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Autore: CappelloParlante    18/08/2015    1 recensioni
Il dentista. Solo a sentirlo nominare i vecchi dalla perfetta dentatura giallognola e storta tremano, i bambini cominciano a piagnucolare aggrappandosi alle gonne delle madri, gli adolescenti piantano dei conflitti mondiali perché "io l'apparecchio non me lo metto nemmeno se mi paghi" e gli adulti mugugnano perché sentono già il portafoglio in tasca alleggerirsi drasticamente. Il dentista è questo e molto di più. È l'odore di pulito e di disinfettante, l'aria condizionata che ghiaccia il collo e strambi modellini di dentature cavalline sparsi per tutto lo studio. Ma vi siete mai chiesti cosa succede nelle sale d'attesa dei dentisti di tutto il mondo quando nessuno guarda?
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"Io sono acida, tu sei un uomo, cosa vuoi farci, ognuno ha le sue pecche"  
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" Sei una pazza. Una fuori di testa completa, da buttare" mormorò. Ma le sorrideva, e lei seppe che non diceva sul serio. Forse solo un po'.
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Il ragazzo fece un sorriso sottile "problemi da donna?" chiese curioso. Veronica lo guardò male "non è che le donne devono andare al bagno solo per cambiarsi gli assorbenti"
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La ragazza seduta nella sala d'attesa linda e profumata di disinfettante aveva il trucco sbavato e gli occhi rossi. Faceva ticchettare nervosamente la ballerina rossa graffiata sul pavimento di marmo lucido e, con una mano, cercava di dare un contegno ai capelli resi vaporosi dall'umidità. Lanciò un occhiata al calendario della farmacia appeso ad una parete, come se non sapesse che giorno fosse. Mercoledì. Ovviente. Nella sua breve vita ogni sfiga colossale che le era collassata addosso era capitata di Mercoledì. Quando si era persa a New York staccandosi dal gruppo di turisti italiani? Mercoledì. Quando si era spaccata un tacco mentre andava al matrimonio della cugina? Mercoledì. Quando il suo fidanzato storico l'aveva mollata senza una ragione ben precisata davanti a tutti i suoi amici? Mercoledì, ovviamente. Più precisamente quel mercoledì. Se Stefania avesse potuto avrebbe incenerito tutti i mercoledì esistenti, nessuno escluso, e se ne sarebbe fregata altamente del fatto che suo fratello era nato proprio quel giorno, ad Aprile. Soffocò un singhiozzo mentre ripensava a Davide che le diceva con la sua voce calda che non l'amava più. Ma come poteva una voce così bella ferire così tanto? Stefania non ne aveva la più pallida idea. Fatto sta che, esattamente due ore prima, alla festa di compleanno improvvisata di Cecilia, Davide le era andato vicino e le aveva dato il ben servito. Stronzo. Proprio un dannatissimo stronzo fumante. Prese un sospiro e appoggiò la fronte sulle mani. Aveva anche pensato di rimandare la trapanazione delle carie dal dentista, ma ormai sarebbe stata la quarta volta di fila, e non le faceva molto onore. Dopotutto era una donna con le palle, lei. Ci voleva ben più di una storia bellissima lunga tre anni condita con tanti baci, regali e vacanze insieme per buttarla giù. D'un tratto le pizzicarono stranamente gli occhi. Si diede una rapida occhiata in giro per vedere se non c'era nessuno e dare il via libera ad un pianto sfrenato. La saletta era vuota e spoglia, riempita solo da lei, qualche sedia e dalla scrivania di una segretaria assente. Con sollievo iniziò a piangere disperatamente. Quando giunse al punto di non ritorno, ossia quando i singhiozzi le uscivano spontanei dalle labbra, sentì la porta che dava sulla saletta d'ingresso aprirsi con un cigolio e vide comparire sulla soglia un ragazzo dall'aria arrabbiata. Stefania, colta alla sprovvista, ficcó istintivamente la testa dentro alla borsa cercando di nascondere l'evidenza mentre una mano frugava alla ricerca di un pacchetto di fazzoletti. Modello struzzo, per chiarirci.Con un moto di terrore sentì il ragazzo sedersi nella seggiolina accanto alla sua, silenzioso e discreto. Stette per qualche secondo con la testa infilata nel suo borsone di stoffa, pienamente cosciente della figura da imbecille che stava facendo. Quando sentì un dito ticchettarle sulla spalla fece un balzo. "Ehi, scusa, vuoi un fazzoletto?" le chiese gentilmente la voce del ragazzo accanto. Stefania decise di smetterla di nascondersi, tanto ormai l'aveva colta in flagrante, e tirò fuori la testa. Quando vide il volto bello e curato del ragazzo