Anime & Manga > Hidamari Sketch
Ricorda la storia  |      
Autore: H1Corona213    19/08/2015    0 recensioni
Tante cose cambiano con il tempo, ma tante altre sembrano rimanere sempre uguali. Sotto la superficie però, possono essere proprio le cose apparentemente immutabili a nascondere i cambiamenti più grandi.
[Yuno x Miyako] [post-anime AU]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In your arms

È incredibile come il tempo passi e tante cose cambino, mentre altre sembrino rimanere sempre uguali.
L'appartamento in cui vive ora ha il pavimento coperto dallo stesso identico parquet che decorava la sua stanza agli Hidamari-sou, tanto che la prima volta che l'ha visto si è chiesta se le due padrone di casa, la vecchia e la nuova, si rifornissero dallo stesso magazzino.
Poi ci sono le cose che non sono più le stesse, nella sua nuova casa, come il fatto che il bagno sia abbastanza grande da poter ospitare due docce, l'una di fianco all'altra, e due piccoli sgabelli di legno su cui sedersi, mentre l'intera parete che si affaccia sul giardino, e che ora può vantare una finestra da cui far uscire il vapore e l'umidità, sia occupata da una vasca da bagno abbastanza grande da permetterle di sdraiarsi comodamente.
Anche la disposizione del resto delle camere è diversa e le sembra quanto mai strano il dover compiere più di cinque passi per potersi spostare dal letto alla cucina, senza dover circumnavigare il tavolino del salotto o rischiare di inciampare in uno dei cuscini sul pavimento.
Anche il fatto di avere delle porte che separino una zona dall'altra dell'appartamento è strano, e le ci sono volute più di una decina di occasioni in cui il suo naso ha impattato dolorosamente contro uno stipite che non ricordava esserci mai stato, prima di imparare a tenere la porta aperta quando dorme.
Ma non sono solo la disposizione dei mobili, il nuovo quartiere ed la nuova padrona di casa, le cose ad essere cambiate. Ce ne sono molte altre, e che ai suoi occhi appaiono molto più importanti.
Come il fatto che il suo appartamento, ora, abbia due camere da letto.
Sembrano passati secoli eppure è stato poco più di un anno prima, quel giorno in cui Miyako ha parlato con suo fratello al telefono a casa di Oya-san, e lei si è lasciata sfuggire ad alta voce quelle parole che l'hanno quasi  fatta morire di imbarazzo.
"Vorrei tanto che io e Miya-chan potessimo rimanere insieme per sempre"
Allora, probabilmente, era stata l'emozione dovuta ad una giornata in cui per la prima volta si erano ritrovate a discutere del loro futuro dopo lo Yamabuki e gli Hidamari-sou, a spingerla a parlare in quel modo. Non era stato possibile mantenere la serietà del discorso molto a lungo, non quando Yoshinoya-sensei stessa aveva detto, un po'scherzando e sicuramente per la maggior parte con serietà, di scrivere il nome dei propri dolci preferiti qualora non avessero ancora avuto una idea chiara del loro futuro, sui fogli che aveva appena consegnato.
E, nonostante il vero e proprio menù degno di una pasticceria scritto da Miyako non l'avesse stupita più di tanto, per la prima volta si era ritrovata a pensare alla condizione economica della sua migliore amica come ad un qualcosa di più dolorosamente tangibile di quanto non fosse mai stato sino a quel momento.
Con l'allegria e la semplice e pura gioia di vivere che la bionda aveva sempre mostrato, era stato facile relegare in un angolino dimenticato tutti i problemi più personali che ciascuna di loro si portava dietro, rispetto alle piccole e grandi difficoltà che ogni giorno si originavano dalla scuola e dal fatto di dover vivere da sole.
Ma quei questionari, avevano instillato in lei un dubbio che le aveva fatto scendere un brivido spiacevole lungo la schiena: quello cioè che Miyako potesse... non essere in grado di frequentare l'università.
O che potesse farlo solo tornando a casa propria, a Fukuoka.
Sino a quel momento, inconsciamente, aveva vissuto nell'illusione che la loro vita sarebbe andata avanti per sempre senza cambiare mai: alzarsi la mattina con gli uccellini che intonavano il loro canto appollaiati sull'albero di ciliegio in giardino, la ginnastica delle sei tutte insieme sul prato sotto casa, la colazione e poi la corsa per raggiungere la scuola dall'altro lato della strada, spesso incrociandosi l'un l'altra come se il loro fosse stato un appuntamento programmato.
