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Autore: forgotten_tear    30/01/2009    1 recensioni
Introduzione: Bill e Tom..vita difficile. Una madre morta, un padre violento,da cui i ragazzi volevano scappare. Un giovane medico italiano,Miro, incontra Bill a una visita in ospedale e decide di portarli in Italia a stare da lui per un periodo, per lasciarsi alle spalle il brutto momento. In Italia Bill incontra Luna, e inizia una passionale storia d’amore. Ma la vita è dura…
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione: Bill e Tom..vita difficile. Una madre morta, un padre violento,da cui i ragazzi volevano scappare. Un giovane medico italiano,Miro, incontra Bill a una visita in ospedale e decide di portarli in Italia a stare da lui per un periodo, per lasciarsi alle spalle il brutto momento. In Italia Bill incontra Luna, e inizia una passionale storia d’amore. Ma la vita è dura…. Un anno meraviglioso. Bill sembrava rinato: sempre più bello, rideva, scherzava, e ci amavamo sempre di più..Stavamo ore ai giardinetti dove ci eravamo conosciuti, a fare progetti per la nostra vita..Il pomeriggio di Halloween, giravamo per le strade e vedemmo alcuni bambini correre ridendo con le lanterne colorate…lui mi prese per mano e mi portò dietro un angolo, e mi disse in un impeto”noi ci sposeremo vero amore??e avremo tanti bambini…”..e restammo a baciarci così a lungo che Miro e Magdalena ci diedero per dispersi.. Bill e Tom con loro stavano bene: si erano affezionati tantissimo tutti e quattro, e i due facevano da fratelli maggiori alla piccola Ylenia, parlandole in tedesco in modo che lei lo imparasse: ogni sera, a turno, le raccontavano una fiaba, così lei finì per conoscerle quasi solo in tedesco…Spesso vedevo Bill che la fissava, quando lei correva incontro ai genitori urlando”mammaaa!!papààà!!”, ma in quei momenti gli leggevo un velo di tristezza negli occhi. Naturalmente, sua madre gli mancava..chissà se anche suo padre..Ma sembrava aver superato abbastanza bene quella tragedia..non mi preoccupavo più di tanto..ma forse avrei dovuto. Un giorno di dicembre, mancavano pochi giorni a Natale, ero andata con le mie amiche a fare compere: ovunque luci scintillanti,decorazioni, profumi di dolciumi, e per coronare il tutto verso sera la neve si era messa a cadere lieve, e mi ero incantata a guardarla alla fioca luce dei lampioni, raccogliendone un poca e facendomela passare fra le mani, con un brivido di freschezza gelida…Avevo le mani tutte bagnate quindi, quando iniziò a squillare il cellulare.”ti pareva, proprio adesso!!”.Mi asciugai in fretta a furia addosso al cappotto, e cercai il mio telefono che naturalmente era infondo alla borsa. Continuava a squillare. Lessi che era Miro. Appena vidi il suo nome lampeggiare sul display, mi sentii una strana sensazione alla bocca dello stomaco.”Luna??””dimmi””è con te Bill?”.Ecco.Lo sapevo che centrava lui. “No..lui non…””è uscito con Ivan questo pomeriggio, ma si sono lasciati alle cinque…ora sono le otto e non è ancora tornato..non so.è strano..di solito avvisa…””Tom è in casa??””si..è molto raffreddato mi sa che si sta prendendo l’influenza…non so Luna..aspettiamo ancora un po’…”. Io corsi a casa loro. Non avevo nessuna voglia di tornare a casa mia, dove non ci sarebbe stato nessuno e per giunta le luci a fibre ottiche dell’albero di Natale si erano rotte e non avrei avuto neanche un po’ di calore natalizio…Entrare nella casa calda e illuminata di Miro fu un piacere. Tom era al tavolo e beveva una tisana con una sciarpa attorno al collo, i dreads lunghissimi e biondissimi che calavano dappertutto.”ho un fastidioso mal di gola…””ma..bill..tu sai dove può essere??””No davvero..ma non v preoccupate..sarà in giro..”Tom non dimostrava apertamente il suo affetto per il fratello, mentre Bill era molto più dolce e