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Autore: Darktweet    19/08/2015    1 recensioni
Spesso ci chiediamo da dove provengano tutte quelle strane leggende, collegate alla presenza della "magia" sul nostro pianeta.
Eppure, come sempre, una leggenda ha sempre un fondo di verità.
Una organizzazione segreta infatti cela al mondo la magia affinché regni l'armonia, ma durante la spedizione di una equipe, due membri scompaiono nel nulla.
Lana e Dan, loro figli, indagheranno, accompagnati da Missy e Storne...
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Lo stemma

“Sta attenta!” esclamò uno.

“Dove corri, dormigliona?” fece una ragazza di un gruppetto, con tanto di risatine di scherno.
Missy non si voltò, ormai era abituata agli sfottò dei ragazzi e delle ragazze della scuola. Aveva fretta di uscire, così continuò a correre. Era finita finalmente l’ultima ora di lezione e il cortile del liceo era gremito di ragazzi. Si era addormentata come suo solito durante le lezioni, e ora doveva rimediare.
Era ormai finito l’anno scolastico, e gli esami erano vicini. E la stupida si era dimenticata di prendere appunti sui magnifici cinque: ovvero gli argomenti fondamentali che il professor Kepplet, insegnante di matematica, avrebbe poi chiesto all’esame. Missy rabbrividì solo al pensiero di dover enunciare cinque dei teoremi più complessi della matematica.
Avrebbe dovuto chiedere gli appunti ad una delle sue compagne di corso, la Marylin della scuola.
Lana Baxter era soprannominata così da tutti. La sua pelle chiara, i suoi lunghi bei capelli biondi e il suo neo sulla guancia le conferivano l’essere almeno sulla top delle ragazze favorite dai ragazzi (in competizione con Terry Camez, l’insopportabile reginetta dei balli di fine anno).
Finalmente si divincolò tra i vari gruppetti, e la raggiunse.
“Lana!” esclamò, arrivata fuori al cancello della scuola.
La ragazza si voltò. Da vicino era tremendamente bella, ma aveva una perenne espressione snob. E il naso all’insù le conferiva ancora più quell’aspetto del carattere.
“Si?” fece la ragazza,agitando i lunghi capelli.
“Ehm, sono Missy.” Fece lei, abbozzando un sorriso.
“Ti ho vista.” Mormorò la ragazza. Missy sospirò: ti ho vista, bella risposta, dopo che frequentavano quasi gli stessi corsi da quattro anni.
“Seguiamo le lezioni di matematica, biologia, chimica, lettere, filosofia…” fece Missy, elencandole sulle dita.
“Beh, cosa vuoi?” fece la ragazza, ignorandola. Missy fece un sospiro profondo: non sopportava quel tipo di persone.
“Putroppo… beh…” balbettò Missy. “Non ho preso gli appunti, oggi a matematica.”
“Peccato. Stavi più attenta.” Disse Lana, mentre cercava nella borsa il suo cellulare.
“Ehm, quindi, non è che potresti prestarmeli tu?” chiese la ragazza, speranzosa.
Non seppe subito interpretare lo sguardo di Lana. Era tra il dubbioso e la sopportazione.
Che nervi che le dava quella ragazza.
“Ecco… posso darti…” farfugliò Missy. Cosa poteva mai dare l’anonima Missy Brooke alla regina Lana Baxter?
“Credi voglia qualcosa in cambio da te?” fece la ragazza, trattenendo una risatina di scherno.
Rovistò nella borsa e le tese un grande quaderno color fucsia, senza una minima piega. Missy prese con delicatezza il quaderno. I suoi erano pieni di spiegazzature, pagine strappate e disegni. E dire che quel quaderno profumava di chanel numero 5.
“Grazie mille, grazie!” esclamò la ragazza entusiasta.
