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Autore: quellichenonsannosognare    18/08/2015    4 recensioni
Tratto dal testo:
"-Isaac-
Isaac alza lo sguardo, perché è praticamente certo che quel rumore non appartenga alle tante gocce che fino a quel momento si sono infrante intorno e contro di lui.
Scott è in piedi a lato della panchina, anche lui fradicio, con le mani nelle tasche della felpa blu, la sua preferita, e il ciuffo, chissà come, quasi del tutto asciutto; solo la punta cade verso il basso, toccandogli il naso, ma questo non sembra importargli.
-Cosa ci fai qui?- domanda il ragazzo in tono dolce, ma anche un po’ severo –Ti prenderai un raffeddore-
Ad Isaac viene quasi da ridere, perché Scott è un Alpha, ma in fondo in fondo il suo comportamento non è affatto cambiato da quando è diventato tale.
È questa la parte che più gli piace di lui.
È questa la parte che ama.
-Non è vero- risponde tornando a guardare verso la sua vecchia casa –Sai che non è possibile-"
[SCISAAC]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Isaac Lahey, Scott McCall
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~L’acqua cade da ore su Beacon Hill, provocando una lunga serie di ticchettii ogni volta che una goccia si scontra violentemente contro una superficie, bagnandola e rendendola sempre più piccola e insignificante di fronte a tutto quello che riesce a compiere quello straordinario e disastroso fenomeno.
Le strade sono lucide e la luce arancio dei lampioni si riflette nelle pozzanghere ancora mosse dalla pioggia, mentre la nebbiolina che quella mattina aveva accolto il risveglio degli abitanti della piccola città si è ormai diradata, troppo debole per contrastare le grosse gocce che ora cadono sul volto del giovane Isaac Lahey.
La pioggia è sempre stata particolarmente speciale a Beacon Hill o forse è solo lui che lo crede, non essendo mai uscito dalla cittadina e si accontenta di pensare che il rumore dell’acqua che scroscia dalla grondaia dei vicini, che gocciola sul tetto di casa Mcall provocando quel picchiettio rilassante e continuo, sia sul serio qualcosa di speciale.
Ogni cosa gli sembra più bella sotto la pioggia, forse perché in parte riesce a coprire ciò che invece a lui non piace affatto di quel posto e forse è per quello che in questo momento si trova seduto su una panchina, dall’altra parte del vialetto, proprio di fronte a casa sua.
Non ci mette più piede da quasi un anno, ma come spinto da un istinto sovrannaturale, si trova spesso seduto su quella panchina ad osservare il luogo dove per anni ha vissuto alcune delle esperienze più belle (e sicuramente quelle più brutte) della sua vita.
Le gocce d’acqua gli scorrono sugli zigomi alti, scendendo verso la bocca e fermandosi sulle labbra socchiuse, mentre i capelli ricci e biondi si sono ormai fatti di un bruno scuro e gli si sono appiccicati alle tempie, comunque troppo corti per coprirgli gli occhi.
Non sente freddo e sa benissimo di non potersi prendere un’influenza, come sa di non potersi prendere un comune raffreddore, ma sa anche che in quelle condizioni dovrebbe sentire almeno un po’ di comune freddo, quel freddo che penetra nelle ossa, come si suol dire.
E invece Isaac non riesce a fare altro che fissare quella casa e pensare, pensare a quanto fosse rovinata, a quanto il giardino avesse bisogno di essere potato e i muri ripitturati, i fiori curati…
È brutto anche pensare al fatto che lui non può fare cose così semplici, perché ha paura.
Ha paura di avvicinarsi così tanto a quel luogo e ha ancora paura di suo padre, della cantina, del freezer, dei brutti voti, del tavolo che non riusciva mai a fare a dovere e di tutte quelle piccole cose che sembravano sempre essere fatte tanto male da fargli meritare una punizione.
A volte ha anche paura di suo fratello, Camden, ma non nello stesso modo in cui ha paura del resto.
Nei giorni come quello, quando era piccolo e non poteva uscire, lui e suo fratello restavano in camera loro affacciati alla finestra per ore e scommettevano sulle gocce d’acqua che scivolavano sul vetro liscio della finestra: quella che arrivava prima all’estremità inferiore e che scompariva vinceva.