coccolone. Ma gli voleva bene, eccome, e infatti nei suoi occhi,anche se voleva sembrare tranquillo,lessi un lampo d’inquietudine. Le ore passavano, e io restavo alla finestra sempre più angosciata vedendo le ombre della notte che strisciavano avvolgendo ogni cosa. Ylenia apparve trillando nel suo pigiamino rosa.”Gute nacht gute nacht”-buona notte,buona notte-pigolò issandosi sulle gambe di Tom per ottenere un bacino,poi se ne andò per mano a Magdalena. “come vorrei essere serena come lei!!”pensai. Miro era alle strette, stava per chiamare la polizia.Ma io non volevo.”cosa vuoi fare luna, metterti a girare per la città a cercarlo, con questo freddo e questa neve??”Aveva effettivamente ragione..”Non so, non ti ha mai parlato di un posto dove gli piaceva andare, per stare da solo..o qualcosa del genere…”Io scossi la testa, ma all’improvviso Tom saltò su”uh cavolo..un giorno mi aveva detto che gli piaceva molto la terrazza all’ultimo piano del tuo condominio Luna..che si vedeva un panorama bellissimo, era silenziosa e un buon posto per stare se si voleva stare da soli..cavolo ma che stupido a non averci pensato prima…andiamo!!””No, noi andiamo, tu stai a casa,sei malato!!”esortò Miro, e si mise subito la giacca”Vieni Luna,proviamo a vedere se è li”./ Non so quanto ringraziai il cielo, e Tom, quando arrivammo in cima al mio palazzo. In un angolo, vidi una figuretta, avvolto nella giacca, ma tremante. Distinsi chiaramente le lacrime che gli rigavano il viso alla luce della luna. “Bill!!bill dio santo ma cosa ci fai qui?????”Lui non disse niente, ma si lasciò abbracciare e portare via, continuando a piangere. Mi sentivo così rilassata ad averlo trovato,ma non troppo:perché se n’era andato li??E perché piangeva?? A casa si fece una doccia bollente, poi disse che voleva andare a letto.”beh, ci puoi dire per favore che cosa succede??perchè piangi???”chiese Miro.Bill si strinse nelle spalle”niente”.”niente???”le lacrime ripresero ad uscirgli, e si sedette nel letto.Magdalena gli si avvicinò con dolcezza”tesoro..che cosa succede??diccelo..noi ti amiamo come un figlio nostro credimi…parlaci per favore..”e intanto gli accarezzava la testa, i suoi stupendi capelli color oro nero…Lui stette un po’zitto, poi mormorò”mi manca mio padre”.Non finì neanche di parlare, che Tom,che stava sulla soglia con una sigaretta in mano, esclamò quasi gridando”cosa????””si hai capito..mi manca papà..lo so,lo so che ci ha fatto molto male, ma è sempre nostro padre Tom..un tempo eravamo felici..ci amava..ci ama anche adesso..solo che non riesce a dire di no a quel dannatissimo alcool…””tu sei pazzo Bill..stiamo così bene qui, non farti prendere da nostalgie inutili..non si merita il nostro perdono né la nostra presenza..””è che forse…l’averlo vicino mi ricorderebbe un po’la mamma…””Ah ecco il perché.. beh, la mamma è morta hai capito??morta!!e non tornerà piu!!””smettila Tom”disse con tono fermo Miro.Ma lui continuava ad urlare”non ti permetterò di tornare da lui e fargli capire che gli vogliamo bene..non lo merita!!!””Tom adesso basta!”Miro alzò la voce”Al diavolo!!”urlò lui, e scappò nella sua stanza. L’argomento lo toccava sul vivo anche a lui, per quanto non lo dimostrasse, altrimenti non avrebbe avuto una reazione così spropositata… Bill scuoteva la testa, e abbracciò forte Magdalena”niente potrà mai ricompensarvi per tutto quello che state facendo per me e tom..ma io..”Lei lo strinse”non preoccuparti.se vuoi tornare da tuo padre, ti lasceremo andare..””Io..non è che voglio tornare li per sempre..voglio solo..vederlo,ecco..””Ok bill.ok”. Lui alzò gli occhi verso di me”e tu verrai con me,piccola.Voglio tu venga con me”.Mi sentii il cuore leggero come un palloncino..certo che sarei andata con lui..un viaggio,sola col mio adoratissimo Billyno…Quella sera andammo a letto stremati, ma piuttosto