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Autore: Sho Ryu Ken    17/08/2015    3 recensioni
"Aspettò pazientemente che il suo interlocutore finisse di parlare prima di rispondere a sua volta con un semplice: « Hm-mh... Bene. »
Ci fu un attimo di silenzio dall'altra parte della linea e lui incrociò la gamba desta sulla sinistra, prendendosi un momento per sistemare le piccole pieghe createsi sulla scura stoffa dei jeans.
« Non lo so, mi farebbe molto piacere se foste presenti stasera, poi potremo passare del tempo assieme, se vi va, ovviamente. » disse quasi distrattamente. « Che ne dici? Almeno tu ci stai? »
Non voleva illudersi, ma sperava che almeno uno dei tre amici si presentasse quella stessa sera.
« Da quant'è che non lo senti? »"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Free to say to You

Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, dichiaro che i personaggi descritti non mi appartengono, non li conosco personalmente, non intendo dare rappresentazione veritiera del loro carattere ne offenderli in alcun modo. I fatti narrati non sono successi realmente. E come ultima nota: non ho nulla contro i rettili, non intendo offendere nemmeno quelle bellissime creature viventi.

Un ringraziamento speciale a sheswanderlust per il betaggio e per i consigli ed opinioni fornite a domande fatte in orari impossibili ed improponibili, per il suo supporto continuo, per avermi salvata dall'annegare in mezzo bicchiere d'acqua e per avermi aiutata a creare e mantenere la storia così com'è.





« Ciao! Ti vedo bene. » disse Myles salutando il suo interlocutore dall'altra parte del pc.
« Ciao, come stai? Anche qui è tutto perfetto. » disse l'altra voce.
« Tutto ok, ci stiamo dirigendo verso la prossima destinazione. » rispose il cantante.
« Hai dormito a sufficienza? »
Myles roteò i suoi occhi azzurri al cielo ma rispose con un sincero: « Certo, non preoccuparti, ho dormito un paio d'ore, altrimenti so che ti potresti arrabbiare. »
« Myles, solo un paio? » la voce era decisamente preoccupata.
« Non è colpa mia, dovresti saperlo... Sto bene, davvero. Ma ora basta parlare di me, mettiamoci al lavoro! » esclamò il cantante sistemando davanti a sé gli appunti che aveva scritto qualche ora prima, durante la notte.

« E con questo direi che per oggi abbiamo finito, ok? » chiese il bel cantante, sfregando le sue mani sul proprio viso.
« Ok, adesso va a riposare un po'. » gli disse Mark.
Myles lo vide stiracchiarsi sulla sedia, poi guardò l'orologio che aveva al polso e sorrise.
Lui e Mark avevano passato la mattinata davanti al pc, si erano scambiati varie idee e spunti sui quali avrebbero lavorato per il nuovo album degli Alter Bridge.
« Ok, fallo anche tu. Ottimo lavoro. » gli rispose con gentilezza.
« Ehi, guarda che io sto benissimo, sei tu che stai viaggiando e devi mantenerti in forze. » lo rimproverò il chitarrista più giovane; nella sua voce non c'era traccia di cattiveria.
« Si, si, certo, solo io ho bisogno di riposare... Scusa tanto se mi preoccupo per te. » gli disse Myles di rimando con un piccolo sorriso.
« Myles... ? » lo richiamò Mark.
« Sì? »
Il chitarrista tutto ad un tratto sembrò agitato e Myles se ne accorse immediatamente.
« Hm... Nulla, ora ti saluto. Ci sentiamo. Ciao. »
Mark non diede nemmeno il tempo a Myles per salutarlo decentemente poiché chiuse frettolosamente la videochiamata, lasciando il cantante perplesso.

Myles provò a chiamare Mark poco dopo, ma la voce della segreteria sembrò deriderlo. Non lasciò nessun messaggio, voleva parlare direttamente con il chitarrista.
Il cantante non sapeva cosa pensare, non era da Mark sparire a quel modo senza dare una spiegazione; ma Myles si vide costretto a mettere da parte le sue preoccupazioni perché doveva occuparsi di un'intervista assieme a Slash ed ora doveva prepararsi alla svelta.