Ma poi era arrivato quel giorno, quello del diploma di Sae ed Hiro, ed il suo mondo aveva iniziato a mostrare le prime crepe. Fino a che le due ragazze più grandi erano rimaste ancora agli Hidamari-sou, aveva potuto crogiolarsi nell'illusione che le cose, in fondo, non fossero cambiate più di tanto: anche il loro trasloco, con il modo in cui erano corse via in tutta fretta urlando quel "ci vediamo, ragazze", le aveva lasciato addosso la sensazione che in fondo nulla sarebbe stato molto diverso, non quando quel saluto era stato così carico di promesse di quotidianità da assomigliare più ad un "ci vediamo dopo" che un "addio".
Le sue certezze, le sue fragili illusioni di sabbia, erano andate in frantumi nel momento in cui un suono che sino a quel momento le era stato sconosciuto l'aveva guidata nell'appartamento di Sae, il 102: la vista di Miyako, il suono dei suoi singhiozzi, l'immagine dei suoi capelli biondi che incorniciavano e nascondevano un viso su cui scendevano senza freni le lacrime, e le sue spalle scosse dagli spasmi di chi fatica a respirare... avevano distrutto come un fragile castello di carte tutte le sue certezze. Perché niente avrebbe potuto segnare qualcosa in maniera più definitiva del vedere colei che senza saperlo era diventata la sua roccia urlare e gemere e scuotere la testa rifiutandosi di accettare il fatto che Sae ed Hiro potessero averle abbandonate.
In quel momento, tutta la crudele realtà del mondo le era piombata sulle spalle con il peso di migliaia di tonnellate; ma insieme, era nato un pensiero che non aveva più voluto saperne di andarsene e che, nelle notti in cui era rimasta da sola a fissare il soffitto, ascoltando il suono del russare sommesso e confortante di Miyako che proveniva dall'altro lato della parete, l'aveva accompagnata nel suo nervoso rotolarsi fra le coperte.
"Io non voglio separarmi da Miya-chan"
Non è che sino a quel momento lei non avesse mai fantasticato su una vita in cui Miyako, o ciascuna delle altre del resto, sarebbe stata parte della sua costante quotidianità: ma erano stati pensieri passeggeri, scampoli di sogni che al mattino si erano sciolti con i primi raggi del sole, non desideri tanto forti che il passare dei mesi, mentre il loro ultimo anno allo Yamabuki scivolava via come un lampo, avevano reso sempre più acuti. Eppure nessuna delle due aveva trovato il coraggio di parlarne, sino a che il momento di decidere la loro carriera non era diventato tanto incombente che un ulteriore ritardo, nella consegna dei questionari, avrebbe potuto causare loro problemi con la scuola. Dopo mesi in cui aveva riflettuto con attenzione, ragionando sulle proprie capacità e su quali fossero i suoi punti di forza, ed in cui non aveva trovato vergogna nel chiedere consiglio a Sae ed Hiro, e persino a Yoshinoya-sensei, aveva deciso di imitare la loro senpai dai capelli rossi e tentare gli esami di ammissione alla Ama Art University, con l'intento di dedicarsi alla carriera di pittrice ed illustratrice.
Miyako aveva accolto quella sua decisione con uno dei suoi più smaglianti sorrisi, ed una pacca sulla spalla che l'aveva lasciata momentaneamente senza fiato, mentre le parole "Sono felice che tu abbia trovato la tua strada per il futuro, Yunocchi"  le avevano fatto momentaneamente dimenticare che, invece, la sua migliore amica non le aveva ancora rivelato quale sarebbe stata la sua scelta.
Nori, Nazuna e Matsuri si erano rivolte a lei per farle la stessa domanda, dopo che la ragazza dai capelli biondi si era limitata a rispondere loro con un sorriso che nessuna di loro tre era stata in grado di decifrare. Yuno aveva trovato così strano dover rispondere a sua volta di non avere la minima idea di quale fosse stata la scelta finale dell'amica, e se pure avesse avuto dubbi su quanto quella situazione fosse da ritenersi fuori dal normale beh, lo sguardo che le tre kohai le avevano rivolto mentre chiudevano la porta dietro di sé sarebbe bastato a fugare ogni dubbio.
Ma quando mai, prima di allora, era successo che lei non fosse in grado di leggere Miyako al punto da non cogliere neppure uno scampolo di quanto stesse transitando nella mente della ragazza?
Non che, sinceramente, avesse mai potuto dire di capire perfettamente la ragazza dai capelli biondi, in lei più che mai si manifestavano tutte le caratteristiche dell'artista completamente estraniato dal resto del mondo, ma il tempo trascorso in compagnia l'una dell'altra, che non era stato poco, le aveva dato la capacità di cogliere certi aspetti di Miyako che, ne era sicura, nessun altro sarebbe stato in grado di vedere.
