Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Amaya Lee    15/08/2015    0 recensioni
[one-shot | perché nessuno potrà mai far breccia nella Leonhardt]
Eri una bambina con i brutti sogni, ingabbiata all'interno di una donna con gli occhi a specchio.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Leonhardt, Berthold Huber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Professioni di un cielo infinito-



 

Yet each man kills the thing he loves
By each let this be heard
Some do it with a bitter look
Some with a flattering word
The coward does it with a kiss
The brave man with a sword

 




Ti ergi come un'alba, con violenza sanguinaria, e sei catastrofica.
Però sei raffinata nel tuo piccolo. Hai una mente plasmata sul filo che trascende reltà e romantiche fantasie e vuoi ancora aggrapparti all'ideale di un eroe. Sei raffinata. Tranne quando devi spargere sangue; non c'è un modo raffinato per farlo, solo nelle storie che leggevi da bambina (quando hai imparato a leggere, come tutti. Come tutti.) e in cui non hai mai creduto con tutto il tuo giovane, affilato cuor di leone. Era un modo traverso di non credere in te stessa.
Tuo padre lo faceva. Credeva in te anche mentre tu non osavi, non sorridevi, e ti portava in groppa tentando di strapparti la risata che a sette anni meritavi. Forse ti ha diagnosticato il coraggio in età prematura. Componeva i più bei discorsi, era un insegnante severo, acceso dalla speranza e dall'astuzia propria di un genitore. Tuo padre non c'entrava niente con te, in silenzio te ne vergogni. 
Quindi, bambina, vuoi fare l'assassina?
Tre quarti d'anima ed il gioco è fatto.
È un'imposizione più che un offerta ma tu non dici niente e accetti il prezzo generoso, e non vuoi rifiutare; non per le miserabili lacrime di tuo padre ― che ti ha insegnato a combattere, a odiare ― e ciò che resta della tua casa d'infanzia, non per il calore di una mamma, che ha un gusto zuccheroso e osceno, che ti è sempre mancato. 
E poi, mentre sconti il prezzo, puoi anche illuderti di avere un cuore puro.

Vedi eroi che combattono tra loro ma nessuno di loro ha un bell'aspetto; tu sai di farne parte. Ti chiedi cos'altro questo mondo spezzato vedrà prima di sprofondare nel tartaro oltre, a cui, se non altro, quest'inferno dei vivi fu predestinato da mani molto più crudeli delle tue. Certo non lo vuoi immaginare. Non ti interessa.

Ricordi che una volta, Berthold Hoover, e Berthold sa, ha sognato la pace. E intanto che lo faceva, dissipava le tue ciocche di capelli che, sparsi sulle tue spalle, lì sul culmine della spina dorsale, sembravano canne di grano o la tela di un ragno drappeggiata nel Sole ― perché hai smesso di curare i tuoi capelli, Annie? Erano così appropriate le treccine di tua madre.
Dita insensatamente irresolute non avevano l'ardire di toccare la tua pelle, infantile, protetta da nulla e che persino un'unghia avrebbe potuto ferire. Ma avevi tredici anni di vita e già imparato a renderla più dura del ghiaccio, esattamente come la tua moralità. (E ti eri trasformata in un soldato, almeno in parte; ne indossavi le vesti e la maschera di determinazione. Ci aggiungevi soltanto il silenzio, e il silenzio ti teneva al sicuro.)
Chinasti gli occhi sul tuo petto spogliato di tutto, mantenendo il capo fermamente diritto. E nemmeno in quel momento eri quello che eri, una ragazzina che si abbracciava le ginocchia come vergognandosi della propria nudità. Ma tu non eri completamente nuda, e attorno a te non c'era nessuno, e alle tue spalle, alle tue spalle, soltanto un ragazzino che sapeva, ti scioglieva i capelli.
Berthold sussurrava le più bizzarre cose. 
-Un cielo grande. Più grande di quello che c'è qui, molto... molto più...
Dentro di te, non riuscivi a scovare un solo sentimento. Non solitudine e non disagio, nemmeno ostilità. C'era un motivo per cui Berthold poteva stare alle tue spalle, e parlare alla tua schiena vulnerabile, senza vederti in volto; ma lui non lo sapeva e tu non l'afferrasti mai. 
-Un cielo infinito- ripeté. Piangeva.
Tu eri stata zitta e non ti eri mossa. Qualcosa di bagnato, estraneamente tiepido ― più di quanto una lacrima avrebbe dovuto essere ― cadde sulla tua schiena. E ancora oggi, quando ricordi, brucia il percorso che ha tracciato. 

A volte hai sognato anche tu, ma nulla di bello. 
Non cieli infiniti ma eroi caduti, eroi disillusi, ritratti folgoranti tradotti dagli incubi della veglia, fissati alla tua testa da un fermacapelli d'acciaio. Eri una bambina con i brutti sogni ingabbiata all'interno di una donna con gli occhi a specchio. 
Ecco perché non vorrai mai averne, di bambini; sono senza cuore. 
Quella dentro di te ha un giorno smesso di strillare.