« Ehi, ciao. »
Il suo tono di voce era sommesso, non aveva intenzione di disturbare gli altri presenti sul bus.
« Come state? »
Aspettò pazientemente che il suo interlocutore finisse di parlare prima di rispondere a sua volta con un semplice: « Hm-mh... Bene. »
Ci fu un attimo di silenzio dall'altra parte della linea e lui incrociò la gamba destra sulla sinistra, prendendosi un momento per sistemare le piccole pieghe che si erano venute a crearei sulla scura stoffa dei jeans.
« Non lo so, mi farebbe molto piacere se foste presenti stasera, poi potremo passare del tempo assieme, se vi va, ovviamente. » disse quasi distrattamente. « Che ne dici? Almeno tu ci stai? »
Non voleva illudersi, ma sperava che almeno uno dei tre amici si presentasse quella stessa sera.
« Da quant'è che non lo senti? »
La domanda che più temeva arrivò, se l'aspettava, ma comunque lo lasciò sorpreso, non si aspettava certo che il biondo amico fosse così diretto. « Mah... Saranno passati dieci giorni più o meno, da quando gli ho proposto alcune idee come nuovo materiale. » 'Dodici giorni, cinque ore e' -guardò l'orologio- 'quarantasette minuti, per la precisione.' pensò tristemente tra sé e sé. « Da allora non mi ha più richiamato ed io... Beh, sai come vanno le cose quando siamo in tour, tra un impegno e l'altro devo essermene scordato. » disse infine, cercando di mostrarsi distaccato, quando in realtà si stava ferendo da solo con le sue stesse parole. Da quando non aveva più sentito Mark si era preoccupato. Ora che ci stava pensando con più attenzione, nel corso degli ultimi mesi aveva notato un cambiamento da parte del chitarrista.
« Ehi, nessuno ti sta incolpando, non devi cercare una scusa. So che sei pieno d'impegni, sai? Anche se sei lontano noi qui non ci siamo mai dimenticati di te e seguiamo i tuoi vari concerti attraverso le interviste. A proposito! Brian se l'è presa perché dice che stai sempre appiccicato a quello spilungone di Todd. Parole sue. » Flip finì il discorso risvegliandolo dai suoi pensieri e Myles lo sentì chiaramente ridacchiare dall'altra parte della connessione telefonica.
« Capisco, se questa sera riesci a trascinarlo al concerto gli pagherò una birra per farmi perdonare. » rispose il cantante con un piccolo sorriso sulle labbra.
« Myles non sai in cosa ti sei cacciato. Ma cercherò di portare Brian e... »
« Ehi, tu! Molla il telefono e datti una mossa! »
La voce scherzosa di Todd arrivò alle orecchie di Myles e lo distrasse dalla fine della risposta di Flip.
« Dai, dobbiamo andare! » si aggiunse la voce dell'altro chitarrista dai lunghi capelli castani.
Myles roteò gli occhi azzurri prima di congedarsi dal batterista dicendogli: « Come avrai sentito benissimo anche tu, ora ti devo lasciare... Lascerò i vostri nomi all'entrata e vi faranno passare. Ci vediamo più tardi. »
Avrebbe voluto rimanere al telefono con l'amico ancora per un po', ma non voleva e non poteva far arrivare tardi anche gli altri musicisti, quindi si alzò velocemente dalla poltroncina, prese una bottiglietta d'acqua dalla confezione che era posta sul divanetto accanto al suo e si diresse dagli altri membri della band che lo stavano aspettando.

« Tutto bene? » gli chiese Slash, colui che lo aveva coinvolto direttamente in quel progetto che lo aveva momentaneamente allontanato dagli Alter Bridge.
« Certo. Voi vi siete divertiti? » chiese con tono cortese.
Sapeva perfettamente che quella città poteva offrire molti luoghi di svago poco lontani da dove si trovavano in quel momento. Tanti luoghi e posti li aveva visitati poco dopo essersi trasferito a casa di Mark. Era stato grazie a lui, assieme al fratello maggiore e anche grazie alla presenza di Flip e Brian, che Myles aveva imparato ad amare quella città, a volte caotica ed a volte fin troppo silenziosa; ma nonostante tutto la considerava come "la sua città" e la adorava. Aveva perfino comprato una seconda casa per poter passare il tempo stando più vicino agli amici, invece di vedersi costretto ad un enorme spreco di tempo a causa di interminabili viaggi in aereo da Spokane ad Orlando e viceversa.
In quel momento si rese conto che gli mancava moltissimo passare del tempo insieme ai tre amici, ma soprattutto gli mancava il suo chitarrista.
Non lo sentiva da giorni e non sapeva nemmeno se quella sera si sarebbe fatto vedere.
« Sì, siamo stati al rettilario ed abbiamo visto molte specie animali. E Brent si è quasi perso, ma tutto sommato è andato tutto bene. » rispose Slash.
« Come hai fatto a perderti al rettilario? Non c'è un percorso prestabilito dal quale è praticamente impossibile sfuggire? » chiese scioccato Myles mettendo da parte i propri pensieri.
« Io e quei... Cosi freddi non andiamo molto d'accordo. » si scusò il batterista, poi si avvicinò al cantante e con aria circospetta, per non farsi sentire dal chitarrista riccioluto, in un sussurro aggiunse: « Mi fanno venire i brividi. »
Myles scoppiò in una fragorosa risata.

La prima vera risata da poco più di dieci giorni.





