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Autore: Mistiy_Ronny    16/08/2015    3 recensioni
Una madre perennemente preoccupata. Un padre inesistente. Una sorella dal carattere difficile. Vicini curiosi. Un paesino disabitato. Una vicina di banco disperatamente innamorata. Un ragazzo perennemente scorbutico. Amori fiabeschi. In mezzo c'è Sofia
Sofia ha diciassette anni, vive in un perenne disagio psicofisico che affronta con l'unica arma disponibile:l'ironia.
Genere: Comico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Note: ritaglio questo piccolissimo spazio per chiedere scusa a tutti i lettori che seguono questa fiction.
Da molti mesi non aggiorno la storia ma dovete scusarmi, ho avuto un'estate veramente difficile colma di problemi personali e familiari e il tempo che dedicavo alla scrittura è andato a benedirsi.
Detto ciò vi assicuro che non ho abbandonato questa storia che mi sta tanto a cuore.
Spero che continuerete a seguire la Fiction
Un saluto caloroso e buona lettura :)

I panni sporchi si nascondono dentro l'armadio

<< Sofia >> la voce di mia madre risuona lontana e ovattata.
<< Sofia! >> uffa, mamma perché devi intrufolarti nei miei sogni? Aspetta, sono nella mia stanza, qualche filo di luce entra dalle tapparelle semi abbassate. Questo non è un sogno, almeno nel mondo della semi coscienza cercherei di stare in un luogo confortevole, come una meravigliosa e fumetteria, oppure su una spiaggia caraibica, sicuramente non nella mia stanza.
<< Sofia >> merda, la voce è sempre più vicina e Gio? Devo sbarazzarmi di lui in qualche modo, mamma non deve assolutamente vederlo soprattutto in questo momento, le sue braccia mi stringono e mi intrappolano in una tenera morsa. Devo svincolarmi dalla presa.
<< Gio, sveglia >> mi alzo a sedere così mi libero dalle sue braccia. Credo mi abbia sentita, corruccia leggermente le sopracciglia e il volto disteso viene deformato da qualche piccola ruga.
<< Uhm? >> uhm? Uhm un cavolo, ora alza il culo
<< Gio forza, mettiti sotto al letto >> è l'unico nascondiglio che mi viene in mente, banale ma credo sia efficace, ameno che mamma non entri nella stanza con l'intento di spazzare il pavimento , sarebbe imbarazzante ...

Mamma spalanca la porta della stanza, tra le mani detiene la scopa.
<< Sofia, guarda quanta polvere! Quante volte ti ho detto di spazzare il pavimento? >> mamma comincia ad agitare affannosamente il pezzo di legno
<< No, non preoccuparti, dopo spazzo io >> mi alzo in piedi nel tentativo di strapparle la scopa dalla mano.
<< Dici sempre così poi non lo fai mai >> mamma si piega, passa la scopa sotto al letto
<< Cosa c'è qua sotto, sembra ci sia un enorme cumulo di vestiti ... >> con tutta la forza che possiede, strattona il manico di legno ma anziché uscire fuori un enorme cumulo di stracci puzzolenti, rotola fuori Gio. Mamma spalanca la bocca, mi guarda con due occhi allucinati
<< Chi cazzo è questo? >>