Suo fratello lo faceva vincere di proposito –anche se Isaac non era mai riuscito a capire come facesse a barare in un gioco del genere- così quando perdeva gli saltava addosso e iniziava a fargli il solletico, facendolo ridere tanto forte che spesso loro padre doveva andare a rimproverarli –no, urlargli, quello era il termine giusto- di stare zitti.
Sono passati anni da quelle gare, sono passati anni da quando Camden è partito per la guerra, anni da quando quella dannata lettera ha distrutto tutte le sue speranze, eppure Isaac non riesce ancora a dimenticare.
Perché senza sua madre, senza Camden, suo padre aveva iniziato a sfogare la sua rabbia su di lui e ancora oggi il ragazzo si chiede se l’avesse mai fatto prima con suo fratello o sua moglie…
-Isaac-
Isaac alza lo sguardo, perché è praticamente certo che quel rumore non appartenga alle tante gocce che fino a quel momento si sono infrante intorno e contro di lui.
Scott è in piedi a lato della panchina, anche lui fradicio, con le mani nelle tasche della felpa blu, la sua preferita e il ciuffo, chissà come, quasi del tutto asciutto, solo la punta cade verso il basso, toccandogli il naso, ma questo non sembra importargli.
-Cosa ci fai qui?- domanda il ragazzo in tono dolce, ma anche un po’ severo –Ti prenderai un raffeddore-
Ad Isaac viene quasi da ridere, perché Scott è un Alpha, è sempre stato un Alpha e in fondo in fondo il suo comportamento non è affatto cambiato da quando è diventato tale.
È questa la parte che più gli piace di lui.
È questa la parte che ama.
-Non è vero- risponde tornando a guardare verso la sua vecchia casa –Sai che non è possibile-
Scott sorride, come se si aspettasse quella risposta.
Fa un passo avanti e si siede accanto all’amico, non togliendosi le mani dalle tasche e non smettendo di guardarlo, per evitare di guardare nella sua stessa direzione: non gli piace quella casa, non gli piace affatto.
Da quando aveva conosciuto Isaac c’era stato solo una volta e l’odore di dolore e sofferenza che aveva percepito l’aveva quasi intossicato.
-Brutti ricordi?- domanda.
Isaac rimane impassibile.
–Non sono solo brutti- risponde –Ce ne sono anche di belli- indica una palizzata accanto a una siepe –Vedi quella?-
Scott annuisce.
-Avevo nove anni quando mi sono rotto la gamba tentando di scavalcarla di corsa- espone Isaac con un sorriso.
L’altro aggrotta la fronte, non capendo. –E quello sarebbe un bel ricordo?-
-Certo che no!- Isaac scuote la testa, con un principio di risata che gli sgorga dalle labbra –La torta che mi preparò la vicina di casa lo è…me la ricordo ancora sai?Era al pan di spagna e crema di latte, con tutte le decorazioni di zucchero sopra che recitavano un ‘Guarisci presto’. Era deliziosa, ma mio fratello se ne mangiò più della metà tutto da solo-
Scott ride e Isaac abbassa la mano, facendola ricadere contro il suo fianco.
Il suo cuore fa una capriola quando si accorge che le dita del suo Alpha gli stanno sfiorando con dolcezza la mano, come per spingerlo a continuare a parlare.
-Anche lui si prendeva cura di me…un po’ come fai tu, intendo- continua allora il ragazzo –Mi preparava la cena, mi aiutava coi compiti e mi tirava fuori dai guai anche quando mi ci mettevo di proposito. Tu… me lo ricordi molto-
Scott è preso alla sprovvista e abbassa lo sguardo.
Non sa se essere lusingato o triste o arrabbiato per quel paragone, perché nonostante sappia che Camden sia stato un fratello fantastico per Isaac, lui non è sicuro di voler avere lo stesso rapporto con lui.
-Derek ti sta cercando- dice in un sussurro, sapendo benissimo che l’altro lo sentirà comunque –Credo sia preoccupato per te…-
-Non lo è- ribatte prontamente l’altro, senza esitare –Non faccio più parte del suo branco…è un Beta ora… oppure un Omega, non ho ancora capito se fa parte del tuo branco oppure no. Inoltre non credo gli sia mai importato molto di me-
Scott alza gli occhi verso Isaac, che invece continua a guardare la casa, quasi incantato.