« Dai, forza! Alza quel tuo pesante sedere dalla poltrona, fatti una doccia e preparati che poi andiamo. » disse per l'ennesima volta un esausto Flip.
Era ormai passata una ventina di minuti da quando Flip e Brian si erano ritrovati entrambi a casa del loro chitarrista e quest'ultimo non aveva ancora accennato a muoversi dalla sua poltrona preferita.
« No. » disse Mark risoluto.
« Ma sei scemo? Perché no? Che ti dice la testa? » gli chiese Flip. Mancava pochissimo perché il batterista s'infuriasse e Brian non voleva che ciò accadesse, se non era strettamente necessario.
« Non... Non mi va? » non era un'affermazione ma una domanda e l'incertezza nel tono di voce del chitarrista fece scattare definitivamente l'altro.
« Ma ti rendi conto che se perdi quest'occasione dovrai passare quasi altri cinque/sei mesi senza vederlo? » lo rimbeccò Flip.
« Lo so benissimo. » sibilò Mark a denti stretti serrando i pugni lungo contro le proprie ginocchia.
« E allora che stai facendo ancora seduto? Prima al telefono gli ho detto che avrei portato Brian e te assieme a me al concerto. Se non ci sarai anche tu, lui ci rimarrà male, lo sai. »
« Basta, lascialo perdere. Non vedi che Mark preferisce starsene comodo sulla sua poltrona a rimuginare? Lasciamolo qui da solo, noi e Myles ci divertiremo anche senza quel suo muso lungo. » disse Brian scambiando un veloce sguardo d'intesa con il biondo batterista; poi, animatamente, aggiunse: « Andiamo, Myles mi deve una birra! »
« Ehi! Io non sto affatto rimuginando e non ho il muso lungo! » si difese il chitarrista alzandosi e mettendosi di fronte al bassista.
« Si, certo, come no... Vai a raccontare queste bugie a qualcuno che non ti conosce bene come il sottoscritto. » gli rispose Brian senza perdere un battito. Non si sentiva minimamente minacciato dall'altezza di Mark e lo squadrò dal basso verso l'alto.
« Mark, per una buona volta ascolta Brian il saggio e accetta il mio consiglio: fatti una doccia e fatti bello, altrimenti ti lasciamo qui sul serio. A me non va di farmi vedere in giro con uno zombie puzzolente che si lamenta che gli manca un tipo che si chiama Myles. »
« Vi odio. Lo sapete, vero? » chiese Mark arrendendosi, mentre stava già salendo le scale per dirigersi nella sua camera da letto.
« Visto che sei noioso stasera guidi tu. Ma ora fila! » gli urlarono in sincronia perfetta gli altri due.
Brian e Flip si congratularono l'uno con l'altro mentre aspettavano di sentire lo scorrere dell'acqua e poi si diressero in fretta nello studio di registrazione casalingo di Mark.





La serata stava procedendo relativamente bene, il pubblico era sempre pronto a cantare assieme a lui, gli altri componenti della band erano tutti molto allegri e stava andando tutto alla perfezione. O quasi.
Per rendere perfetta quella serata mancava una persona per Myles.
Flip e Brian, ai quali aveva offerto un giro di birre per farsi perdonare, come aveva promesso, si erano lasciati andare ad abbracci e complimenti vari rivolti a lui ed agli altri componenti del gruppo.
La loro presenza gli aveva e gli stava facendo bene, ogni volta che si girava nella loro direzione, loro erano sempre pronti a scoccargli un paio di sorrisi enormi ma lui stava ormai faticando a ricambiare. Non perché era scontento, questo no. Era solo un po' deluso dall'assenza di Mark.
Si diede mentalmente dell'imbecille, non poteva pretendere che Mark fosse lì quella sera quando lui stesso non si era nemmeno preso la briga di chiamarlo per invitarlo al concerto.
Eppure Myles sperava di vederlo assieme a Flip e Brian. Speranza disattesa.

Diede un veloce sguardo alla scaletta e si accorse che tra poco Slash avrebbe suonato un assolo di chitarra. Myles poteva ritirarsi dal palco per qualche minuto per riposare. Vide Todd fargli segno di avvicinarsi e seguì l'indicazione pensando che il bassista volesse comunicargli qualcosa.
« Guardiamo insieme l'assolo, ti va? » gli chiese una volta che il cantante l'ebbe raggiunto.
« Ok. » rispose mettendosi in un angolino buio del palco. Stava aspettando che Brent lasciasse la postazione alla batteria e li raggiungesse ma l'altro si limitò ad agitare le bacchette e salutarli.
« Perché non viene qui anche lui? » chiese Myles sorpreso dal gesto.
« Ed io che ne so? » rispose un distratto Todd mentre si girava verso Slash.
Myles aveva notato un altro strano particolare: il bassista non aveva accennato a voler togliere il proprio strumento musicale dalle mani ma i suoi pensieri vennero dirottati in direzione del chitarrista più vecchio che ora era al centro del palco.