Troppo imbarazzante.
Gio alza il panno fino alla nuca
<< Ecco, ora sono sotto >> Gio, dici sul serio? Sono certa del fatto che hai un terribile mal di testa scatenato dalla sbronza, però quando dico “sotto al letto”, intendo dire che devi appoggiarti sul pavimento, rotolare fino a quando non ti ritrovi a faccia con la rete metallica che sostiene il materasso . Non c'è tempo per spiegartelo, dato che i fatti valgono più delle parole ora ti butto giù. Afferro i lati del copriletto e con forza lo tiro verso l'alto, Gio rotola per terra producendo un sonoro tonfo.
<< Che cazz … sei matta? >> mi guarda confuso, come se fossi una pazza stralunata, forse è così ma ora devi darmi una mano perciò rotola, muoviti
<< Sofia? >> la voce di mamma è vicinissima, credo stia per aprire la porta, avevo sentito i suoi passi pesanti mentre saliva le scale, e grazie al cielo Gio ha capito la situazione, e in un battito di ciglia scompare.
Come previsto la porta si apre ed ecco mamma, nella sua splendida bellezza, in pantofole con i bi godi rosa accuratamente sistemati nella chioma scura
<< Sofia, perché non hai risposto? >>
<< Scusa mamma, stavo dormendo >> sono a cavalcioni sul letto e ho una grande paura soprattutto perché non ho eliminato tutte le prove, anche se Gio è nascosto, nella stanza sono presenti i suoi oggetti: gli abiti umidi sono sulla sedia, i suoi occhiali da vista sono appoggiati sul piccolo comodino accanto al letto. Devo solo sperare che non li noti, ormai è troppo tardi per nasconderli. Magari mamma se ne va via, è venuta in stanza solo per vedere se la sua piccola bimba è tornata a casa sana e salva dalla mega festa.
<< Scusami Sofia, non volevo svegliarti però ho sentito dei passi così ho pensato che fossi sveglia. >> no, non erano dei passi, forse hai sentito Gio rotolare, comunque sia non ha importanza. Mi hai vista, sono qui, viva e vegeta perciò puoi anche uscire. E invece no, mamma si siede sul letto tra me e il comodino dove sono poggiati gli occhiali da vista di Gio. sento piccole gocce fredde di puro terrore scendermi giù dalla schiena. Se mamma notasse gli occhiali ...

<< Sofia, di chi sono questi occhiali? >> mamma li afferra e li contempla specchiandosi nelle grandi lenti.
<< Non lo so >>
<< Come non lo sai? Sono sul tuo comodino >>
<< Boh, forse è passata una gazza ladra, avrà pensato di costruire un nido nella mia camera >>
mi guarda accigliata.

<< Non sai quello che si dice sulle gazze? Catturano gli oggetti brillanti per arredare il proprio nido
Mamma si volta verso di me, per fortuna non li ha notati
<< Ti sei divertita ieri sera Sofia? >>
<< Sì, però vorrei dormire >> sono proprio un geniaccio, anche se è una scusa blanda credo che funzionerà.
Mamma sorride
<< Certo, è domenica e meriti di dormire >> ecco, brava! Si alza e nel momento in cui aprirà la porta sarò salva, però non si sta dirigendo verso la porta, si è bloccata e mantiene lo sguardo fisso dietro di me. Oddio, spero che non ci sia Gio. magari quello stupido si è alzato in piedi
<< Sofia … >> il suo sguardo si è addolcito e le sue labbra si sono leggermente incrinate verso l'alto. Direi che non ha visto Gio altrimenti si sarebbe messa a urlare come una pazza, credo sia il momento di voltarsi per vedere che cosa ha attirato la sua attenzione. E stavolta sono io quella sconvolta, sul lenzuolo immacolato spicca una piccola chiazza rossa. Il misfatto scarlatta si è ripetuto
<< Sofi, quante volte ti ho detto che quando vai a letto, devi metterti due assorbenti >> mamma ti prego smettila! Non voglio che Gio sappi che non sono in grado di mettermi un'assorbente. È troppo imbarazzante
<< E poi devi metterti anche due paia di mutande, così l'assorbente rimane ben attaccato >> chissà cosa starà pensando Gio in questo momento, scommetto che è lì sotto con una mano sulla bocca a sghignazzare.
<< Non importa >> finalmente, dopo avermi umiliato come si deve si dirige verso la porta.
<< Ora ti porto delle lenzuola pulite, cambiamo il letto così puoi rimetterti a dormire >> mamma scompare dalla mia vista. Dopo questa scioccante umiliazione devo affrontare Gio, eccolo! Gio a fatica rotola fuori per poi mettersi in posizione eretta, tra le mani tiene qualcosa, sembra un pezzo di stoffa
<< Ho trovato queste >> me lo allunga e con un certo imbarazzo scopro che è un paio di mutande,il pizzo bianco e leggermente ingrigito dalla plvere e mi chiedo da quanto tempo sono lì sotto. La raccomandazione di mamma mi pulsa in testa

Sofia, quante volte ti ho detto di non buttare la roba sotto al letto?”

