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Autore: Undead    19/08/2015    10 recensioni
Un ragazzo, apparentemente normale, a seguito di un'inspiegabile, o quasi, epidemia si trova costretto a portare a termine un compito a lui sconosciuto.
Solo alla sua morte ha la possibilità di scoprire il suo destino.
Storia scritta per il concorso, indetto nel Forum dal titolo "21 Prompt in Cerca d'Autore"
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Specchietto:
* Nome sul forum: AlexKF23
* Nome su EFP: Undead
* Prompt: 14, Il viandante sul mare di nebbia

* Titolo: Il ragazzo “immortale”
* Genere e rating: Soprannaturale. Giallo.
* Lunghezza storia: One shot. 2.360 parole

 
 

  immagine del prompt 


Era il lontano 1230 quando, in un piccolo villaggio sul mare, nacque John, un bambino che fin dai primi mesi si dimostrò diverso.
Aveva imparato a parlare, leggere e scrivere come un adulto altolocato fin dall’età di 4 anni; a 10 era capace di concludere affari, economici, grazie ai quali aveva reso ricca la sua famiglia.
Tutti gli abitanti del luogo, presto, si trovarono a sospettare che nella piccola casetta ai margini del villaggio venisse usata della magia nera. Non era possibile che, dalla più assoluta povertà, fossero diventati la famiglia più importante dell’intera isola.

***
 
Correva l’anno 1244 ed era il giorno del pescato, la ricorrenza più importante dell’isola, tutti gli abitanti dei vari villaggi si radunavano alla festa organizzata, ogni anno, da una delle famiglie più potenti che concorrevano sul mercato del pesce. Quest’anno toccava alla famiglia Blue, quella di John. Tutti erano curiosi di vedere finalmente il castello, che i proprietari avevano costruito dal nulla, nella speranza di poter apprendere i segreti per cambiare la propria vita.
John ormai era un adolescente e si stava impegnando per far si che tutto fosse perfetto, lui sperava che quella fosse l’occasione giusta per riuscire finalmente a trovare degli amici.
Già perché il povero John non aveva mai sperimentato l’amicizia, tutti i coetanei che aveva incontrato nel corso della sua vita lo avevano evitato, deriso e umiliato. Prima per la sua provenienza e quindi la sua povertà, poi ne avevano iniziato ad avere paura, i loro genitori, infatti, raccontavano strane storie sulla famiglia Blue, nessuno voleva averci nulla a che fare, solo gli altri commercianti erano costretti ad interagire con loro, dal momento che erano gli unici ad avere il comando sull’unica area nella quale era possibile pescare il salmone reale, il pesce più prestigioso e ricercato da tutti gli abitanti dell’isola. Per questi motivi era cresciuto da solo, nella speranza che prima o poi le dicerie sul suo conto sfumassero e di poter, così, avere una vita normale.
 
Mancavano solo poche ore all’inizio della festa, i Blue stavano ultimando le decorazioni e controllando che tutto fosse perfetto. Avevano pensato a tutto, sarebbe stata la cerimonia più sfarzosa mai vista sull’isola. Erano certi, che il loro colpo finale a sorpresa, avrebbe lasciato tutti a bocca aperta. D’altro canto nessuno ancora, da quelle parti, era a conoscenza della grande potenza della polvere nera a contatto con altre sostanze chimiche.
Era calato il sole, le porte del castello erano state aperte, gli isolani avevano iniziato a entrare e ad accomodarsi nelle sale adibite alla cena. Nessuno riusciva a credere a quello che vedeva, nemmeno le altre nobili famiglie.

