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Autore: Lamy_    16/08/2015    1 recensioni
Amira Taylor, giovane ed intraprendente, e Robert, sfrontato e affascinante. Un legame puramente lavorativo che diventerà qualcosa di più grande. I sogni di una ragazza che diventano realtà e la speranza che tutto possa cambiare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amira Taylor era la segretaria, o meglio la tutto fare, della star hollywoodiana Robert Downey Jr da tre anni. Era stata assunta a soli ventiquattro anni, subito dopo essersi laureata in lingue, e seguiva il suo capo dappertutto. La famiglia di Amira non aveva mai accettato che lei facesse quel lavoro, sempre in giro per il mondo, non aveva una casa fissa, lavorava tutto il giorno e questo le impediva di avere una relazione. Amira, però, amava il suo lavoro e la sua vita: desiderava sin da bambina girare il mondo e con il signor Downey ne aveva avuto la possibilità. La sua città preferita era Mosca.
"Signorina?"
Amira scosse il capo per liberarsi dai pensieri e si guardò attorno, era in un auto di servizio con Robert e si stavano recando ad una serata di gala.
"Le ho chiesto quale cravatta posso indossare." le disse Robert mentre reggeva due cravatte, una grigia a strisce blu ed una rossa. Amira lanciò un'occhiata prima al suo capo e poi alle cravatte. Annuì e indicò la cravatte rossa.
"Quella rossa le dona molto, e poi mette in risalto i suoi occhi." le parole  uscirono senza freni e la ragazza si portò una mano sulla bocca come se avesse la possibilità di cancellare ciò che aveva detto. Robert rise.
"Lei è sempre molto gentile, signorina Taylor."
Amira sorrise imbarazzata e tornò a guardare fuori dal finestrino. Le piaceva quel lavoro, ma da qualche mese era diventato difficile stare accanto a Robert perchè Amira si era innamorata di lui. Gli era stata accanto quando lui e Susan avevano divorziato, e fu un periodo molto difficile, rimase con lui quando si vedeva con una delle modelle che sfilavano per Armani, ma col tempo si era accorta che il suo disprezzo per quelle donne era gelosia. Era gelosa perché sapeva che per Robert era solo la sua segretaria e nulla di più, era gelosa perché lei avrebbe potuto renderlo felice se solo lui glielo avesse chiesto, era gelosa perché voleva quell'uomo solo per sé...ma non poteva. Quando si accorse di avere gli occhi lucidi, Amira aprì l'agenda di pelle rossa e diede una controllata agli impegni.
"Allora, stasera forse incontrerà la signora Fits e suo marito, sicuramente Chris Evans ci sarà e vi farete compagnia, poi cred..."
"Vorrei invitarla." esordì Robert, interrompendo il discorso della sua segretaria.
"Co-sa?"
"Sarei felice che lei mi accompagnasse questa sera." ripeté lui con il solito sorrisetto furbo.
"No, non posso. Non ho un abito e non mi sembra il caso."
"Ha paura di qualche pettegolezzo? E per quanto riguarda il vestito, abbiamo un'ora e mezza prima che cominci la festa perciò ha tempo per prenotarlo."
Amira non disse nulla, era troppo scioccata da quella richiesta. Era pur sempre il suo capo e dovette accettare, ma a malincuore.