Quando mamma comincia a lamentarsi a dire: “ perchè butti tutti gli abiti sulla sedia?”, per azzittirla, anziché ripiegare i vestiti e sistemarli dentro ai cassetti dell'armadio, li butto sotto il letto, perchè? Non l so, credo sia solamente una questione di pura pigrizia che ora sto pagando a caro prezzo. Credo di aver imparato la lezione, d'ora in poi non butterò niente sotto al letto.
Gio ha un piccolo sorrisino stampato sulla faccia e io afferrò il pezzo di stoffa bianco. Mi chiedo se queste mutande siano pulite e vorrei tanto aprirle per vedere se l'interno è candido o incrostato da qualche ripugnante secrezione, però devo soffocare questo desiderio perciò getto il pezzo di stoffa sul pavimento, lontano dalla nostra vista.
Che vergogna, tutta il mio essere donna è stato svelato in un battito di ciglia, quelle ridicole mutande, la grande chiazza di sangue sul bianco materasso. Però ora non c'è tempo, Gio se ne deve andare, dopo avrò tutto il tempo del mondo per vergognarmi e rimuginare su questo fattaccio. Gli allungo gli occhiali da vista, appallottolo i suoi vestiti ancora umidi e glieli consegno
<< Devi uscire dalla finestra >>
Gio si riveste velocemente, indossa gli occhiali da vista, fa qualche passo e si affaccia alla finestra
<< E' alto >>
<< No, è solo un piano e poi c'è l'erba, non ti farai male >>
<< E tu come lo sai? >> alza un sopracciglio, penserà che l'ho detto tanto per fare, solo per sbarazzarmi di lui
<< Mia sorella lo fa spesso per uscire di nascosto, lei non si è mai fatta male, perciò … >> adesso sto mentendo, in verità Valeria una volta si fece male

La fioca luce della Bajour illuminava a stento la stanza, ma era abbastanza luminosa per mostrarmi le piccole scritte del libro di Italiano, il giorno dopo avevo un compito in classe sulle poesie di Ungaretti, inutile dire che non avevo studiato durante il pomeriggio, così sforzavo i miei occhi stanchi e irritati. Le lettere e le frasi cominciavano a sovrapporsi, ma io continuavo a leggere. La luce soffusa e quel silenzio assoluto non aiutavano a concentrarmi, anzi erano un invito a gettare il libro in un angolo per stendermi sul cuscino. Quel silenzio ultraterreno fu spezzato da un lontano tonfo seguito da un sonoro gemito. Spaventata alzai le tapparelle e mi affacciai alla finestra. Il piccolo lampione del giardino illuminò una chioma riccia e bionda.
<< Valeria? Sei tu? >> chiamai titubante.
<< Certo! Chi altro dovrei essere? Il fantasma formaggino? >>

