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Autore: alixantos    19/08/2015    1 recensioni
[ sakura!centric ]
La verità è che Sasuke non le appartiene, nemmeno mentre fanno l'amore − e vorrebbe davvero crederci, Sakura, che quello è amore −, mentre lei gli è sempre appartenuta, e non smetterà mai di appartenergli.
Ma in quel momento Sasuke è accanto a lei, e a Sakura questo basta.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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the starring role;
it almost feels like a joke to play out a part

when you are not the starring role in someone else's heart



Buio.

Sakura muove la testa, schiaccia una mano sul cuscino, pigramente apre gli occhi e guarda lo schermo luminoso della sveglia. Le quattro del mattino. Sakura non è mai stata una di quelle persone che dormono fino a tardi − al contrario di Sasuke Uchiha, che adesso dorme al suo fianco, il cuscino stretto tra le braccia −, anzi, le bastano davvero poche ore di sonno; e questo la porta a girovagare per casa ad orari improponibili, mentre tutta Konoha dorme.

Ma a Sakura non è mai dispiaciuto, anzi, sa che c'è un qualcosa di speciale nella notte e nell'alba, nell'ammirare la città addormentata dalla veranda inondata dai primi raggi, con il vento fresco a pizzicarle la pelle e la tazza di caffè bollente in mano. Ed è bello sapere di essere l'unica a potersi vantare di ammirare lo spettacolo.

Sakura si raggomitola, e ha i piedi congelati − l'inverno non le è mai piaciuto per il freddo. Poi si gira e guarda l'uomo accanto a sé, rannicchiato anche lui. Sorride, perché sembra davvero un bambino, quando bambino lui non lo è mai stato fino in fondo. Ripensa a quante volte ha vissuto quella scena − e quante volte la vivrà − e quante volte l'ha sognata, ma la differenza tra realtà e sogno è che lei non l'hai mai sognata quella morsa di non appartenenza e rassegnazione  nello stomaco mentre lo guarda.

Oh. Sasuke non sembra Sasuke mentre dorme. Sasuke non è mai veramente suo, nemmeno mentre dorme. E sì, Sakura può illudersi, ma la verità viene a galla, sempre, fa capolino da ogni morso, si annida dietro ogni sussurro e gemito. La verità è che Sasuke non le appartiene, nemmeno mentre fanno l'amore − e vorrebbe davvero crederci, Sakura, che quello è amore −, mentre lei gli è sempre appartenuta, e non smetterà mai di appartenergli.

Ma in quel momento Sasuke è accanto a lei, e a Sakura questo basta.

Piano, alza le coperte e scende dal letto, lentamente, perché non vuole rischiare di svegliarlo. Fa il giro del letto in punta di piedi. Il legno del pavimento è tiepido e ne è grata. Apre il cassetto e fruga fino a quando non trova una qualsiasi felpa e la infila in fretta perché sta davvero morendo di freddo. Si ferma ancora a guardare Sasuke Uchiha, e gli sposta alcuni capelli dalla fronte, li accarezza. Lui ha il sonno davvero pesante, ma forse quel tocco è penetrato nei suoi sogni. Ride tra sé e sé con amarezza perché nonostante tutto quello che hanno fatto lei non è ancora riuscita a baciarlo, e spera che almeno la prima donna a cui lui permetterà di toccare le sue labbra sia qualcuna che lo ama − qualcuna che lo ama almeno quanto lo ama lei, che ha deciso di rimanere al suo fianco al prezzo di chiudere nel suo cuore quei sentimenti che la dilaniano giorno e notte.

Sopprime le lacrime che minacciano di uscire e va sulla veranda senza pensarci troppo, ansiosa di mettere a tacere quel dolore, per l'ennesima volta.

L'alba la attende, come sempre, un tacito appuntamento, un patto, un punto di ritrovo, un'ancora, un tramite che la riporta alla realtà e alla routine e la trascina giù dal suo mondo di fantasie e speranze. Si dice che è troppo grande per sperare e per l'amore − l'amore viene solo una volta e ti distrugge piano piano, demolisce uno ad uno i sogni ad occhi aperti e le notti passate a immaginare.

Uh. Caffè.





Sasuke è uno a cui piace andare dritto al sodo, senza perdersi in inutili attese, e Sakura lo sa fin troppo bene. La sua mano le sfiora il fianco, sotto la camicia verde che indossa, mentre lui la fissa negli occhi con quella passione bruciante a divorare ogni briciola di controllo, quel nero che non le dà pace, che la fa contorcere e la tortura più di quanto le sue esperte dita non sappiano fare. Un attimo dopo, i loro vestiti sono a terra.

Lui le sfiora la curva del seno con le labbra, e lei poggia le mani sulla sua schiena ampia, il respiro irregolare, l'aspettativa di qualcosa in più sospesa tra di loro.

E Sasuke le stringe i fianchi e affonda il viso nel suo collo, lo morde, marchia la pelle morbida, e Sakura inarca la schiena, in preda a brividi di piacere, e come sempre tutto quello che non è Sasuke sparisce e lascia spazio al desiderio di volerlo suo, e tenta di crederci, tenta di dirsi che lì, in quel momento, entrambi hanno quello che vogliono e va bene così.