Per questo non ne aveva fatto parola con Nori, o Nazuna, o Matsuri, e nemmeno con Sae ed Hiro, del fatto che il sorriso di Miyako si fosse come… trasformato.
Era stato un processo tanto graduale che inizialmente non ci aveva fatto veramente caso, fino a che il cambiamento non si era fatto tanto evidente che sarebbe stato impossibile continuare ad ignorarlo: la piega della labbra si era fatta più asimmetrica, mentre la luminosità che l'aveva sempre accompagnata si offuscava per essere sostituita da qualcosa di diverso, intangibile ed indefinibile. E allo stesso tempo, anche il modo in cui i suoi occhi brillavano si era trasformato, perdendo parte della  luminosità che li aveva sempre fatti risplendere come stelle in favore di qualcosa di più… caldo.
O almeno, calore era ciò che aveva sentito quando si era ritrovata a fissare due iridi dorate, per la prima volta con la consapevolezza che la persona che le stava di fronte non fosse altro che un enigma che, per quanto si sforzasse di ragionare e inventare teorie e spremersi le meningi, non sarebbe mai stata in grado di risolvere a meno che non fosse stata la ragazza stessa ad offrirle la soluzione.
Eppure, nonostante tutto, Yuno non aveva perso la fiducia in Miyako, neppure per un attimo.
Se la ragazza aveva ritenuto che fosse meglio non dirle quale strada avrebbe intrapreso il marzo successivo, allora questo voleva dire che non c'era ancora ragione alcuna per cui lei dovesse saperlo: se qualcosa doveva cambiare, o rimanere per qualche motivo lo stesso, lei lo avrebbe sicuramente saputo al momento opportuno.
Questo non stava a significare che lei avesse smesso di pensarci, anzi, sarebbe stato più corretto dire che il pensiero di Miyako fosse diventato il più preponderante nella sua testa: se la ragazza era al suo fianco, ogni parola che usciva dalla sua bocca ed ogni gesto che compiva con le mani e con il corpo assumevano così tanti significati che diventava semplicemente impossibile girarsi dall'altra parte ed ignorarla. E se l'altra non era con lei… era davvero così strano, il desiderare che lo fosse?
Ma poi era giunto un momento in cui rimandare oltre la decisione non era diventato più possibile, e con l'inizio del loro ultimo semestre lo spettro della preparazione degli esami di accesso all'università aveva iniziato ad incombere come una fantasma sempre più irrequieto sugli studenti del loro anno. Se pure ancora non aveva colto neppure un indizio sulla sua destinazione finale, Yuno aveva potuto tirare un sospiro di sollievo nel constatare che Miyako l'avrebbe accompagnata quantomeno nel viaggio, e rinvigorita di questa nuova consapevolezza avevano iniziato a studiare insieme in vista dei test di ammissione.
Ad onor del vero, in quel periodo era stata tanto concentrata su se stessa, a vivere la propria ansia ed a cercare inutilmente di sedarla, che non aveva prestato attenzione al fatto che l'amica non si fosse lamentata neppure una volta del loro regime di studi massacrante, e che salvo alcuni sporadici giochi per allentare la tensione che altrimenti avrebbe finito per spezzare le sue già fragili spalle in due, ogni altra loro discussione aveva sempre riguardato solo argomenti scolastici. Certo, le pause tra un argomento e l'altro venivano sempre accolte con una chiara esternazione di sollievo, e le più buffe dimostrazioni di sfinimento fisico e mentale che le riuscissero ma, nonostante Yuno non avesse dubbi sulla loro veridicità, tre anni di conoscenza reciproca le avevano permesso di afferrare quanto talvolta quei  gesti esasperati fossero tali solo allo scopo di divertire lei.
In un certo senso, Miyako aveva sempre fatto in modo di esagerare volutamente nelle sue pantomine e di tenere sott'occhio la sua espressione ogni volta che si lasciava andare ad un gioco di parole particolarmente buffo, come se la sua reazione fosse quella a cui tenesse maggiormente: forte di quell'abitudine, era stato facile per Miyako imparare a capire Yuno molto più di quanto non avvenisse dal lato opposto, tanto che la ragazza dai capelli castani più di una volta si era ritrovata a chiedersi se l'altra riuscisse a leggerle nel pensiero. Durante le serate d'inverno, quando nonostante la consapevolezza dell'affetto delle altre inquiline la malinconia rischiava di piombarle addosso con il suo mantello soffocante, Miyako miracolosamente bussava alla sua porta chiedendole in prestito il pennello più grande che avesse per qualche assurda nuova composizione cubista, o con una ciotola in mano le domandava con un sorriso smagliante se avesse della soba d'avanzo da offrirle.
