scusarmi.
Non fateci caso. È ordinaria amministrazione…^^ perdonami Hakkai, ti ho rubato
la battuta ^_^)
Comunque sia, grazie per aver letto fin qui ^.-
Emily