che aveva accanto tentò con tutta se stessa di non pensare al suo aspetto in quel momento e sorrise, passandosi una mano sulle guance umide. " Si, grazie mille, non credo di averne dietro" mormorò flebile. Il ragazzo fece un sorrisetto e tirò fuori dalla tasca della giacca un pacchetto di fazzoletti di carta. "Tieni" disse porgendoglieli. Stefania accettò di buon grado e si asciugò gli occhi confi. Quando ebbe finto si voltò verso di lui e, all'improvviso, le venne da ridere "Dio, scusami" ridacchiò "sono un disastro". Il ragazzo fece una risatina "tranquilla, anche per me oggi è una giornata no" rispose con un'alzata di spalle. Stefania si svegliò dal letargo sonnacchioso di colpo "scommetto che quello che è successo a me è peggio" assicurò. Il ragazzo fece un sorriso furbo "ah si? Sentiamo allora perché piangevi così disperatamente, poi ti racconto che bella giornatina sto passando io e vedermo se sei ancora del tuo parere". Stefania annuì "Benissimo. Allora, oggi, davanti a tutti i miei amici, il mio ragazzo, dopo tre anni in cui diceva di amarmi, mi ha scaricata". Era partita così bene, eppure aveva finito la frase con voce debole e stanca "non gli piaccio più" sussurrò tremula, più a se stessa che all'altro. Il ragazzo stette per un po' in silenzio, osservandola asciugarsi gli occhi in silenzio. Poi tirò fuori un altro fazzoletto e glielo porse "mi dispiace. È stato un bastardo" sussurrò. Stefania fece una risata poco convinta "tutti gli uomini sono dei bastardi" rispose. Poi gli scoccò un occhiata "oh, beh, senza offesa" disse a mo di scusa. Il ragazzo scrollò le spalle "figurati. Sai, noi bastardi siamo abituati agli insulti". Stefania gli posò delicatamente una mano sulla spalla "Io sono acida, tu sei un uomo, cosa vuoi farci, ognuno ha le sue pecche" confidò seria, facendolo ridere. Poi prese un gran respiro e tentò un sorriso incoraggiante "e tu? La tua grande giornata di merda cosa riserva?" chiese curiosa. Il ragazzo scosse le spalle "Non ci crederai, ma la mia ragazza ha mollato anche me". Stefania tirò su col naso "si che ci credo, perché non dovrei?" domandò. Il ragazzo si indicò in modo eloquente " ti sembro un tipo da mollare?" chiese retorico. Stefania alzò gli occhi al cielo "cosa ne so, non ti conosco così bene" rispose. Il ragazzo sbuffò " basta guardarmi, carina". Stefania fece una risatina "stai cercando di rimorchiarmi? Perché le tue tattiche sono leggermente più fini di quelle di uno scaricatore di porto". Il ragazzo fece una smorfia scandalizzata "se volessi rimorchiarti non direi assolutamente queste cose, ne ti chiamerei carina" confidò stancamente. Stefania gli sorrise "grazie per esserti sfogato con me" mormorò. Il ragazzo le fece un altro sorriso sincero " non ti ho detto nulla di eccezionale, solo il succo di quello che mi è successo" rispose. Stefania scosse le spalle "si, ma non importa, mi hai dato fiducia anche senza conoscermi e mi hai fatta stare bene" sussurrò. Il ragazzo stette per un poco ad osservarla in silenzio, con quei suoi due occhi scuri allegri e vivaci, poi le tese una mano "mi chiamo Davide". Stefania, a sentire quel nome, trasalì "il mio ex si chiamava come te". Davide la guardò angosciato "ah" mormorò. Poi si riprese e le tese la mano di nuovo "mi chiamo Davide, ma, da come spero tu abbia notato, non sono il tuo ex anche se forse bastardo un po' lo sono, dato che, mia enorme colpa, sono un uomo, ma ti prego di chiudere un occhio su questo". Stefania ridacchiò "Fingeró che tu sia una donna". Sorrise e gli strinse la mano "io sono Stefania e sono la donna più acida che tu abbia mai incontrato, ma ti prego di chiudere un occhio" Davide fece un sorrisetto "fingeró che tu sia un uomo". Stefania strabuzzó gli occhi "perché, gli uomini non sono acidi?" chiese. Davide incarcò le sopracciglia "beh, meno delle donne. Non che ci voglia molto" sussurrò, guadagnandosi una sberla leggera da Stefania. Stava quasi per chiedergli di più sulla sua rottura quando entrò nella sala d'attesa una donnina occhialuta, gobba e con un plico di fogli tra le braccia. "Stefania Olcese?" chiese con voce roca. Stefania scattò in piedi "presente" esclamò. La donnina la guardò attraverso le lenti spesse "mi segua, il dottor Magistri l'aspetta" mormorò. Mentre Stefania la seguiva mogia attraverso la saletta, si voltò verso Davide "grazie per esserci stato, Davide il bastardo" sussurrò sorridendo appena. Il ragazzo fece un sorriso triste "In bocca al lupo, Stefania la acida".

   
 
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