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Autore: Sheryl_    16/08/2015    0 recensioni
La luna. Ho sempre sentito una sorta di attrazione verso quel meraviglioso astro. Neanche io ne so la ragione, semplicemente è sempre stato così. Molte notti mi sono ritrovata a sgattaiolare fuori da casa per stendermi in giardino in compagnia di Abbey, la mia cagnolona, una dolcissima Bovaro del Bernese. Rimanevo sdraiata lì, con il grosso muso di Abbey poggiato sul mio stomaco mentre le mie dita accarezzavano il suo pelo soffice. Il mio sguardo puntato verso il pallido satellite. In quei momenti ero letteralmente in paradiso.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tre.



Il giorno dopo, nonostante mi sentissi decisamente meglio, mia mamma preferì tenermi a casa.
Ero ben contenta di risposare un altro giorno e dopo essermi alzata dal letto mi preparai per poi uscire con Abbey.
Decisi di mandare un messaggio a Talvikki, prendendola in giro visto che, mentre io mi rilassavo nel bosco, lei si trovava spalmata ad annoiarsi su un banco scolastico.
La sua risposta arrivò immediatamente.
"Stai attenta."
Le sue parole, senza un'apparente ragione, mi fecero rabbrividire.
Mi sarei aspettata un invito ad andarmene a quel paese e non un messaggio del genere.
Cercai di non farci troppo caso, forse si riferiva alla febbre del giorno prima e la mia era solo un'inutile paranoia.
Nonostante questi nuovi pensieri allungai il passo e mi diressi verso casa.
Intorno a me c'era il silenzio più assoluto, i soli rumori che osavano intaccare quel momento erano i passi miei e di Abbey sulla neve.
Non c'era anima viva, nemmeno uno sporadico coniglio, zero.
Era come trovarsi su un'altra dimensione, in completa solitudine.
Il mio cuore aumentò il suo battito e cominciai a tremare.
Era terribilmente strano, mai mi ero sentita così terrorizzata e le mie visite solitarie nel bosco erano tutt'altro che rare.
Mi accorsi di essermi bloccata in mezzo al nulla quando Abbey, probabilmente preoccupata dal mio stato di immobilità, mi saltò addosso permettendo così che mi riprendessi.
Agganciai il guinzaglio al suo collare e cominciai a correre.
Volevo arrivare a casa il prima possibile e correndo in dieci minuti avrei sicuramente raggiunto la mia meta.
Fortunatamente ero lievemente allenata quindi non feci troppa fatica, anzi.
Amavo la sensazione del vento contro il mio corpo e la libertà selvaggia che sembrava scorrermi direttamente nelle vene.
Riuscì così a mantenere leggeremente la calma, ma nonostante ciò non fermai la mia corsa consapevole che se solo lo avessi fatto, il terrore sarebbe tornato investendomi con la sua cappa oscura.
Per un momento, mentre il vento mi fischiava nelle orecchie, mi parve di sentire un ululato.
Ma era praticamente impossibile.
Erano anni che i lupi non si spingevano così vicino a luoghi abitati, spostandosi invece verso le montagne più invalicabili.
Sicuramente era la suggestione che mi giocava brutti scherzi, o almeno cercai di convincermene.
Finalmente, poi, arrivai a casa.
Velocemente mi tolsi le scarpe all'ingresso e, sempre tenendo un passo rapido, mi lanciai in salone buttandomi sul divano.
Osservai le mie mani che ancora non si decidevano di smettere di tremare mentre neanche il battito sembrava intenzionato a regolarizzarsi.
Mi resi conto che una tale ondata di paura fosse davvero ingiustificata, ma la calma sembrò non voler comunque tornare.
Dovevo assolutamente distrarmi, così, mi diressi verso la mia stanza con Abbey alle calcagna che mi osservava con sguardo critico.
Mi spogliai del giubboto e, preso il portatile, mi stesi sul letto.
La cagnolona mi seguì a ruota e ne fui sollevata; in sua compagnia mi sentivo decisamente più protetta.
- Allora, Abbey, che film ci guardiamo? - le chiesi, accarezzandole il testone.
Mi stupì nel sentire la mia voce così roca e stanca.
- Vada per "Shining", ottima idea. - esclamai, sempre rivolta al cane sdraiato di fianco a me.
Lei inarcò un sopracciglio come se mi reputasse pazza a parlare con qualcuno che non può rispondere.
Scrollai le spalle, mi misi comoda e avviai il film.
Forse l'idea di guardarsi un film horror dopo un tale spavento poteva non sembrare così ottima, ma aiutò moltissimo e ben presto mi dimenticai dell'episodio appena avvenuto.