 
 
Amira si specchiò un'ultima volta e raggiunse il signor Downey nella hall dell'albergo. In un'ora si era dovuta fare una doccia, vestire truccare e aggiustare i cappelli, e ci era riuscita nonostante tutto. Aveva prenotato un abito lungo color verde smeraldo con le spalline sottili e lo scollo a ciambella, calzava un paio di sandali argentati con un tacco modesto, per l'occasione si era legata i capelli in una treccia laterale e aveva applicato un trucco leggero. Appena Robert la vide rimase letteralmente meravigliato. Quell'abito avvolgeva dolcemente il corpo di Amira e i tacchi la slanciavano. La ragazza si mosse verso di lui con un'espressione di totale imbarazzo, ma anche Robert faticò a nascondere lo stupore. Aveva sempre pensato che quella ragazza di soli ventisette anni fosse di una bellezza unica, più legata all'animo che al suo aspetto fisico. Oltre ad essere bellissima, Amira aveva un gran cuore. Era sempre gentile con Robert, era intelligente, furba, solare, spiritosa ed autocritica, e si era venuto a sapere che facesse volontariato presso l'ospedale e la mensa dei poveri il sabato e la domenica. Robert si chiedeva spesso perché una ragazza così giovane avesse scelto un lavoro tanto nomade e solitario. Viaggiare, tornare a casa solo per prendere i vestiti, spostarsi da un set all'altro richiedeva tutto il tempo, e ritagliarsi un attimo libero era poco probabile. Eppure Amira non sembrava soffrirne, anzi metteva sempre più impegno nel suo lavoro senza mai lamentarsi. Non si era nemmeno abbattuta quando, il giorno di Natale, erano rimasti bloccati a girare 'Avengers- age of ultron'. Tutti sul set erano tristi e rammaricati di non poter trascorrere una delle feste più belle con la propria famiglia, tutti tranne Amira, che, anzi, aveva ordinato il pranzo per tutti all'ultimo minuto facendo sì che la gioia natalizia si diffondesse. Probabilmente fu allora che Robert si innamorò di lei. Oppure quando lo salvò da una delle figuracce peggiori della storia. Oppure quando lo riportò a casa dopo una rissa in un bar. Oppure...oppure lo aveva capito al loro primo incontro: lei era così piccola, dolce e indifesa, ma dimostrava carisma e passione, doti fondamentali.
"Signor Downey, va tutto bene?"
La voce di Amira arrivò come uno schiaffo che lo fece riprendere dai suoi pensieri.
"Sei bellissima." Sussurrò Robert all'orecchio di Amira, che sgranò gli occhi incredula. Non solo le aveva fatto un complimento ma per la prima volta in tre anni le aveva dato del tu. Quella serata stava prendendo una brutta piega, si disse Amira. La limousine parcheggiò dinnanzi ad un enorme castello, con le guglie dorate, vasti giardini fioriti, con la musica classica che si diffondeva nell'aria e una moltitudine di gente famosa che si accalcava all'entrata. Due camerieri si affrettarono per aprire la portiera, Robert le strinse saldamente una mano e la trascinò dolcemente fuori dall'auto. Tutti gli occhi degli invitati furono puntati su di lei. Qualcuno sorrideva a Robert, altri fissavano stupiti la sua dama, e altri ancora ridevano di quella strana coppia. Amira si ritrasse di poco e così costrinse Robert a voltarsi.
"Qualcosa non va?" le chiese lui sottovoce, sorridendo e salutando gente di qua e di là.
"Tutte queste persone ci fissano e continuo a credere che sia una pessima id..."
"Ci fissano perché sono invidiosi del fatto che un magnifica donna come te mi accompagni."
Robert le sorrise e si avviò all'ingresso. Le loro mani erano ancora unite, e Amira bruciava a quel contatto. Tenere per mano Robert era sembrato un sogno fino a due ore prima, ma ora lo stava addirittura accompagnando ad una festa. E' vero che la realtà supera le aspettative. L'enorme salone che si apriva dinnanzi ai loro occhi era fantastico: statue di divinità romane erano sparse di qua e di là, sontuosi festoni rosso porpora addobbavano le finestre, in ogni angolo figuravano colonnine doriche e fiori freschi pendevano dal soffitto come un giardino sottosopra.
"Oh Mister Downey!"
Robert ed Amira si voltarono: Ashley White camminava verso di loro. Amira si irrigidì mentre Robert corrugava la fronte nel tentativo di ricordare chi fosse quella donna.
"Vedo che la signorina Taylor continua ad essere il suo cagnolino da passeggio." sputò acida Ashley, portandosi una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio. Amira abbassò lo sguardo e il suo disagio era talmente palpabile che Robert le mise un braccio attorno alla vita per poi stringerla di più a sé.
"La verità è che stai vedendo una fantastica donna al mio fianco, bella, intelligente e con personalità, qualità che a te mancano." rispose Robert a tono, sfoggiando il solito sorrisino ironico. Ashley lanciò loro un'occhiata di sfida e decise di tenere testa al gioco.
"Ricordo quando la tua segretaria mi ha riportato i vestiti puliti dopo la nottata passata a letto con te." sussurrò Ashley all'orecchio di Robert, ma Amira riuscì lo stesso a capire cosa gli avesse detto.
"Io, invece, ricordo quella notte come una delle peggiori che io abbia mai trascorso."
Amira rise piano mentre sentiva il braccio del signor Downey stringersi ancora di più sul suo fianco. Ashley non rispose e, con una sventolata di capelli biondi, si allontanò.
