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Autore: Calya_16    19/08/2015    0 recensioni
Cosa vi è in casa che perseguita la giovane Alice? Una presenza che da sempre la osserva, ma cosa mai vuole da lei?
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stava percorrendo il corridoio di casa propria, per poter raggiungere la propria camera. Si era tolta le scarpe infangate nell’ingresso e adesso avanzava con il frusciare delle calze sul pavimento.
In casa vi era solo lei, poiché i propri genitori e la sorella dovevano tornare a tarda notte. La casa era immersa nel silenzio e la poca luce del pomeriggio che rimaneva illuminava la fine del corridoio e a tratti spuntava dalle poche porte aperte. Arrivata nella propria camera Alice si guardò allo specchio e spostò i capelli bagnati sulla spalla destra, sospirando.
Lo sguardo andò alla finestra, su cui ancora si potevano notare le gocce di pioggia che fino a poco prima era caduta. Prese i vestiti di ricambio e si avviò verso il bagno per potersi fare una doccia.
Mentre la ragazza faceva scivolar l’acqua su di lei, la Figura si aggirava nuovamente indisturbata per la casa, con i piedi scalzi a sorvolar di poco il pavimento, rendendolo stranamente freddo al raro tocco. Girò per tutte le stanze della casa, modificando al proprio passaggio i mobili: la sala divenne nuovamente come una volta,  quando la Figura riusciva ancora a respirare, a camminare e ad uscire da quella prigione di mattoni. Essa si voltò e guardò il tappeto antico, immaginandosi le sue sorelle nuovamente a giocare su di esso, ridendo senza problemi.
Alice, proprio in quel momento, uscì dalla doccia e sentì delle risate infantili provenir dalla sala. Si irrigidì, bloccando ogni suo movimento. Dopo poco le risate cessarono – e la Figura sparì di nuovo, facendo tornare tutto come prima – e la giovane riprese ad asciugarsi, leggermente sull’attenti, fino a che i gesti non tornarono sciolti come sempre, nella dimenticanza del precedente avvenimento.
Quando tornò in camera l’occhio le cadde sullo specchio e da dove si trovava si guardò, per poi raggrupparsi i castani capelli in una coda, sorridendo a pensieri lontani dal presente.
La Figura, intanto, stava guardando la più giovane delle figlie dei proprietari sistemarsi i lunghi capelli, e la vecchia furia le montò nell’ormai morto corpo. Le si avvicinò, posando la sua invisibile mano sulla spalla della ragazza. Questa saltò sul posto, voltandosi a guardare il vuoto. I sensi tornarono ad acuirsi, facendo tener nei nervi la tensione che un po’ aleggiava nell’aria.  Cominciò a muoversi verso la porta per poter andare in cucina e così sbucò nell’ormai scuro corridoio, immerso nel buio della prima sera. Accese tutte le luci che percorrevano la casa, muovendosi velocemente, sentendo il fresco pavimento sotto la pianta dei piedi. Giunta in cucina ed accesa la tv, il suo cuore cominciò a rallentare al propria corsa. E da allora ogni strano fenomeno svanì, fino a quando Alice chiuse gli occhi, finalmente nel proprio letto, pronta a respirar sogni.
Nel sogno si trovava in sala, e vi erano anche sua madre e sua sorella. La madre stava ridendo e le chiedeva, tra un sorriso e l’altro, di portarle gli occhiali che si trovavano sul comodino in camera propria. Tranquilla, Alice andò a prendere gli occhiali, ma uscita dalla camera vide che il corridoio era immerso nel buio e dalla sala non proveniva neanche una luce. La casa era silenziosa come non mai. Ad un certo punto, dietro di lei, cominciarono a giungere strane parole, tutte sussurrate dalla stessa voce: giratasi, la ragazza vide a metà corridoio un figura bianca, con il volto non ben definito. Questa parlava sempre più veloce, e più parlava, più il tono della sua voce aumentava, fino a che non cominciò ad urlare.
Alice si girò e cominciò a correre. Corse più veloce che riusciva, ma il corridoio adesso si sviluppava all’infinito e tutte le porte che vi si affacciavano erano chiuse. Corse, ma mai bastò, poiché la Figura l’aveva già raggiunta e così allungò le proprie mani e fece cadere la giovane.
