Ti disseti di
dolore e astio dal calice della tua vita
{It’s my whole heart
Weighted and measured inside
And it’s an old scar
Trying to bleach it out
And it’s my whole heart
Deemed and delivered a crime
I’m on trial, waiting ’til the beat comes out
I’m on trial, waiting ’til the beat comes out}
Sollevi lo sguardo verso il cielo,
apparentemente interessata al firmamento che illumina questa notte buia. Sono
stelle quelle che sgorgano dai tuoi occhi? Quelle lacrime brillano così tanto
da sembrare tali. Non ti sforzi neppure di reprimerle, tantomeno di raccogliere
i frammenti del tuo orgoglio ferito, che giacciono sparsi qua e là nella tua
anima.
Sei ancora una volta sola, al
centro del parco, e non hai la benché minima intenzione di fare ritorno a casa
– del resto, non c'è nessuno che ti aspetti là, nessuno che si preoccupi della
tua prolungata assenza. Devo cercare le
streghe, menti a te stessa, ma non trovi la forza di muovere un solo passo
e di adempire al tuo compito. Resti immobile, come se aspettassi qualcosa,
ovviamente invano.
«Madoka...» mormori piano,
sbriciolando quel silenzio che stava diventando fin troppo opprimente. Ti
sorprendi, quando noti che nella tua voce non c'è alcuna traccia di dolore.
Forse sei troppo abituata ad essere abbandonata e trascurata, da non essere
triste. O invece, più semplicemente, sei così assuefatta dalla solitudine da
non accorgerti più di soffrire.
Una nuova sensazione albeggia
nella tua anima, come ricordi il motivo per il quale tu ti trovi qui, da sola, lontana dalla tua nuova
compagna di battaglia.
Homura Akemi.
Quella misteriosa ragazza ha
completamente catalizzato l'attenzione della tua migliore amica, strappandotela
dalle braccia. Hai l'impressione di essere stata catapultata di nuovo ai tempi
delle scuole elementari, quando ancora i bambini erano volubili e le loro
simpatie maledettamente imprevedibili. Ma adesso siete ragazze mature e
responsabili, che vi siete fatte carico di un compito di vitale importanza, e
certe cose non dovrebbero accadere ancora. Eppure sei stata scartata e
ignorata, proprio come se fossi un pupazzo vecchio.
Ironia della sorte, proprio tu le
hai concesso di trascorrere del tempo con questa nuova arrivata. Non essere egoista, ti sei detta, mentre
sul tuo volto si dipingeva l'illusione di un sorriso. Ma sai qual è la verità?
Che la sei eccome, anche se cerchi di nasconderlo agli occhi di tutti. È da
quando sono morti i tuoi genitori, che desideri attenzioni e affetto. Sei
stanca di essere sempre da sola, sola in mezzo a una marea di persone ignare,
che ti guardano con ammirazione e che aspirano a diventare come te. Se solo
sapessero quanto soffri giorno dopo giorno, si rimangerebbero tutte queste
parole dannatamente stucchevoli.
Ti sei illusa che Madoka fosse
diversa dalle altre, convinta che mai si sarebbe lasciata incantare dal tuo
atteggiamento premuroso e materno – ti comporti come madre, perché tu una madre
non l'hai più. E in effetti così è stato all'inizio: è riuscita a fare breccia
nella maschera che ti ostini a indossare, accorgendosi di quanto tu avessi
bisogno di un abbraccio, di un punto di riferimento, di qualcuno che nutrisse
nei tuoi confronti un bene sincero.
Ma adesso lei non c'è. Da qualche
giorno lei non c'è. Da quando Homura Akemi ha fatto capolino nelle vostre vite,
lei non c'è. Lei non c'è.
Stringi i pugni, mentre quella
strana sensazione di prima comincia a germogliare in te. Vorresti estirparla,
perché hai l'impressione che un sentimento simile non ti appartenga affatto, ma
qualcosa dentro di te suggerisce di non farlo.
Un'antica cicatrice che accenna a
sgorgare ancora sangue.
Dopotutto non sei una brava
persona.
Non la sei affatto.
Sbarri gli occhi, sicura di aver
sentito qualcuno pronunciare queste ultime parole. Ti guardi attorno, sorpresa,
ma non c'è anima viva in quel parco. Anzi, è decisamente silenzioso e deserto,
ancor più di quanto già non lo fosse stato prima. Ci sei soltanto tu, al centro
di tutto, al centro di quella sensazione che monta dentro nel tuo corpo.
«Madoka?» chiami ancora, ma questa
volta lo fai animata dalla paura. Speri sinceramente che questo tuo misero
appello possa giungere alle sue orecchie e che lei venga subito in tuo aiuto.
Non essere sciocca.
L'hai sentita ancora. Ti volti di
scatto, giusto in tempo per intravedere la figura di una bambina svanire non
appena la guardi. C'era compassione nel suo sguardo, sei certa di averlo visto.
Non arriverà mai.
