Da molti mesi non aggiorno la storia ma dovete scusarmi, ho avuto un'estate veramente difficile colma di problemi personali e familiari e il tempo che dedicavo alla scrittura è andato a benedirsi.
Detto ciò vi assicuro che non ho abbandonato questa storia che mi sta tanto a cuore.
Spero che continuerete a seguire la Fiction
Un saluto caloroso e buona lettura :)
I panni sporchi si nascondono dentro l'armadio
<<
Sofia >> la voce di mia madre risuona lontana e ovattata.
<<
Sofia! >> uffa, mamma perché devi intrufolarti
nei miei sogni?
Aspetta, sono nella mia stanza, qualche filo di luce entra dalle
tapparelle semi abbassate. Questo non è un sogno, almeno nel
mondo
della semi coscienza cercherei di stare in un luogo confortevole,
come una meravigliosa
e
fumetteria, oppure su una spiaggia caraibica, sicuramente non nella
mia stanza.
<< Sofia >> merda, la voce è
sempre più vicina e Gio? Devo sbarazzarmi di lui in qualche
modo,
mamma non deve assolutamente vederlo soprattutto in questo momento,
le sue braccia mi stringono e mi intrappolano in una tenera morsa.
Devo svincolarmi dalla presa.
<< Gio, sveglia >> mi
alzo a sedere così mi libero dalle sue braccia. Credo mi
abbia
sentita, corruccia leggermente le sopracciglia e il volto disteso
viene deformato da qualche piccola ruga.
<< Uhm? >>
uhm? Uhm un cavolo, ora alza il culo
<< Gio forza, mettiti
sotto al letto >> è l'unico nascondiglio che
mi viene in
mente, banale ma credo sia efficace, ameno che mamma non entri nella
stanza con l'intento di spazzare il pavimento , sarebbe imbarazzante
...
Mamma
spalanca la porta della stanza, tra le mani detiene la scopa.
<<
Sofia, guarda quanta polvere! Quante volte ti ho detto di spazzare il
pavimento? >> mamma
comincia ad agitare affannosamente il pezzo di legno
<<
No, non preoccuparti, dopo spazzo io >> mi alzo in piedi
nel
tentativo di strapparle la scopa dalla mano.
<< Dici sempre
così poi non lo fai mai >> mamma si piega,
passa la scopa
sotto al letto
<< Cosa c'è qua sotto, sembra ci sia un
enorme cumulo di vestiti ... >> con tutta la forza che
possiede, strattona il manico di legno ma anziché uscire
fuori un
enorme cumulo di stracci puzzolenti, rotola fuori Gio. Mamma spalanca
la bocca, mi guarda con due occhi allucinati
<< Chi cazzo è
questo? >>
Troppo
imbarazzante.
Gio alza il panno fino alla nuca
<< Ecco,
ora sono sotto >> Gio, dici sul serio? Sono certa del
fatto che
hai un terribile mal di testa scatenato dalla sbronza, però
quando
dico “sotto al letto”, intendo dire che devi
appoggiarti sul
pavimento, rotolare
fino a quando
non ti ritrovi a faccia con la rete metallica che sostiene il
materasso . Non c'è tempo per spiegartelo,
dato che i fatti
valgono più delle parole ora ti butto giù.
Afferro i lati del
copriletto e con forza lo tiro verso l'alto, Gio rotola per terra
producendo un sonoro tonfo.
<< Che cazz … sei matta? >>
mi guarda confuso, come se fossi una pazza stralunata, forse
è così
ma ora devi darmi una mano perciò rotola, muoviti
<< Sofia?
>> la voce di mamma è vicinissima, credo stia
per aprire la
porta, avevo sentito i suoi passi pesanti mentre saliva le scale, e
grazie al cielo Gio ha capito la situazione, e in un battito di
ciglia scompare.
Come previsto la porta si apre ed ecco mamma,
nella sua splendida bellezza, in pantofole con i bi godi rosa
accuratamente sistemati nella chioma scura
<< Sofia, perché
non hai risposto? >>
<< Scusa mamma, stavo dormendo >>
sono a cavalcioni sul letto e ho una grande paura soprattutto
perché non ho eliminato tutte le prove, anche se Gio
è nascosto,
nella stanza sono presenti i suoi oggetti: gli abiti umidi sono sulla
sedia, i suoi occhiali da vista sono appoggiati sul piccolo comodino
accanto al letto. Devo solo sperare che non li noti,
ormai è
troppo tardi per nasconderli. Magari mamma se ne va via, è
venuta in
stanza solo per vedere se la sua piccola bimba è tornata a
casa sana
e salva dalla mega festa.