Tutti i ragazzi e le ragazze cercavano John, volevano che diventasse loro “amico” e lui ne era felice, pensava di essere finalmente un ragazzo normale, di poter avere la vita che aveva sempre sognato. A lui non importava nulla della ricchezza che poteva procurarsi, non gli importava di vivere nell’agio, voleva solo avere degli amici e, sentirsi così desiderato tutto d’un tratto lo aveva portato al settimo cielo. Non stava più nella pelle, voleva mostrare ai suoi nuovi “amici” cosa aveva scoperto, ma sapeva che avrebbe dovuto aspettare che tutti finissero la cena e che la festa proseguisse come da programma.
Dopo qualche ora iniziarono i balli, John era conteso da tutte, ne era onorato e non voleva deludere nessuna, così ogni cambio canzone lui cambiava dama e a fine serata era riuscito a far danzare solamente la metà delle invitate, promettendo alle altre di recuperare nella prossima occasione.
Ecco che la musica si spegne, i coniugi Blue iniziano a congedare tutti gli invitati facendoli accomodare nel giardino, mentre John sale nella torre più alta del castello e si appresta a svelare il tocco finale. 
D’un tratto si sente un enorme botto, tutti volgono lo sguardo verso l’alto. Il cielo era ricoperto di colori. Uno scoppio, poi un altro ancora, ad ognuno corrispondevano sospiri e grida di meraviglia. Finito di sparare i fuochi John raggiunse gli altri e, tra le domande e le accuse di stregoneria, svelò i segreti dei fuochi d’artificio ai suoi nuovi “amici” e agli altri isolani. 
Negli anni subito seguenti sembrava andare tutto per il meglio, la famiglia Blue non era mai stata così al centro delle attenzioni e della vita mondana del villaggio. John ormai quasi non aveva più tempo per gli affari, ma grazie al suo dono riusciva a concluderli velocemente e poi, il padre, grazie ai suoi insegnamenti, era diventato un abile contrattatore.
 
Nel Settembre del 1248 arrivò nell’isola la notizia che il Re Luigi IX di Francia era in viaggio, stava affrontando al Settima Crociata, da li a qualche settimana si sarebbe imbattuto nel loro piccolo paradiso fin ora nascosto al mondo.
Tutti gli abitanti erano preoccupati, non sapevano cosa aspettarsi, nessun estraneo era mai sbarcato sull’isola. Ormai era troppo tardi per provare ad escogitare misure di sicurezza, dovevano affrontare le conseguenze dell’invasione.

Come previsto, il 28 Settembre 1248, il Re sbarcò sull’isola e con lui tutto il suo equipaggio.
Sembrava tutto tranquillo, la convivenza forzata procedeva per il meglio, ma un giorno alcuni abitanti dell’isola iniziarono ad ammalarsi. Giorno dopo giorno i malati aumentavano, nel giro di due settimane tutti gli isolani si erano infettati, nessuno capiva cosa stava succedendo e ben presto la colpa fu data agli estranei. John era l’unico a non avere nessun sintomo e si prodigava per assistere le persone a lui più vicine, cercando, con la sua persuasione, di far parlare il Re e trovare una cura, ma lui non aveva nessuna idea di quello che stava succedendo.
Ben presto per il Re ed il suo equipaggio stare nell’isola era diventato impossibile, così il 15 Ottobre 1248, salparono per continuare il loro viaggio, lasciando l’isola al suo destino.
Tutti gli sforzi del giovane risultarono vani e da un giorno all'altro si trovò solo, nessun altro abitate dell'isola era sopravvissuto all'epidemia.  
John pensava che fosse solo questione di tempo prima che anche lui si ammalasse e raggiungesse i suoi co-isolani nel luogo in cui si trovavano ora, ma passarono due anni e lui si sentiva sempre in ottima forma, anche se non faceva nulla per la sua salute.
Un giorno decise di smettere di aspettare la morte, che sembrava non volerlo raggiungere, così si mise a sistemare l'intera isola, rendendola in poco più di un anno un paradiso terrestre. Peccato era l'unico a poterne godere, ed essendo ormai un uomo sentiva la necessità di avere qualcuno al suo fianco, una ragazza possibilmente.
 John però non sapeva come fare, nessuno era mai andato via dall'isola e di certo non voleva che qualcuno la invadesse nuovamente, visto come era andata a finire l'ultima volta. Provò ad escogitare dei sotterfugi per comunicare con il mondo che conosceva solo tramite storie e letture, ma non sembrò avere molto successo, o aveva perso il suo dono di contrattatore, oppure i suoi messaggi e le sue richieste non erano mai arrivati a nessuno. Il compito di informarsi sul mondo esterno era di pochissimi eletti che non potevano rivelare a nessuno il loro segreto che veniva tramandato di padre in figlio, ma ora questo segreto era morto con loro e John, purtroppo, non era a conoscenza.