Dopo una lunga notte trascorsa al pronto soccorso, Valeria tornò a casa con un pesante gesso attorno alla caviglia.
Contando il fatto che mia sorella si è buttata giù dalla finestra un centinaio di volte senza procurarsi nemmeno un graffio, credo che a Gio non dovrebbe succedere niente.
Nonostante un certo cipiglio, Gio apre la finestra
<< Ok, allora vado Sofia, spero di non spaccarmi qualche osso >> sul suo volto si disegna un piccolo ghigno, forse spera che lo fermi, che gli dica “no, è troppo rischioso”, ma qua il vero pericolo è mamma, perciò muoviti!
Posa i piedi nudi sul piccolo banca letto, ora dovrebbe urlare “Geronimo” come fanno i paracadutisti, però non mi sembra il caso, anche se sarebbe una scena veramente comica.
Sento un piccolo tonfo e mi affaccio alla finestra. Gio è intatto, e sta camminando verso la strada si volta e mi rivolge un sorriso strano, come per dire “ ah, sono sopravvissuto”. Per essere cortese gli faccio un cenno con la mano e vorrei tanto guardarlo mentre imbocca la stradina per assicurarmi che esca dal giardino, però ho sentito mia madre chiamarmi con un tono allarmato
<< Sofia >>
Mamma entra in camera, anziché detenere tra le braccia un cumulo di lenzuola pulite, in una mano stringe un paio di scarpe da ginnastica grandi e logore. Troppo grandi per appartenere a un membro della nostra famiglia.
<< Di chi sono queste scarpe? >> lo sguardo di mamma è severo e indagatore, bella domanda al quale non posso dare una risposta sincera. Quelle brutte scarpe da ginnastica sono di Gio, porca miseria! Stava andando tutto bene, pensavo di averla scampata e poi mi sono dimenticata la cosa fondamentale, le scarpe depositate nell'ingresso. Certo che quel cretino poteva dire qualcosa, chi è quella persona sana di mente che girovaga per le strade a piedi nudi?
<< Sono di Hilary >> è la prima persona che mi è venuta in mente
<< Hilary porta un 44? >> la faccia di mamma è incredula.
<< Sì, ha i piedi grandi >> una bugia che non sta proprio in piedi, Hilary raggiunge a malapena il metro e sessanta di altezza ed è magra come un osso, al massimo porterà il trenta sette.
Il campanello suona, chi mi vuole salvare da questa gigantesca fossa di bugie nel quale mi sto seppellendo? Mamma esce dalla stanza senza abbandonare le scarpe della discordia. Va giù per le scale sarà curiosa, chi diamine suona alla porta alle sette del mattino? In effetti sono curiosa anche io, vorrei sapere chi è il mio salvatore. Un brutto pensiero mi imbruttisce il cervello e mi fa arrestare a metà scala: se fosse Gio venuto a reclamare le scarpe? Sarebbe una scena troppo assurda e poi non credo che sia così stupido, penso che abbia capito il motivo per cui l'ho buttato giù dalla finestra. Comunque sia fino a quando la porta non verrà aperta l'ombra del dubbio rimane, anche se non servirà a molto rimango inchiodata a metà scala, se sarà necessario potrò scappare dalla finestra della mia stanza.
Mamma apre la porta con una strana lentezza, o forse mi pare lenta perchè ho il respiro morto in gola, merda! Al capezzale della porta c'è Hilary, la sua faccia è stravolta, la pelle è talmente pallida che gli occhi verdi risaltano e paiono zaffiri. Un tempismo a dir poco perfetto.
Ormai sono condannata, tanto vale fare in fretta, ora mi affianco a mamma e mi mostro cortese nei confronti di Hilary
<< Ciao Hilary, entra pure >> mamma lo dice tutta allegra, infatti lei adora Hilary, me lo ha detto più di una volta

<< Perchè non chiami Hilary a cena? >> disse mamma mentre mi porgeva le spalle e lavava i piatti dentro al lavello. Seduta al tavolo della cucina sbuffai
<< Perchè dovrei? >>
<< Perchè mi sembra una ragazza così gentile e perbene >>

Se mamma sapesse che ha organizzato una festa Rock and Roll a base di alcool, chissà se la definirebbe ancora “per bene”.
<< No, la ringrazio, sono venuta sola a riportare la giacca a Sofia, ieri sera l'ha dimenticata a casa mia >> Hilary con un sorriso mi porge il cappotto marrone che afferro.
<< Sofia! Sei tornata a casa senza giacca, come ti è venuto in mente?! Guarda che ti ammali >> bene, le scarpe sono passate in secondo piano, forse l'ho scampata ora magari Hilary si dilegua
<< Allora io vado >> brava Hilary, ora te ne devi proprio andare
<< No, aspetta un secondo >> no mamma, lasciala andare, non vedi che ha un volto stravolto? È stanca e vuole tornare a letto, perchè la devi importunare in questo modo?
<< Metto dentro a un sacchetto le scarpe, così te le porti a casa >>
Lo sguardo di Hilary si sofferma sulle scarpe e poi su di me e mi guarda con un grande punto interrogativo sulla fronte, anche io la fisso e penso di essere completamente fottuta. In questo momento vorrei tanto attivare una conversazione telepatica e dirle “ prendile senza fare troppo domande, poi ti spiego”, ma purtroppo non sono una super eroina, non posso comunicare telepaticamente. Sono nella cacca.
<< Ah ... >> Hilary si rivolge a mia madre << mi scusi ma me le ero proprio dimenticate, sa sono le scarpe che uso per fare ginnastica a scuola e le avevo lasciate nello spogliatoio, per fortuna Sofia le ha viste >> sono senza parole, Hilary sei una brava ragazza, molto brava. Come hai fatto a capire che ero nella merda fino al collo?
<< Sofia! Dovevi riportargliele immediatamente. Oh, adesso prendo una busta >> mamma a passo svelto si dilegua in cucina.
Hilary divertita mi strizza l'occhio, vorrei ringraziarla ma non faccio in tempo ad aprire bocca che mamma torna
<< Ecco qua Hilary >> Hilary afferra il sacchetto rivolgendole un bel sorriso anche io sorrido. Sono immensamente grata a questa ragazza e comincio a pensare che riesca a leggere il pensiero. Davvero, come diamine ha fatto a capire? Boh, magari oggi indago, passo da lei con la scusa di aiutarla a pulire la casa. Per il momento mi limito a saluatarla