Mancavano pochi istanti all'inizio di quello che Myles pensava fosse l'assolo di Slash ma si dovette ricredere, Ian gli si era avvicinato alle spalle e gli stava porgendo la sua PRS ed un paio di addetti al suono si stavano occupando di alcune pedaliere dall'altra parte del palco.
« Ian, questa dove l'hai presa? » chiese al buon amico non capendo cosa stava succedendo.
L'altro lo guardò e gli sorrise, si sporse verso il cantante e gli disse: « Da un amico ma presto capirai, stai tranquillo. »
Com'era arrivato, silenziosamente Ian lasciò il palco.
Myles si voltò verso Todd con un'espressione stranita.
Il bassista gli sorrise, proprio come aveva fatto Ian ed il cantante fece spallucce, decidendo di star tranquillo a vedere ciò che sarebbe accaduto da lì a pochissimo.
« Carissimi amici, è con grande piacere che ho il piacere di annunciare una sorpresa... Signor Kennedy, venga avanti. » disse Slash.
Myles fece come gli era stato chiesto: si avvicinò all'altro musicista e provò a chiedergli cosa stava succedendo ma Slash fece finta di non sentirlo e riprese a parlare attraverso il microfono posto al centro del palco: « Date un caloroso benvenuto a Mark Tremonti! » esclamò infine, voltandosi in direzione del backstage.
Myles non poteva credere a ciò che aveva appena sentito, si voltò di scatto come aveva fatto Slash e fece qualche passo avanti, verso quello che si rivelò essere un alquanto vero e caldo Mark.
Il chitarrista più giovane gli si era avvicinato allungando il pugno per ricevere un fist bump, ma Myles lo aveva circondato con le proprie braccia ed aveva esalato un piccolo respiro che non si era reso conto di aver trattenuto; lo aveva stretto a sé in un abbraccio forte ed ora sentiva il respiro dell'altro solleticargli la guancia.
« Ciao. » gli disse Mark con un gran sorriso.
« Ma tu... ? » provò a chiedergli Myles.
Era sconcertato, non si aspettava di rivederlo, non ora che aveva perso le speranze per quella sera. Non sapeva cosa chiedergli, troppe erano le domande e le cose che voleva dirgli.
« Parleremo dopo, ora dobbiamo suonare. » gli rispose Mark sciogliendo lentamente l'abbraccio, indicando la sua Tremonti II che aveva già provveduto ad imbracciare e sistemare.
Myles si riscosse ed allora capì il perché di tanti sorrisi ed azioni che gli erano parse strane in quella sera: i suoi vari compagni di band ed amici gli avevano fatto una piccola, grande sorpresa.
Il boato del pubblico che stava scalpitando lo riportò definitivamente alla realtà e lui si mosse, prendendo posto tra Slash alla sua sinistra e Mark alla sua destra.
« Ed ecco a voi Rise Today! » annunciò infine il chitarrista riccioluto.
Stavano suonando la famosa canzone degli Alter Bridge ma Myles non riusciva ancora a rendersi conto di ciò che i suoi amici avevano fatto. Gli sembrava impossibile essere su quel palco, con alcuni degli amici più cari che aveva a suonare una delle canzoni alle quali erano legati molti bei ricordi.

Finita la canzone, un sorridente Mark salutò gli altri musicisti ed il pubblico. Anche Myles ora aveva un sorriso che rispecchiava quello dell'altro.
Si sentiva estremamente felice ed era tutto merito delle persone che lo circondavano.
Con la coda dell'occhio vide Flip e Brian alle spalle di Mark mentre parlottavano tra loro e si ripromise di chiedere delle spiegazioni. Se avesse dovuto farlo, era disposto a pagare altri giri di birre, a costo di ottenere qualche risposta dagli altri componenti degli Alter Bridge.

Il concertò finì tra urla gioiose ed applausi dei fans.
Per quanto amasse il suo pubblico, Myles non vedeva l'ora di stare assieme ai suoi tre amici, ma soprattutto voleva parlare e chiarire con Mark. Doveva spiegargli il perché non l'aveva più chiamato ed il perché era stato difficile per lui farlo durante i primi mesi di questo suo nuovo tour come cantante di Slash.
Assieme agli altri musicisti raggiunse il backstage e prontamente fu avvolto da tre paia di braccia e vide tre visi sorridenti.
« Ciao Myles! » lo salutarono in coro.
« Ciao ragazzi. » ricambiò il saluto e la stretta amichevole.
Se Flip e Brian notarono che Myles e Mark ci misero un po' più di tempo a staccarsi dall'abbraccio, non lo diedero a vedere.
« Che ci fai qui? Pensavo di non vederti per questa sera. » disse il bel cantante.
Mark lo guardò senza parlare per qualche istante, abbasso lievemente il capo e poi disse: « Mi dispiace Myles, ma questi due -indicò Brian e Flip con un cenno- mi hanno trascinato al concerto... » Mark si rese conto della gaffe appena fatta non appena vide Myles rabbuiarsi e si affrettò ad aggiungere: « No aspetta! Non è che non volevo vederti, no... Io, io... Mi dispiace solo di non averti chiamato in questi giorni. Non volevo crearti qualche disturbo inutile. »
Myles sgranò i suoi bei occhi azzurri e tirò un lieve pugno alla spalla sinistra di Mark.
« Tu sei proprio un... Non ci posso credere. Ed io che pensavo... Mark! Siamo due... No, è assurdo... » blaterò Myles passandosi le mani tra i capelli.
« Ehi, va bene che quel pugno me lo meritavo, ma calmati. » gli disse Mark passando le sue mani sulle braccia di Myles in un gesto che sperava potesse essere percepito come un qualcosa di rilassante.
« Noi ora vi lasciamo parlare tranquilli, ci vediamo tra poco... Intanto andiamo dagli altri. » disse Flip interrompendoli.
Brian accennò affermativamente che li avrebbero raggiunti più tardi.
« Ok, grazie ragazzi. » rispose Myles prima di condurre Mark nei camerini del teatro dove avrebbero potuto parlare senza essere interrotti.