Erano atteggiamenti che forse nei primi tempi della loro conoscenza l'avevano lasciata senza parole, ma che col tempo erano diventati di una quotidianità tale che aveva iniziato a chiedersi se in fondo Miyako non vivesse più nel suo appartamento che nel proprio.
Durante il terzo anno poi, quando la mole di studio si era fatta tanto pesante che le serate passate a ridere guardando buffi talk show televisivi avevano lasciato il posto a ore extra da sfruttare per tenersi al passo con le lezioni, la ragazza aveva iniziato a domandarle sempre più spesso di potersi fermare da lei, invece che uscire dalla porta e percorrere i tre passi necessari ad infilarsi in casa propria.
In un primo momento Yuno aveva accolto con entusiasmo quella proposta, perché quei pochi minuti di pace che poteva concedersi nella vasca da bagno troppo piccola, resa ancora più minuscola dalla presenza della ragazza dai capelli biondi, rilassavano il suo corpo più di quando poteva allungare le gambe e trascorrere il tempo semplicemente in compagnia della sua paperella di gomma.
Per qualche motivo, i momenti di vita quotidiana trascorsi senza il sottofondo della voce allegra di Miyako che commentava eventi di poco conto, o condivideva impressioni su argomenti casuali, sembravano essere più vuoti di ogni altro. Il silenzio che permeava la stanza quando la sua migliore amica non era presente sembravano per qualche motivo più densi, più pesanti, come se l'aria si fosse trasformata in una patina viscosa in cui ogni movimento risultava più difficile: dopo due anni passati a vivere non da sola, era impossibile dire una cosa del genere quando affittavi un appartamento agli Hidamari-sou, ma quanto meno in maniera indipendente, ritrovarsi improvvisamente ad inglobare nella propria quotidianità nuovamente un'altra persona era… strano.
Per quanto Miyako, ed in maniera minore Nori, Nazuna, Sae e Hiro avessero di tanto in tanto dormito nella sua stanza, o lei in una delle loro quando organizzavano party che si protraevano fino a tarda notte, la sensazione che il loro ruolo fosse sempre stato quello di mere ospiti non era mai scemato: non avrebbero mai potuto dire che la loro fosse una convivenza, perché ciascuna di loro si considerava inquilina solo del proprio appartamento. A parte forse Hiro, che in periodi di scadenze trascorreva la maggior parte delle sue giornate al 102 a prendersi cura di Sae.
Durante i primi mesi del loro terzo anno capitava che Miyako si fermasse da lei almeno una volta a settimana, solitamente durante il weekend quando al mattino potevano dormire qualche ora in più senza la preoccupazione di doversi alzare per andare a scuola; per la fine dell'estate, era diventato più normale al risveglio trovare la bionda nel suo letto che sul balcone mentre apriva le finestre del suo appartamento.
Ma quando le foglie avevano iniziato a cadere ed il momento della preparazione degli esami di accesso all'università era infine giunto, il contenuto di uno dei cassetti del suo armadio era già stato spostato per fare spazio ad alcuni dei pigiami di Miyako mentre nella credenza, di fianco alla sua ciotola, era posata quella un po'sbeccata con cui la ragazza si era presentata il giorno del suo trasferimento agli Hidamari-sou, e porgendole la quale le aveva chiesto se la soba fosse già pronta.
Anche dire ad alta voce "Andiamo a casa" aveva perso il significato di "Torniamo agli appartamenti" per assumere piuttosto la connotazione di un "Torniamo al nostro appartamento".
E, per qualche motivo, Yuno sentiva che era meglio così.
Era diventato normale chiedere quasi distrattamente cosa l'altra avrebbe preferito per cena, lavarsi i denti cercando di non tirarsi gomitate a vicenda usando contemporaneamente un lavandino troppo piccolo, soffiarsi addosso le bolle di sapone della vasca e ridere degli strani cappelli di schiuma che potevano costruire di volta in volta, ma anche ritrovarsi improvvisamente le braccia di Miyako strette intorno alla vita come se niente fosse, mentre con espressione incuriosita cercava di sbirciare lo stato di cottura della cena. Quelle occasioni in particolare non mancavano mai di farle scendere un brivido lungo la schiena, anche se con il tempo aveva imparato a non lasciarsi scappare urletti di sorpresa o far cadere qualunque utensile stesse tenendo in mano in quel momento: per qualche motivo, dopo la prima volta in cui aveva rischiato di rovesciare la pentola dove gli udon stavano cuocendo, aveva pensato che la bionda avesse imparato quanto quel suo atteggiamento potesse rivelarsi pericoloso e avesse deciso di porsi dei freni da quel momento in avanti. Tutto ciò che era cambiato, era stato il fatto che Miyako non avesse più cercato di coglierla di sorpresa, ma piuttosto si fosse assicurata di fare abbastanza rumore quando si avvicinava ai fornelli da non farla sussultare se due braccia si stringevano improvvisamente intorno ai suoi fianchi.