tranquilli, tranne Tom che restò in cucina a fumare una sigaretta dopo l’altra, senza voler parlare con nessuno. Il giorno dopo era la vigilia di Natale. Decidemmo che saremmo partiti per la Germania il giorno 26. Nel tardo pomeriggio, stavamo aiutando Miro e Magdalena a fare l’albero nella casa in penombra, mentre fuori i marciapiedi si riempivano di macchine e la gente correva carica di pacchi con un grande sorriso stampato sulle labbra, e nelle case si accendevano le luci…Tom picchiettò sulla spalla di bill”scusami per ieri.”Bill alzò le spalle”tutto dimenticato.””No davvero io..”Tom cercava le parole.”mi dispiace per averti urlato dietro. Ma io voglio restare qui.”Bill si alzò e lo abbracciò” non ti preoccupare. Rispetto la tua scelta. Ma se fumi ancora tutte quelle sigarette ti strozzo”ridacchiò,e fece finta di farlo con il nastro luccicante dell’albero di Natale. La mattina del 26 ero in piedi alle sei del mattino. Il treno partiva alle dieci, ero quindi in anticipo, ma non riuscivo a dormire. Bill invece era nel mondo dei sogni,al mio fianco. Gli feci scorrere un dito sul suo viso perfetto in una carezza delicata, senza volerlo svegliare, ma quando glielo passai sulle labbra mi schioccò un dolce bacio. Lo amavo così tanto..sentivo dentro qualcosa di immenso, grandioso…Lui non aveva voluto avvisare il padre che tornava. Voleva fargli una sorpresa…. La neve aveva rallentato un po’il traffico, e sicuramente i treni avrebbero avuto ritardo.”Iniziamo bene”disse Bill, saltellando sul binario per non cedere al freddo. “kommst du sofort zuruck??”-torni presto?-“chiese Ylenia, anche lei al binario imbacuccata nel suo berrettino a forma di renna natalizia.”ja kleine!!”-si piccola-disse Bill, e le schioccò un bacino sul naso. Tom ci fece l’occhiolino salutandoci mettendosi sull’attenti”buona fortuna!!”.Il treno partì./ Ci mettemmo 9 ore per arrivare a Loitsche. Il treno correva per la Germania imbiancata come un paesaggio da cartolina. Non avrei mai finito di guardare fuori dal finestrino. Man mano che ci avvicinavamo al paese, Bill diventava sempre più inquieto. Gl strinsi la mano, per dirgli che io ero con lui, e doveva stare tranquillo. La minuscola stazioncina di Loitsche giaceva silenziosa nella neve e nel buio. La prima notte l’avremo passata in albergo, ma Bill non resistette e andò verso casa sua. Lo sentivo tremare..chissà che effetto gli faceva rivedere quei posti, dove era stato felice ma dove aveva anche tanto sofferto…Si fermò davanti a una villetta, ma era immersa nel buio. E sembrava abbandonata. Il giardino era pieno di sterpaglie, il cancello cigolava sotto il peso della neve, la porta era sbarrata da un pezzo di legno, e notammo vetri rotti.”cosa diavolo..??”Bill entrò nel giardino a grandi passi, e bussò”ehi..papà!!sono io!!papà!!”Iniziò a prendere a calci la porta per sfondarla.”Bill..ma non c’è nessuno…””no, ci deve essere!!!!non può essersene andato..non può…”Una voce alle mie spalle mi fece trasalire.”wer sucht ihr??-chi cercate?”Io non capii nulla perché parlava tedesco. Era un uomo.Sperai fosse suo padre, ma non era così: quando questo riconobbe Bill, iniziò ad andare verso di lui”oh gott..bill…sei tu?”Lui si girò “Alan…!!!”Corse ad abbracciarlo”dovè papà???””ma come io..credevo vi avesse avvisati…si è trasferito…””e dove?????” Alan cambiò discorso”dio ma siete tutti infreddoliti..venite, venite a casa mia””DOVE, alan??”.Lui lasciò cadere le spalle.”America Bill. Voleva cambiare vita..se n’è andato qualche mese fa..ma non vi ha detto niente????”