"Signore, non era necessario rispondere a tono." disse Amira, liberandosi dalla presa di Robert.
"Era mio dovere, e poi non sopporto Ashley. Due piccioni con una fava, insomma. La finisci di darmi del 'lei'?"
"Senta, già averla accompagnata ad un evento pubblico è imbarazzante e compromettente, lei non mi aiuta se continua a toccarmi e a trattarmi come se...come se non fossi la sua segretaria." esordì Amira, ormai troppo stanca di quella situazione che la stava facendo crollare. Amava Robert ed essere lì con lui, ad una festa in un castello medievale, con indosso un abito di alta sartoria, abbracciata a lui, era una follia. Voleva che tutto svanisse e che tra loro tornasse a vigere un rapporto esclusivamente professionale, ma lei sapeva che dopo quella sera le cose sarebbero cambiate. Soffriva già perché tra di loro non ci sarebbe mai stato nulla, e avrebbe sofferto ancora di più dopo perché aveva avuto solo un assaggio di come sarebbe stato essere la sua fidanzata...ma i sogni non si realizzano. Almeno, non per tutti. Robert la fissava con un'espressione interrogativa, ignaro dei pensieri che si accavallavano nella mente della sua giovane segretaria.
"Mi scusi."
Amira uscì come una saetta dalla sala e si diresse in uno dei giardini che si stagliavano sul retro del castello, lontano da occhi indiscreti. Si sedette su una panchina di marmo, abbandonandosi ad un sospiro che sapeva di tristezza, amarezza, speranza, delusione. Amare non è mai facile, anzi è una delle torture più diffuse al mondo. Amare non sempre ti salva, non sempre porta gioia, la maggior parte delle volte reca solo dolore e vuoto. Ecco, Amira sentiva un vuoto. Certo, amava il suo lavoro, la sua famiglia, i suoi amici, ma nel cuore sentiva che c'era un buco, che forse solo Robert poteva colmare.
 
 
Robert si ritrovò per la terza volta presso i cespugli di rose, ma di Amira nessuna traccia. Era sparita già da venti minuti. Lui l'aveva cercata all'esterno ma poi intuì che probabilmente si era nascosta in giardino, e allora si era addentrato anche lui. Ad un certo punto, sbirciando a destra e a sinistra, intravide una figura snella seduta accanto agli alberi di pesco. Era Amira, il vestito verde smeraldo spiccava sotto la debole luce dei lampioni, i capelli castani erano sciolti adesso, e si era tolta le scarpe. Robert sorrise automaticamente, era totalmente perso di quella ragazza. Si avvicinò a lei in silenzio e con un sorriso a trentadue denti, che si spense non appena udì dei singhiozzi.
"Amira, stai bene?"
La ragazza balzò in piedi e cercò di asciugarsi in fretta le lacrime, con uno scarso risultato, e si strinse nelle spalle. Robert era a pochi passi da lei. Era così bella.
"Signor Downey, mi perdoni. Io...aveva bisogno di un attimo per ripre..."
Robert non resistesse più e la bacio, interrompendo quel flusso di inutili parole. Amira dapprima rimase immobile ma poi si lasciò totalmente trasportare da quel bacio. Robert la strinse a sé, posandole le mani sui fianchi, e lei gli teneva le mani sulle spalle. Il bacio diventò sempre più urgente, bisogno e la passione scoppiò come fuochi d'artificio nelle loro vene. Quando si staccarono avevano entrambi il fiato corto.
"Andiamo via da qui." bisbigliò Robert.
Amira annuì, ed insieme ritornarono alla limousine che li riportò in hotel.
"Le chiavi della mia stanza?" le domandò Robert mentre salivano in ascensore alla suite del settantesimo piano. Amira aprì la borsetta e tirò fuori una chiave magnetica, simile ad una carta di credito, e la passò a Robert. Le porte si aprirono con un suono di metallo che stride e i due si diressero in camera. Robert aprì la porta, accese la luce ed entrò ma Amira si fermò sulla soglia.
"Buonanotte, signore." disse a bassa voce la ragazza, sentendo già le lacrime che le riempivano gli occhi. Si allontanò senza aggiungere altro, pronta a mettersi a letto e a piangere, pronta a passare la notte a non dormire e a pensare a quel maledetto bacio. Mentre attraversava il corridoio per raggiungere la sua stanza, venne afferrata da una mano e si voltò: era Robert.
"Sign..."
Robert in risposta le lasciò un bacio sul collo e le accarezzò dolcemente il braccio.