Anche se inizialmente avrebbe voluto protestare, dirle che quella posizione era pericolosa e che rischiava di tagliarla o bruciarla se non avesse fatto attenzione, la verità era che quel gesto faceva sì che le parole le morissero in gola prima ancora di aver iniziato a formulare una frase con cui spiegare alla bionda come quell'atteggiamento fosse sbagliato.
Ma la verità era che… non c'era niente, in quell'abbraccio, che le risultasse sbagliato.
La sensazione di pace che scendeva su di lei ogni volta che le braccia di Miyako si avvolgevano intorno al suo corpo era tale che, se avesse potuto, le avrebbe chiesto di poter rimanere in quel modo per il resto della vita: non era come quando suo padre le faceva appoggiare la testa sopra al suo petto e la cullava, nei suoi dolci ricordi di bambina, o sua madre la stringeva a sé per congratularsi di un suo ottimo risultato accademico.
L'abbraccio di Miyako era come una coperta adagiata sulle spalle durante una notte troppo fredda, un cappotto caldo ed accogliente in una giornata di vento, un paio di guanti in una mattina di gelido inverno.
Era il profumo di sapone economico  e terra fresca, che era diventato una costante da quando nuove specie si erano aggiunte alla loro piccola piantagione di pomodori che la bionda curava con notevole attenzione, nella speranza di un raccolto fruttuoso da usare come accompagnamento per la cena.
Era qualcosa che Yuno non aveva mai neppure immaginato di poter desiderare ma a cui, ora che si ritrovava ad averlo, non poteva in alcun modo pensare di rinunciare.
Per questo non era mai capitato neppure una volta che le sfuggisse dalle labbra, con tono esasperato, una critica all'atteggiamento così spontaneo della compagna.
Al contrario, poco alla volta, mentre quel gesto entrava a far parte della loro routine quotidiana insieme a tante altre piccole cose, si era scoperta a sentire la mancanza delle braccia di Miyako intorno a sé durante il corso della giornata cosa che, con il tempo, aveva iniziato ad accadere nei momenti più strani: durante le lezioni, nella pausa pranzo in caffetteria, mentre portava il bucato alla lavanderia del quartiere ed attendeva che le lavatrici finissero il loro ciclo, quando insieme a Nori, Nazuna e Matsuri si riunivano  insieme a guardare la televisione o semplicemente trascorrere un po'di tempo in compagnia… in particolare in quei momenti, dopo che i piatti erano stati lavati e gli avanzi accuratamente riposti nel frigorifero, quando finalmente poteva togliersi il grembiule e tornare in salotto per unirsi alle altre, sentiva sempre come se un uncino alla bocca dello stomaco la tirasse inesorabilmente verso la sua migliore amica.
Sarebbe stato così strano abbandonare il suo solito posto per sedersi invece fra le gambe di Miyako? In fondo, non capitava spesso che la ragazza decidesse improvvisamente di strisciare alle sue spalle per poi appoggiare il mento sopra la sua testa e rimanere così fino alla fine della serata?
Ma nonostante il desiderio sempre più impellente, non aveva mai trovato il coraggio necessario per farlo e sebbene di tanto in tanto Miyako la guardasse in modo strano, quando la vedeva indugiare qualche secondo in più del previsto prima di lasciarsi cadere in ginocchio sul suo solito cuscino, nessuna delle due aveva mai dato segno di volerne fare parola con l'altra.
Non pensava che le cose sarebbero mai cambiate, nonostante il desiderio si facesse di giorno in giorno sempre più irresistibile, perché qualcosa sembrava sempre frenarla con un secondo di anticipo impedendole di mettere in pratica quel proposito: non sapeva se definirla una vera e propria paura, ma non poteva fare a meno di domandarsi se un cambiamento simile avrebbe portato a conseguenze più grandi del previsto.