« Non ti siedi? » chiese Mark sistemandosi su uno dei due divanetti a due posti presenti nella stanza.
« No, rimango in piedi.» gli rispose inizialmente il cantante e dopo un attimo aggiunse: « Pensavo che il nuovo materiale non ti piacesse e pensavo che tu avessi deciso di tagliarmi fuori decidendo di non parlare più con me. »
Si sentiva tremendamente in imbarazzo ad avergli rivelato tutto ciò.
Mark si sbrigò a rassicurarlo: « No, Myles, questo no. Non devi pensare ad una cosa simile. Casomai è il contrario. Il nuovo materiale è... Ci vorrei lavorare assieme a te, ma la maggior parte di ciò che mi hai inviato è magnifica. »
Come aveva potuto Myles credere davvero che i suoi pensieri potessero rispecchiare la realtà?
« E allora perché non mi hai più richiamato? Mi hai fatto preoccupare... E non dire che non volevi disturbare, entrambi sappiamo che questo non è il vero motivo. » gli chiese mettendoglisi praticamente di fronte.
Eh sì, Myles sapeva benissimo che Mark, come lui stesso del resto, in passato, non si era mai fatto problemi a chiamare l'altro per chiacchierare quando più gli andava di farlo e non credeva che Mark avesse cominciato proprio ora ad avere questo tipo di riguardi nei suoi confronti.
« Cos'è successo quel giorno? Quando hai spento tutto, non ho nemmeno potuto dirti ciao. »
« Myles... Mi odierai per quello che sto per dirti; io già mi odio, ma... »
« Questo è impossibile. » lo interruppe Myles. La sua voce ed espressione erano sicure e Mark gliene fu silenziosamente grato per questo.
Il chitarrista proseguì: « La verità è che non ti ho più chiamato perché sapevo che prima o poi avremmo dovuto salutarci ed io avrei finito col dirti che mi manchi. »
Mark aveva appena ammesso i suoi timori guardando Myles direttamente negli occhi.
Il bel cantante ci mise qualche secondo ad elaborare quelle poche parole e scosse la testa, una volta che tutto gli fu chiaro.
« E tu pensi che questo sia un motivo abbastanza valido per non chiamarmi dopo quasi tredici giorni dalla tua ultima telefonata? Tredici giorni, Mark. Mi hai fatto passare quasi due settimane a preoccuparmi di aver rovinato il nostro rapporto di lavoro e la nostra amicizia. » gli disse rivelando le sue preoccupazioni.
Non si era accorto di essersi avvicinato maggiormente, tanto da aver piegato la gamba sinistra sul piccolo divano ed essersi sporto un po' verso il chitarrista.
« E tu? Se avevi tutte queste paure perché non hai provato a contattarmi? » gli chiese Mark di rimando alzando di poco la testa.
« Perché pensavo che non ti andasse di lavorare con me, te l'ho detto; ma la cosa assurda è che anch'io avrei finito col dirti che mi manchi e non sapevo cosa avrei potuto fare una volta che ti avessi detto anche che... »
Ecco, era giunto il fatidico momento.
'Ci siamo, forza Myles, non essere codardo. Apri la bocca e digli tutto.'
« Che cosa? » lo incoraggiò a bassa voce Mark avvicinandosi maggiormente « Cos'altro avresti detto? »
« Che io... Ti avrei detto che... »

Myles non ebbe bisogno di parlare, dato che si era talmente tanto avvicinato al viso di Mark che aveva finito con l'appoggiare le sue labbra a quelle dell'altro uomo.
Mark si mosse istintivamente. Passò le sue braccia attorno al corpo di Myles, lo fece inclinare ulteriormente verso di sé e ciò gli permise di approfondire il bacio.
Quando si staccarono si guardarono per un istante negli occhi e Myles fece esattamente ciò che aveva appena fatto; baciò Mark cercando di trasmettere in quel contatto tutto l'amore che provava per lui.
Sì, Myles amava Mark. Lo aveva capito quando... Probabilmente non avrebbe saputo nemmeno lui dire con certezza il momento preciso, però si era reso conto che Mark era colui con il quale aveva un'intesa che non aveva mai avuto con nessun altro in vita sua e, da quando aveva cominciato la sua collaborazione con Slash, Mark era l'unico che sapeva come fare per farlo sentire più vicino a casa. Anche Flip e Brian ci riuscivano, ma non come faceva Mark con la sua voce calma e le sue risate pacate dall'altra parte del telefono o pc attraverso le loro videochiamate.

Ed ora erano lì, nei camerini del teatro di Orlando a baciarsi e sorridersi come due ragazzini alla prima cotta.
« Perché non lo abbiamo mai fatto prima? » chiese Mark; la sua espressione era stoica e Myles per un momento si sentì paralizzato.
« Te ne stai pentendo? » gli chiese squadrandolo per cercare di comprendere se Mark stesse avendo qualche ripensamento in merito.
« No, Myles. Assolutamente no, se non avessi voluto baciarti e non volessi più farlo avrei già lasciato questa stanza. » lo rassicurò scherzosamente il chitarrista più giovane passando la sua mano sinistra sulla gamba di Myles che lo stava ancora imprigionando.
« Quindi... Tu mi stai dicendo che vuoi baciarmi ancora? » gli chiese il cantante con un tono di voce che sperava fosse abbastanza sensuale.
Mark lo baciò sfiorando le sue labbra un paio di volte e poi gli chiese: « Ti basta come risposta? »
Myles scosse la testa e si sbrigò ad approfondire il nuovo bacio per far impazzire Mark prima di dirgli: « No, mai. Non ne avrò mai abbastanza. »
Mark sgranò gli occhi ed emise un grugnito gutturale che fece capire a Myles che le sue parole avevano colpito nel segno.
Dopo il bacio, si presero qualche momento per sorridersi e guardarsi negli occhi, felici di aver capito che le loro paure, così tanto simili, avevano quasi offuscato ciò che uno provava nei confronti dell'altro ma fortunatamente erano riusciti a superare questi timori inutili.
Mark attirò su di sé Myles che si fece trascinare senza compianti e, con la nuova posizione, ne approfittò per stringere le braccia attorno al collo del chitarrista cingendolo con delicatezza prima di baciarlo con passione e farsi baciare ancora una volta.