<< Scusami Sofia, non volevo
svegliarti però ho sentito dei passi così ho
pensato che fossi
sveglia. >> no, non erano dei passi, forse hai sentito
Gio
rotolare, comunque sia non ha importanza. Mi hai vista, sono qui,
viva e vegeta perciò puoi anche uscire. E invece no, mamma
si siede
sul letto tra me e il comodino dove sono poggiati gli occhiali da
vista di Gio. sento piccole gocce fredde di puro terrore scendermi
giù dalla schiena. Se mamma notasse gli occhiali ...
<<
Sofia, di chi sono questi occhiali? >> mamma li afferra e
li
contempla specchiandosi nelle grandi lenti.
<< Non lo so
>>
<< Come non lo sai? Sono sul tuo comodino >>
<<
Boh, forse
è passata una gazza
ladra, avrà pensato di costruire un nido nella mia camera >>
mi
guarda accigliata.
<<
Non sai quello che si dice sulle gazze? Catturano gli oggetti
brillanti per arredare il proprio nido
Mamma si volta verso di me,
per fortuna non li ha notati
<< Ti sei divertita ieri sera
Sofia? >>
<< Sì, però vorrei dormire
>> sono
proprio un geniaccio, anche se è una scusa blanda credo che
funzionerà.
Mamma sorride
<< Certo, è domenica e meriti
di dormire >> ecco, brava! Si alza e nel momento in cui
aprirà
la porta sarò salva, però non si sta dirigendo
verso la porta, si è
bloccata e mantiene lo sguardo fisso dietro di me. Oddio, spero che
non ci sia Gio. magari quello stupido si è alzato in piedi
<<
Sofia … >> il suo sguardo si è
addolcito e le sue labbra si
sono leggermente incrinate verso l'alto. Direi che non ha visto Gio
altrimenti si sarebbe messa a urlare come una pazza, credo sia il
momento di voltarsi per vedere che cosa ha attirato la sua
attenzione. E stavolta sono io quella sconvolta, sul lenzuolo
immacolato spicca una piccola chiazza rossa. Il misfatto scarlatta si
è ripetuto
<< Sofi, quante volte ti ho detto che quando vai
a letto, devi metterti due assorbenti >> mamma ti prego
smettila! Non voglio che Gio sappi che non sono in grado di mettermi
un'assorbente. È troppo imbarazzante
<< E poi devi metterti
anche due paia di mutande, così l'assorbente rimane ben
attaccato >>
chissà cosa starà pensando Gio in questo momento,
scommetto che è
lì sotto con una mano sulla bocca a sghignazzare.
<< Non
importa >> finalmente, dopo avermi umiliato come si deve
si
dirige verso la porta.
<< Ora ti porto delle lenzuola
pulite, cambiamo il letto così puoi rimetterti a dormire
>>
mamma scompare dalla mia vista. Dopo questa scioccante umiliazione
devo affrontare Gio, eccolo! Gio a fatica rotola fuori per poi
mettersi in posizione eretta, tra le mani tiene qualcosa, sembra un
pezzo di stoffa
<< Ho trovato queste >> me lo allunga
e con un certo imbarazzo scopro che è un paio di mutande,il
pizzo bianco e leggermente ingrigito dalla plvere e mi chiedo da
quanto tempo sono lì sotto. La raccomandazione di mamma mi
pulsa in
testa
“Sofia, quante volte ti ho detto di non buttare la roba sotto al letto?”
Quando
mamma comincia a lamentarsi a dire: “ perchè butti
tutti gli abiti
sulla sedia?”, per azzittirla, anziché ripiegare i
vestiti e
sistemarli dentro ai cassetti dell'armadio, li butto sotto il letto,
perchè? Non l so, credo sia solamente una questione di pura
pigrizia
che ora sto pagando a caro prezzo. Credo di aver imparato la lezione,
d'ora in poi non butterò niente sotto al letto.