Miyako era la sua migliore amica, il loro rapporto era solido e sincero, ma qualche volta la consapevolezza di non riuscire a leggere la bionda bene quanto questa sapeva fare con lei… la portava a porsi quei dubbi che finivano per frenarla ogni volta che si trovava sul punto di fare qualcosa di più.
Ma nonostante tutto, aveva sempre pensato che la prima persona ad affrontarla riguardo all'argomento sarebbe stata Miyako, non Nori.
Un pomeriggio, mentre si trovava nella camera della kohai per chiederle di cercare alcune informazioni sugli esami di accesso all'università su internet, la ragazza più giovane l'aveva interrotta e, dopo aver fatto ruotare la sedia per guardarla negli occhi, l'aveva fissata a lungo con espressione sorprendentemente seria.
"Yuno-san, lo so che questi non sono affari miei, ma tu e Miyako-san state diventando dolorose da guardare e io, Nazuna e Matsuri siamo preoccupate per voi. Sae-san e Hiro-san erano persone diverse da voi due, con caratteri molto differenti, non dovete necessariamente ispirarvi a loro per limitare i vostri comportamenti di fronte a noi"
Il discorso aveva colto Yuno decisamente di sorpresa, lasciandola a boccheggiare mentre fissava la kohai con occhi spalancati ed un rossore sempre più evidente a prendere possesso delle sue guance.
"Nessuna di noi se la prenderà di certo se di tanto in tanto vi sfuggirà qualche gesto diverso dal solito" continuò Nori, evidentemente divertita dalla bomba che aveva appena sganciato sull'ignara senpai "Anzi, sappiate che facciamo assolutamente il tifo per voi" per poi concludere, con un sogghigno fin troppo largo disegnato sulle labbra "Fateci solo sapere chi di voi due si è confessata per prima, abbiamo una scommessa in corso anche con Sae-san e Hiro-san e vorremmo sapere chi dovrà pagare le altre e chi no"
Il discorso aveva lasciato Yuno in uno stato di shock tale che quella notte, una delle poche in cui stranamente Miyako aveva deciso di dormire in camera sua, si era ritrovata a rigirarsi nel letto incapace di prendere sonno. Sapeva di aver spesso volutamente messo da parte la questione, ma il sentirlo affermare con tale certezza ed in una maniera così diretta era stata una sorpresa inaspettata e di cui non riusciva in alcun modo a liberarsi, per quanto si sforzasse di spingere i propri pensieri verso altri lidi: era chiaro che, a quel punto, finché non avesse affrontato direttamente la questione non sarebbe stata in grado di pensare ad altro, ma farlo avrebbe significato doversi aprire a Miyako in un modo completamente nuovo e riguardo ad un contesto che sino a quel momento entrambe avevano accuratamente fatto in modo di evitare.
In un certo senso, aveva sempre dato per scontato che Miyako sarebbe rimasta al suo fianco anche dopo la fine del liceo, ma era stata una consapevolezza nebulosa, quasi più simile ad una speranza od un sogno ad occhi aperti che altro. Non si sarebbe neppure stupita così tanto se un giorno, dopo essersi trasferita nel suo nuovo appartamento, Miyako avesse fatto comparsa davanti alla porta trainando un carretto pieno delle sue cose e, con un sorriso, le avesse detto di essere la sua nuova vicina di casa.
Ma se fosse riuscita a dire cosa veramente provava alla ragazza, e se quelle parole fossero state in grado di raggiungere il suo cuore, avrebbero forse potuto diventare qualcosa di più che semplici amiche? Magari persino arrivare a… vivere insieme?
Nonostante a quel punto potessero già tranquillamente dire di farlo, l'idea di una convivenza riconosciuta da tutti le sembrava un passo così enorme da compiere, a soli diciassette anni… ma in fondo, le persone importanti per loro non lo sospettavano comunque già? Nori, Nazuna, Matsuri, Sae e Hiro avevano già dato loro l'ok e sicuramente sarebbero state pronte ad offrire tutto il supporto di cui avrebbero avuto bisogno, considerato come le ultime due avessero già intrapreso la stessa strada solo pochi mesi prima, e dubitava che i suoi genitori avrebbero trovato qualcosa da ridire. Anzi, probabilmente suo padre si sarebbe sentito più tranquillo a saperla vivere insieme ad un'amica invece che da sola, col rischio magari di portare a casa qualche ragazzo malintenzionato. A pensarci bene, forse sarebbe stato meglio aspettare a rivelargli il vero motivo per cui avrebbe voluto continuare a vivere insieme a Miyako.
Il che stava a significare che ormai le rimaneva solo da parlarne con la diretta interessata.
Probabilmente in quello che sarebbe stato il dialogo più difficile di tutta la sua vita.
