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Autore: Lily Juvenile    19/08/2015    2 recensioni
"La sua era stata una storia di autodistruzione."
One-Shot su un personaggio veterano dello show, una storia che racconta ciò che è successo dopo tutto ciò che noi conosciamo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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                                                                               Painless



La sua era stata una storia di autodistruzione.
Prima la rottura con il suo ragazzo e il tradimento della sua amica, lo svanire del successo (già, il successo, quella luce cosi intensa che per un secondo ti abbaglia piena di promesse, mentre quello dopo ti inghiottisce rubandoti te stesso), la delusione della famiglia.
Poi era arrivata quella coppia di fratelli che le avevano cambiato la vita. Il primo le faceva venire le vertigini, ma era divertente il modo in cui riusciva a dimenticare tutto il giorno dopo, tutto il dolore provato la sera precedente il mattino dopo era già svanito; la seconda era un’amica incostante, le faceva dire e fare cose folli, o la faceva soltanto stare bene per quelle poche ore che le servivano per riacquistare la serenità, e poi già ne sentiva la mancanza. Si chiamavano Alcool e Droga.
Già, lei li definiva suoi amici perché non aveva altro se non la sua bottiglia di vodka mattutina (e una al pomeriggio e una alla sera) e la sua dose di polverina bianca da sniffare.
A volte se ne rendeva conto che non era completamente piena, che quella morsa allo stomaco che aveva da quando aveva lasciato lo show non era mai sparita del tutto. Cercava di non farci caso, Courtney.
La sua era stata una storia di autodistruzione perché lei, la ragazza più promettente del reality, si era lasciata trascinare dalle continue delusioni, che si erano presentate una dopo l’altra, fino a renderle quasi impossibile uscire di casa.
Aveva lasciato la scuola e dopo poco era scappata di casa, una fuga straziante, ma secondo lei necessaria, dai ricordi dolorosi e dalle persone che non avevano fatto altro che deriderla e disprezzarla.
Era passata perfino davanti a casa sua, si era fermata giusto il tempo per ricordarsi che lui non era più lì per lei, ed era corsa via.
Si autodistruggeva Courtney, ogni giorno e senza rendersene conto.
Continuava a pensare al perché l’avessero rifiutata al college de suoi sogni, pensava che ogni suo errore era stato frutto dei suoi errori precedenti. Era per questo che affondò nella dipendenza, e non risalì più.
Si disse che ora tutto quello che poteva fare era lavorare in un bordello o sui marciapiedi, perché sua madre diceva sempre che era lì che finivano le donne fallite. La piccola Courtney di dieci anni era spaventata dall’insuccesso, non voleva diventare una di quelle “donnacce” che sua madre guardava con disprezzo. Lei in realtà di quelle “donnacce” non ne aveva mai vista neanche una, ma le descrizioni della madre le erano bastate per farle capire che se lei fosse diventata una di loro, la donna l’avrebbe rinnegata per sempre.
Courtney svolgeva il suo lavoro con fredda apatia. Si faceva chiamare Lawyer Girl, “ragazza avvocato”, ed era stato un nome che le era parso ovvio fin da subito. Dicono che quando scegliamo i nostri nomi fasulli, li scegliamo inconsapevolmente ricollegandoli al nostro passato, come per non perdere completamente la nostra identità. C’erano stati molti clienti che l’avevano riconosciuta, collegandola alla ragazza vista in televisione tempo prima, ma lei aveva sempre rinnegato tutto, dicendo solamente che ci assomigliava.
Era stato solo due anni dopo, quando, durante un turno di notte sul marciapiede, aveva incontrato quasi per sbaglio gli occhi azzurri di quel ragazzo che un tempo era stato suo, che Courtney si sentì di nuovo catapultata nel passato e all’improvviso quello sconosciuto incontrato per strada la fece precipitare.
E Duncan l’aveva vista come mai prima, la sua giovanile innocenza sparita, distrutta da ciò che aveva perso, infilata a fatica in un abitino stretto e sporco, i capelli lasciati crescere lunghi, un trucco che rendeva volgari i suoi lineamenti così belli.