.Noi dovevamo ancora interiorizzare le sue parole.In america????? Ma Bill sembrava non essersi perso d’animo. I suoi occhi ardevano”america dove???lo sai vero???””Ascolta, ti dirò quello che so,ma venite a casa..perfavore, sto congelando”. Ci lasciammo condurre in una delle villette adiacenti, calda e illuminata. La moglie di Alan ci accolse con un ampio sorriso. Tre belle bambine giocavano accanto al camino.”Bill già lo conoscete bimbe..ma presentatevi a questa bella ragazza..Sarah, ha 5 anni. Jana,ne ha tre. E Maggie. Quanti anni hai,Maggie?” Faticosamente la piccola alzò due ditine. Ci scaldammo al fuoco, e ci portarono una ciotola colma di pop corn e hamburger. Alan raccontò”è stato 4 mesi fa. Se n’è andato dicendo che si sentiva uno schifo, che non poteva più vivere nella casa dove era morta sua moglie, che anche i figli se n’erano andati…e voleva andare il più lontano possibile..Sai che io negli ultimi anni non avevo un buon rapporto con tuo padre, per come vi trattava, ma l’orrore che è capitato a tua madre ha scosso tutti in paese e ci ha resi più vicini..Tuo padre passava le giornate al pub a bere, doveva andarsene Bill..””Lui…non ci ha detto niente.”sospirò Bill,mentre negli occhi gli danzavano le fiamme dorate del camino.”ti ha detto dov’è??””si trova a washington, bill. Voleva andare in una città importante, e mi ha scritto poco tempo fa…ha trovato un lavoro, sembra stia meglio…”Bill si alzò di scatto”Ok, domani mattina partiamo x washington””cosa?????”Urlai io”ma sei pazzo???””Luna io VOGLIO ritrovare mio padre.Se vuoi seguimi, sennò torna pure in Italia”.Mi sentii male perché lui non mi aveva mai parlato con tanta durezza, ma capii che era sconvolto. Alan scuoteva la testa.”Non penso sia una buona idea..”Ma bill non sentiva ragioni. Il giorno dopo avremo attraversato l’oceano./ L’areo volava sopra una coltre bianchissima di nuvole. Ero stanca morta. Penso anche Bill, ma non stava fermo un attimo..continuava a girarsi e rigirarsi sul sedile, giocando col braccialetto che aveva al polso. Atterrammo su Washington in un grigio e ventoso tardo pomeriggio.Sapevamo che il padre abitava vicino a una delle principali arterie della città: Lincoln Boulevard. Alan aveva fatto il possibile per aiutarci: non aveva il suo indirizzo preciso, ma il padre di Bill gli aveva parlato di questa via vicino a casa sua. “hai idea di come arrivare a Lincoln Boulevard?”4 lettere Luna: TAXI”borbottò lui. Sospirai e presi le valigie:mi sentivo sfinita..uscimmo e prendemmo un taxi. Washington non è sicuramente una delle più grandi città americane,ma da un’aria di imponenza che ti afferra immediatamente: sobri edifici di mattoni bianchi ed eleganti parchi coltivati ad erbetta inglese,si capisce subito che in quella città si decide il destino della nazione.. Non dovemmo aspettare molto:imboccammo ben presto Lincoln Boulevard,un lungo viale alberato e abbastanza trafficato…”e adesso?”chiesi, quando restammo a terra con le valigie.”Chiediamo se qualcuno conosce Michael Kaulitz…avanti andiamo..magari al bar…anche se spero che nessuno lo conosca lì…”Chiedemmo a un paio di persone,ma nessuno lo conosceva. Iniziava a fare veramente freddo...un uomo ci disse che tutti quelli che abitavano da poco in città, stavano in un complesso residenziale a circa tre isolati di distanza. Ci muovemmo. Ma le case erano tante. Il cielo era ormai buio, iniziava a fioccare e tirava un forte vento che faceva ondeggiare le decorazioni di Natale attaccate ai lampioni. “sono stanca bill”dissi io all’improvviso.”dai tesoro ancora un poco…poi ti prometto che continuamo domani..””sono stanca bill”ripetei io.”scusami tesoro hai ragione..”disse lui mettendomi un braccio attorno alle spalle.In quel momento, notammo un ragazzo sui 15 anni,vestito stracciato e appollaiato sopra la ringhiera di una villetta,che ci fissava. “state cercando Michael Kaulitz, mi sembra di aver capito”.Ci si avvicinò. Aveva il volto sporco di terra, le mani violacee dal freddo.”Michael Kaulitz abita in quella casa là”e ce la indicò. Poi, soffiatoci in faccia il fumo della sigaretta, si dileguò nel buio. Noi, non senza un po’di stupore per la strana