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Autore: Risa Lily Angelie    19/08/2015    4 recensioni
Uno sguardo a James e Dominique, ormai adulti (venti, ventidue anni).
***
Sono cugini, sangue del loro stesso sangue.
Sono un errore, insieme, qualcosa che non dovrebbe esserci.
«Ma come può l'amore essere un errore?» chiede lei, come una cantilena.

***
[James/Dominique]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, James Sirius Potter | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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A rose by any other name would smell as sweet;
 

 



La osserva; anzi, ad essere più precisi, la sta studiando.
I capelli lunghi e biondi, sparsi sul cuscino, che le incorniciano il viso rilassato; gli occhi chiusi e le palpebre che tremano leggermente, nascondendo allo sguardo di James delle iridi verdi e attente.
La guarda, la osserva, la studia.
Conta le lentiggini sul suo viso - è arrivato a venticinque, ma si interrompe quando i suoi occhi incontrano le labbra rosee e socchiuse della ragazza addormentata.
Con lo sguardo, continua a scendere, passando per il collo niveo, fermandosi poco più giù, da dove le lenzuola coprono il corpo minuto della ragazza - ma lui non ha bisogno di vedere, lui sa come è fatta Dominique, lo sa fin troppo bene, anche se non dovrebbe.
Sa di quei nei sulla schiena e che, quella parte del collo di lei irrimediabilmente arrossata, lo è a causa sua - e la cosa gli provoca perfino un po' d'orgoglio.
Sa quali siano le curve della ragazza, perché lui le ha seguite ed assecondate tutte con la mano.
Sa che le sue unghie graffiano - i segni sulla sua schiena ne sono la prova - e che i suoi denti mordono - si inumidisce le labbra a ricordarlo. Sa che Dominique è profondamente insicura, che ha bisogno di certezze.
Sa anche che lui è la persona meno adatta a dargliele.
Sa anche quanto sia sbagliato quello che ha fatto e che rifarebbe ancora una, dieci, mille, infinite volte.



Dominique apre un occhio, poi l'altro, e la prima cosa che vede, è la figura di James accanto a sé, che col gomito si puntella e quasi la sovrasta.
«Buongiorno, Jamie» bisbiglia, affondando entrambe le mani sul materasso e tirandosi sullo schienale.
Lo osserva e le sembra bellissimo.
Guarda quel paio di occhi profondi, che le sembrano quasi pericolosi - da cui non dovrebbe essere guardata, non nel modo in cui James la guarda - e i riccioli scuri, che tante, troppe volte lei vi ha immerso le mani e arricciati alle proprie dita.
«Minì» risponde lui, in un sussurro.
Dominique lo sa.
Lo sa che è sbagliato.
Lo sa che è suo cugino e sa anche che i loro genitori avrebbero un infarto, se solo lo sapessero.
È per quello, che si deve accontentare del segreto, di doversi incontrare di nascosto.
Ma ora, Dominique è stanca.
Si siede meglio, si stringe attorno a sé il lenzuolo in un moto di pudore - sembra quasi si sia dimenticata, di tutte le volte in cui James l'ha vista senza abiti, senza vergogna, non come una cugina ma come una donna - e si morde il labbro, incerta.
«James» inizia titubante, con gli occhi bassi, mentre di inumidisce nervosa il labbro, cercando le parole adatte. «... Non posso-- non possiamo continuare così.»
L'ha detto.



Resta impassibile qualche istante.
Quante volte, si chiede - quante volte hanno già litigato per questo?
Quante volte si sono urlati di essere un errore, che devono smetterla?
Quante volte, persino, hanno rinnegato il loro amore, arrivando persino a spacciarlo per banale attrazione?
Non è solo sesso.
Dominique è troppo buona, troppo pura, per fare l'amore - perché sì, il loro è amore, è sempre stato amore, sin dalla prima volta; lei non gli avrebbe donato se stessa, altrimenti - con qualcuno da cui è solamente attratta fisicamente.
Ha provato a convincersene, James, a convincere lei.
E d'altro canto, James ci ha provato a starle lontano, ad annullare i suoi sentimenti per lei - ma semplicemente, e Dominique lo dice spesso, l'amore non guarda a sciocchezze come il sesso, l'età, l'altezza, la razza... il sangue.
Sono cugini, sangue del loro stesso sangue.
Sono un errore, insieme, qualcosa che non dovrebbe esserci.
«Ma come può l'amore essere un errore?» chiede lei, come una cantilena.



«Dominique, io--»
«... Smettila. Smettiamola, James»
La voce di lei è un sussurro e lui non può fare a meno che chiudere le proprie mani su quelle piccole e delicate di lei: vorrebbe proteggerla.
Ma non può.
«Cosa vuoi fare?» e lo domanda a fatica, James, perché non vuole accettare di discutere ancora.
Una volta lui, una volta lei.
Una volta per uno, uno dei due tira fuori quel loro sporco, puro segreto. E decidono di smetterla.
Ma non ci riescono.
Non ci riescono mai.
«Sono stanca-- sì, stanca di nascondermi. Smettiamola, James»
La voce di Dominique, inizialmente tremolante, acquista un po' di forza e le ultime parole le sputa fuori quasi con rabbia.
Lui la guarda, perplesso, alcuni istanti.
«Cosa vuoi fare?» ripete ancora, con le sopracciglia aggrottate.