Nel pomeriggio Talvikki venne a casa mia.
- Ma tu non ce l'hai una casa tua? - le chiesi, aprendole la porta e scostandomi per permetterle di entrare.
- Sì, ma qui è molto meglio. - rispose noncurante avviandosi verso il frigorifero. Agguantò una birra e si stese sul divano come se niente fosse.
- Beh?! - domandò, notando che ero ancora ferma sull'uscio persa a fissarla.
- Non aver paura, non ti mangio mica. Fai come se queste fosse casa tua! - aggiunse, mentre un sorrisetto ironico troneggiava sul suo viso.
Scossi la testa ormai rassegnata e la raggiunsi sul divano a mia volta, non prima di aver preso un'altra birra dal frigo.
- Cosa mi racconti? - chiesi, poggiando la mia testa sulla sua pancia.
- Nulla di particolare. Oggi la Saarinen ha rotto particolarmente i coglioni e non avevo nessuno con cui sfogare i miei deliri giornalieri. -
Scoppiai a ridere a quell'affermazione.
Fin da quando io e Tai avevamo messo piede in quella scuola, tra lei e la professoressa di matematica non correva buon sangue. Ancora non capivo la motivazione, considerando che Talvikki è un genio, scolasticamente parlando, ma tra loro gli sguardi colmi d'odio erano all'ordine del giorno.
- Comunque, oggi mi hai spaventata seriamente. - Esclamai ad un certo punto, dopo lunghi attimi in cui nessuna delle due aveva proferito parola.
- Cosa intendi? - Mi chiese, fermando la mano che stava giocherellando con i miei capelli.
Aveva lo sguardo corrucciato e non potei fare a meno di scoppiare a ridere a quella vista.
- Nulla, quel tuo messaggio mi ha inquetata parecchio. - Spiegai.
Dopo quelle mie parole il silenzio tornò a regnare sovrano e lei riprese a passare la sua mano fra i miei capelli.

Fu così che ci ritrovo mia madre al ritorno dal lavoro, ci eravamo addormentate sul divano, abbracciate.
Ci svegliò e Talvikki sembrava essere parecchio agitata e di corsa, infatti prese le sue cose e dopo neanche cinque minuti fu fuori di casa.
Il mio sguardo doveva apparire parecchio confuso, perché mia madre cercò di spiegare il suo strano comportamento.
- Sua madre è stata poco bene. - Mi disse prima di dirigersi in cucina per preparare la cena.
Eppure, quella situazione a me puzzava e non poco.
C'era qualcosa sotto, Tai non si era mai comportata in quel modo, non con me almeno.
Un po' mi ferì, perché dopo quasi quindici anni di amicizia dove i segreti dell'una diventavano anche dell'altra, mi sentivo messa da parte.
Tirai un grosso sospiro, stavo diventando decisamente paranoica.
Talvikki non mi avrebbe mai fatto del male.
O, almeno, non volontariamente.










Spazio autrice
Aggiornamento lampo, devo letteralmente fuggire.
Stiamo entrando finalmente nel pieno della storia, il prossimo capitolo sarà decisamente più lungo e coinvolgente - o almeno spero -.
L'aggiornamento avverrà Giovedì.
Grazie mille per il supporto.

See you soon!

 

   
 
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