***
 
John non sa quanto tempo è passato dall'ultima volta che ha sentito la mancanza dei suoi genitori, non si ricorda nemmeno di averne mai avuti. I ricordi che per una piccolissima parte della sua vita l'hanno accompagnato ormai sono spariti, non ha idea che esista qualcosa oltre alla sua isola, né tantomeno immagina che ci siano esseri umani che stanno cercando un nuovo posto dove abitare.

Corre l'anno 2230, sono esattamente mille anni che John è in vita. Lui non si accorge che il tempo passa, è rimasto un ragazzo, non è più invecchiato del giorno del suo 21esimo compleanno, il terzo che passava completamente solo.
Il mondo si era evoluto, le persone viaggiavano da un posto ad un altro grazie a dei cristalli magici, la magia non era più considerata una stranezza. Adesso la si poteva imparare, bastava solo credere in essa e abbracciarne i valori primordiali.
I luoghi della terra conosciuti non bastavano per garantire una vita decente a tutti i suoi abitanti e, da qualche anno, una squadra di ricerca si era messa a viaggiare come nell’antichità per scoprire luoghi, ancora, disabitati.
Era finalmente giunto il momento, dopo mesi di navigazione incessante, Marika scorse della vegetazione ed insieme al suo equipaggio si preparò ad attraccare.


Nell'isola tutto era silenzioso, come sempre, l'unico rumore che teneva compagnia a John era il frangersi delle onde contro gli scogli. Lui passava così le sue giornate, seduto sulla scogliera più alta, immerso nella nebbia perenne, ad ascoltare il rilassante suono della natura. Da qualche settimana però, sentiva che qualcosa non andava e proprio in quel momento notò un oggetto che gli ricordava qualcosa, ma non sapeva cosa, galleggiava sul mare, veloce si dirigeva verso l'isola turbando il ragazzo.

Marika scese dall'imbarcazione e iniziò ad esplorare l'isola, esplorare era quello che le piaceva fare di più e mai si era trovata in un posto come quello, un posto inesistente su qualsiasi mappa a loro disposizione, un posto sconosciuto al quale lei avrebbe dato un nome. Era elettrizzata, sperava di poter scoprire tutto su quell'isola. Ben presto si accorse che non c’era il minimo suono, non si sentiva altro che il rumore del mare. Sembrava veramente un isola disabitata, perfino dagli animali.
Soddisfatta prese una bandiera e la pianto nel punto nel quale erano attraccati, lanciando così un segnale ai radar della civiltà che non aspettava altro che sue notizie. Il sole stava calando e così l'esploratrice ed il suo equipaggio si accamparono, aspettando segnali ed istruzioni dai piani alti.


Nel frattempo, il ragazzo era sceso velocemente dalla scogliera, ormai conosceva quel posto come le sue tasche e senza farsi vedere si avvicinò abbastanza da udire il piano degli invasori. John si stupì di capire quello che dicessero anche se non aveva afferrato esattamente ogni cosa, decise di restare ad osservarli da lontano.
Al sorgere del sole, prese una decisione. Voleva far sapere agli estranei che l’isola era sua e loro non avevano nessun diritto su di essa.  
Marika ed i suoi compagni si svegliarono e l'esploratrice intravide una sagoma nella penombra della foresta, incuriosita dal fatto che poteva essere un abitante del luogo non ci pensò un momento e si diresse, con cautela, verso l'ombra.
Appena arrivata ai margini della foresta, sentì un fruscio, era John che si era deciso ad avanzare.
Non avevano paura, bramavano conoscenza.
Il ragazzo, sicuro di sé, le si parò davanti, ma nell'istante in cui i suoi occhi incontrarono quelli di lei, perse tutta la sua spavalderia; una miriade di ricordi gli affiorarono alla mente come lame taglienti.