Bene, stranamente è andato tutto bene. Non so come, forse un aiuto divino o magari Hilary è veramente un angelo. Allora la mia teoria è vera, quando sorride sembra un angelo, forse è veramente un angelo, ma che sto pensando, ah sono proprio una scema, perchè una ngelo dovrebbe aiutarmi? Non vado in chiesa da anni e da quanto tempo non confesso i miei peccati a un prete? Ci sono mai andata a confessarmi? Sì, è stato anni fa, prima di ricevere la cresima

<< Confessa i tuoi peccati >> disse il grasso prete di fronte a me. La sua veste era bianca, al collo portava un grande e vistoso crocefisso, il Gesù in miniatura e il prete mi fissavano e io mi sentii in soggezione.
Rimasi muta, non mi ritenevo una santa, ma non sapevo quali erano esattamente i miei peccati.
<< Non temere, questa è la casa del signore solo lui può giudicarti e lui è misericordioso e se sarai pentita perdonerà i tuoi peccati >> il prete interpretò il mio mutismo come una sorta di timidezza
<< Ecco, io non so che peccati ho commesso >> il prete sorrise
<< Allora cerchiamoli: hai provato invidia? >>
<< Sì >> avevo invidiato qualche giorno fa il prosperoso seno di mia sorella
<< Hai detto bugie? >>
<< Sì >> ogni giorno dico e dicevo bugie a mia madre, ma non lo consideravo esattamente un peccato.
<< Questo non va bene, le bugie sono il cibo che alimenta il demonio >>
Annuii, ma era grazie alle bugie se mia madre non era ancora morta d'infarto.
<< Hai commesso peccati di gola? >>
Riflettei, il giorno prima avevo mangiato un chilogrammo di gelato al cioccolato. << Sì >>
<< Ti sei mai toccata? >> il prete pronunciò l'ultima parola con una certa titubanza, come se con quel “toccata” si riferisse a un mondo scabroso, qualcosa di indicibile. Ma io non badai a quella titubanza
<< Sì >>
Le palpebre del prete si spalancarono
<< Quante volte ti tocchi? >>
Quella domanda era strana, durante il giorno mi toccavo spesso: mi grattavo il naso, la schiena, mi pettinavo i capelli e poi alla sera mi toccavo per lavarmi.
<< Non so, spesso, in particolare sotto la doccia >>
Gli occhi del prete si ingrandirono a tal punto che l'uomo pareva un grasso e ripugnante pesce palla.
<< Non va bene ragazza, lo sai che questo è un peccato gravissimo? >> il prete pareva sconcertato e io non capivo il motivo, “toccarsi” era una cosa così grave? Sentendomi in imbarazzo volevo rimediare alla mia scabrosa confessione.
<< Sotto la doccia non uso le mani, utilizzo la spugna insaponata >>