apparizione, andammo verso quella casa. Il palazzo era abbastanza antico ma ben tenuto, e sulla soglia due signore chiacchieravano con le borse della spesa piene di verdure fresche. .”cercate qualcuno??”ci chiesero. Ma Bill fece un gesto come per dire”lasciate perdere”,e loro alzarono le spalle ricominciando a chiacchierare. Sentii l’ennesima ventata d’aria fredda. Bill mi disse”per favore,cerca tu fra i cognomi..non ce la faccio…”..Io mi avvicinai,col cuore che iniziava a battere: non dovetti scrutare molto,prima di leggere, su un bigliettino infilato a mano nel campanello, una minuscola scritta un po’sbiadita”Kaulitz”. Balbettai incerta a Bill”questo…sarebbe…”Lui si girò di scatto e venne a vedere, poi chiuse gli occhi. Gli presi la mano, e sentii il polso galoppare a mille..”non ce la faccio Luna”mi disse”si che ce la fai,avanti…”Lui chiuse gli occhi imperlati di lacrime”no..”e si sedette singhiozzando su una valigia..Mi sentivo così impotente, e provavo sulle mie spalle tutto il peso di quella situazione.”avanti dai…”Ma Bill si girò e fece per andare verso i giardinetti che poco distavano”ancora un attimo,Luna..”.Stava girato di spalle, camminando avanti e indietro, quando notai, all’inizio del vicoletto, un uomo. Fermo, immobile: mi sentii il cuore bloccarsi, perché capii subito che era il padre di Bill: gli somigliava moltissimo..stessi lineamenti delicati, stessi capelli neri corvini, stessi occhi ammalianti…Lui stava immobile, fissando Bill.Aveva capito anche lui. Io corsi verso di lui”Bill è qui,è dietro di noi…” si bloccò,iniziarono a tremargli le labbra e vidi che dovette fare appello a tutta la sua calma per non commuoversi. L’uomo fece un passo incerto”..Bill..” disse suo padre con la voce strozzata dall’emozione.Bill stava girato, immobile,aveva gli occhi chiusi e le labbra serrate. Michael fece un altro passo”Ciao tesoro..ciao.. …”Bill restò fermo”Perfavore tesoro girati e guardami.. …”Altro passo”per favore.. …”.Gli si avvicinò, e chiudendo gli occhi anche lui, lo abbracciò da dietro: scoppiarono in lacrime entrambi nello stesso momento: Bill restava girato ma le gambe non lo reggevano più,e lo teneva su Michael,piangendo,poi lo girò.Sentii che mormorò piano”apri gli occhi” e Bill li aprì: si mise quasi a urlare dal pianto,lo stesso Michael: lo abbracciava convulsivamente, lo baciava dappertutto,lo accarezzava: si dicevano qualcosa, ma non capivo perché balbettavano.capii solo che ad un certo punto Michael disse”ho troppo da farmi perdonare..troppo …”.Era la scena più commovente che io avessi mai visto..restarono un bel po’cosi, poi Michael disse”Vieni..vieni andiamo a casa..” Era un appartamentino grazioso, con la cucina che aveva due grandi vetrate con una bella vista sulla città:c’era profumo di biscotti, le tendine erano graziose, le sedie di legno con disegni intarsiati. Anche il bagno, dove andai a rinfrescarmi, era pulito, con gli asciugamani di spugna freschi e le piastrelle luminose. Quando tornai in cucina, il padre di Bill aveva preparato un the rosa, e aperto una scatola di biscotti. “perché non ci hai detto che eri in america papà??perchè??”. Michael sospirò “Non capivo più nulla della mia vita Bill…tu e Tom ve n’eravate andati, a ragione naturalmente…ma io stavo così male..dovevo cambiare aria..ma non sapevo neanche se sarei stato bene o male, o cosa sarebbe successo..credimi…io…non ti chiedo di perdonarmi, ma..voglio recuperare il rapporto con voi…perfavore, concedimi questa possibilità”..Bill alzò gli occhi”se non te la volevo concedere non ero qui papà…””E Tom??””Tom sta bene…”disse Bill.”ehi..vieni qui campione!!”e si abbracciarono ancora.”tornerò in germania!”disse suo padre all’improvviso”anzi no..verrò in italia, con voi. Avete una nuova vita, non voglio trascinarvi nuovamente in posti che hanno brutti ricordi…”Io ero