« Ragazzi, per quanto mi faccia piacere sapere che avete finalmente cambiato espressione e non siete più... Ragazzi? Forse è meglio che riprendiate una volta da soli. »
La voce di Brian arrivò alle orecchie di Myles e Mark assieme ad un brusio di altre voci più lontane.
A malincuore si separarono di poco per rivolgere i loro sguardi verso l'amico e Myles capì che il loro momento d'intimità era appena stato interrotto definitivamente e dovevano sbrigarsi se non volevano dare spettacolo davanti agli altri musicisti, che ormai stavano spingendo Brian oltre l'uscio della stanza per poter entrare.
« Avanti Marshall, che stai aspettando? » gli chiese Todd, passando un braccio sulle sue spalle.
« Nulla, il campo è libero. » gli rispose Brian, prima di degnare Flip di un gran sorriso felice.
« Missione compiuta? » gli chiese, senza farsi sentire dagli altri, il biondo batterista entrando a sua volta.
Brian confermò con un breve cenno della testa e si affrettò ad entrare dopo i due batteristi che avevano chiacchierato animatamente del più e del meno fino a qualche a qualche momento prima.

« Dove credi di andare? » sussurrò Mark a Myles che aveva sciolto l'abbraccio e stava evidentemente tentando di alzarsi.
« Mi devo alzare... Ci sono gli altri. » gli fece notare il cantante guardando gli altri presenti nella stanza.
Mark posò gli occhi su ognuno degli altri musicisti e, a quanto sembrava, nessuno stava facendo molto caso a loro due. Slash si stava complimentando con i componenti del suo progetto, i quali stavano ascoltando in silenzio, Flip e Brian si stavano versando da bere.
« Tranquillo, nessuno ci sta fissando in modo strano. Rimani qui? »
« Hm... » Myles non aveva del tutto voglia di alzarsi, stava benissimo lì dov'era ma non voleva che gli altri potessero scandalizzarsi, una volta notata la posizione compromettente nella quale si trovavano lui ed il chitarrista più giovane.
« Per favore, rimani? » lo supplicò poi Mark baciandolo velocemente all'angolo delle labbra.
Myles lo guardò silenziosamente negli occhi e percepì che l'altro era restio a lasciarlo andare.
Era passato pochissimo tempo da quando si erano trovati e anche Myles, dovette ammettere a sé sesso, non era del tutto contento all'idea di doversi allontanare dall'altro uomo.
« Ok, ma se qualcuno va fuori di testa ci dovrai fare i conti tu, io non sono ancora pronto per questo. » gli disse il bel cantante sistemandosi contro di lui in modo da poter essere comodamente circondato dalle sue braccia.
« Nessuno avrà nulla da ridire, stai tranquillo, fronteggerò chiunque proverà a dire qualcosa che non ti piace. Se qualcuno ha dei problemi con te che sei tra le mie braccia e ci baciamo di tanto in tanto sono solo affari loro; a me non interessa ciò che pensano gli altri. A me interessa soltanto ciò che provi tu e sapere che stai bene qui con me. » gli rispose Mark.
Sapeva che il suo discorso era un po' egoista, ma non gli importava, ora che aveva l'attenzione e l'amore di Myles non era assolutamente disposto a lasciarlo andare solo perché qualcuno avrebbe potuto non essere d'accordo con il loro comportamento.
Sapeva bene che d'ora in poi lui ed il suo cantante avrebbero dovuto affrontare altre difficoltà, ma era fiducioso e sapeva che avrebbero superato ogni ostacolo; per il momento però, era deciso a godersi questi pochi attimi di tranquillità assieme al suo migliore amico ed amore.

« Signor Kennedy, Mark... Ottima performance quella di stasera. » disse Slash prima di bere un sorso di birra direttamente dalla scura bottiglia di vetro.
« Grazie. Grazie a tutti per la bellissima sorpresa. » disse Myles rivolgendo uno sguardo a tutti i presenti nella stanza prima di sorridere apertamente come aveva fatto sul palco.
« Ecco qui il nostro Myles! » esclamò Brent.
« Ehi, no! Lui è il nostro Myles! » lo rimbeccò Brian con un'occhiataccia.
« Sbagliato... Myles è mio, se anche lui è d'accordo. » intervenne Mark stringendo protettivamente le braccia attorno al cantante.
Era passata poco più di una mezz'oretta da quando si erano dichiarati e Mark già mostrava i primi, chiari, segni di protezione come innamorato verso Myles.
« Hm-mh... Sì, penso di essere d'accordo con te. » annunciò con tono leggero il bel cantante, scatenando una risata generale.
« Potremo suonare ancora insieme, che ne pensi Mark? » chiese Slash, non appena si calmarono le risa.
« Eh no, così non ci porteresti via solo Myles, ora vuoi anche Mark? Se vuoi posso lasciarti Marshall senza far storie, ma dovrai ridarmi Myles. » rispose Flip guadagnandosi un'amichevole sberla da parte del povero Brian.
« Se mai dovesse servirci un sostituto... » disse Slash lasciando intendere che stava ovviamente scherzando.
« Che ne pensi? » chiese Myles rivolgendosi a Mark.
« A che proposito? »
« A noi che, in qualche altra occasione, suoniamo insieme una delle nostre canzoni. » rispose il cantante roteando gli occhi alla poca attenzione del chitarrista.
« Mah, non saprei... Infondo tu hai intrapreso questo cammino da solo e non mi va d'interferire. Non sto dicendo che non mi andrebbe di suonare assieme a te ma non vedo che utilità possa avere la cosa, dopotutto non mi va di abbandonare qui da soli Brian e Flip. Per quanto mi faccia piacere che tu e Slash me l'abbiate chiesto, questo è il vostro progetto, non mi va d'intromettermi ed impormi. Tu ed io suoneremo ancora quando tornerai di nuovo a casa, non preoccuparti. » gli disse Mark, mostrandosi comunque grato dell'opportunità. Non voleva essere maleducato ma sapeva che non avrebbe mai potuto seguire Myles assieme ai Conspirator per ogni data rimanente del tour.
« Come vuoi tu. Sappi che quando vorrai, potrai salire sul palco assieme a tutti noi; vero ragazzi? » chiese conferma Myles.
« Certo. » « Mi pare ovvio. » « Sicuro. » giunsero contemporaneamente le voci degli altri coinvolti nel progetto solista di Slash.