Dominique non è coraggiosa. Per niente, anzi.
Il Cappello Parlante non ha nemmeno pensato per un momento, a smistarla a Grifondoro, a dispetto del suo cognome.
Eppure, in quell'istante, probabilmente la più coraggiosa è proprio lei.
«Smettiamola di scappare» risponde, stringendo forte le mani di lui, come se potesse sparire, dissolversi se dicesse una parola sbagliata. «Quanti anni sono, James? Quanti anni sono, che siamo l'uno il segreto dell'altra?» gli chiede, ma non si aspetta una risposta. Fa un sospiro e continua: «Diciamolo. Stasera. Sono tutti alla Tana» Gli occhi di Dominique si velano di lacrime - e James si chiede quante, quante volte lui sia stato il solo ed unico responsabile di ogni sua singola lacrima - e si umetta le labbra. «Diciamo loro la verità. Non lasciarmi sola, Jamie. Non lasciarmi e basta.»  



Aggrotta le sopracciglia, lui.
«Dominique...»
«Non rispondermi» bisbiglia lei, sfuggendo ai suoi occhi, lasciando la presa delle sue mani e facendo penzolare le gambe fuori dal letto. Ora non è più coraggiosa. «Non rispondermi» ripete, mentre afferra la camicetta che indossava la sera prima.
Si veste in silenzio, senza guardarlo. È solo quando è pronta, che si volta verso di lui - verso suo cugino, verso il suo amante.
«Nique...» sussurra lui, abbandonato sul letto.
«Lo capirò. Sul serio, lo farò. Se non verrai alla Tana stasera, capirò» risponde lei a voce bassa - vorrebbe dire tante, troppe cose, ma sono tutte già state dette e le sembrano così banali in questo momento - prima di smaterializzarsi e lasciarlo solo.



Ed ora, la ragazza è lì davanti alla porta chiusa, con una mano sollevata, incerta se bussare o no.
Ha detto che l'avrebbe capito.
Gli ha dato un ultimatum.
Ma non è vero.
Dominique non lo capirebbe.
Lei sta mettendo in gioco tutto per lui.
È poi così sbagliato, desiderare che lui faccia lo stesso con lei?
È poi così sbagliato, desiderare che i suoi parenti accettino che loro due siano felici?
"Fino a dieci" si dice, con la mano stretta in un flebile pugno. "Fino a dieci."



 
Uno.
James gira in tondo, nella sua stanza, aspettando-- aspettando cosa? Il coraggio di andare da lei, di andare dai loro genitori a dir loro che sì, sì e ancora sì, loro si amano e se ne fregano del loro grado di parentela?
 
Due.
E' un Grifondoro, no?
O almeno, lo era. 
Il Cappello non sbaglia mai.
Deve andare da lei.
 
Tre.
Ma con quale coraggio, si chiede - con quale coraggio vuole presentarsi dai suoi genitori, dai genitori di Dominique, da tutti quanti, e dire che sì, sono capaci di voltare le spalle alla famiglia, per il loro amore.
Possono essere tanto egoisti?

 
Quattro.
Forse no.
 
Cinque.
Forse è meglio lasciar perdere.
Forse è meglio che Dominique vada avanti con la sua vita, lui gliel'ha stravolta - rovinata - fin troppo.
Del resto, come si dice?
Se ami qualcuno, devi lasciarlo andare.

 
Sei.
No.
Cazzate.
Se ami qualcuno stai lì, lotti, combatti, stringi i denti.
Non te ne vai come un codardo.

 
Sette.
James guarda l'orologio.
Se vuole andare da lei, deve sbrigarsi.

 
Otto.
Cambierà tutto e lo sa.
Cambierà il modo in cui lo vede - in cui li vedono - la famiglia.
Potrebbero cacciarli.
Disconoscerli.

 
Nove.
O forse no.
 



Ma Dominique smette di contare: abbassa il piccolo pugno e abbandona il braccio lungo la schiena.
Lei lo aspetterebbe tutta la vita, ma lui farebbe lo stesso?
Perché non è lì con lei, a farsi forza a vicenda?
Tanti perché.
Troppi perché.
E Dominique è stanca anche di capire James.
Così alza di nuovo quel debole pugno e picchietta quasi fiaccamente sulla porta in legno.
Sente la voce di nonna Molly che le dice di attendere un attimo e che aprirà subito.
Gli occhi di Dominique sono pieni di lacrime.
Finito.
Tutto finito.



O forse non è finito un bel niente, perché la mano lasciata sul fianco, viene improvvisamente presa da un'altra mano, più grande e virile, che la stringe forte.
«... Non pensavo che arrivassi, James...» farfuglia con gli occhi sgranati, guardandolo.
Lui sorride - sorride ed è bellissimo.
«E mi perdo l'occasione di far prendere un colpo a mio padre? Suvvia Biondina, dovresti conoscermi.»
È solo a quel punto, che Dominique scoppia a ridere e stringe a sua volta la mano del ragazzo.
Insieme, possono superare qualunque cosa. 


 
***



«Ce la facciamo, Jamie?»
«Certo che ce la facciamo. Io ti amo.»















Note:
Dopo decenni (nah, forse un mese, ma per me è tantissimo), riesco a buttar giù qualcosa.
La vera sorpresa, per me, almeno, è il fandom; in effetti, è la prima storia che scrivo in questo fandom qui bellobellino - eppure sono secoli, che mi dico di scriverci qualcosa.
E le ho pensate tutte. Tutte le ship che shippo(?) in questo fandom. Tutte.
Poi, non so il perché nemmeno io, mi sono imbattuta in questi due patati, e niente.
Li amo.
   
 
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