4.
Spinto dall'urgenza riesco a teletrasportarmi da Hellen. Sta leggendo
sul divano di casa sua, mangiucchiando salatini. Mi guardo in giro,
alla ricerca di qualcosa che mi permetta di contattarla. Vedo il suo
cellulare posato sul tavolino di fronte a lei. Mi collego con il
telefono e la chiamo facendo comparire sullo schermo “Numero
sconosciuto”.
Hellen lancia un'imprecazione e risponde
subito.
“Pronto” dice scocciata.
“Ciao” la mia voce
trema. Sto parlando con la mia rivale in amore, accidenti!
“Chi
sei?”
“Sono Mark, ho bisogno del tuo aiuto.”
Sbuffa.
“Non
ti conosco, arrivederci.”
Sta per riattaccare quando cerco
disperatamente di fermarla.
“Aspetta! Aspetta solo un secondo,
Hellen.”
Si immobilizza con il telefono a mezza via tra
l'orecchio e il tavolo.
“Come cazzo fai a sapere il mio
nome?”
Almeno adesso ho attirato la sua attenzione.
“Senti,
tu sei in grave pericolo. Tutti lo siamo. Mi devi aiutare a
proteggere l'umanità, a proteggere Marianne.”
Non sono riuscito
a trattenermi dal pronunciare il suo nome. Ora le s'ingrossa la voce.
È spaventata. Si alza in piedi di colpo.
“Cosa c'entra
Marianne? Rispondimi o chiamo l'FBI e ti piomba in casa in questo
momento. Come fai a conoscerci? E che cazzo è questa storia
del
proteggere il mondo?”
Sto perdendo il controllo della
situazione. Non l'avevo mai vista così arrabbiata,
è spaventosa e
rassicurante allo stesso tempo. So che è una ragazza molto
protettiva.
“Ti prego, calmati. Non è con me che te la devi
prendere...”
Lei va avanti e indietro per la sala, urlandomi
contro.
Come faccio? È già tanto se non ha ancora
riattaccato.
Ho poco tempo prima di perdere per sempre l'unica
opzione per salvare Marianne, perciò tento qualcosa che non
avevo
mai provato prima. Avvicino la mia coscienza alla sua ed entro nella
sua mente.
Ne vengo sopraffatto. La mente dei vivi è molto forte,
non immaginavo. Annaspo mentre m'ingegno per comunicare con lei. Alla
fine decido di aprire la mia mente e i miei ricordi e riversarli in
lei.
Hellen traballa, come colpita da una tremenda tempesta. È
rischioso, ma siamo agli sgoccioli. Doveva capirlo nel modo
più
veloce possibile.
A fatica, esco dalla sua testa per riprendere la
mia coscienza.
Hellen è incredula, ma crede a quello che le ho
mostrato. Grazie.
Mi accorgo che ha elaborato le
informazioni perché le appare sul volto un'espressione
sconvolta,
peggio di prima.
“Merda!” esclama. Corre immediatamente fuori
da casa.
Abbandona l'auto in mezzo alla strada e si precipita
nell'appartamento di Marianne.
Sono costretto a violare la mia
piccola e unica regola, perché entro nella dimora della mia
amata
per assistere alla conversazione.
Marianne apre la porta
lentamente. È stata appena svegliata dal suono furioso del
campanello.
Hellen entra precipitosa.
“Siamo in pericolo, Mary. Abbiamo
bisogno di te. Per favore, credimi. Oddio, ti amo.”
Hellen la
bacia piangendo. Marianne è sorpresa dal comportamento della
sua
ragazza.
“Hey, tesoro, calmati. Cosa succede? Dimmi, così
mi
fai preoccupare.”
Marianne è bellissima. Si capisce quanto è
sveglia dalla sua reazione al racconto concitato di Hellen. Afferra
subito il messaggio e intuisce l'entità del guaio in cui ci
siamo
cacciati.
Prendono l'auto e sfrecciano a tutta birra verso il
World Trade Center.
Io mi teletrasporto direttamente sulla piscina
costruita a commemorare la caduta della Torre Sud. La battaglia
infuria intorno a me. Lo scontro finale è cominciato.
L'ira di
Isabelle è indomabile. Scontra di petto gli altri fantasmi,
brandendo due spade sanguinolente. Sono divertenti gli effetti
speciali amatoriali per incutere timore. Il ragazzo dal nome ignoto
che stava seduto sulla gamba si è appena trasformato in una
fenice e
urla famelico. I clan si coprono le spalle a vicenda, impegnandosi
per fare breccia nella difesa nemica.
Hanno optato per un attacco
preventivo, sperando di sabotare la loro impresa prima ancora che si
compia.
Il bambino del molo mi appare davanti.
“Alleluia!
Pensavo fossi diventato un codardo, ma invece eccoti qui. Sei pronto
a regnare insieme a me sul Nuovo Mondo?”
I miei sospetti erano
fondati. Il bambino è il capo dei terroristi fantasma.
“Non
regnerò su nessun Nuovo Mondo, lurido verme. Smettila di
fare il
bambino innocente. Ti fermerò. Qui e ora.”