Gli occhiali le sfuggirono dalla presa e caddero lontano, sul pavimento, rompendosi. E mentre le lenti si scioglievano e si fondevano con il pavimento, gli urli di Alice raggiunsero l’apice, per poi cessare improvvisamente.
Alice si svegliò trovando sua mamma accanto al letto, che la guardava preoccupata. Ma poiché i sogni sono solo sogni, la notte tornò a scorrer tranquilla.
Ma quell’incubo perseguitò la giovane per un anno, fino a quando il tutto non sfumò in strane risa e rumori nella casa, quando il sole splendeva e tutti erano svegli.
Una sera, tranquilla come non mai, Alice si trovava sul divano a giocare con il proprio cane quando questo corse all’improvviso nel corridoio e cominciò ad abbaiare. Proprio in quel momento sua madre le chiese di andare in camera sua a prenderle gli occhiali, poiché voleva cominciare il nuovo libro comprato in giornata. Alice si alzò, sistemandosi la manica del pigiama. Accese tutte le luci del corridoio, dimentica dei rumori e dei sogni che la perseguitavano. Prese gli occhiali e tornò nel corridoio, illuminato anche dalle luci natalizie che erano rimaste dalla fine delle feste.
Improvvisamente, le lampadine cominciarono a crepitare, per poi esplodere in poche, brillanti scintille. Tutte le luci della casa si spensero, e con esse sfumò anche la voce di sua mamma che la chiamava e venne sostituita da un urlo. Alice si voltò, e tutti i sogni le piombarono alla mente. La Figura cominciò ad andarle contro e lei si mise a correre. Ma come nel sogno non riuscì ad arrivare alla fine del corridoio. Gli occhiali caddero a terra, ma senza rompersi.
La Figura la fece cadere, e Alice urlò, chiudendo gli occhi per non vedere quel bianco volto. La Figura parlò, ma senza che dalle labbra ne uscisse alcun suono. Si chinò sulla ragazza e ne prese l’esile collo tra le mani. Alice sentì una strana sensazione alla gola, come una morsa gelata ma allo stesso tempo senza limiti. Era come se la sua gola venisse aperta in due, ma senza dolore, dandole l’aria più pure che avesse mai respirato.
Ma ben presto quella sensazione cominciò a calare, sostituita da un odore putrido e da anidride carbonica nel corpo. Il suo petto si alzava e si abbassava benchè lei non respirasse. Così, cominciò a sentir sempre meno la presa del pavimento sotto di lei ma nelle orecchie le risuonava un respiro: era il suo respiro, solamente che lo stava emettendo la Figura. Più questa le teneva le mani al collo, più vita le prendeva.
Improvvisamente tornò l’aria, l’ossigeno, così violentemente che il respiro le mancò più di prima. Il pavimento tornò a farsi sentire, prepotente nel dolerle alla schiena, senza piegarsi ai suoi movimenti.
La Figura si ritrasse e cominciò ad urlare, mentre pezzi della sua veste venivano staccati dal piccolo cane e poi si dissolvevano in una nube grigia. La Figura non riuscì a toccare il cane, un essere troppo diverso da lei, e questo la fece a pezzi fino a che di lei non rimase altro che il vuoto eco dell’urlo.
Alice si alzò suoi gomiti, con uno strato di sudore sulla pelle, per poi veder le luci riaccendersi e sua mamma tornare ad urlare il suo nome. Il cane le corse incontro, per poi saltarle in grembo e cominciare a leccarle la guancia fino al mento.
Sorridente, anche se un po’ spaesata, Alice lo prese in braccio e andò da sua madre, sentendo finalmente la casa libera da ogni presenza, da tutto.
Appena sua mamma la vide, tutta sudata, con i capelli sparsi al vento e il cane agitato in braccio, le chiese:
- E i miei occhiali?



Nota dell'autrice:
Per questa storia devo ringraziare molto una mia amica che mi ha dato lo spunto, e benché anche questa (come un'altra mia storia) sia corta, spero che l'apprezzerete comunque. Lasciate un commento, oltre che apprezzato serve anche per migliorare! A presto!
   
 
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