Gio ha un piccolo
sorrisino stampato sulla faccia e io afferrò il pezzo di
stoffa
bianco. Mi chiedo se queste mutande siano pulite e vorrei tanto
aprirle per vedere se l'interno è candido o incrostato da
qualche
ripugnante secrezione, però devo soffocare questo desiderio
perciò
getto il pezzo di stoffa sul pavimento, lontano dalla nostra
vista.
Che
vergogna,
tutta il mio essere donna è stato svelato in un battito di
ciglia,
quelle ridicole mutande, la grande chiazza di sangue sul bianco
materasso. Però ora non c'è tempo,
Gio se ne deve andare,
dopo avrò tutto il tempo del mondo per vergognarmi e
rimuginare su
questo fattaccio. Gli allungo gli occhiali da vista, appallottolo i
suoi vestiti ancora umidi e glieli consegno
<< Devi uscire
dalla finestra >>
Gio si riveste velocemente, indossa gli
occhiali da vista, fa qualche passo e si affaccia alla finestra
<<
E' alto >>
<< No, è solo un piano e poi c'è
l'erba,
non ti farai male >>
<< E tu come lo sai? >>
alza un sopracciglio, penserà che l'ho detto tanto per fare,
solo
per sbarazzarmi di lui
<< Mia sorella lo fa spesso per
uscire di nascosto, lei non si è mai fatta male,
perciò … >>
adesso sto mentendo, in verità Valeria una volta si fece male
La
fioca luce della Bajour illuminava a stento la stanza, ma era
abbastanza luminosa per mostrarmi le piccole scritte del libro di
Italiano, il giorno dopo avevo un compito in classe sulle poesie di
Ungaretti, inutile dire che non avevo studiato durante il pomeriggio,
così sforzavo i miei occhi stanchi e irritati. Le lettere e
le frasi
cominciavano a sovrapporsi, ma io continuavo a leggere. La luce
soffusa e quel silenzio assoluto non aiutavano a concentrarmi, anzi
erano un invito a gettare il libro in un angolo per stendermi sul
cuscino. Quel silenzio ultraterreno fu spezzato da un lontano tonfo
seguito da un sonoro gemito. Spaventata alzai le tapparelle e mi
affacciai alla finestra. Il piccolo lampione del giardino
illuminò
una chioma riccia e bionda.
<< Valeria? Sei tu? >>
chiamai titubante.
<< Certo! Chi altro dovrei essere? Il
fantasma formaggino? >>
Dopo
una lunga notte trascorsa al pronto soccorso, Valeria tornò
a casa
con un pesante gesso attorno alla caviglia.
Contando il fatto che
mia sorella si è buttata giù dalla finestra un
centinaio di volte
senza procurarsi nemmeno un graffio, credo che a Gio non dovrebbe
succedere niente.
Nonostante un certo cipiglio, Gio apre la
finestra
<< Ok, allora vado Sofia, spero di non spaccarmi
qualche osso >> sul suo volto si disegna un piccolo
ghigno,
forse spera che lo fermi, che gli dica “no, è
troppo rischioso”,
ma qua il vero pericolo è mamma, perciò muoviti!
Posa i piedi
nudi sul piccolo banca letto,
ora
dovrebbe urlare “Geronimo” come fanno i
paracadutisti,
però non mi sembra il caso, anche se sarebbe una scena
veramente
comica.
Sento un piccolo tonfo e mi affaccio alla finestra. Gio è
intatto, e sta camminando verso la strada si volta e mi rivolge un
sorriso strano, come per dire “ ah, sono
sopravvissuto”. Per
essere cortese gli faccio un cenno con la mano e vorrei tanto
guardarlo mentre imbocca la stradina per assicurarmi che esca dal
giardino, però ho sentito mia madre chiamarmi con un tono
allarmato
<< Sofia >>
Mamma entra in camera,
anziché detenere tra le braccia un cumulo di lenzuola pulite,
in una mano stringe un paio di scarpe da ginnastica grandi e logore.
Troppo grandi per appartenere a un membro della nostra famiglia.