Sostengo il suo
sguardo, fattosi tutto d'un tratto duro.
Aumenta gradualmente le
sue dimensioni, ricoprendosi di fitto pelo nero.
“Essere
ragionevoli con te non è servito. Sei uno stolto, non
comprendi la
grandezza delle mie azioni. Morirai per questo!”
Muta in
un'enorme chimera. La testa di leone ruggisce, sputandomi addosso una
schifosa bava filante. La parte caprina dà testate al vuoto
e il
serpente sibila minaccioso. Ha scelto un animale aggressivo,
perciò
rispondo a tono. Gli grido contro e divento un ippogrifo.
Graffio
l'aria con i miei grossi artigli d'aquila e sbatto le ali possenti.
Ci soffiamo l'uno contro l'altro, sfidandoci a fare la prima
mossa.
Il sole ha appena toccato l'orizzonte: ora inizia il conto
alla rovescia.
Scatto in avanti, mirando al naso del leone. Il mio
becco ricurvo lo manca di un soffio. Mi allontana con una zampata di
avvertimento.
Intanto tengo all'erta i sensi della mente, alla
ricerca di una breccia nella sua difesa. È un combattimento
che si
svolge su due campi, per questo è molto più
difficile. Lui tiene
sotto controllo il suo esercito con una sorta di estensione del
pensiero, come se li tenesse ancorati a dei fili indistruttibili. Mi
sembra di cercare di sconfiggere una rete neurale vastissima.
Attacco
ancora, mirando alla schiena. Lui si gira per difendersi e, quando mi
sta per incornare, schivo il colpo ponendomi sotto di lui.
Evidentemente aveva già previsto quella mossa,
perché mi trovo
davanti la bocca spalancata del serpente. Mi sposto di lato, ma non
abbastanza. Mi graffia la spalla e mi sento indebolito.
Non riesco
a teletrasportarmi ora che sono un ippogrifo, ma ho le ali che mi
rendono più agile. Volo molto in alto e scendo in picchiata
su di
lui. Quando sono distante mezzo metro, sparisce. Mi da una testata
violenta sulla schiena che mi fa precipitare dentro la piscina.
I
turisti, ignari di tutto, continuano a fare le foto ai nomi dei
caduti e ai nuovi grattacieli.
Scarto di lato e mi faccio
inghiottire dalle pareti metalliche. Riemergo improvvisamente e gli
vado addosso, sorprendendolo alle spalle. Gli afferro la clavicola e
serro le mandibole.
Cominciamo un corpo a corpo fino allo
sfinimento. Le sue teste sono aggressive e la coda non mi dà
tregua,
in risposta io lo graffio e lo becco a raffica. Ci separiamo con uno
spintone e ci concediamo un secondo di pausa.
Manca pochissimo al
tramonto, non mi resta molto tempo per sconfiggerlo.
Escludo tutto
ciò che sta intorno a me e mi concentro per individuare
l'esatta
origine dei fili conduttori delle truppe. È al centro del
petto.
Scatto nuovamente in avanti in un impeto di rabbia e miro
al punto fatale. Lui cerca invano di schivarmi, ma la mia
velocità è
aumentata a dismisura. Alla fine riesco a bloccarlo tra gli artigli e
gli affondo il petto nel cuore con una forza incredibile.
Lui
boccheggia, cercando di trattenere il dolore.
Siamo ritornati in
forma umana – lui è stranamente diventato adulto
– e dal punto
in cui ho colpito si propaga una macchia di sangue.
Sta
morendo.
Ho vinto.
Un'ondata di sollievo si propaga in tutto il
mio spirito. Ho salvato Marianne.
Gli altri fantasmi si sono
dissolti e i vari clan si guardano attorno spaesati.
Isabelle
caccia un grido di vittoria, alzando al cielo le proprie armi. Gli
altri sono sconvolti, ma felici. Un sorriso ebete compare sul mio
volto. Sono orgoglioso della nostra lotta.
Inaspettatamente sento
il suo corpo tremare sotto le mie mani. Sta ridendo.
Ride sempre
più forte, zittendo tutti con quel suono lugubre.
Si libera dalla
mia presa e mi proietta all'indietro con una forza neanche
lontanamente paragonabile a quella che aveva prima. Si alza
sorridente, pulendosi lo smoking. È in perfetta forma, non
sembra
appena uscito da una battaglia mortale.
Comincia ad applaudire
avvicinandosi a me.
“Complimenti, ora ti nomino fantasma più
stupido dell'universo.”
Sorride, strafottente.
“Bravo, hai
fatto il tuo dovere, per questo ti meriti di assistere alla mia
conquista del mondo prima di morire. Per sempre, stavolta.”
Quello
stronzo osa anche sorridere. Com'è possibile che sia vivo e
vegeto?
“Rispondo alla tua domanda implicita, scemotto. I
fantasmi che loro stavano combattendo erano solo una fonte di energia
per me. Rompendo i fili, li hai liberati dal vincolo che creai tempo
fa.”
Adesso voglio prendere un coltello e incidergli la pelle
fino a creare un vero sorriso, come quello di Joker.