Le occasioni non le erano mancate, ma il coraggio era scemato ogni volta che si era trovata sul punto di aprire la bocca e chiedere a Miyako di poterle parlare di un argomento importante.
Ogni momento le sembrava quello sbagliato, la cena decisamente un rito troppo sacro per la bionda per rovinarle la digestione con qualcosa di simile, il momento in cui rimanevano sdraiate al buio l'una di fianco all'altra prima di addormentarsi troppo pacifico, il bagno nella vasca con le gambe incastrate le une nelle altre troppo giocoso. Non a scuola, troppa poca privacy, né al supermercato o per strada.
Ogni momento sembrava non essere mai quello buono.
Ed intanto Miyako continuava ad abbracciarla come se niente fosse anzi, sembrava che le occasioni per farlo fossero aumentate a dismisura mentre l'autunno si consumava lentamente per lasciare il posto all'inverno.
Quell'anno, nessuna delle due decise di tornare a casa durante le vacanze di Natale: gli esami erano dietro l'angolo e il viaggio per le loro città natali troppo lungo e stancante per essere affrontato due volte nel giro di pochi giorni. Inoltre, avrebbero sempre potuto recuperare una volta conclusi gli esami, prima della cerimonia di consegna dei diplomi ad inizio marzo.
Mancavano pochi giorni alle festività e già l'aria sembrava ribollire dell'eccitazione generale, mentre agli angoli delle strade facevano la loro comparsa alberi decorati e babbi natale di varie dimensioni, e agli appartamenti Hidamari fervevano i preparativi per la notte della vigilia: quell'anno le tre ragazze più giovani avevano deciso occuparsi dell'organizzazione della festa nell'appartamento 103, lasciando alle due senpai il tempo di finire gli ultimi progetti prima delle vacanze senza ulteriori distrazioni.
Miyako sembrava aver concluso le sue opere in tempo di record, probabilmente troppo eccitata al pensiero del piccolo banchetto che le attendeva la sera del ventiquattro per accettare di prendersi anche solo una pausa di pochi minuti. Al contrario, Yuno aveva fatto molta fatica non solo a scegliere il soggetto da ritrarre, ma anche ad andare avanti: il tema dell'inverno poteva apparire sorprendentemente banale, ma al tempo stesso era tanto vasto da offrire una varietà di scelta pressoché infinita. Ma questo significava anche dover trovare un argomento fuori dal comune e mostrare originalità nel rappresentarlo, cosa che sembrava invece essere il punto forte della bionda: la sua curiosa composizione di linee spezzate che variavano attraverso tutte le tonalità del blu e del grigio riusciva perfettamente a rendere l'idea del freddo della stagione, senza però portare con sé quel senso di vuoto e malinconia associabile ad un paesaggio innevato. Al contrario, l'immagine risultante era tanto intricata ed assurda da lasciare addosso a chiunque la vedesse un misto di meraviglia e sbigottimento.
"Yunocchi, c'è qualcosa che non va? Ultimamente, i tuoi disegni sono diventati strani"
Yuno sapeva che la sua migliore amica non voleva lasciar intendere nulla di offensivo con quelle parole, ma lei stessa si era resa conto di quanto nell'ultimo periodo la sua arte avesse perso la sua naturale luminosità per assestarsi su tonalità più spente, che facevano aggrottare la fronte a Yoshinoya-sensei quando la osservava, nonostante i complimenti meritati per la precisione nella tecnica.
Aveva vanamente sperato che la ragazza al suo fianco non si fosse accorta di nulla, ma in cuor suo aveva semplicemente atteso con rassegnazione il momento del confronto: se anche le altre persone se n'erano accorte ed avevano mostrato preoccupazione, come avrebbe potuto non farlo Miyako, che la conosceva meglio di chiunque altro?
"Cosa stai dicendo Miya-chan? Non mi sembra che ci sia qualcosa di diverso in me"
Non voleva parlarne, non in quel momento e possibilmente ancora non per molto tempo. Nonostante si fosse ripromessa di affrontare l'argomento con la sua migliore amica, aveva lasciato che le settimane scorressero l'una dopo l'altra mentre la stanchezza e la malinconia, generata anche dalla stagione in corso, sotterravano sempre più i suoi propositi sotto cataste di timore irrazionale.
Non voleva incrociare gli occhi sicuramente preoccupati della compagna e sentirsi in colpa per averle causato quello stato d'animo, ma neppure offrirle una spiegazione. Per la prima volta nella sua vita, desiderava che Miyako uscisse dalla sua stanza e la lasciasse sola.