<<
Di chi sono queste scarpe? >> lo sguardo di mamma
è severo e
indagatore, bella domanda al quale non posso dare una risposta
sincera. Quelle brutte scarpe da ginnastica sono di Gio, porca
miseria! Stava andando tutto bene, pensavo di averla scampata e poi
mi sono dimenticata la cosa fondamentale, le scarpe depositate
nell'ingresso. Certo che quel cretino poteva dire qualcosa, chi
è
quella persona sana di mente che girovaga per le strade a piedi
nudi?
<< Sono di Hilary >> è la prima
persona che mi
è venuta in mente
<< Hilary porta un 44? >> la faccia
di mamma è incredula.
<<
Sì, ha i piedi grandi >> una bugia che non sta
proprio in
piedi, Hilary raggiunge a malapena il metro e sessanta di altezza ed
è magra come un osso, al massimo
porterà il trenta sette.
Il campanello suona, chi mi vuole
salvare da questa gigantesca fossa di bugie nel quale mi sto
seppellendo? Mamma esce dalla stanza senza abbandonare le scarpe
della discordia. Va giù per le scale sarà
curiosa, chi diamine
suona alla porta alle sette del mattino? In effetti sono curiosa
anche io, vorrei sapere chi è il mio salvatore. Un brutto
pensiero
mi imbruttisce il cervello e mi fa arrestare a metà scala:
se fosse
Gio venuto a reclamare le scarpe? Sarebbe una scena troppo assurda e
poi non credo che sia così stupido, penso che abbia capito
il motivo
per cui l'ho buttato giù dalla finestra. Comunque sia fino a
quando
la porta non verrà aperta l'ombra del dubbio rimane, anche
se non
servirà a molto rimango inchiodata a metà scala,
se sarà
necessario potrò scappare dalla finestra della mia stanza.
Mamma
apre la porta con una strana lentezza, o forse mi pare lenta
perchè
ho il respiro morto in gola, merda! Al capezzale della porta
c'è
Hilary, la sua faccia è stravolta, la pelle è
talmente pallida che
gli occhi verdi risaltano e paiono zaffiri. Un tempismo a dir poco
perfetto.
Ormai sono condannata, tanto vale fare in fretta, ora mi
affianco a mamma e mi mostro cortese nei confronti di Hilary
<<
Ciao Hilary, entra pure >> mamma
lo dice tutta allegra, infatti lei adora Hilary, me lo ha
detto più di una volta
<<
Perchè non chiami Hilary a cena? >> disse
mamma mentre mi
porgeva le spalle e lavava i piatti dentro al lavello. Seduta al
tavolo della cucina sbuffai
<< Perchè dovrei? >>
<<
Perchè mi sembra una ragazza così gentile e
perbene >>
Se
mamma sapesse che ha organizzato una festa Rock and Roll a base di
alcool, chissà se la definirebbe ancora “per
bene”.
<<
No, la ringrazio, sono venuta sola a riportare la giacca a Sofia,
ieri sera l'ha dimenticata a casa mia >> Hilary con un
sorriso
mi porge il cappotto marrone che afferro.
<< Sofia! Sei
tornata a casa senza giacca, come ti è venuto in mente?!
Guarda che
ti ammali >> bene, le scarpe sono passate in secondo
piano,
forse l'ho scampata ora magari Hilary si dilegua
<< Allora
io vado >> brava Hilary, ora te ne devi proprio andare
<<
No, aspetta un secondo >> no mamma, lasciala andare, non
vedi
che ha un volto stravolto? È stanca e vuole tornare a letto,
perchè
la devi importunare in questo modo?
<< Metto dentro a un
sacchetto le scarpe, così te le porti a casa >>
Lo sguardo
di Hilary si sofferma sulle scarpe e poi su di me e mi guarda con un
grande punto interrogativo sulla fronte, anche io la fisso e penso di
essere completamente fottuta. In questo momento vorrei tanto attivare
una conversazione telepatica e dirle “ prendile senza fare
troppo
domande, poi ti spiego”, ma purtroppo non sono una super
eroina,
non posso comunicare telepaticamente. Sono nella cacca.
<<
Ah ... >> Hilary si rivolge a mia madre <<
mi scusi ma me
le ero proprio dimenticate, sa sono le scarpe che uso per fare
ginnastica a scuola e le avevo lasciate nello spogliatoio, per
fortuna Sofia le ha viste >> sono senza parole, Hilary
sei una
brava ragazza, molto brava. Come hai fatto a capire che ero nella
merda fino al collo?