Solo dopo aver parlato con mia sorella capii che il prete si riferiva alla masturbazione, mi vergognai talmente tanto di quella confessione che dopo la comunione, decisi di non andare mai più nella chiesa di Fiorino. In verità decisi di non andare più in qualsiasi altra chiesa.
Chissene
importa, ora vado a sistemare il mio letto così mi rimetto a dormire, è pur sempre domenica e io devo recuperare le ore di sonno accumulate durante la settimana.
Arrotolo tutte le lenzuola e l'attenzione cade su quel maledetto paio di mutande quelle che Gio stringeva tra le dita e avevo cacciato nell'angolo, le prendo e visto che ci sono guardo se sono sporche e per fortuna sono pulite. Mi dirigo verso il bagno, è lì che abbiamo la lavatrice anche se penso sia un pessima scelta stilistica. Il bagno è completamente bianco, le piastrelle, la doccia, il lavello, persino gli asciugamani, invece la lavatrice è metallizzata. In verità non m'importa così tanto, finché l'aggeggio metallizzato continua a funzionare, lo stile non è un problema. Getto tutti i panni nella lavatrice e potrei fare un salto in camera e afferrare tutti gli indumenti che ci saranno sotto al letto, però temo di scoprire che cosa ho nascosto lì sotto, più che altro ho paura di scoprire quello che ha visto Gio.
Getto tutti gli indumenti dentro alla lavatrice, metto l'ammorbidente, pigio il bottone e l'elettrodomestico comincia il lavaggio. Guardo gli indumenti mischiarsi, i panni colorati si uniscono e quando il lavaggio sarà terminato, la disgustosa chiazza rossa sul lenzuolo scomparirà. Se metessi la mia testa dentro alla lavatrice magari anche la mia macchia nera sparirà. No, è impossibile, se entrassi in questa lavatrice e la azionassi morirei affogata e il Nevo di Ota non sparirà, non sparirà mai.

Suono il campanello, sono davanti alla casa di Hilary per due ragioni: voglio scoprire come ha capito che mi ritrovavo immersa nel letame fino alla gola e ringraziarla per avermi tirato fuori dalla brutta situazione.
Eccola, è in tenuta sportiva, indossa una tuta di color grigio e i capelli biondi sono raccolti in una coda morbida.
<< Ciao Sofia >>  mi regala un sorriso che ricambio
<< Entra >> entro e la casa è irriconoscibile, ieri sera era sporca, disordinata e l'odore di Hashish e sudore era talmente forte che stomacava, invece ora è immacolata, ordinata e l'odore di detersivo e deodorante per ambiante inonda le mie narici.
<< Hilary, hai fatto un buon lavoro, avrai trascorso tutta la mattinata a pulire >>
<< Sì, devo ammettere che è stata dura, ma alla fine ce l'ho fatta >>
Hilary si dirige verso la cucina e io la seguo. Si siede al grande e tondo tavolo, con un gesto m'invita a sedermi e io obbedisco. Al centro del tavolo è presente un vassoio al suo interno ci sono delle grandi fragole rosse, hanno l'aria deliziosa.
<< Allora, come è stato? >> Hilary mi pone la domanda con un cenno di malizia, non capisco a cosa si riferisca, forse alla festa?
