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Autore: Horror_Vacui    18/08/2015    1 recensioni
La Terra è ormai un deserto inabitabile e gli uomini vivono nel sottosuolo come formiche in un formicaio.
*Ha partecipato al contest #RaccontiDistopici indetto dalla rivista Wired e da PenneMatte.it*
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminavano da ore in quella landa desolata. Il Sole era il loro peggior nemico e, nonostante i molti strati di cenci con cui si erano avvolti, non c'era niente che potessero fare per contrastarne il
calore.
Il Grande Fuoco aveva estinto milioni di specie animali e vegetali e spazzato via millenni di progresso nel giro di un secolo. Non era rimasto poi molto ai superstiti se non qualche sprazzo di civiltà concentrato nelle regioni più vicine al circolo polare artico.
Le città erano vecchi relitti abbandonati in oceani di sabbia incandescente, ma gli uomini non si erano arresi davanti alla catastrofe, adattandosi a vivere nei Formicai, piccoli agglomerati urbani sotterranei.
In origine il Formicaio di Korolev avrebbe dovuto essere un luogo dominato dall'uguaglianza sociale, ma già alla terza generazione le premesse iniziali erano state smarrite, sostituite da un rigido sistema di caste a cui nessuno aveva osato ribellarsi per non morire ustionato all'ora di punta.
Maksim non era nato per essere uno schiavo cieco e sordo davanti alle ingiustizie, aveva dimostrato sempre buone attitudini al comando e nonostante la giovane età era già a capo di un cantiere, ma non gli bastava. Suo nonno gli aveva raccontato la storia di come la sua famiglia fosse caduta in disgrazia dopo un tentativo di ribellione da parte del capostipite, Maksimilien Kozlov, uno dei fondatori del Formicaio. Forse il vecchio sperava di indurre il nipote a desistere dal tentativo di emergere dalla massa e, invece, quelle parole avevano rivestito di dorata rivalsa le intenzioni del giovane. Maksim era rimasto a lungo all'erta, orecchie ben aperte e occhi vigili, in attesa di un segnale che determinasse l'inizio del cambiamento. Questo era giunto trasportato nella borsa da viaggio di un Mastro Viandante, un certo Akim, mandato da Mosca su richiesta della Koroleva, per insegnare nuove tecniche di costruzione agli operai. Maksim aveva intuito fin da subito che dietro la maschera di uomo efficiente e silenzioso si nascondeva altro, lo aveva visto allontanarsi durante le pause e non separarsi mai dalla propria tracolla. Gli si era avvicinato con cautela, mettendo nel frattempo da parte la propria razione settimanale di vodka annacquata, unico bene di lusso concesso alle formiche.
A pochi giorni dalla sua partenza, Maksim aveva invitato Akim a casa sua per offrirgli da bere. Sperava di riuscire a strappare al mastro qualche informazione, ma quello, dopo aver tracannato metà del contenuto dell'otre, si era addormentato. Ormai convinto di aver sprecato l'unica occasione offertagli dal destino, Maksim si era accorto della borsa abbandonata in un angolo della stanza. Senza sapere cosa aspettarsi ne aveva vuotato il contenuto, scoprendo cosa il Mastro avesse gelosamente custodito per settimane: una lettera sbiadita e logora di cui era riuscito a leggere le prime parole “Giuramento dei Viandanti”, un carboncino, una mappa e un diario. All'interno delle pagine ingiallite c'erano informazioni su ogni città sotterranea dei dintorni, tra cui spiccava quella di Mosca, più progredita di quel che avesse immaginato.
- Maksim! Ti prego, accampiamoci finché non cala il buio – disse Dana aggrappandosi al suo braccio.
Sua moglie aveva la dura tempra delle donne russe, l'aveva vista scavare a mani nude,
perdere tre dita della mano sinistra e continuare a lavorare senza batter ciglio, eppure lo stava supplicando di fermarsi. Guardò le bende sul volto della donna, tinte dal rosso del suo sangue e, senza dire una parola, sollevò il braccio per indicare al resto della compagnia di arrestare la propria marcia.
- Che succede? - chiese Borislav preoccupato. Era il suo migliore amico, l'unico di cui si fidasse
ciecamente, il solo capace di seguirlo fino al centro della Terra.
- Ho visto delle cavità in quelle pareti rocciose, ci accamperemo lì per qualche ora e ripartiremo
dopo il tramonto.
Nessuno parve contento di quella decisione, fare una sosta poteva rivelarsi rischioso a causa delle molte creature sconosciute, nascoste nelle zone d'ombra. Solo il giorno prima due di loro avevano perso la vita in un agguato da parte di un feroce predatore dalla pelle coriacea.
Quelle insenature, però, erano piccole e accolsero la compagnia senza riservare sorprese. Lui e Borislav presero posto all'entrata della caverna, uno a destra e l'altro a sinistra, per poter difendere il gruppo da eventuali attacchi esterni.
-A che pensi, Maks? - disse Dana passandosi un unguento sotto le bende logore. Le aveva intimato di raggiungere gli altri per evitare gli ultimi raggi di luce, ma lei non l'aveva ascoltato.
- Potresti morire, lo sai vero? - le chiese senza staccare gli occhi dal paesaggio sottostante.