"Dove credi di andare?"
Amira non disse nulla, incapace di articolare parole e suoni, ammaliata da quelle carezze.
"Io voglio fare l'amore con te." le sussurrò Robert mentre le lasciava altri baci sul collo. Amira perse l'autocontrollo e baciò Robert sulle labbra. Pochi minuti dopo si ritrovarono nella stanza di lui, tra le lenzuola, a baciarsi, ad accarezzarsi, a viversi. Non si stavano unendo solo i loro corpi, ma i loro sentimenti, le loro anime. Avevano atteso quel momento per troppo tempo e adesso stavano dando sfogo alle emozioni represse. Amira fremeva, sospirava, si abbandonava completamente alle carezze e ai gesti di Robert. Questi, dal canto suo, sentiva montare il bisogno disperato di toccarla, di sentire la sua candida pelle sotto le dita, di farla sua. I loro gemiti riempirono la stanza fino a quando ebbero la forza di amarsi.
 
 
Il cellulare vibrava già da qualche minuto ed Amira non ne poté più, così lo afferrò e si accorse che la sveglia segnava le nove di mattina. La ragazza si mise a sedere, si guardò attorno e si accorse di non essere nella sua stanza. C'erano vestiti sul pavimento, il suo abito, la giacca e la camicia di Robert, più in là notò una sua scarpa e sul comodino era poggiata in modo casuale la cravatta di Robert. Ho passato la notte con Robert, pensò Amira. Di scatto si alzò dal letto, indossò l'intimo, raccattò l'abito e una delle due scarpe.
"Ma dove cavolo è finita..." sussurrò Amira, cercando sotto il letto la sua scarpa.
"Che stai facendo?"
Amira alzò lo sguardo: Robert, con indosso solo un paio di pantaloncini neri, reggeva un vassoio su cui erano disposte due tazze di caffè, la zuccheriera ed una rosa rossa. La ragazza si mise in piedi e tentò di coprirsi invano con il vestito.
"Inutile che ti copri, ho già visto tutto quello che c'era da vedere!" esclamò lui, poggiando la colazione sul comodino. Amira si schiarì la voce e cercò di assumere un atteggiamento professionale, una dura sfida dopo la notte scorsa.
"Bene...ehm...io andrei, signor Downey."
Amira si infilò frettolosamente il vestito sotto lo sguardo di Robert e si avviò verso la porta.
"Era molto più eccitante stanotte quando mi chiamavi Robert."
Amira spalancò gli occhi e desiderò soltanto che si aprisse una voragine sotto i suoi piedi e la divorasse.
"Ancora non lo hai capito che sono innamorato di te?" continuò Robert con le braccia incrociate. Amira si voltò di scatto con la bocca aperta e gli occhi sgranati. Aveva sentito bene?
"Come, scusi?"
"Oh Amira, non fare la stupida. Sono dannatamente innamorato di te! Ho provato a fartelo capire ma tu hai sempre mantenuto un atteggiamento super professionale e questo mi inibiva ogni volta."
Robert si avvicinò a lei e la fissò dritto negli occhi.
"Tu credi di essere una delle tante, che la notte passata non vale nulla per me, ma ti sbagli perché non ho pensato a nessun'altra donna da quando ho capito che volevo solo te. Sei la sola e l'unica." 
Amira era incredula. Quelle erano esattamente le parole che aveva sempre sognato udire da Robert, e lui era lì, e le stava dicendo che l'amava, che lei era l'unica. Non ci pensò due volte e si fiondò tra le braccia di lui, il quale la strinse più che poté. Amira poggiò le sue labbra su quelle di Robert, passando le mani tra i suoi capelli, sentendo le mani di lui correre sulla sua schiena.
"Anche io sono innamorata di te. Tante volte ho pensato di dirtelo ma temevo che poi avrei perso la sintonia che si era creata tra di noi, seppur sul piano lavorativo, e sono rimasta zitta a soffrire..."
"Adesso sono qui, tesoro, e non ti lascio."
Amira sorrise e lo baciò di nuovo con dolcezza e con tutto l'amore possibile. E' vero che realizzare i sogni è impossibile, ma la vita riserva sempre grandi sorprese.
 
 
Salve a tutti!
E' la mia seconda OS su Robert, e spero davvero che vi piaccia.
Lasciate una recensione e fatemi sapere che ve ne pare.
Alla prossima :)
Un bacio xxx

 
  
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