Berthold non ha mai avuto questa fortuna, e lo capivi, forse meglio di tutti, nonostante non lo guardassi spesso. Quando lo guardavi, erano le sue mani a sottrarre discretamente la vaga insipidezza dai tuoi occhi. 
Il cuore di quel ragazzino (era solo un ragazzino) non ce la faceva e le sue mani volevano tremare. 
Eravate intelligenti abbastanza da non interagire quando gli occhi di chiunque potevano scavare nei vostri. Scopristi quanto semplice fosse bastare a qualcun'altro, invece che a te stessa.
Quando il buio calava, Berthold si sedeva accanto a te. Sedevate soltanto. C'erano troppi rischi persino in questo, ma andava bene.
Bastava. (In talune occasioni, per fargli dimenticare il mostro che si portava nel cuore.)

(Vi date la schiena e lui guarda oltre la propria spalla un secondo di troppo. Tu semplicemente non te ne accorgi. Succede spesso.)

Del cielo infinito di cui ti ha parlato Berthold, non ne hai mai più saputo niente. 
Oh bambina, sei donna, non puoi nasconderti nelle favole. Il paradiso è una favola, bambina.
Hai scelto di scoprirti gli occhi e hai visto le tue dita imbrattate di rosso; hai stretto i pugni e hai attaccato il nemico, ad occhi bene aperti, ma è impossibile dire se ciò ti renda coraggiosa o spietata. Sai di essere morte e morte sono le violette che la tua mamma ha sistemato una volta tra le dita dei tuoi piccoli piedi, contando vezzeggiosamente — morì anche lei come un fiore. Morì triste, ti sussurrano voci di fantasmi che forse ti sei inventata o forse esistono, abitano nelle ragnatele.
Tu non morirai come un fiore, perché i fiori non sanguinano.

Non è forse meglio stare ad occhi chiusi, bambina?
E ignora ciò che dicono i più grandi, nasconderti sotto al letto servirà. Chiudi gli occhi e conta fino a sette.
Sette, le persone di cui hai appreso i nomi, perite per tua mano. 
Ma tu sai che sono molte di più — puoi nasconderti dal mostro ancora un poco.
(Non è debolezza ma umanità, e fa più molto male, bambina.)

Non ti disprezzi, anche se potresti farlo. 
Odiarsi sarebbe uno scocciante ostacolo da abbattere, e tu potresti farlo solo a calci, finché i tuoi piedi affogano nel sangue, perché è l'unico modo che conosci per abbattere le cose. Sei stanca e sei appassita, nella tua agnostica crisalide e nel biancore che conservi da quando tua madre poteva guardarti e credere che saresti rimasta innocente per sempre. 
Potresti scegliere di odiarti, come chiunque altro ti odia senza difficoltà, e senza rimpianto, e quanto è immediato odiare un mostro, quanto è facile odiare un eroe che combatte per se stesso.
Ma la giustizia è una questione giostrabile, non è forse vero?

Ti manca casa. 
A Berthold manca casa e vuole tornarci. Non verrà a prenderti.
Ti manca casa ma lo sai, anche se ci rimetterai piede, non sarai meno persa di ora e vorrai ancora nasconderti sotto al letto, sotto al letto di una bambina, e conterai in rigoroso silenzio, sette, diciotto, novanta, perché non esiste anima che possa ascoltarti. 
E non sempre il carnefice ne esce più vivo dell'assassinato, ma quel cuor di leone batte con la stessa forza dei tuoi pugni d'acciaio. 

Magari, se hai fortuna, basterà a distruggere questo mondo.












NA: Primo; la citazione all'inizio è di Oscar Wilde. Ci ho messo mezz'ora a trovarla completa, coff. Detto questo, spero di non essere l'unico elemento BeruAni trash su questo sito perché sarei messa davvero male. Comunque, essendo questo pezzo un character study su Annie, non potevo certo includere la ship in maniera esagerata, eppure devo dire che sia stata una stesura assolutamente self-indulgent. Non c'è abbastanza apprezzamento per questo personaggio nel fandom, lo dico sempre. (è anche vero che non se ne sappia un granché, nè sulla sua psicologia nè sul suo passato, ma io ci ho provato. Tutti hanno una mamma, dopotutto.)
Se avete opinioni o correzioni o qualsiasi cosa vi salti in testa sulla one-shot, sarei felice se me lo faceste sapere. Molto felice. Incredibilmente felice. 
Grazie anche soltanto per aver letto! E solo per farvelo sapere, c'è questo certo brano che... okay, la ragione per cui lo consiglio praticamente sta nel titolo. Alla prossima!
-Amaya


 
  
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