L'isola era completamente ricoperta di corpi senza vita, John era steso tra i suoi genitori da giorni ormai, aspettando che la morte lo venisse a prendere. La sete e la fame erano quasi diventate insopportabili. Non poteva farla finita in quel modo, non sarebbe morto di fame come un poveretto.
Si alzò a fatica e si diresse verso la sua barca, grazie alla sua esperienza e pazienza racimolò così tanto pesce che avrebbe potuto sfamarlo per anni, riempì anche una brocca con l'acqua della sorgente prima di tornare dai suoi genitori, dove consumò il pasto prima di stendersi nuovamente. 
Stava quasi per addormentarsi quando vide un bagliore accecante proveniente dal cielo, una striscia di luce lo colpiva dritto negli occhi.
Sperava fosse giunta l'ora che il suo desiderio, quello che aveva espresso quella mattina per il suo compleanno, si avverasse e che quella luce fosse il richiamo al paradiso.
Si accorse presto che così non era, la luce affievolì ed una sfera di luce blu si bloccò a mezz'aria, John non sapeva perché ma aveva un desiderio irrefrenabile di afferrarla, così corse il più velocemente possibile e si arrampicò fino alla cima della scogliera più alta, si sporse e saltò per afferrare la sfera, ma questa era troppo lontana, ogni suo tentativo sembrava inutile. Per due anni provò ad afferrarla ed il giorno del suo 21esimo compleanno la vide muoversi verso di lui, eccitato la sfiorò appena ed in quel preciso istante la luce lo invase completamente lasciandolo senza conoscenza. 

Non è dato sapere per quanto tempo John rimase addormentato ma quando si svegliò non ricordava più nulla. 
L'isola era completamente deserta, c’erano solo lui, la vegetazione e i pesci. Tutto era immobile e muto, tranne che sulla scogliera dove si sentivano le onde ed il vento.


John non sapeva cosa dire, la sua gente era morta, i suoi genitori pure e lui non si ricordava nemmeno di aver avuto una famiglia; ma quella ragazza aveva gli occhi di sua madre e gli aveva fatto ricordare tutto. Troppe domande gli affollavano la mente “Come si chiama? In che anno siamo? Perché sono ancora vivo? Cos’era quella sfera?” , lo stress era insopportabile…
Marika lo vide cadere a terra, non sapeva cosa fare, provava a chiamarlo, a muoverlo ma lui era inerme, sembrava morto. “Com’è possibile? No aspetta, respira.” 
John apre gli occhi e pone una sola e semplice domanda: “Perché?”.
Il terreno aveva iniziato a tremare, un bagliore proveniente dal sottosuolo si faceva strada verso di lui, una crepa lo circondava e, senza che nessuno potesse intervenire, scomparve in una nuvola di fumo rosso.
L'esploratrice sapeva che quella era magia, una magia così rara e antica che si pensava non esistesse più, Marika provò ad usare le sue conoscenze ma tutto era inutile. 
John era scomparso per sempre nei meandri della terra.
“Era così giovane, cosa ci faceva tutto solo su quest'isola?” le domande erano tante, troppe. Una su tutte però spiccava anche dentro di lei “Perché?”.
Per la giovane ancora non era tempo di sapere il perché, ma John, sceso finalmente nell’oscurità più profonda, scoprì qual’era stato il suo compito. Doveva conservare e proteggere l'isola fino al momento in cui una persona degna di abitarvi non fosse arrivata e avrebbe preso il suo posto.
Non appena il ragazzo ebbe appreso questa notizia, la sfera di luce blu si mostrò a Marika, che non poté fare altro se non toccarla.
 
Storia scritta per il concorso indetto nel Forum, con il titolo: 21 Prompt in Cerca d'Autore indetto da __aris__
   
 
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