contentissima per Bill..e anche lui, aveva due occhi così luminosi che non gli avevo mai visto…Forse erano veramente pronti a ricominciare./ Le cose non furono però così semplici. Il padre doveva aspettare qualche mese per lasciare l’America, per le menate di burocrazia, per il lavoro, per disintossicarsi completamente dall’alcool, di cui stava seguendo un programma…Sarebbe arrivato in Italia in estate. Noi eravamo tornati il 1°gennaio, dopo aver passato la notte di San silvestro in aereo ridendo come matti e bevendo lo champagne offerto. Bill aveva rassicurato Miro e Magdalena che anche se tornava suo padre, li avrebbe sempre amati moltissimo. Tom purtroppo perserverava nel suo astio verso il padre. Bill si stringeva nelle spalle”gli passerà”. Arrivò la primavera, con la sua esplosione di luci, colori, profumi,alberi in fiore, luminose serate e tramonti di fuoco…Io e Bill ci amavamo ogni giorno sempre più. Era una sensazione meravigliosa, come se avessi addosso una cascata scintillante di emozioni stupende che non mi lasciavano mai,mai…E anche Bill stava bene…ridevamo tantissimo assieme, passavamo giornate intere abbracciati a riempirci di bacetti e coccole, a sognare ad occhi aperti, a mangiare un gelato in due e fare passeggiate stupende con le nostre dita intrecciate, a sussurrarci dolci parole nella luce della sera…tutto andava alla perfezione. Il 13 maggio, scoprii di aspettare un bambino da Bill. Il giorno dopo decidemmo con Miro Magdalena e Ylenia di andare a fare una gita in montagna: era una giornata meravigliosa, sembrava piena estate. Tom restò in città con alcuni amici..anche lui era sempre attorniato da ragazze,ma a differenza di Bill, sembrava non riuscisse a decidersi… Noi arrivammo in montagna, ci accampammo vicino a una piccola malga abbandonata, e dopo pranzo, io e Bill andammo a farci una passeggiata. Arrivammo a un pendio stupendo, pieno di erba fresca e vellutata: iniziammo a rotolarci come bambini, gridando al cielo che la vita era stupenda…Lui si mise a farmi il solletico,io scappai nascondendomi dietro una piccola chiesa diroccata che stava li nelle vicinanze, circondata da faggi giganteschi che la accarezzavano con le loro foglie color smeraldo…Bill sorrise fingendo di non vedermi”ok,conto fino a dieci…”.Stava li, seduto,con una rosa fra le mani,coi capelli scossi nel venticello..sembrava un dio greco..Gli apparvi alle spalle, e ci facemmo ancora il solletico ridendo. Poi ci sdraiammo guardando il cielo, con le mani dietro la nuca. Finchè udimmo un grido. Era la voce di Magdalena. Urlava qualcosa.Bill scattò in piedi, e corremmo verso il posto dove li avevamo lasciati. La scena che vedemmo ci lasciò di sasso:la piccola malga di legno bruciava, era immersa fra le fiamme. “oddio cos’è successo???”Bill accorse.Magdalena non riusciva neanche a parlare dalla disperazione”non so cos’è successo, avremo lasciato accesa qualche brace…Ylenia…Ylenia è là dentro!!””Cosa????”Bill si avvicinò”fermo ti prego!!!!anche miro ha provato ad entrare,ma le fiamme sono troppo alte…ora è corso a cercare aiuto…oddio,la mia bambina la mia bambina!!!”Io restai a consolarla, e volevo restasse anche Bill:ma veloce come un fulmine, esile com’era,riuscì a passare per una fessura che sembrava meno colpita, e fu dentro.Sentivamo piangere la bambina, vuol dire che era ancora viva…Non riuscivo a stare li senza far niente, così mi gettai anche io fra le fiamme…ovunque fumo, mi sembrava di soffocare, un caldo bruciante…Le travi iniziavano a cadere, sollevando una polvere che rendeva tutto più difficile.”Luna!!l’ho presa!!prendila e vai fuori!!”Bill apparve all’improvviso e mi lanciò la bambina, che strillava terrorizzata.”vieni anche tu!!!”gli urlai fra il frastuono delle fiamme.”ho la gamba bloccata…ma ce la faccio Luna, tu vai fuori!!!”urlò”Noo!!”urlai io”non ti lascio…””VAI FUORI!!!!!!”mi urlò. Io stavo impazzendo fra il fumo e Ylenia che mi urlava fra le braccia, così corsi verso la fessura.Buttai Ylenia sul prato, ma mi si annebbiò la vista, tossivo e tossivo…e all’improvviso, il buio./ Mi svegliai in ambulanza. Sentivo le sirene, mi sentivo bollire in faccia..mi sollevai di scatto”BILL!!!””sta giù”mi intimò un medico”Bill!!””