Certo, per un attimo doveva essersi dimenticata della persona che si trovava di fronte.
Le braccia che si avvolsero intorno alla sua vita giunsero tanto inaspettate da farle scivolare la matita dalle mani, mentre un sussulto di sorpresa le faceva morire ogni possibile protesta in gola.
"Mi-Miya-chan?" si ritrovò a balbettare, impossibilitata a girarsi a causa del corpo stretto contro la sua schiena.
"Yunocchi, non c'è nulla di cui aver paura. Posso sembrare una persona stupida, sempre con la testa fra le nuvole e dalle priorità decisamente sfalsate, ma ti giuro che da qui per tutto il resto delle nostre vite, non farò mai nulla che possa farti soffrire"
Il soffio ad un centimetro dal suo orecchio fu tanto sottile che, se non fosse stato per il silenzio irreale in cui era piombato l'intero appartamento, non sarebbe mai stata in grado di coglierlo.
"Anche tu sei una mia priorità, Yunocchi"
C'erano così tante cose di cui dovevano parlare, argomenti che per troppo tempo entrambe avevano deciso di lasciare in secondo piano per paura o nell'attesa di un momento migliore, decisioni da prendere e cambiamenti importanti che le attendevano di lì a pochi mesi.
Ma in quel momento, per Yuno, nulla appariva più importante della persona che la stava avvolgendo tra le proprie braccia sussurrandole nell'orecchio rassicurazioni e promesse di un futuro radioso.

"Yunocchi, oggi fino a che ora hai lezione?"
"Fino alle cinque del pomeriggio, tu?"
"Io ho laboratorio fino all'ora di pranzo, poi sono libera. Vado a fare la spesa quando torno a casa, hai voglia di qualcosa in particolare?"
"Mi dispiace che tu debba prenderti questo disturbo Miya-chan! Comunque compra pure quello che vuoi per cena, basta che non sia del pesce salato come l'ultima volta"
"Va bene!"
Queste sono ora le loro giornate, una quotidiana e pacifica routine in cui spesso finiscono per svegliarsi l'una tra le braccia dell'altra ed augurarsi il buongiorno ancora con la mente intontita dal sonno, in cui Miyako può comparirle improvvisamente alle spalle mentre si lava la faccia e inventare nuove acconciature sfruttando i suoi fermagli per i capelli, ma anche sorprenderla con una colazione già pronta sul tavolo del salotto, mentre le matite abbandonate sul pavimento la sera prima sono state riposte in perfetto ordine nel suo cassetto.
Significa ricevere un abbraccio semplicemente perché in quel momento è la cosa di cui ciascuna sente il bisogno, ma la verità è che non esiste un momento in cui quel gesto possa apparirle superfluo.
Yuno ha sempre amato il profumo di Miyako, il suo respiro ad un soffio dal viso quando dormono l'una rivolta verso l'altra in un letto forse troppo piccolo ma per questo sempre meravigliosamente caldo, il modo in cui il suo mento si appoggia sulla cima della sua testa per sbirciare lo stato della cena.
Ma soprattutto, dopo quella straordinaria notte d'inverno, può dire di amare più di ogni altra cosa i baci che quelle labbra, sempre piegate in un sorriso capace di illuminare anche le giornate più buie, sono in grado di regalarle.


Note dell'Autrice:
Uff, l'avevo finita da un pezzo, eppure continuavo a dimenticarmi di caricarla.
Che dire, per qualche motivo finisco sempre per ambientare il romanticismo nel periodo natalizio, quando si tratta di Hidamari Sketch. A ben pensarci, rischio di contiuare a farlo anche nelle future storie che pubblicherò! Ahimè, l'ispirazione fa sempre ciò che vuole.
Che dire, adoro Miyako, è in assoluto il mio personaggio preferito fra tutti quelli di questa meravigliosa serie: è decisamente fuori di testa, spesso non si capisce se è seria o meno quando parla, eppure è anche molto più saggia di quanto non ci si potrebbe aspettare. Nei brevi ed improvvisi momenti di serietà, sa lasciare tutti senza parole. Ed è così in simbiosi con Yuno che davvero non riesco ad immaginarle separate in futuro: vedremo il manga dove ci porterà, ma per me queste due (ed anche le altre in fondo) rimarranno insieme per il resto della vita *cofcof*si spera sposate*cofcof*. Sì, mi piacerebbe vedere una sfida tra Sae, Miyako e Nori su chi sposerà per prima la sua dolce metà, sarebbe esilarante! XD

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Hidamari Sketch / Vai alla pagina dell'autore: H1Corona213