<< Dai Sofia, non fare la finta tonta, ti ho vista ieri sera dalla finestra, ti trascinavi dietro quel bel biondino … >> ora è tutto chiaro, Hilary ha seguito la logica, ha pensato che quelle scarpe appartenevano a Gio perché mi ha vista tornare a casa con lui.
<< Niente, abbiamo dormito >>
<< Dai, a me puoi dirlo. Non c'è niente di male, siamo single e possiamo permetterci qualche scappatella >> rimango basita: da quando in qua Hilary è così lussuriosa? Non mi ha mai narrato le sue esperienze sessuali perciò avevo dato per scontato che non ne avesse avute. Non credo sia una cosa così grave o un peccato andare a letto con uno sconosciuto, però non mi aspettavo che Hilary fosse così.
<< Sai, anche io ieri sera ho dormito con un un bel ragazzo e mi sono divertita >> ok, credo che la ragazza stia utilizzando in malo modo il termine “dormire”.
<< Sofia, non sono una bigotta, perciò puoi anche parlarne di certo io non ti giudico >> “non mi giudichi?” Cosa sei? Un prete? Il prete della casa del sesso? Comunque ora mi sento veramente in soggezione: se le dico che non ho fatto sesso con Gio, apparirò come una frigida-bigotta e probabilmente lei si sentirà in colpa per avermi confessato la scappatella.
<< Ecco, io non ho fatto niente di che, ci siamo solamente coccolati >> bene, risposta perfetta! Così non apparirò come una frigida suora ma nemmeno come una super assatanata.
<< Davvero? Come mai? Non gli si è alzato? >> Hilary!? Non lo so se gli si “è alzato”, io ieri sera volevo solamente dormire nell'angolino del mio letto.
<< No, volevo solamente dormire >>
<< Capisco >> dalle labbra di Hilary scappa un sospiro e poi mi rivolge uno sguardo attento
<< Se non si è eccitato stando nel letto insieme a te allora lascialo perdere, un ragazzo che non si eccita guardando una ragazza carina come te è omosessuale >> Hilary ha frainteso tutto perchè non gli ho raccontato cosa è successo realmente, però è molto carina la sua affermazione. Lei pensa che una ragazza difettosa come me possa eccitare l'altro sesso, non mi interessa provocare tormenti nei confronti dei ragazzi, però è bello essere considerata “carina”
Hilary agguanta una fragola, con le lebbra assaggia il sapore, però anziché portarsela alla bocca mi guarda
<< Se vuoi conoscere qualcuno o vuoi semplicemente “divertirti”, ti posso presentare dei ragazzi interessanti >> lentamente da un morso alla fragola. Mi sbagliavo, Hilary non è un angelo, al posto dell'aureola sono presenti due piccole corna. È un diavoletto malizioso. Ma non importa, anche se a salvarmi è stato un demone la devo sempre e comunque ringraziare.
<< Hilary, ti ringrazio per aver preso le scarpe e mentito a mia madre >>
<< Figurati >> si alza in piedi e sparisce dalla mia vista, e in un battito di ciglia torna con il sacchetto di plastica, è lo stesso che mamma gli ha consegnato stamattina. Mi alzo in piedi così posso afferrarlo
<< Sofia non devi ringraziarmi, siamo amiche e le amiche si aiutano >>