è sull’ambulanza accanto alla nostra…ti prego sta giu, ti dobbiamo ventilare”. Mi misero l’ossigeno. Mi sentivo tesa a mille, e iniziai a pregare perché fosse tutto a posto…Al pronto soccorso mi portarono in una delle salette,ma non avevo nulla, a parte un po’di intossicazione. Nessuno mi voleva dire niente di Bill…finchè lo vidi..passò su una lettiga nel corridoio, e i medici andavano veloci, fin troppo veloci…Strinsi i pugni”dio ti supplico fa’che non sia nulla di grave..”.Siccome mi sentivo benissimo, incurante delle proteste delle infermiere, andai in corridoio. Ylenia stava seduta su una delle sedie gialle della sala d’aspetto, con aria imbronciata, i capelli tutti spettinati, ma stava bene. La presi in braccio”dove sono mamma e papà??””Con Bill..dentro…”Feci per metterla giù,ma mi si aggrappò addosso”per favore puoi giocare con me??”Doveva essere molto spaventata.”Ok Lilly. Vediamo chi vede più cose di colore rosso”.Parlavo a macchinetta con la bambina,ma la mia testa stava alla porta chiusa della stanza dove c’era Bill. Finchè finalmente si aprì. Corsi li…il mio amore giaceva pallido come un cadavere, con tubicini dappertutto, gli occhi chiusi. Lo portarono via di nuovo, e mi cacciarono. Corsi fra le braccia di Magdalena”cos’è successo???”Lei sembrava distrutta.”vieni Luna, siediti””Non voglio sedermi!!!!!!!!”urlai”come sta Bill??!!”.Lei si guardò intorno con aria esasperata. “gli è caduta una trave sulla schiena, ha respirato per troppo tempo gas tossici, ha riportato ustioni di terzo grado sul torace…lui…non…sopravviverà”disse le ultime parole in un soffio. Dio santissimo. In quel momento capii cosa significava veramente l’espressione”sentirsi ghiacciare il sangue nelle vene”. Mi sembrava che l’aria fosse defluita chissà dove, lasciandomi boccheggiante.”no…no ti prego Magdalena non dirmi queste cose ti prego…..”iniziai a straparlare, sentii la terra che mi mancava da sotto i piedi, ma cercai di mantenermi lucida,aggrappandomi con tutte le mie forze al bordo del tavolo. Era un incubo, doveva essere un incubo. Restai seduta su quelle panche non so per quanto, finchè un medico mi disse”vieni, puoi vedere Bill”. Lui stava lì, sedato ma cosciente.Cercò di farmi un sorriso.Gli occhi mi si riempirono di lacrime, e senza pudore né contegno, piansi disperatamente attaccata al suo braccio, finchè vennero a tirarmi fuori. Non volevo allontanarmi dall’ospedale,ma ero in uno stato pietoso, dovevo lavarmi assolutamente, e mi sentivo male…le infermiere ebbero pietà e mi lasciarono il loro bagno. Quando uscii, era già buio, e nel reparto le luci si erano accese. Vidi Tom, che usciva barcollando dalla stanza di Bill.Gli corsi incontro e feci per abbracciarlo,ma lui si scostò. Come un automa, entrò nella sala delle visite, mise la testa sulle braccia, e si mise a piangere. Io passai la notte tenendo la mano a Bill. Lui era in stato di semi incoscienza, per non fargli sentire i dolori. Gli parlavo, raccontandogli un sacco di cose senza senso, per non far pensare né lui né me…non riuscii a dormire, e arrivò in un attimo la mattina. Ma proprio quando la luce dell’alba entrava dalle finestre, sentii che il sonno mi colse, e crollai profondamente. Mi risvegliai nel primo pomeriggio, e il ricordo di quello che era successo mi travolse come acqua gelata.Sentivo un sacco di voci: avrei voluto mettermi il cuscino sulla testa e non pensare a nulla…Ma corsi dal mio Bill. Fuori dalla porta, c’era Miro con Ylenia: voleva portarla dentro