<< Sofia! Dovevi riportargliele
immediatamente. Oh, adesso prendo una busta >> mamma a
passo
svelto si dilegua in cucina.
Hilary divertita mi strizza l'occhio,
vorrei ringraziarla ma non faccio in tempo ad aprire bocca che mamma
torna
<< Ecco qua Hilary >> Hilary afferra il
sacchetto rivolgendole un bel sorriso anche io sorrido. Sono
immensamente grata a questa ragazza e comincio a pensare che riesca a
leggere il pensiero. Davvero, come diamine ha fatto a capire? Boh,
magari oggi indago, passo da lei con la scusa di aiutarla a pulire la
casa. Per il momento mi limito a saluatarla
Bene, stranamente è andato tutto bene. Non so come, forse un aiuto divino o magari Hilary è veramente un angelo. Allora la mia teoria è vera, quando sorride sembra un angelo, forse è veramente un angelo, ma che sto pensando, ah sono proprio una scema, perchè una ngelo dovrebbe aiutarmi? Non vado in chiesa da anni e da quanto tempo non confesso i miei peccati a un prete? Ci sono mai andata a confessarmi? Sì, è stato anni fa, prima di ricevere la cresima
<<
Confessa i tuoi peccati >> disse il grasso prete di
fronte a
me. La sua veste era bianca, al collo portava un grande e vistoso
crocefisso, il Gesù in miniatura e il prete mi fissavano e
io mi
sentii in soggezione.
Rimasi muta, non mi ritenevo una
santa, ma non sapevo quali erano esattamente i miei peccati.
<<
Non temere, questa è la casa del signore solo lui
può giudicarti e
lui è misericordioso e se sarai pentita perdonerà
i tuoi peccati >>
il prete interpretò il mio mutismo come una sorta di
timidezza
<<
Ecco, io non so che peccati ho commesso >> il prete
sorrise
<<
Allora cerchiamoli: hai provato invidia? >>
<< Sì >>
avevo invidiato qualche giorno fa il prosperoso seno di mia
sorella
<< Hai detto bugie? >>
<< Sì >>
ogni giorno dico e dicevo bugie a mia madre, ma non lo consideravo
esattamente un peccato.
<< Questo non va bene, le
bugie sono il cibo che alimenta il demonio >>
Annuii, ma era
grazie alle bugie se mia madre non era ancora morta d'infarto.
<<
Hai commesso peccati di gola? >>
Riflettei, il giorno prima
avevo mangiato un chilogrammo di gelato al cioccolato. <<
Sì
>>
<< Ti sei mai toccata? >> il prete
pronunciò
l'ultima parola con una certa titubanza, come se con quel
“toccata”
si riferisse a un mondo scabroso, qualcosa di indicibile. Ma io non
badai a quella titubanza
<< Sì >>
Le palpebre del
prete si spalancarono
<< Quante volte ti tocchi? >>
Quella
domanda era strana, durante il giorno mi toccavo spesso: mi grattavo
il naso, la schiena, mi pettinavo i capelli e poi alla sera mi
toccavo per lavarmi.
<< Non so, spesso, in particolare sotto
la doccia >>
Gli occhi del prete si ingrandirono a tal punto
che l'uomo pareva un grasso e ripugnante pesce palla.
<< Non
va bene ragazza, lo sai che questo è un peccato gravissimo?
>>
il prete pareva sconcertato e io non capivo il motivo,
“toccarsi”
era una cosa così grave? Sentendomi in imbarazzo volevo
rimediare
alla mia scabrosa confessione.
<< Sotto la doccia non uso le
mani, utilizzo la spugna insaponata >>
Solo
dopo aver parlato con mia sorella capii che il prete si riferiva alla
masturbazione, mi vergognai talmente tanto di quella confessione che
dopo la comunione, decisi di non andare mai più nella chiesa
di
Fiorino. In verità decisi di non andare più in
qualsiasi altra
chiesa.
Chissene importa,
ora vado a sistemare il mio letto così mi rimetto a dormire,
è pur
sempre domenica e io devo recuperare le ore di sonno accumulate
durante la settimana.