-Erika e Boyd non ci sono più- dice stringendogli la mano in un modo che una scossa calda gli attraversi il corpo.
È solo allora che Isaac si accorge di avere freddo.
-Certo che gli importa di te- continua l’Alpha stringendola più forte –Come teneva a loro…e anche se non sei più il suo Beta, lui non vorrebbe mai vederti fare la loro stessa fine-
L’altro rimane zitto e Scott capisce, capisce che sta pensando a Boyd ed Erika.
Sta pensando a quando ha visto il corpo di lei nel cavò della banca e quello di lui fradicio d’acqua nell’appartamento di Derek.
-Non meritavano di morire- sussurra –Ma sono felice che siano stati il mio Branco, per un po’…- si lecca le labbra, non vuole piangere –Se solo fossero qui, se solo potessero decidere in che branco stare…probabilmente ti seguirebbero-
Ricorda di quando lui, Boyd e Erika giravano per le strade, per i boschi come se il mondo fosse solo loro e alza gli occhi verso il cielo, perché lui non ci crede nel paradiso, ma in qualche modo ci spera ancora.
-E tu Isaac?- domanda dopo qualche secondo –Tu fai parte del mio branco?-
L’altro sorride ed è davvero strano, perché Isaac non sorride senza un motivo, non sorride neanche troppo spesso.
Anche Scott si rallegra a quella vista e con le labbra tirate da un sorriso domanda: -Perché ridi?-
L’altro scuote la testa, guarda per terra, poi guarda lui, con il collo leggermente piegato di lato in un gesto così infantile che pare essere tornato un ragazzino di dodici anni.
-Io ho sempre fatto parte del tuo branco, Scott- dice con semplicità e torna a guardare la casa –Sempre-
Come da copione Scott spalanca gli occhi e apre leggermente la bocca, trovandosi senza parole.
-Non fare quella faccia- Isaac scoppia a ridere, tentando invano di trattenersi  -Tu sei il True Alpha…insomma, mi sembra abbastanza normale che fossi attratto da te fin dall’inizio…-
Scott alza un angolo della bocca, confuso ma divertito dalle parole che aveva appena sentito.
-Attratto?- domanda col suo solito sorriso dolce.
È quasi sicuro di vedere le guance pallide di Isaac arrossarsi, ma non né è sicuro vista la luce affusolata dei lampioni.
-Ehi, tranquillo- ride tranquillizzandolo –Ti capisco. Sono come la ragazza sexy giusto?-
Isaac ricambia il sorriso e ci mise un attimo per rispondere. –Sì, lo sei-
Tornano a guardare la casa, quasi dimentichi dell’acqua che continua a cadere loro addosso, insistente e sempre più violenta, quasi come se le gocce stessero aumentando di spessore solo per dargli fastidio.
Le loro mani sono ancora intrecciate e nessuno dei due è intenzionato a mollate la presa sull’altro.
-Non vuoi tornare a casa?- domanda Scott dopo qualche minuto passato ad ascoltare la pioggia –Inizio ad avere freddo…e sì, è vero che non ti prenderai mai una polmonite- sorride e si alza in piedi senza togliersi le mani dalle tasche –Ma sono quasi sicuro che…nonostante la tua condizione da lupo mannaro…anche tu possa morire d’ipotermia-
Isaac aspetta solo qualche secondo prima di seguirlo giusto perché, sì, Scott è l’Alpha ormai, ma questo non significa che i suoi ordini debbano essere presi per oro colato.
E allora perché non può fare a meno di fidarsi di lui, di seguirlo ovunque vada?
No, non era solo perché Scott ormai è il suo Alpha, c’è qualcosa di più…e Isaac tace da fin troppi mesi su cosa si tratta.
-Scott- si blocca in mezzo al marciapiedi, senza riuscire più a muovere un passo –Io…devo chiederti una cosa-
Scott si gira e lo guarda confuso.
Fa qualche passo verso di lui, annuisce, un po’ nervoso e Isaac spera che la pioggia copra l’odore della sua ansia come sta coprendo i sentimenti dell’Alpha, visto che non riesce a percepirli nonostante tenga le narici ben allargate.