“In
pratica, hai ucciso loro e dato la loro energia residua a me. Ora
sono ancora più potente e posso attuare il mio piano. Te
l'ho detto
che avresti collaborato, alla fine.”
Urlo con tutto me stesso.
Sono furioso. Non ho sconfitto il cattivo con la mia spada lucente e
portato vittorioso la testa ai miei compagni. No, io l'ho aiutato.
È
questa la cosa grave. Se fossi stato in silenzio forse a quest'ora
tutto sarebbe normale.
Sono frustrato, arrabbiato con me stesso e
con lui.
Gli corro addosso e gli sferro un pugno. Si scosta con
leggerezza e ride. Mi sta prendendo in giro.
Era una messa in
scena.
Lui era già abbastanza potente per disturbare le
comunicazioni, ma è un esibizionista. Se fa una cosa la fa
in
grande.
Mi da un colpetto sul collo e io cado giù. Mi tira un
calcio sulla testa. Una fitta lancinante pervade la mia
coscienza.
Vedo la gente in panico. Il tiranno sta trasmettendo
dati sui fantasmi, sta rivelando la loro presenza e si impone come
Dominatore del Nuovo Mondo. Le persone gridano terrorizzate,
lanciando i telefoni impazziti nelle piscine. È come se in
uno zoo
qualcuno avesse aperto tutte le gabbie. Una follia.
Sto per
crollare. Sto perdendo la presa su me stesso. Mi dissolverò
anch'io
come quei poveretti, costretti da quel maniaco.
Mi sto per
arrendere per sempre quando la vedo.
Si fa spazio tra la folla,
con Hellen che da gomitate a destra e a sinistra per non rimanere
schiacciate.
Mi si accende un barlume di speranza. Guardo Marianne
e mi faccio travolgere dalle passioni, sapendo che questa è
l'ultima
volta. Mi sento animare da un'energia sconosciuta e mi rialzo a
fatica. Guardo il dittatore negli occhi, accesi da un bagliore di
sfida.
“Tu pensi di avere vinto, non è
così?”
Lui allarga
le braccia, felice.
“La Terra diventerà mia e avrò come
sudditi sia i vivi che i morti. Sono Dio.”
Mi tira un gancio
sugli zigomi, scaraventandomi a terra, fuori dall'area della
piscina.
Lo spazio è diventato deserto. I fantasmi sono scappati
via, probabilmente trascinando a forza Isabelle, e le persone sono
uscite di senno. Vedo solo loro due, in attesa di un messaggio, di un
segno che indichi la mia presenza.
Mi sta raggiungendo, sto
esaurendo le forze.
Faccio uno sforzo incredibile ed entro nella
mente di Marianne.
Allora sei tu il fantasma che sta cercando
di salvare il mondo, Mark.
Mi sento sollevato. Non mi
considera una minaccia, ma ha capito ciò che è
importante,
tralasciando il nostro rapporto finito male.
Sì, sono io.
La
mia voce risuona timida nella sua testa.
Ho bisogno di te. Tu
sarai il ponte. Io ti donerò la mia coscienza, in modo che
tu possa
osservare il mondo dei fantasmi e monitorarlo.
È titubante,
ma risponde subito.
In questo modo ti dissolverai. Morirai.
Ancora.
Lo so, ma non ho altra scelta. Dobbiamo scegliere il
metodo più sicuro, per donare una pace duratura alle due
realtà.
Quando morirai ti ritroverai nei miei panni e farai lo stesso con una
persona a te cara. Così l'equilibrio sarà
preservato.
Lei
cerca di ribattere, ma la blocco in anticipo.
Marianne, io ti
amo. Ti ho sempre amata e non rinnegherò mai i miei
sentimenti nei
tuoi confronti. Abbi cura di Hellen e amala con tutta te stessa.
Una
sola lenta lacrima le scende giù da un occhio.
Mi libero da tutto
e mi fondo con la sua coscienza. È meraviglioso.
Credo sia questa
la morte che ho sempre desiderato.
Marianne assume una vista
diversa, è capace di individuare i fantasmi.
Dopo qualche secondo
mette a fuoco la figura del dittatore, che si guarda intorno alla mia
ricerca.
“Ti sbagli di grosso, terrorista. Non governerai un
mondo che non ti appartiene. Non ne hai il diritto, perciò
te lo
impedirò.”
Per la prima volta compare sul suo volto
un'espressione impaurita. Però non ha tempo di capire come
mai un
vivo lo abbia visto, perché Marianne lo assale mentalmente.
Lo
circonda con la sua coscienza e lo schiaccia dentro. Lui chiama i
suoi sudditi dissolti a gran voce, terrorizzato. Infine viene
completamente fagocitato e sparisce, disintegrato in
un'infinità di
pezzettini, residui delle menti soggiogate.
È finita. Mi rilasso
totalmente.
Marianne è salva, così come la Terra.
Si stringe
a Hellen, trovando conforto tra le sue braccia. Decido di lasciarle
così, con questa immagine impressa nella mia mente.
Mi dissolvo
lentamente, salutandole un'ultima volta.
Addio.