Un brivido gelido corre lungo la
tua spina dorsale. Improvvisamente due piccole braccia ti avvolgono da dietro,
stringendoti in un minuscolo abbraccio. Senti la guancia della piccola
poggiarsi contro la tua schiena.
Non può essere una Strega. Non di
quelle classiche, perlomeno. Di solito non si manifestano mai in questo modo,
tantomeno assumendo fattezze umane, per non parlare dell'assenza della barriera!
Una Strega che si rispetti non si sarebbe mai esposta in mezzo a un parco,
completamente disarmata, di fronte a una Puella Magi.
In questo momento sarà così impegnata con quella Akemi...
Come l'infante pronuncia quelle
parole con un'innocenza disarmante, qualcosa divampa nel tuo petto. La
cicatrice si è appena riaperta, ma tu non sei nelle condizioni di richiuderla.
Lasci che il dolore sgorghi a fiotti e che si mescoli con quella strana sensazione
di prima, che in questo momento sta prendendo possesso di te. Stringi i pugni e
digrigni i denti, forse per la sofferenza, forse per la rabbia.
Ecco, ecco! Hai appena scoperto che cosa hai nutrito in seno sin da
quando Madoka ti ha voltato le spalle. Astio, astio cieco, nei confronti di
quel destino che si ripete ciclicamente, tanto da sembrare la tua condanna
personale.
Che ne dici di passare un po' di tempo con me? Ci penso io
a farti compagnia, Mami...
Un folle sorriso si dipinge sul
tuo volto. Perché no? Dopotutto non è affatto una cattiva idea: ti comporteresti
esattamente come ha fatto Kaname nei tuoi confronti. E poi quella bambina è
tanto gentile e non ha esitato ad abbracciarti, a considerarti e a regalarti un
po' di sano affetto.
Non appena annuisci e accetti in
silenzio quell'offerta, ti accorgi che la bambina non è più alle tue spalle.
Inspiegabilmente si trova lontana da te, con la mano protesa. Avanti, vieni con me, ti sta
invitando.
Muovi un passo e il tuo corpo ha
un singulto. No, c'è qualcosa di dannatamente sbagliato in tutto questo e te ne
accorgi soltanto ora. Non puoi voltare le spalle alla tua migliore amica,
tantomeno a te stessa. Comportarsi in questo modo non è affatto da te.
Non avresti mai dovuto lasciare
che il dolore e l'astio si mescolassero, tantomeno avresti dovuto portare alle
labbra questo cocktail letale. Eppure aveva un sapore così buono, così
invitante, così consolante!
Lasciandoti guidare dall'istinto,
porti una mano al cuore. Devi assolutamente riavvicinare i due lembi della
cicatrice e cercare di suturarla. Cerchi di ricordare Madoka e la vostra
amicizia, l'affetto reciproco che vi lega, invano. Più frughi nei tuoi ricordi,
meno trovi qualcosa a cui aggrapparti disperatamente, qualcosa per sanare la
tua ferita.
È troppo tardi, Mami.
Consapevolezza. Triste, dolorosa e
amara consapevolezza.
Con mano tremante, afferri la tua
Soul Gem, per poi dischiudere lentamente le dita.
Speri di sbagliarti. Desideri
sbagliarti. Vuoi sbagliarti.
Speranza. Vana, ma pur sempre
speranza.
È opaca e torbida, proprio come
temevi.
Cominci a tremare in preda alla
paura.
Come vedi la bambina – solo ora ti
rendi conto che quella bambina non era altro che il tuo Io passato, poco prima
che l'incidente avvenisse – dissolversi in un'ombra scura e fluire dentro la
tua anima cristallizzata, il tuo terrore si radica sempre più in profondità.
Non trovi neppure la forza di
urlare.
Dai tuoi occhi smettono di
sgorgare lacrime.
Il tuo bel viso di porcellana si
sporca di nera pece, la stessa che sta imbrattando la tua gemma.
Il calice cade. Dolore e astio
inondano il terreno.
È troppo tardi.
Presto una nuova Strega verrà condannata a morte.
Tisana alla liquirizia:
Desideravo scrivere qualcosa su Puella Magi, ma non avevo ancora ben chiaro che cosa comporre precisamente. Ascoltando “Which Witch” di Florence and the Machine, ho avuto l'illuminazione. Ho deciso quindi di dar vita a questa nuova raccolta, dove ogni capitolo corrisponderà a una strofa particolare, e ho intenzione di dedicare una piccola storia a tutte le protagoniste. Ho cominciato con Mami, la mia preferita, perché trovo che la prima strofa le calzi a pennello. Mi sono ispirata al videogioco di Puella Magi per PSP, dove Mami diventa Candeloro in seguito – appunto – all'invidia che nutre nei confronti della grande amicizia che lega Madoka e Homura. La bambina, invece, è un riferimento a “Puella Magi: The Different Story”, dove Mami incontra Candeloro, che ha assunto le sembianze della Puella Magi da bambina. In breve, spero che questa storia sia stata di vostro gradimento! Grazie per aver letto!