Era stato in quel momento, quando si erano trovati faccia a faccia, con troppe cose da dirsi e il coraggio che mancava ad entrambi, che Courtney aveva finalmente capito che qualcosa dentro di lei si era rotto da tanto tempo, e le schegge facevano male da morire; era stato in quel momento che Duncan aveva realizzato che quell’angelo che aveva cercato così a lungo in quei quattro anni non esisteva più.
Ma il tempo non aveva lasciato sbiadire i ricordi dei due giovani, che erano passati dagli anni selvaggi dell’adolescenza incontaminata alla furia del mondo degli adulti, che si ricordavano ancora il primo sguardo, il primo bacio, l’ultimo addio.
Restarono a guardarsi per due minuti buoni, i giovani amanti, fissandosi e cercando di capire se l’altro si ricordasse i tempi passati.
Nulla aveva privato Courtney del coraggio e della sfrontatezza, ma davanti a Duncan non aveva proferito parola. Lui, con ancora quell’animo ribelle che l’aveva fatta innamorare, le prese la mano e gliela strinse. Il contatto umano, quello sincero, quello che trasmetteva amore, era una cosa a cui Courtney non era più abituata da un pezzo.
Pronunciarono gli uni i nomi dell’altro all’unisono, e lui si lasciò sfuggire un “Ti ho sempre cercata” sottovoce, e lei un “Mi sei mancato” spinto a forza fuori, perché le sembrava che quelle parole le fossero rimaste arrugginite in fondo alla gola.
Ma non seguirono discorsi o parole, lui la baciò come solo Duncan sapeva fare, in quel modo che l’aveva sempre fatta impazzire, si baciarono e non smisero più, la loro passione di un tempo era come un fiume in piena. Courtney lo portò nella sua stanza al bordello, e per la prima volta dopo tanto tempo, fecero l’amore, al buio, sussurrando che si erano mancati.
Duncan poi le parlò tutta la notte, di come era stata dura per lui in quei quattro anni, di come i suoi l’avevano cacciato di casa, dell’anno nella prigione minorile, della sua continua ricerca di lei, che sembrava svanita nel nulla. E Courtney ascoltava attentamente, cercando di registrare ogni singolo istante di quella notte, perché avrebbe voluto portarselo dentro per sempre, un luccichio di felicità in mezzo al buio.
Il giovane le promise che sarebbe tornato due giorni dopo, dicendole che l’avrebbe portata con se nella casa dove ora viveva.
Ma, quando due notti dopo, Duncan tornò, non trovò Courtney e non la trovò nemmeno il giorno dopo, ne quello dopo ancora, né la settimana dopo.
Fu solo circa un mese dopo il loro incontro che Duncan venne a sapere dalla proprietaria del bordello dove Courtney lavorava, che la ragazza si era suicidata gettandosi giù da un ponte vicino ed era stata ritrovata solo il giorno prima.
Colpo al petto.
Scappò.
Scappò lontano da quella città maledetta e non volle guardare indietro.
Non faceva altro che chiedersi il perché, Duncan, il perché di quel gesto estremo.
Aveva in tasca solo pochi soldi e una promessa che non avrebbe mai potuto mantenere.
Solo tempo dopo ebbe il coraggio di tornare a cercarla nel cimitero.
Si buttò in ginocchio di fronte alla lapide, la testa china per non voler guardare l’immagine di lei nella fotografia, una Courtney disastrata e triste, dallo sguardo perso, preferiva ricordarsela come era stata quella notte, preferiva ricordarsela come era stata un tempo, sempre piena di determinazione e con la convinzione che il mondo fosse racchiuso nella sua mano.
Courtney era sprofondata negli insuccessi fino ad annegare.
Duncan sfiorò con le dita il nome inciso sul marmo, pensando con una sensazione di malinconia che, infondo, ora un angelo lo era davvero.
 

 
 
 
Angolo Autrice
 
Salve a tutti!
È un po’, un sacco di tempo, che non scrivo più niente su questo fandom (che non scrivo più niente in generale), ma poco fa stavo leggendo le mie vecchie storie cancellate o archiviate e mi è venuta voglia di scrivere questa One-Shot, così dal nulla.
Ora, spero che la mia fanfic vi sia piaciuta (con i personaggi sono rimasta sul classico, sono troppo affezionata a quelli delle prime tre stagioni) e vi invito a lasciare una recensione per farmi sapere cosa ne pensate, a presto!
Lily

 
  
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