Passarono alcune ore ed era giunto il momento per i vari musicisti di salutarsi per la notte.
« Myles, ci vediamo domani mattina qui nel piazzale alle nove e mezza, non fare tardi. » disse Slash.
Il chitarrista aveva visto con i propri occhi quanto Myles e Mark non volessero staccarsi l'uno dall'altro e aveva deciso di dargli l'opportunità di passare qualche altra ora in completa solitudine. Sapeva perfettamente che la vita in tour poteva diventare ostica e non voleva avere un Myles Kennedy troppo triste, lo era già stato negli ultimi giorni e, se passare altro tempo con Mark era ciò che serviva al cantante per tornare a sorridere, per quella sera, sul bus avrebbero fatto a meno della sua presenza.
« Grazie Slash. » rispose il cantante salutandolo.
« Noi torniamo in taxi e tu vedi di prenderti cura del nostro Myles. » disse Brian a Mark che arrossì vistosamente.
« Flip, andiamo. Grazie per la bella serata! » esclamò infine Brian praticamente urlando nelle orecchie del batterista che gli era affianco.
« Ciao amico mio. Chiama quando vuoi, ok? » disse Flip avvolgendo Myles in un abbraccio.
« Ok. Grazie di tutto Flip. »
« Vieni, ti porto a casa. » disse Mark prendendo Myles per mano.
Stranamente la cosa non mise in imbarazzo nessuno dei due musicisti che si avvicinarono maggiormente e si avviarono in direzione dell'auto del chitarrista.

« Avresti potuto dirmi che saresti venuto qui, bastava un messaggio. » disse Myles non appena l'auto di Mark raggiunse l'ennesimo semaforo.
« In realtà non lo sapevo nemmeno io. Flip e Brian mi hanno praticamente preso di peso. » rispose il chitarrista lanciandogli uno sguardo veloce.
« Ah sì? »
« Già... Non sapevo cosa aspettarmi quando mi hanno passato la mia chitarra e mi hanno spinto sul palco. » ammise.
« È stata una sorpresa per entrambi, ma sono felice del risultato. » gli disse il cantante prima di baciargli la guancia per poi risistemarsi al proprio posto.
Il semaforo cambiò colore e si accese la luce verde; Mark ripartì in direzione della casa di Myles e sul suo volto c'era un sorriso.
« Anch'io. » annunciò qualche istante dopo, prendendo la mano di Myles tra la sua che non stava stringendo il volante.
Il cantante ricambiò la stretta e sorrise a sua volta.

Giunti alla loro destinazione si tolsero le cinture di sicurezza e si scambiarono sorrisi e baci delicati per qualche minuto.
« Resti con me questa notte? » chiese timidamente Myles con il viso arrossato.
« Sei sicuro? » gli chiese Mark a bassa voce baciandolo poco sotto l'orecchio.
« Sì. » gli rispose Myles con un sussurro sicuro.
« Ok, ok. » gli disse prendendogli il viso tra le mani e riprendendo a baciarlo con fervore.
Mark non poteva credere davvero che Myles avesse acconsentito a passare la notte insieme.
Anche il cantante era un po' incredulo, però era contento e ricambiava ogni bacio sempre con maggior passione.
« Per quanto mi piaccia la tua auto e baciarti, non siamo abbastanza comodi. » disse Myles ridendo sommessamente. « Entriamo? »
Mark aprì la propria portiera e scese, andò velocemente dall'altra parte dell'auto ed accolse Myles tra le braccia.
Il cantante trascinò lui stesso e Mark fino all'uscio della sua abitazione.
Il chitarrista distrasse Myles dall'intento di aprire la porta prendendolo per i fianchi ed avvicinandoglisi da dietro.
« Non vorrai rimanere qui tutta la notte, vero? Tra qualche ora ci sarà freddo ed io non voglio congelare... Lasciami aprire la porta. »
Mark rise alle parole del suo bel cantante, aveva sentito i suoi sospiri trattenuti a malapena a causa dei baci che gli stava lasciando sulla bianca pelle del collo, che aveva provveduto a scoprire dalla sciarpa e dai suoi lunghi capelli castani.
Myles gemette il nome dell'altro e si abbandonò contro il corpo di Mark prima di afferrargli le mani con le proprie e si liberò dall'abbraccio. Si girò e guardando intensamente il chitarrista gli disse: « Qui dentro c'è un letto abbastanza comodo e grande per entrambi. Lasciami aprire e lo potrai provare. »
Mark fece un passo indietro tenendo le braccia alzate e Myles portò a compimento la sua missione, la porta scattò ed il cantante fece entrare Mark, per poi richiudere velocemente la porta alle proprie spalle.