Ah, che giornata piena di rivelazioni. Sì, stasera qua sdraiata sul mio letto ripenso a questa domenica e ho scoperto tante cose, come per esempio che mia madre non è così ingenua come sembra, anzi è sospettosa quanto uno stratega. Infatti stasera a tavola mi ha posto troppe domande

Affondavo la forchetta nella pasta al ragù, e mi portavo alla bocca i maccheroni, masticavo eppure ero talmente in ansia da non poter godermi il gusto del sugo.
<< Oggi pomeriggio dove sei stata? >>
<< Sono andata a fare un giro >>
<< Dove? Da sola? >>
<< No, con Hilary >>
<< E come sta? È stata contenta di aver riavuto indietro le scarpe? >>
<< Sì >> infilzai con la forchetta quattro maccheroni, li portai alla bocca e masticai rumorosamente
<< Non pensavo che portasse un numero così grande, è strano per una ragazza così minuta … >>
Ingoia il boccone, ma purtroppo non lo masticai abbastanza bene perchè si bloccò in gola. Comincia a tossire furiosamente.
<< Sofia! >> mia madre allarmata si alzò in piedi e mi diede qualche pacca violenta sulla schiena


Dopo il “semi strozzamento”, mamma smise di pormi domande, però non credo di averla convinta con le storia delle scarpe.
Grazie al cielo Valeria non era a casa, è uscita tutto il giorno con il suo ragazzo e non è ancora tornata a casa, altrimenti mi avrebbe tormentato con le sue domande e le sue battutacce sporche.
La cosa che più mi ha sconvolto è stata Hilary, non pensavo fosse così trasgressiva l'ho sempre vista come una ragazza educata e mai avrei immaginato che fosse una patita dei Led Zeppein, ma devo ammettere che questa nuova Hilary mi piace di più
Ho voglia di ascoltare la voce di Robert Plant, ora cerco l'Ipod chissà dove l'avrò messo …
Non lo trovo, magari è dentro allo zaino, dove è lo zaino? Forse nell'armadio? Ah cavolo! Aprendo l'armadio l'occhio è caduto sulla busta di plastica nel quale sono intrappolate quelle maledette scarpe da ginnastica. Probabilmente dovrò incontrare Gio per ridargliele anche se non lo vorrei più vedere. Ha visto troppe cose di me stessa che uno sconosciuto come lui non dovrebbe vedere, anzi queste sono cose che devone essere nascoste a chiunque, nessuno dovrebbe vedere le secrezioni di una donna.
Ora come posso rivederlo senza vergognarmi? Probabilmente anche lui non vorrà rivedermi, dopo aver visto questo porcile, quanto sono disordinata e zozza, chi vorrebbe mai rivedermi? E le scarpe? Boh, quasi quasi le butto via e Gio si arrangia, non doveva lasciarle in casa.
Il telefonino suona, sento quella stupida suoneria imposta dalla Nokia, dove ho messo il cellulare? Lo sento eppure non lo trovo, che palle! Forse è sotto al letto?
Sono così esausta che vorrei lasciarlo squillare e fregarmene altamente, però temo che possa essere mia sorella, magari mi chiama per dirmi che farà tardi, che starà fuori tutta la notte con Giusi, oppure che ha avuto un incidente stradale … oh, eccolo! Era sotto la pila di vestiti disordinatamente sistemati sulla sedia
<< Pronto? >>
<< Ciao >> oh merda, questa non è la voce di mia sorella, ma è quella di Gio, perché non ho guardato il display prima di rispondere? Potrei sbattere giù la chiamata, però farei la figura della maleducata e non mi pare il caso.
<< Ciao >> ok, ho risposto perciò non posso più tirarmi indietro, però ora temo che commenti le mie mutande o il fatto che ho macchiato il letto di sangue
<< Lo sai che hai lasciato le tue scarpe da me? >> brava, sono troppo geniale! Buttiamo la conversazione su questo argomento così lo distraggo dalla biancheria trovata sotto al letto
<< Sai me ne sono accorto visto che sono dovuto tornare a casa a piedi nudi >> sento una nota di irritante sarcasmo acido nel tono della sua voce, però preferisco rimanere su questo argomento.
<< Se le rivuoi … >>
<< No, buttale via, fanno veramente schifo >> non ha tutti i torti, le ho osservate e le scarpe sono macchiate, i lacci grigi sono sfilacciati e inoltre la suola è estremamente consumata. Ora però mi sale il dubbio: se non vuole le sue scarpe perchè mi ha telefonato? Non sarà per le mutandine? Forse mi conviene sbattere giù il telefono, magari non rivuole le sue scarpe per evitare d'incontrarmi.
<< Con tua madre tutto bene? Voglio dire, non mi ha scoperto? >> rimango basita, mi ha chiamata per questo? Era preoccupato?
<< No, non ha saputo nulla >> tutto bene, a parte il fatto che potevi portarti dietro le tue schifose scarpe, avrei avuto meno guai
<< Bene, perchè tua madre mi sembra una rompiscatole >>
<< Infatti lo è >>
Gio ride, sono contenta che mia madre lo diverta, io rido meno di lui
<< Va bene Sofia, allora ci vediamo >> perfetto, ora puoi chiudere la conversazione
<< Ah, ti posso dare un consiglio? Dovresti essere più ordinata, sai sotto a quel letto c'è troppa biancheria >> ok, ora sono senza parole, come dovrei rispondere a questa frecciatina? Infatti non rispondo, chiudo la conversazione, premo il pulsante rosso e caccio il telefono nell'angolo più lontano del letto.
Penso sia giunto il momento di guardare cosa c'è sotto al letto, per quanto faccia male devo essere consapevole.
Ora mi chino e diavolo, ho tirato fuori una palla di vestiti. Ora la devo disfare e mi vergogno un sacco. Ci sono quattro paia di mutande, e due sono sporche, tre calzini puzzolenti, sette reggiseni, quattro magliette sporche e tre paia di pantaloni.
Gio ha visto tutto questo, credo che non avrò più il coraggio di guardarlo in faccia.
Ho deciso, da domandi i panni sporchi non li nasconderò più sotto al letto ma dentro all'armadio.



   
 
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