- No, potrei restare sfregiata.
Maksim sorrise immaginando l'espressione accigliata di sua moglie, i capelli chiari e sottili e gli occhi trasparenti come l'acqua.
- E questa eventualità non ti spaventa?
- La morte ti è più vicina, Maks, e io sarò con te quando arriverà, vi seguirò se sarà necessario.
- Ho promesso di portarvi via da quell'inferno sotterraneo, non me ne andrò prima di aver tenuto fede a questo impegno.
Dana gli si avvicinò, mentre il sole calava all'orizzonte e la sera scendeva sui loro corpi stanchi. Le fasciature sul suo viso erano ormai pregne di fluidi e sudore, Maksim le scostò con delicatezza e poi le tagliò via con il suo coltellino. Si sentì in colpa alla vista delle gravi ustioni di Dana, ma non disse niente, limitandosi a strappare dei lembi dalla propria tunica per coprirle. Lei nel frattempo si rannicchiò tra le sue braccia, in attesa della notte. Quando questa sopraggiunse, la compagnia si rimise in viaggio attraverso il deserto.
L'ambiente in cui erano cresciuti era oscuro, illuminato da poche luci artificiali, il buio era dunque loro amico. Avanzarono spediti, ignorando il dolore delle ferite, ma con in testa un solo obiettivo.
Videro Mosca mentre il Sole tornava a bruciare la terra e l'aria che respiravano. La bellezza della Piazza Rossa era un ricordo a cui loro non avrebbero mai potuto accedere, della Cattedrale non restavano che mura scolorite, mentre le cupole diroccate testimoniavano l'antico
splendore di una città ricca qual era stata Mosca.
Le dune circondavano gli alti palazzi, ma non fu difficile trovare l'entrata del Muraveynik. Dove un tempo sorgeva il Cremlino, vi era un grosso varco che portava sotto la sabbia. Temevano ci fossero delle guardie, la Koroleva aveva sempre parlato di guerre tra Formicai, ma riuscirono ad
attraversare il passaggio indisturbati servendosi delle lunghe e ripide scale. Man mano che scendevano il caldo diminuiva, ma non la fame e la sete. Maks provò a risollevare gli animi, ma mentre i gradini sembravano prolungarsi all'infinito, anche la sua speranza iniziava ad assottigliarsi.
Erano ormai allo stremo delle forze, Borislav trasportava la figlia sulle spalle, Dana si trascinava accanto a lui con lentezza e persino lui sentiva di essere pronto a cedere, quando una luce accecante non li costrinse a fermarsi. Maksim cadde in ginocchio e poi fu di nuovo buio.
- Finalmente ti sei svegliato! Credevo fossi morto, ma tua moglie ha così tanto insistito che non ho potuto fare a meno di portarti con noi. - gli giunse all'orecchio la voce squillante di un vecchio.
Non doveva avere più di settant'anni, aveva un aspetto curato e pulito, diverso rispetto a quello degli anziani di Korolev, distrutti dalla fatica e dal duro lavoro.
Maksim aveva appena riaperto gli occhi, toccò il morbido tessuto sotto di sé, mentre si abituava alla luce della lampadina appesa al soffitto. Non ne aveva mai viste di così luminose, ma non era l'unica cosa sconosciuta. Le pareti gialle avevano un aspetto solido, così come i mobili che riuscì a vedere dalla posizione in cui si trovava.
- Dove sono i miei compagni? - provò ad alzarsi, ma era troppo stanco.
- Sta tranquillo, riposano nella stanza accanto. Tua moglie, invece, ha vegliato su di te per tutto il tempo. - rispose l'anziano indicando Dana, che dormiva raggomitolata su una poltrona.
- Borislav mi ha raccontato della vostra impresa. Sono stato per molti anni un Viandante e ogni volta che passavo da Korolev e dai muraveynik vicini era una vera tortura. Conoscere la verità e non poterla rivelare, che triste fardello il nostro!
-Ti prego, spiegami! - esclamò Maks. Tutte le risposte che cercava stavano per essere rivelate. Il vecchio sospirò.
- Mosca invia da sempre aiuti a tutti i muraveyniki, ma il Korol' e la Koroleva hanno deciso di tenerli per sé, fabbricando false notizie per non farvi scoprire la verità. A noi non era concesso parlare! Ma ora è il vostro turno, è giunto il momento di reagire, la Rivoluzione è vicina. Altri come voi hanno trovato rifugio a Mosca. Benvenuto nella Resistenza, figliolo! - gli strinse la mani entusiasta.
Infine avrebbe compiuto il suo destino, avrebbe portato a termine l'impresa in cui i suoi antenati avevano fallito. Per se stesso, per Dana, per Korolev e per le sorti dell'intera umanità. 

Note:
Ho sviluppato questo plot, che giaceva da mesi nel computer, per partecipare al contest di Wired. All'inizio pensavo che la storia sarebbe finita così, ma proprio mentre il limite di 9000 battute mi induceva a tagliare parole su parole, mi sono resa conto di avere ancora qualcosa da dire su Maksim e i Formicai, per cui, su consiglio di Hanna Sophie Lewis, ho deciso che presto questo breve racconto troverà un seguito.
   
 
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