Arrotolo tutte le lenzuola e
l'attenzione cade su quel maledetto paio di mutande quelle che Gio
stringeva tra le dita e avevo cacciato nell'angolo, le prendo e visto
che ci sono guardo se sono sporche e per fortuna sono pulite. Mi
dirigo verso il bagno, è lì che abbiamo la
lavatrice anche se penso
sia un pessima scelta stilistica. Il
bagno è completamente bianco, le piastrelle, la doccia, il
lavello,
persino gli asciugamani, invece la lavatrice è metallizzata.
In
verità non m'importa così tanto,
finché l'aggeggio metallizzato
continua a funzionare, lo stile non è un problema. Getto
tutti i
panni nella lavatrice e potrei fare un salto in camera e afferrare
tutti gli indumenti che ci saranno sotto al letto, però temo
di
scoprire che cosa ho nascosto lì sotto, più che
altro ho paura di
scoprire quello che ha visto Gio.
Getto tutti gli indumenti
dentro alla lavatrice, metto l'ammorbidente, pigio il bottone e
l'elettrodomestico comincia il lavaggio. Guardo gli indumenti
mischiarsi, i panni colorati si uniscono e quando il lavaggio
sarà
terminato, la disgustosa chiazza rossa sul lenzuolo
scomparirà. Se
metessi la mia testa dentro alla lavatrice magari anche la mia
macchia nera sparirà. No, è impossibile, se
entrassi in questa
lavatrice e la azionassi morirei affogata e il Nevo di Ota non
sparirà, non sparirà mai.
Suono
il campanello, sono davanti alla casa di Hilary per due ragioni:
voglio scoprire come ha capito che mi ritrovavo immersa nel letame
fino alla gola e ringraziarla per avermi tirato fuori dalla brutta
situazione.
Eccola, è in tenuta sportiva, indossa una tuta di
color grigio e i capelli biondi sono raccolti in una coda morbida.
<<
Ciao Sofia >> mi regala un sorriso che ricambio
<<
Entra >> entro e la casa è irriconoscibile,
ieri sera era
sporca, disordinata e l'odore di Hashish e sudore era talmente forte
che stomacava, invece ora è immacolata, ordinata e l'odore
di
detersivo e deodorante per ambiante inonda le mie narici.
<<
Hilary, hai fatto un buon lavoro, avrai trascorso tutta la mattinata
a pulire >>
<< Sì, devo ammettere che è stata
dura,
ma alla fine ce l'ho fatta >>
Hilary si dirige verso la
cucina e io la seguo. Si siede al grande e tondo tavolo, con un gesto
m'invita a sedermi e io obbedisco. Al centro del tavolo è
presente
un vassoio al suo interno ci sono delle grandi fragole rosse, hanno
l'aria deliziosa.
<< Allora, come è stato? >>
Hilary
mi pone la domanda con un cenno di malizia, non capisco a cosa si
riferisca, forse alla festa?
<< Dai Sofia, non fare la finta
tonta, ti ho vista ieri sera dalla finestra, ti trascinavi dietro
quel bel biondino … >> ora è tutto
chiaro, Hilary ha seguito
la logica, ha pensato che quelle scarpe appartenevano a Gio
perché
mi ha vista tornare a casa con lui.
<< Niente, abbiamo
dormito >>
<< Dai, a me puoi dirlo. Non c'è niente di
male, siamo single e possiamo permetterci qualche scappatella
>>
rimango basita: da quando in qua Hilary è così
lussuriosa? Non mi
ha mai narrato le sue esperienze sessuali perciò avevo dato
per
scontato che non ne avesse avute. Non credo sia una
cosa così
grave o un peccato andare a letto con uno sconosciuto, però
non mi
aspettavo che Hilary fosse così.
<< Sai, anche io ieri sera
ho dormito con un un bel ragazzo e mi sono divertita >>
ok,
credo che la ragazza stia utilizzando in malo modo il termine
“dormire”.
<< Sofia, non sono una bigotta, perciò puoi
anche parlarne di certo io non ti giudico >>
“non mi
giudichi?” Cosa sei? Un prete? Il prete della casa del sesso?
Comunque ora mi sento veramente in soggezione: se le dico che non ho
fatto sesso con Gio, apparirò come una frigida-bigotta e
probabilmente lei si sentirà in colpa per avermi confessato
la
scappatella.