a”salutarlo”-mi sentii svenire per il significato di questa frase- e gliha raccomandato di non piangere,di essere tranquilla e sorridere:lei annuiva ma faceva il labbruccio da pianto, cercando di controllarsi.E’entrata spinta da lui”ehi..guarda chi ti ho portato”Bill ha aperto faticosamente gli occhi,e li ha sbarrati”miro,non devi farla entrare qui..ti prego..”Ma lei si è avvicinata, e ha detto”voglio salutarti ti voglio tanto bene…”Bill le ha preso la mano”cerca di essere sempre una brava bambina,ok?””ma tu quando torni a casa?”Bill è stato zitto, ha chiuso gli occhi e gli è scesa una lacrima.Nel vederlo piangere,la bimba si è sentita un po’spaesata,ha guardato Miro, che le ha detto”vieni Ylenia, andiamo fuori adesso,fallo dormire”..lei gli ha preso la mano, e appena è uscita dalla stanza è voluta salirgli in braccio, gli ha nascosto il visetto fra i capelli e si è messa a piangere. Un medico mi ha chiamato fuori.”torno subito tesoro”gli ho detto.Lui non usò mezzi termini.”sta morendo”. Il sangue mi venne alla testa.”cerca di non perdere il controllo, e fallo pensare ad altro…coraggio”.. Sono tornata da Bill…e ho inizato a dirgli di pensare con tutte le sue forze a un posto dove avrebbe voluto essere in quel momento…Lui sul primo momento ha mormorato un "..cosa??"..Io speravo riuscisse,almeno a portare la sua mente via di li…ma stavo rinunciando,vedendo che non era in se…ma dopo un po ha mormorato"..su un ghiacciaio..all alba..io e te.."Gli ho stretto le mani piu forte"ok..all alba…e dove siamo?incima?seduti?descrivimi la scena amore mio…” siamo..siamo seduti sulla neve…stretti…e il sole sta per venire su..colora tutto di rosa.. non fa freddo…la neve scintilla tutta…le nuovole sono sotto di noi…e vediamo l alba..senza foschia o nebbia..tutta per noi..io e te soli.."..Lui lottava per conquistare ogni singolo respiro…e all improvviso ha detto"credi che..che brucerò all inferno??",,"oh no tesoro…cosa stai dicendo??tesoro ti prego…pensa a noi due sul ghiacciaio…""io voglio andare in paradiso…si…in paradiso..ci sono gli angeli vero li??"Io non ho piu resistito e son scoppiata in lacrime,e fra i singhiozzi ho stretto a me il mio amore immenso e gli ho detto"certo che ci sono…e tu diventerai il piu bello…l angelo piu bello…"e qui mi sono sentita esplodere dentro un pianto da gridare:Miro stava guardando dal vetro,ed è subito accorso per portarmi fuori. E’entrato Tom, e ho intravisto che anche lui ha pianto..poi mi disse che aveva promesso a Bill di non odiare il loro padre, anzi, di amarlo anche per lui…. Era una situazione assurda….Bill aveva solo 18 anni, aspettavamo un bambino, ci amavamo….ma era tutto finito. Bill smise di repirare alla sera, mentre il sole inondava di rosa il cielo del tramonto. Oggi è il 1°gennaio 2009.Sta per imbrunire,le luci di Natale brillano ancora nelle case e si sente echeggiare lo scoppio dei botti di Capodanno nei cortili. Ho finito ora questo mio ricordo. Il ricordo del ragazzo che ho amato. Suo padre è arrivato in Italia due giorni dopo la sua morte. Tom l’ha perdonato,ma non vivono qua. Sono tornati in Germania e ora vivono nella capitale. Anche per Tom non è stato facile…ma quando accadono queste tragedie, o ti lasci ammazzare da loro, o le combatti a spada tratta. Ma non è facile,oh no. Non provo neanche a descrivere lo strazio che avvolse la mia vita dopo la sua morte. Ma dovevo andare avanti. Per la nostra bambina. Lillian Mary è nata il 24 dicembre del 2007, ed è stupenda. E somiglia a Bill. Ogni sera, racconto nel silenzio della mia stanza a Bill tutti i suoi progressi, e le cose che combina, fa,dice…chissà se c'è una vita dopo di questa.Chissà se Bill mi può sentire. Magari esistesse il paradiso…di certo Bill sarebbe li,sarebbe un angelo…l'angelo piu immensamente bello…
  
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