-Certo- dice Scott col tono premuroso che lo fa somigliare terribilmente a sua madre e del quale a volte un po’ si vergogna –Sai che puoi dirmi tutto ciò che vuoi-
La pioggia forma dei piccoli rivoli sulle sue guance scure e Isaac, stupidamente, si ritrova ad osservarli con troppa attenzione.
-Mettiamo che ci sia questa persona- comincia dopo essersi accorto di essere rimasto per troppo tempo in silenzio –E… ti piace terribilmente. Vorresti dirglielo, ma non sai se farlo perché…non sei mai stato con nessun’altro in vita tua- scuote la testa –Insomma la cosa un po’ ti spaventa…-
Scott sorride. –Ti terrorizza terribilmente, vuoi dire?-
Isaac non sorride, è troppo agitato.
-Sì- risponde con tono lieve –Insomma…se tu fossi…molto attratto da questa persona, ma non fossi affatto sicuro che ricambi i tuoi sentimenti…- strizza gli occhi, un po’ per l’acqua un po’ per lo stress –Io…isomma che…o merda come faccio a…-
-…a dirglielo?- domanda Scott facendosi improvvisamente cupo –Stai parlando di Allison non è vero?-
E Scott si sente improvvisamente geloso.
Non di Allison, ma di Isaac. Lui è suo.
-No- risponde prontamente l’altro prima che un sorrisetto divertito gli si disegni sul volto –Ti giuro che non è lei, ti prego, non sbattermi ancora contro un muro-
Ora anche l’Alpha sta sorridendo, visibilmente più rilassato e questo ferisce Isaac che trova ancora più difficile dire quello che vorrebbe dire, finché Scott non interrompe il suo flusso di pensieri.
-Se fossi in te- comincia –Glielo direi, così, senza farti troppi problemi. Hai diciassette anni, è normale avere una cotta, lo capirà. E poi che vuoi che succeda, al massimo può respingerti-
L’altro esita per qualche secondo. –E se io non volessi essere respinto?-
Scott sorride, ma nel suo sorriso c’è un pizzico di amarezza, come quella di qualcuno che prega il suo carnefice di ucciderlo una volta per tutte, dopo tante torture.
Ed è così che si sente Scott, squarciato dalla consapevolezza che ad Isaac, il suo giovane e speciale Beta, piaccia veramente qualcuno.
“Dimmi chi è e facciamola finita” vorrebbe urlare, ma non lo fa, perché non è affatto da lui.
-Hai zanne e artigli, potresti convincerla ad uscire con te- dice emettendo una finta risata, ma neanche questo è molto da lui, se lo aspetterebbe più da Stiles o al massimo da Derek (che probabilmente però non lo direbbe per scherzare).
E infatti Isaac lo guarda strano e lui si schiarisce la voce, a disagio, girandosi per riprendere la strada di casa –È meglio se andiamo, ora…-
-Scott, sei tu- espone finalmente Isaac, tutto d’un fiato –Tu mi piaci-
L’Alpha spalanca ancora una volta gli occhi e si gira verso l’altro, fissandolo come si fisserebbe un alieno proveniente da un’altra galassia. –Io…cosa?-
Isaac non prende neanche un respiro prima d’iniziare a sparare frasi a raffica. –Non so quando l’ho capito…forse quando abbiamo iniziato a vivere insieme…in realtà penso sia stata una cosa più graduale, non è accaduto tutto in una volta, prima eri come un amico, poi sei diventato più come un fratello e poi…poi…non lo so, sei diventato ciò che sei diventato e mi piaci Scott, mi piaci davvero-
Quando s’interrompe non ha più fiato e si sente un idiota, ma almeno è riuscito a dire tutto ciò che in quei giorni gli insabbiava la mente.
-Sono venuto qui perché pensavo di poter pensare a come dirtelo o a cosa fare- continua notando il silenzio dell’Alpha –Se andarmene e starti lontano o rimanere e farmela passare. Capirò se vorrai mandarmi via Scott, se… non mi vorrai più nel tuo branco- quelle parole fanno più male del previsto e Isaac cade in ginocchio; ad aggiungersi alla pioggia contro la sua pelle ora ci sono lacrime salate –E non so nemmeno perché sto facendo così…mi spiace così tanto-
Scott non può sopportare di vederlo in quello stato, così gli s’inginocchia davanti e gli afferra entrambe le mani, stringendole forte contro il suo stomaco.
