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Autore: AveAtqueVale    17/08/2015    2 recensioni
Reddington e Lizzie stanno viaggiando sul suo jet privato verso l'Europa per risolvere un caso. Lizzie vuole approfittare della situazione per conoscere un po' meglio quell'uomo e porgli una domanda che le premeva da tempo. [Ho visto la serie solo fino a metà della prima stagione, per cui no spoiler please xx]
Genere: Introspettivo, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che sono entrata da poco nel mondo di "The Blacklist" e che sono arrivata solo alla 13/14a puntata della prima stagione visto che la vedo assieme al moroso quando ci incontriamo. Pertanto non ho voluto affrontare argomenti o situazioni che avrebbero potuto essere confutate dal proseguire delle puntate e limitarmi ad una situazione che, secondo me, avrebbe potuto facilmente verificarsi secondo quella che mi sembra la natura dei due personaggi. Enjoy ♥


“Hai una famiglia?”.

 

Le labbra dell'uomo si incurvarono immediatamente in uno dei suoi sorrisi beffardi mentre alzava lo sguardo dal suo giornale per porlo negli occhi chiari e luminosi dell'agente seduta dinnanzi a lui.

 

Si mise comodo sul sedile del suo jet privato e rimase in silenzio per un lunghissimo istante.

 

“Hai aspettato che ci trovassimo in un posto da cui non potessi fuggire per chiedermelo?”.

 

L'agente Keen sorrise. Se l'aspettava che avrebbe cercato di eludere la domanda con un altro quesito.

 

“Forse. Ma non hai risposto”.

 

“No.”.

 

Liz rimase perplessa. “No nel senso che non hai risposto o no nel senso che non hai una famiglia?”.

 

“No, non ho una famiglia”.

 

“Perchè?”.

 

“Le persone, Lizzie, sono una debolezza. I legami, i rapporti personali, sono fastidiosi intralci per chi fa il mio lavoro. Beh, nessuno fa il mio lavoro per cui probabilmente non puoi saperlo” disse richiudendo il giornale e poggiandolo con estrema calma sul tavolino posto fra i loro sedili.

 

Liz schiuse le labbra guardandolo con amara sorpresa.

 

“Come puoi vedere tutto con un tale cinismo?” chiese sporgendosi appena verso di lui.

 

Lui non si scompose affatto, continuò ad osservarla quieto, in silenzio, studiandola con quei suoi impenetrabili occhi azzurri. “Quando Ranko Zamani è entrato in casa tua e ha accoltellato tuo marito, invece di prenderlo e assicurarlo alla giustizia così da fermarlo, sei rimasta con Tom. Se fosse stata un'altra persona avresti fatto lo stesso sapendo cosa avrebbe voluto dire lasciare libero un uomo simile?”

 

La domanda colpì l'agente Keen per la sua improvvisa schiettezza e la lasciò in silenzio. Un tempo avrebbe risposto prontamente 'Sì, certo! ' perchè la vita di una persona era pur sempre la vita di una persona e avrebbe fatto di tutto per salvarla, senza pensare a ciò che ne sarebbe conseguito. Ma dopo il caso di Frederick Barnes aveva capito che la vita di un singolo individuo non era più importante della vita di una comunità messa a rischio dalle folli intenzioni di un criminale. A volte dei sacrifici vanno compiuti per un bene superiore. Era stata una lezione difficile da imparare ma non poteva sottrarsi alla fredda e dura logica di quel punto fermo dell'FBI.

 

Reddington bevve un sorso di vino bianco dal bicchiere posto sul tavolo dinnanzi a sé rispettando il silenzio della donna prima di riporre il calice al suo posto e inclinare appena il capo. “Non sto dicendo che tutti debbano liberarsi di questi legami come faccio io. Sono scelte che ognuno fa a seconda dell'importanza dei propri obiettivi. Il mio lavoro mi impone di essere quanto più libero possibile se voglio essere inattaccabile o rimanere in vita. E, personalmente, ci tengo davvero tanto.” spiega come a volerle spiegare che non era un rimprovero, il suo, per aver messo a rischio la vita di una bambina e di chissà quante persone per il voler salvare suo marito, ma un semplice modo per farle capire la verità dietro le sue “ciniche” parole.

 

Liz alzò lo sguardo e l'osservò titubante.

 

“Io sono una debolezza per te?”.

 

Reddington rimase profondamente colpito da quella domanda improvvisa ma non diede a vedere la forza con la quale quelle parole l'avevano scosso. Il suo viso rimase tranquillo, pacato, come se non fosse stato detto nulla e muovendo leggermente il capo, annuì.

 

“Sì.”.

 

“Perchè non liberartene, allora?”.

 

La sua curiosità era alle stelle, non era mai stata così vicina al ricevere una risposta alla domanda che da sempre la tormentava. Perchè questa strana ossessione per lei? Questo voler parlare solo con lei, starle accanto se nemmeno l'aveva mai conosciuta prima? Senza accorgersene si era sporta sul tavolino fra loro assottigliando appena lo sguardo, i capelli castani a ricadere morbidi ai lati del suo viso ovale mentre l'aria sembrava caricarsi di una strana elettricità. La tensione. L'impazienza. Il bisogno di sapere.

 

Un cellulare prese a squillare.


Reddington le sorrise divertito. 
“Temo di dover rispondere”.

 

E subito dopo la sua mano portò il cellulare al suo orecchio avviando una conversazione con uno dei suoi clienti. Liz sospirò delusa affondando nel sedile del jet voltando il capo verso il finestrino da cui vedeva l'Europa sfilare sotto i suoi occhi. Per quella volta avrebbe lasciato anche perdere ma promise a se stessa che sì, prima o poi, avrebbe ottenuto le sue risposte.

   
 
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