<< Ecco, io non ho fatto niente di che, ci
siamo solamente coccolati >> bene, risposta perfetta!
Così non
apparirò come una frigida suora ma nemmeno come una super
assatanata.
<< Davvero? Come mai? Non gli si è alzato?
>>
Hilary!? Non lo so se gli si
“è
alzato”, io ieri sera volevo solamente dormire nell'angolino
del
mio letto.
<< No, volevo solamente dormire >>
<<
Capisco >> dalle labbra di Hilary scappa un sospiro e poi
mi
rivolge uno sguardo attento
<< Se non si è eccitato stando
nel letto insieme a te allora lascialo perdere, un ragazzo che non si
eccita guardando una ragazza carina come te è omosessuale
>>
Hilary ha frainteso tutto perchè non gli ho raccontato cosa
è
successo realmente, però è molto carina la sua
affermazione. Lei
pensa che una ragazza difettosa come me possa eccitare l'altro sesso,
non mi interessa
provocare
tormenti nei confronti dei ragazzi, però è bello
essere considerata
“carina”
Hilary agguanta una fragola, con le lebbra
assaggia il sapore, però anziché portarsela alla
bocca mi guarda
<<
Se vuoi conoscere qualcuno o vuoi semplicemente
“divertirti”, ti
posso presentare dei ragazzi interessanti >> lentamente
da un
morso alla fragola. Mi sbagliavo, Hilary non è un angelo, al
posto
dell'aureola sono presenti due piccole corna. È un
diavoletto
malizioso. Ma non importa, anche se a salvarmi è stato un
demone la
devo sempre e comunque ringraziare.
<< Hilary, ti ringrazio
per aver preso le scarpe e mentito a mia madre >>
<<
Figurati >> si alza in piedi e sparisce dalla mia vista,
e in
un battito di ciglia torna con il sacchetto di plastica, è
lo stesso
che mamma gli ha consegnato stamattina. Mi alzo in piedi
così posso
afferrarlo
<< Sofia non devi ringraziarmi, siamo amiche e le
amiche si aiutano >>
Ah, che giornata piena di rivelazioni. Sì, stasera qua sdraiata sul mio letto ripenso a questa domenica e ho scoperto tante cose, come per esempio che mia madre non è così ingenua come sembra, anzi è sospettosa quanto uno stratega. Infatti stasera a tavola mi ha posto troppe domande
Affondavo
la forchetta nella pasta al ragù, e mi portavo alla bocca i
maccheroni, masticavo eppure ero talmente in ansia da non poter
godermi il gusto del sugo.
<< Oggi pomeriggio dove sei
stata? >>
<< Sono andata a fare un giro >>
<<
Dove? Da sola? >>
<< No, con Hilary >>
<<
E come sta? È stata contenta di aver riavuto indietro le
scarpe?
>>
<< Sì >> infilzai con la
forchetta quattro
maccheroni, li portai alla bocca e masticai rumorosamente
<<
Non pensavo che portasse un numero così grande, è
strano per una
ragazza così minuta … >>
Ingoia il boccone, ma purtroppo
non lo masticai abbastanza bene perchè si bloccò
in gola. Comincia
a tossire furiosamente.
<< Sofia! >> mia madre
allarmata si alzò in piedi e mi diede qualche pacca violenta
sulla
schiena
Dopo
il “semi strozzamento”, mamma smise di pormi
domande, però non
credo di averla convinta con le storia delle scarpe.
Grazie al
cielo Valeria non era a casa, è uscita tutto il giorno con
il suo
ragazzo e non è ancora tornata a casa, altrimenti mi avrebbe
tormentato con le sue domande e le sue battutacce sporche.
La cosa
che più mi ha sconvolto è stata Hilary, non
pensavo fosse così
trasgressiva l'ho sempre vista come una ragazza educata e mai avrei
immaginato che fosse una patita dei Led Zeppein, ma devo ammettere
che questa nuova Hilary mi piace di più
Ho voglia di ascoltare la
voce di Robert Plant, ora cerco l'Ipod chissà dove
l'avrò messo
…
Non lo trovo, magari è dentro allo zaino, dove è
lo zaino?