-Ehi- gli sussurra tentando di trovare il suo sguardo, rivolto a terra –Isaac, va tutto bene okay?Va tutto bene-
Non sa che altro dire, ma non vuole lasciarlo lì.
-Isaac, ti prego, non fare così- sussurra poggiandogli una mano sulla guancia, in modo da sollevargli il viso e poterlo guardare negli occhi –Mi dispiace-
Isaac è pallido, bellissimo, ma pallido e Scott sa che sta soffrendo. –Ti dispiace?-
-Sì- Scott gli carezza la guancia col pollice e non stacca gli occhi da quelli del giovane licantropo –Non voglio farti del male Isaac- stringe gli occhi per farsi forza e torna a guardarlo –Pensavo che così, non avresti sofferto-
Isaac aggrotta la fronte, ma i suoi dubbi sono cancellati quando Scott afferra la sua sciarpa e lo bacia.
È un bacio casto, anche se sicuramente il dolore dei loro denti che cozzavano è stato sentito da entrambi.
Dura giusto qualche secondo, in cui entrambi rimangono immobili.
Scott si scosta di poco e sembra nervoso , da quella distanza Isaac riesce benissimo a sentirlo, ma ha paura che anche Scott riesca a sentire la sua agitazione, la sua paura.
Infatti l’altro sorride, fa scivolare una mano tra i sui capelli, mentre con l’altra stringe ancora la sua e si sporge verso di lui, riproponendo il primo bacio,stavolta con più passione.
Questo riesce a mettere Isaac a suo agio, così si ritrova a ricambiare il bacio senza neanche accorgersene.
Sono ancora inginocchiati sul marciapiede ma questo non importa a nessuno dei due.
Scott muove le labbra in modo delicato e allo stesso tempo deciso, assaporando le gocce di pioggia che si solo fermate sulle labbra dell’altro, accarezzando con esse la sua pelle bianca e annusando inconsapevolmente il profumo di mango dello shampoo che sua madre a comprato solo tre giorni prima e che la pioggia sta lavando via dai capelli del Beta.
Isaac si sente girare la testa, non si è mai sentito così ubriaco e sta incredibilmente bene.
Passano minuti, forse ore nemmeno loro saprebbero dire esattamente quanto tempo è passato prima che riuscissero a ricordare di essere sotto una tempesta e in mezzo a un marciapiede, ma quando se ne accorgono, la cosa non cambia di molto.
Isaac conosce il quartiere, è c’è un posto che amava fin da bambino, un posto in cui suo padre non riusciva mai a trovarlo, in cui per alcune ore riusciva a starsene tranquillo e da solo.
Senza parlare trascina Scott dall’altra parte della strada, attraversano il giardino dei vicini e raggiungono un capanno agli inizi del bosco.
C’è un lucchetto a chiuderlo, ma per Scott non è un problema: lo rompe senza quasi pensarci.
-Entra- lo incita ridendo con quella sensazione di poter scoppiare da un momento all’altro.
Isaac ride con lui e apre la porta.
Entra nel capanno camminando all’indietro, subito seguito dall’Alpha che non perde tempo per richiudersi la porta alle spalle e tornare a baciare la sua preda, finalmente all’asciutto.
Hanno già le labbra rosse per i baci, ma non importa quando sanno di poter stare insieme.
Ad Isaac non interessa che siano a pochi passi da casa sua, non gli fa più paura.
A Scott poco importa del messaggio che aveva promesso d’inviare a Derek una volta trovato Isaac, anzi, dovrebbe ricordarsi di ringraziarlo, perché è per merito suo che ora sono lì.
A nessuno dei due importa di nulla e i loro pensieri sono soffocati dal rumore dell’acqua che picchia contro il tetto di legno.
Forse, la pioggia a Beacon Hill ha davvero qualcosa di speciale.


ANGOLO AUTRICE:
Questa è la mia prima fan fiction nel Fandom di Teen Wolf e soprattutto sui miei Scisaac ** anche se sinceramente (e stupidamente, sì, lo ammetto) shippo un pochino anche Allisaac (no comment, so di non essere molto normale) perciò siate clementi
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