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Autore: Esse A    17/08/2015    1 recensioni
È solo una cosa che mi è passata per la testa.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“L'amore è quando sei fragile e al tempo stesso invincibile.
L'amore è antitesi: o nasci matto o lo diventi.”


Queste erano le parole che rimbombavano nelle orecchie piccine di Beatrice. Appoggiata al muro gelido accanto alla finestra aperta, osservava incantata lo spettacolo che la natura ogni sera, da 19 anni a questa parte, le regalava: il tramonto. Eppure, non riusciva a goderselo come avrebbe voluto. Perché la sua vita doveva essere così complicata? Sospirò, riprenendo la pellicola dei ricordi proprio lì, dove li aveva interrotti.

“Capii di essere innamorata di lui quando, stretta tra le sue braccia, mi faceva sentire piccola; talmente piccola che con un soffio poteva uccidermi e l'unica mia opportunità di sopravvivere era fidarmi di lui, così mi aggrappavo forte al tessuto rosso della sua maglia.

Capii di essere innamorata di lui quando, stretta tra le sue braccia, mi faceva sentire grande; talmente grande che nulla poteva scalfirmi, divenivo invincibile, così trattenevo forte il tessuto rosso della sua maglia.”


Tutti i suoi sensi avevano collaborato insieme, aiutandola a captare una presenza che, a poco a poco, si avvicinava verso di lei, nel buio di quella stanza illuminata solo dal sole assonnato. Si avvicinò con cautela, quasi avesse paura di svegliarla dai suoi pensieri, di spaventarla, stropicciarla . Lei non guardò accanto a sè, non aveva bisogno di conferme. Mentalmente ringraziò quella sconosciuta figura, per non averla turbata.
Tutto era calma.

L'unica lampadina presente al centro della stanza venne accessa e Beatrice potè chiaramente distinguere i passi della sua amica Claudia venirle incontro, per poi percepire una leggere carezza sulla spalla sinistra. In tutto questo, sentì lo sguarda della figura sconosciuta bruciarle addosso e nonostante si stesse scottando, mai e poi mai avrebbe desiderato che smettesse.
«Bea, come mai sei qui?» le chiese l'amica, spostando la mano dalla sua spalla ad una ciocca di capelli color corvino, per spostarla dietro l'orecchio.
«Ho bisogno che tu mi faccia il solito favore.» rispose, senza scomporsi. Poi continuò: «Ma prima voglio farti vedere una cosa. Guarda attentamente quel punto, tra il ramo cadente e la foglia più alta. Lo vedi?» completò la sua descrizione indicando con l'indice il punto esatto.
Claudia strizzò gli occhi fino a creare una sottile fessura: «Sì, lo vedo.»
«Quello è esattamente il colore dei tuoi occhi quando sei felice. Lo tengo stretto ai miei ricordi, ma ho paura possa affievolire da un momento all'altro, ormai i tuoi occhi non sono più così, quando mi guardi.» Beatrice non si sentiva in soggezione ad espriremere un'emozione così intima sotto lo sguardo attento della figura sconosciuta. Lei non era quel tipo di ragazza. Se sentiva il bisogno di dover esternare qualche suo pensiero, lo faceva in qualsiasi situazione si trovasse.
Con il passare degli anni aveva capito che avrebbe vissuto in modo più sereno se avesse messo i suoi sentimenti al primo posto, senza vergogna, senza paura.
«Sai benissimo il motivo.» la voce di Claudia era dolce, ma allo stesso tempo pesante. Beatrice si chiedeva come potessero le sue labbra creare un così strano gioco di contrappesi.
Per la prima volta si girò verso la figura sconosciuta, le basto un secondo; uno sfuggevole, repentino, intenso secondo. Dopodiché il suo sguardo si posò sul sorriso amaro dell'amica e non potè fare a meno di pensare che con tutto quell'amaro si sarebbe bruciata in mezzo alle scorticature dovute ai suoi denti aguzzi. Riuscì a sentire un lieve dolore immaginario ai lati della bocca, finchè la sua mente non le giocò un brutto scherzo.
È incredibile come si possa passare pomeriggi interi a cercare di memorizzare immagini, suoni, odori senza riuscirci e poi, in un secondo -uno soltanto- impremersi nel cuore due occhioni azzurri, attenti, curiosi, interessati. Due occhi vivi, giovani.
Beatrice sentì l'irrefrenabile bisogno di fargli scoprire i suoi, verdi con qualche spruzzo di giallo qua e là. Gli occhi azzurri che aveva appena immagazzinato per sempre dentro sè, necessitavano di conoscere i suoi e lei riusciva a sentirlo. Si voltò e ciò che vide non mutò, rimase esattamente come prima. Per qualche attimo pensò fosse immortale.
Vide i due occhioni azzurri perlustrare ogni centimetro del suo viso ed in quel momento Beatrice si sentiva leggera. Così leggera da dover abbassare le palpebre, al contatto del suo zigomo con dei polpastrelli freddi appena consumati.
Sembra si conoscessero da una vita -o due-, la sfiorava quasi conoscesse a memoria la strada per casa sua. Neanche un velo di vergogna si posò su di loro.
«Cosa ti è successo?» chiese il ragazzo di fronte a lei senza smettere di carezzarla, costringendola controvoglia a rialzare le palpebre.
Beatrice sapeva benissimo a cosa si riferiva. D'altronde non poteva negare la presenza del grosso livido sul suo zigomo destro e il taglio sul labbro inferiore. Voleva solo non pensarci, voleva tornare leggera come prima. Sospirò a lungo e si rivolse all'amica in cerca di aiuto, non era pronta a raccontare la sua storia. Non dopo aver passato dei minuti così soavi. Le sarebbe parso come uno spreco.
«Ora non c'è tempo, dobbiamo muoverci.» tuonò la voce di Claudia, la quale prese per il braccio l'amica e la fece sedere su di una sedia girevole di pelle nera. Beatrice si guardò il polso destro, dove puntualmente non trovò nulla se non la sua pelle leggermente più scura del solito. «È vero, sono in ritardo.» disse, appoggiando la mano appena sollevata sul ginocchio.
Mentre Claudia cercava di comprirle i lividi con il fondotinta, gli occhi sconosciuti si scontrarono nei suoi più e più volte.
«Voilà! sei pronta.»
Beatrice sorrise, salutò velocemente l'amica con un bacio sulla guancia ringraziandola e diede un ultimo sguardo a quegli occhi che difficilmente avrebbe dimenticato, prima di uscire dalla porta e dirigersi verso il ristorante nel qualche lavorava.
  
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