{ .il cerchio del dolore. }


Rotola. Rotola. Rotola.
La biglia che osserva la sporcizia del mondo attraverso un vetro colorato.
Rimbalza. Rimbalza. Rimbalza.
La palla rossa di un bambino, che più non rimbalza, dimenticata nell’armadio e piena di polvere.
Si decompone. Decompone. Decompone.
Il vuoto delle orbite di un teschio che fissano il nulla nella loro ombra priva di sguardo.
Ruota. Ruota. Ruota.
La Terra sfruttata e sporca che piange e trema e s’arrabbia.

E si continua a vivere per chi ci ha ferito e abbandonato. Nonostante ci abbia ferito e abbandonato.
La biglia non smette di rotolare, la palla non smette di sperare che l’armadio venga riaperto per lei, il teschio non smette di osservare la terra nonostante l’abbia privato degli occhi per vedere, e la Terra non smette di ruotare nonostante la si sia prosciugata di tutto.

La biglia continuerà ad amare la sporcizia, la palla il bambino, il teschio il terreno, la Terra l’uomo.
Almeno finché non ci sarà un muro, un ago, il tempo o il sole ad impedire di rotolare, rimbalzare, decomporre o ruotare. Amare.

E tutti questi ostacoli si chiamano consapevolezza, che portano all’odio. La biglia si romperà in mille pezzi sulla sporcizia, la palla scoppierà in faccia al bambino, il teschio non sarà che frammenti a tagliare il terreno e la Terra esploderà.

Autodistruzione. Ma tutti porteremo con noi chi ci ha ferito e abbandonato.

È la giustizia. È la fine. È il dolore che non avrà mai fine.




Un grazie infinito a chi ha lasciato una traccia del suo pensiero alla mia ultima storia e, in particolare – in ordine puramente alfabetico – a l_s (ti è arrivata la mia mail di risposta? Perché ho avuto problemi con la posta…) e Vampire Berry per le loro storie che tanto adoro e che mi hanno aiutato a mettere giù queste poche parole, forse più chiare di quanto avrei voluto…
Se ve lo state chiedendo, non ho idea del perché io abbia utilizzato esclusivamente esempi sferici o simili. I misteri nonsense dell’inconscio.