Non appena si liberarono dei cappotti e delle pesanti felpe si lasciarono cadere sul divano e ripresero a coccolarsi e baciarsi.
« Myles... » il chitarrista, per una volta in vita sua era senza parole, il cantante si stava muovendo sul suo corpo in maniera sensuale e gli stava facendo letteralmente perdere la testa.
Gli accarezzò la schiena nuda e lo strinse in un abbraccio. Myles passò le mani sul suo petto e si staccò per poterlo osservare; anche il chitarrista lo guardò a sua volta.
Il cantante aveva i capelli spettinati ed un dolcissimo sorriso sulle labbra. Era senza dubbio la creatura più bella che avesse mai visto in vita sua.
« Letto? » sussurrò Myles al suo orecchio prima di mordicchiarlo leggermente.
« Letto. » disse in un sospiro e si lasciò tranquillamente portare nella camera del cantante.





« Mark... Mark... » lo chiamò Myles con voce rotta dall'emozione.
Finora il chitarrista era stato un amante eccezionale ed attento ed il bel cantante si era lasciato andare senza alcun problema ed era pronto; solo che... Ora che si trovava sul suo letto, con Mark alle sue spalle decise che voleva dar vita ad uno dei suoi desideri.
« Cosa Myles? » chiese Mark sporgendosi poco sopra la sua spalla destra e gli baciò la guancia.
« Voglio vederti, se sei d'accordo. » chiese il cantante.
« Dio mio Myles, sì, vieni qui. » Mark lo abbracciò da dietro, prima di farlo girare ed avventarsi sulle sue labbra con un bacio appassionato. Le parole di Myles lo avevano spiazzato ma era felice, non credeva seriamente che anche lui volesse guardarlo.
« Farò tutto ciò che vuoi. » gli disse accarezzandogli i fianchi.
Myles si lasciò sistemare sul materasso e strinse a sé Mark un attimo prima che lui lo penetrasse.
Fecero l'amore scoprendosi dolcemente. Nonostante la passione e le reciproche rivelazioni che li avevano colti un po' alla sprovvista, si amarono con tutta calma, scambiandosi tanti baci, carezze e parole sussurrate.

Myles si addormentò tra le braccia di Mark con un grande sorriso felice.




« Ora non mi va proprio di salutarti. » disse Mark con un’espressione triste.
« Ehi, ci possiamo sentire e vedere quando vuoi. » lo rassicurò il cantante, cercando di risollevargli il morale.
« Lo so, ma da adesso sarà più difficile per me chiudere le telefonate, so già che mi mancherai molto più di prima. »
« Mark, no. »
« Lo so, sto rendendo le cose più complicate. Scusami. »
« Non è per quello. Anche tu mi mancherai ma ora, invece di dirti solo che mi manchi sarò libero di dirti che ti amo. »
« Cosa? » chiese il chitarrista guardando davanti a sé. Era stupefatto, quella era la prima volta che Myles gli aveva rivelato i suoi sentimenti. Si girò nuovamente a guardarlo e lo vide mentre gli sorrideva dolcemente.
« Pensavo che dopo la notte che abbiamo appena trascorso insieme fosse ovvio, ma se vuoi te lo ripeto... » fece una breve pausa, baciò le labbra di Mark e a pochi centimetri dal suo viso aggiunse: « Ti amo. »
« Davvero? » chiese scioccamente.
Myles annuì e gli accarezzò il viso prima di allontanarsi per raggiungere il baule dell'auto.

« Buongiorno Signor Kennedy. » lo salutò Slash che si trovava a pochi passi da lui, vicino al tour bus.
« Buongiorno. » ricambiò il saluto « Arrivo tra un momento. »
Myles appoggiò a terra il piccolo zaino che aveva recuperato dal baule.
« Prenditi tutto il tempo che ti serve. » gli disse l'altro chitarrista.
Mark lo salutò con un cenno del capo e Slash fece altrettanto.
« Ciao Mark. »
« Ciao Myles. »
Si salutarono abbracciandosi e scambiandosi un tenero bacio.

Myles salì sul bus e prese posto accanto al finestrino e si voltò verso Mark. Lo vide appoggiato alla portiera del guidatore e non appena il bus si mosse, il chitarrista disegnò un piccolo cuore di fronte a sé.
Myles sorrise più apertamente di come stava già facendo ed in quel momento Mark seppe con certezza che il suo cantante aveva capito cosa voleva trasmettergli con quel gesto.
Per il momento era sufficiente, Mark gli avrebbe detto che anche lui l'amava alla prima occasione in cui lui e Myles si sarebbero rivisti e sarebbero rimasti da soli.

Salì in macchina e sorrise nel notare l'anello di Myles sul cruscotto della sua auto; afferrò il piccolo gioiello, lo mise nella tasca della propria giacca e mise in moto.


  
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