Forse nell'armadio? Ah cavolo! Aprendo l'armadio l'occhio è
caduto
sulla busta di plastica nel quale sono intrappolate quelle maledette
scarpe da ginnastica. Probabilmente dovrò incontrare Gio per
ridargliele anche se non lo vorrei più vedere. Ha visto
troppe cose
di me stessa che uno sconosciuto come lui non dovrebbe vedere, anzi
queste sono cose che devone essere nascoste a chiunque, nessuno
dovrebbe vedere le secrezioni di una donna.
Ora come posso
rivederlo senza vergognarmi? Probabilmente anche lui non
vorrà
rivedermi, dopo aver visto questo porcile, quanto sono disordinata e
zozza, chi vorrebbe mai rivedermi? E le scarpe? Boh, quasi quasi le
butto via e Gio si arrangia, non doveva lasciarle in casa.
Il
telefonino suona, sento quella stupida suoneria imposta dalla Nokia,
dove ho messo il cellulare? Lo sento eppure non lo trovo, che palle!
Forse è sotto al letto?
Sono così esausta che vorrei lasciarlo
squillare e fregarmene altamente, però temo che possa essere
mia
sorella, magari mi chiama per dirmi che farà tardi, che
starà fuori
tutta la notte con Giusi, oppure che ha avuto un incidente stradale
…
oh, eccolo! Era sotto la pila di vestiti disordinatamente sistemati
sulla sedia
<< Pronto? >>
<< Ciao >> oh
merda, questa non è la voce di mia sorella, ma è
quella di Gio,
perché non ho guardato il display prima di rispondere?
Potrei
sbattere giù la chiamata, però farei la figura
della maleducata e
non mi pare il caso.
<< Ciao >> ok, ho risposto
perciò
non posso più tirarmi indietro, però ora temo che
commenti le mie
mutande o il fatto che ho macchiato il letto di sangue
<< Lo
sai che hai lasciato le tue scarpe da me? >> brava, sono
troppo
geniale! Buttiamo la conversazione su questo argomento così
lo
distraggo dalla biancheria trovata sotto al letto
<< Sai me
ne sono accorto visto che sono dovuto tornare a casa a piedi nudi
>>
sento una nota di irritante sarcasmo acido nel tono della sua voce,
però preferisco rimanere su questo argomento.
<< Se le
rivuoi … >>
<< No, buttale via, fanno veramente
schifo >> non ha tutti i torti, le ho osservate e le
scarpe
sono macchiate, i lacci grigi sono sfilacciati e inoltre la suola
è
estremamente consumata. Ora però mi sale il dubbio: se non
vuole le
sue scarpe perchè mi ha telefonato? Non sarà per
le mutandine?
Forse mi conviene sbattere giù il telefono, magari non
rivuole le
sue scarpe per evitare d'incontrarmi.
<< Con tua madre tutto
bene? Voglio dire, non mi ha scoperto? >> rimango basita,
mi ha
chiamata per questo? Era preoccupato?
<< No, non ha saputo
nulla >> tutto bene, a parte il fatto che potevi portarti
dietro le tue schifose scarpe, avrei avuto meno guai
<<
Bene, perchè tua madre mi sembra una rompiscatole
>>
<<
Infatti lo è >>
Gio ride, sono contenta che mia madre lo
diverta, io rido meno di lui
<< Va bene Sofia, allora ci
vediamo >> perfetto, ora puoi chiudere la conversazione
<<
Ah, ti posso dare un consiglio? Dovresti essere più
ordinata, sai
sotto a quel letto c'è troppa biancheria >>
ok, ora sono senza
parole, come dovrei rispondere a questa frecciatina? Infatti non
rispondo, chiudo la conversazione, premo il pulsante rosso e caccio
il telefono nell'angolo più lontano del letto.
Penso sia giunto
il momento di guardare cosa c'è sotto al letto, per quanto
faccia
male devo essere consapevole.
Ora mi chino e diavolo, ho tirato
fuori una palla di vestiti. Ora la devo disfare e mi vergogno un
sacco. Ci sono quattro paia di mutande, e due sono sporche, tre
calzini puzzolenti, sette reggiseni, quattro magliette sporche e tre
paia di pantaloni.
Gio ha visto tutto questo, credo che non avrò
più il coraggio di guardarlo in faccia.
Ho deciso, da domandi i
panni sporchi non li nasconderò più sotto al
letto ma dentro
all'armadio.