Missy aprì il quaderno. Era tutto preciso: le figure geometriche erano tracciate perfettamente, ogni esercizio era suddiviso in argomento e sembrava che non ce ne fosse uno sbagliato. Peccato che, le ultime pagine erano fittamente scritte. E la scrittura non era il massimo: ecco il punto di non ritorno della reginetta.
La grafia sembrava quella dei dottori. Va bene che la sua famiglia era composta da imprenditori e medici, ma che avesse ereditato la grafia…?
“Senti…” mormorò la ragazza. Ecco che si faceva piccola. “Per caso… ti va di passare un momento da me?”
La ragazza la fulminò con lo sguardo.
“Temo di avere da fare.” Rispose Lana, guardandola con superficialità.
“Ascolta, so che non ci siamo granché parlate, però… aiutami.” Mormorò Missy. Era proprio disperata per chiedere tanto aiuto a quella ragazza, che nel giro di dieci minuti le faceva tenere pesantemente i nervi saldi contro lo snobbismo.
“Va bene.” Lana sospirò. “Credo che possano attendere.”
Missy abbracciò la ragazza, che subito si divincolò.
“Ehm, abiti qui vicino?” chiese, aggiustandosi i capelli super-phonati.
“Si, viale dei ciliegi” fece Missy, imbarazzata.
Il viale era appena dietro il complesso del liceo. Era così nominato perché era un viale alberato, pieno di appunto ciliegi.
“Ci sono passata poche volte.” Mormorò Lana. Poco dopo, il suo cellulare (ovviamente, uno smartphone di ultima generazione) squillò.
“Scusami.” Fece, poi rispose.
“Pronto? Dan, si, lo so. Sono con… una mia amica. Stupido! Dì a Leonard di cucinare per me più tardi.” E dopodiché staccò la chiamata.
“Insopportabili i fratelli, eh?” fece Missy, riferita a Dan, nonostante non avesse sentito cosa aveva detto alla sorella.
“Uhm, già. Bel cretino che mi è capitato.” Fece Lana seccata. Ma la ragazza teneva a Dan moltissimo. I due infatti erano gemelli. Differivano solo di due particolari: il neo (la ragazza sulla guancia destra, il ragazzo su quella sinistra) e il carattere. Lui era solare, simpatico. Lei… insomma, lunatica e tra le sue.
“Il mio è un nano malefico!” esclamò Missy. Lana ridacchiò.
“Eccoci.” Fece Lana, dinanzi ad un portone massiccio.
Prese le chiavi dalla tasca.
“Un palazzo senza ascensore?” commentò Lana, appena entrate.
“Sai, esistono anche senza ascensore.” Disse Missy, sorridendo. La ragazza non colse il sarcasmo e iniziò un lungo discorso sull’utilità e la comodità di un ascensore.
“… naturalmente, io ne ho bisogno. Per i piani della mia villa, per non parlare di quella in montagna.” Concluse Lana, mentre Missy apriva la porta dell’appartamento al terzo piano.
“Entra, mio padre non c’è.” Fece Missy.
La ragazza squadrò l’intera abitazione: dalla cucina al bagno e alla cameretta.
Quest’ultima inquietò pesantemente la ragazza.
“Entra dai!” esclamò Missy. Lana non sapeva dove iniziare: dalle scritte sulle pareti, piene di poster e di quelle che sembravano partite a tris, o dai fumetti buttati in giro assieme a tanti giochi come carte, domino, dadi e scacchiere di dama e scacchi.
“Ehm dove?” si limitò, fissando poi una decina di cubi di Rubik appesi al lampadario.
“Dai, entra.” Fece Missy, sorridendo.
Facendo attenzione, la ragazza raggiunse velocemente il letto vicino. Poi il suo sguardo si soffermò su di un quadro appeso alla parete.
“Strano vero?” fece Missy. Il quadro ritraeva un qualcosa di astratto, probabilmente un’imitazione di Picasso. Ma ciò che le sembrò strano fu ciò che vide al suo centro: una sorta di triangolo al contrario, con una croce centrale. Un caso?
“Questo simbolo…” mormorò la ragazza. Missy notò che impallidì.

   
 
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