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Autore: Word_shaker    17/08/2015    1 recensioni
«Expecto Patronum!».
La sua voce era chiara, la sua mano tremava appena. Una iena argentea schizzò via dalla sua bacchetta e percorse la Stanza delle Necessità balzando.
Quando ci provò George, ne uscì un coyote che corse attorno a tutti i presenti.
Nessuno aveva ottenuto due Patronus uguali... Neanche i gemelli. E forse fu lì che Fred cominciò a capire che, in fondo, non era proprio uguale a George; oppure avevano solo visto la realtà in modo diverso, per una volta.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George, e, Fred, Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Fred riuscì ad evocare il suo Patronus soltanto grazie a Harry.
C'era da stupirsi, visto che la sua professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure aborriva le bacchette altrui? Ovvio che no.
Per lui non fu troppo complicato - e non solo perché, nonostante i pomeriggi passati a bighellonare, era un ottimo mago, ma anche perché per lui non fu complicato pensare ad un momento di gioia in generale.
Harry aveva chiesto, però, di scavare a fondo nei ricordi, di trovare quella gioia che prima sembra un po' superficiale, ma che poi si rivela essere quella più vera. A Fred era stato chiesto di trovare quella gioia che prima pizzica il viso e le braccia, poi comincia a dare dei pugni nello stomaco e, alla fine, uccide.
E tutti avrebbero dato per scontato che si sarebbe trattato di un momento con Violette, la sua ragazza, o meglio ancora, di uno scherzo con George... Ma quello che nessuno sapeva era che si sbagliavano di grosso.
Fred chiuse gli occhi per un attimo e ci volle un po' prima che trovasse quella gioia che pizzicava, picchiava e uccideva: per lui scavare a fondo non era di certo un gioco da ragazzi, specialmente quando c'era di mezzo l'evocazione del Patronus, delle sue emozioni più vive!
Alla fine, però, quella gioia fu trovata.

Fred e George avevano tre anni e quel giorno l'avevano fatta grossa. Nulla d'insolito, fino a qui.
Ron aveva appena imparato a camminare e le smorfie che fin da subito aveva imparato a fare implicavano tutte quante la contrazione del viso: si stava sforzando? Allora corrugava la fronte e digrignava i minuscoli e rarefatti denti. Si era arrabbiato? Allora assottigliava lo sguardo ed aggrottava le sopracciglia come solo un esperto della rabbia sapeva fare.
«Poverino», aveva commentato George in un momento abbastanza critico, «non sa neanche parlare ed è già scontento del mondo!».
Fatto sta che quella mattina si erano alzati tutti abbastanza presto, tranne Arthur, che il giorno prima aveva avuto parecchie gatte da pelare al Ministero, e Percy, che si alzava tardi, studiava, studiava, studiava e poi andava di nuovo a letto. La bacchetta del signor Weasley giaceva incustodita sul tavolo.
Ron, che non voleva mangiare la pappetta preparatagli dalla madre ma, come tutti i buongustai di questo mondo, voleva la salsiccia con le uova dei suoi fratelli, aveva già tirato su un broncio colossale.
Fred, stanco di vederlo imbronciato, prese la bacchetta del padre e - chissà come? - gli bloccò la faccia. Esattamente, la bloccò. Il gemello fu subito pronto ad applaudire, esultante. Ron non riuscì a muovere un muscolo facciale per venti minuti.
In quei venti minuti ne successero di tutti i colori: Molly li inseguì, li sgridò, li rincorse in giardino, inciampò su due gnomi e alla fine, fra tutti i loro «Tanto non ci prendi!», «Mamma, sei una lumaca!» e «In fondo, che abbiamo fatto di male?», li prese per il maglione e rinchiuse uno nello stanzino delle scope e l'altro in camera sua, dopodiché pronunciò «Finite Incantatem» per far sì che suo figlio fosse libero di tornare a vivere il consueto cruccio.
Fred, nello stanzino delle scope, stava cercando un modo per evadere e tornare da George. Era abbastanza facile e tutt'altro che impossibile per un intraprendente bambino di tre anni incapace di stare senza il suo gemello. Alla fine, anche Molly sapeva di essere stata crudele nel dividerli, e che comunque loro due avrebbero trovato il modo di riunirsi.
Dopo aver controllato dalla serratura della porta che la madre non fosse proprio lì davanti, supplicò sottovoce alla porta di aprirsi... Cosa che, dopo un paio di tentativi, accadde. Ecco, quella era la gioia che pizzicava, la gioia che veniva dalla soddisfazione.
Salì le scale furtivamente e riuscì anche a nascondersi alla vista di un Percy che scendeva in cucina, tutto indaffarato. Lì la gioia gli diede un pugno nello stomaco. La soddisfazione e la consapevolezza di aver quasi raggiunto l'obiettivo avevano dato vita ad una gioia più grande.
Una volta salito in camera sua, trovò George, tutto sconsolato e abbandonato sul letto e, perfidamente, sorrise. La gioia lo uccise come solo lei sapeva fare con un bambino di tre anni. Aveva vinto, aveva ritrovato il suo gemello con delle mosse semplici e adesso non c'era bisogno di supplicare porte o di nascondersi, tanto meno di vivere una punizione inutile.
Fred si buttò sul letto accanto al gemello e cercò di farlo ridere in tutti i modi. Non ci volle molto per tirarlo di nuovo su di morale. In fondo, ora che erano di nuovo insieme - di fatto erano passati cinque minuti, ma a loro erano parsi anni - che bisogno c'era di imitare il piccolo Ron?

«Expecto Patronum!».
La sua voce era chiara, la sua mano tremava appena. Una iena argentea schizzò via dalla sua bacchetta e percorse la Stanza delle Necessità balzando.
Quando ci provò George, ne uscì un coyote che corse attorno a tutti i presenti.
Nessuno aveva ottenuto due Patronus uguali... Neanche i gemelli. E forse fu lì che Fred cominciò a capire che, in fondo, non era proprio uguale a George; oppure avevano solo visto la realtà in modo diverso, per una volta.
   
 
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