E poi succede, imprevisto. Il viso di Sasuke è così vicino al suo che lei non riesce a non arrossire, e le loro labbra si sfiorano. È un tocco fugace, rapido, quasi impalpabile, ma per Sakura è fuoco, e quando lo guarda in cerca di una spiegazione, speranzosa, nel suo sguardo non c'è assolutamente niente. Probabilmente è stato solo un incidente, probabilmente si è illusa anche quella volta. La verità è che Sakura vorrebbe smetterla di illudersi, e quando Sasuke le chiede se c'è qualche problema lei scuote la testa e la vita va avanti, come sempre.

Probabilmente una parte di Sakura muore quella sera, stretta all'uomo che ama.





Sakura si infila l'intimo e la camicia bianca di Sasuke, abbandonata su una sedia, poco più in là. Le sta davvero grande. Fa il giro del letto, e lui, come al solito, dorme profondamente, abbracciato al cuscino. Sakura pensa che sia davvero bellissimo, e che vorrebbe baciarlo, che vorrebbe dirgli che lo ama, ma non vuole rischiare di svegliarlo.

Caccia il suo amore in fondo al cuore, ormai colmo di sofferenza e rigato da infinite crepe, per l'ennesima volta. Sakura ci ha provato, ad essere forte, a contenerlo, a nasconderlo, ma non ce l'ha fatta. Si chiede se Sasuke se ne sia mai accorto. No, certo che se n'è accorto. Si chiede se abbia mai pensato di amarla, si chiede se si sia mai chiesto come lei possa convivere col peso di amare l'uomo che la considera solo quando c'è dà scopare. Sakura sa di essere una stupida, sa di essere arrivata ad un punto così basso che non credeva di poter toccare, ma non riesce ad odiarlo. Ci ha provato, eccome se ci ha provato!, ma, semplicemente, lo ama, lo ama così tanto che non capisce lei stessa come possa farlo.

Solamente, non sopporta più di non poter avere indietro tutto quello che lei gli ha donato, le lacrime, il sonno, i pensieri, le carezze, lei stessa. L'amore è un qualcosa che dà e prende, e lei non ha altro da offrire a Sasuke, consumata, spezzata, un vaso di porcellana in bilico sul vuoto, e sa che tutto ciò di cui ha bisogno non arriverà mai.

E il pensiero di non avere Sasuke la tormenta e la uccide dentro, culmine della lotta fra quel volerlo così disperatamente e la verità – il sapere che le sue rimangono speranze vuote, irrealizzabili. E forse questo non fa che lacerarla più a fondo, sempre più a fondo.

Ma se Sasuke non può appartenerle, allora non ha senso appartenergli.

Gli sposta i capelli e gli bacia la fronte, e lui mugugna qualcosa, e si gira dall'altro lato.

Sakura sorride mentre piange, e scappa via. È una corsa frenetica. Apre la porta e se la richiude alle spalle, sale le scale velocemente − il marmo freddo contro i piedi nudi −, e spalanca il pesante portone di plastica. Una ventata di aria la travolge. L'alba è vicina, vicinissima, e la attende, come sempre. Il sole fa capolino oltre il profilo della città, e la saluta investendola con i suoi deboli raggi, disegnando la sua ombra sulle mattonelle del tetto del palazzo.

Sakura non ha mai creduto l'amore un errore, ma si chiede se il suo non l'abbia consumata troppo a lungo. Forse è lei l'errore. L'amore non è mai un errore, ma forse sono quelli a tenerlo imprigionato ad essere errori.

Sakura si dice che ha soffocato il suo, quell'amore ormai ridotto all'ombra di se stesso, e quella sarebbe stata la punizione.

Peccatrice e colpa, vittima e carnefice.

Un passo, due passi, sette passi. Otto passi, e poggia il piede sul gradino rialzato, nove passi, e anche l'altro.

La città si estende maestosa ai suoi piedi, illuminata dalla prima luce, e il vento le scompiglia i capelli rosa.

L'alba è un tacito appuntamento, un patto, un punto di ritrovo, un'ancora.

Sakura rimpiange solo di non averla mai ammirata al fianco di Sasuke.

Dieci passi, ed è giù.



La sveglia suona alle sette in punto, come tutte le mattine, ma Sasuke si alza con uno sbadiglio una buona mezz'ora dopo, in preda al panico. Nota distrattamente che Sakura è già in piedi, ma non se ne stupisce; lei è sempre stata mattiniera.

Prende al volo i boxer e i vestiti del giorno prima − non trova la camicia, ma al momento non è la sua più grande preoccupazione: va di fretta e non ha il tempo di mettersi a cercarla − e si infila sotto la doccia, rapido.

Poi indossa intimo, maglione, jeans e giacchetto, prende cellulare e portafoglio, apre la porta − stranamente aperta − e si fionda giù per le scale perché, cazzo, è tardi, più del solito.

Spalanca il portone e si affretta a richiamare un taxi libero di passaggio con un gesto della mano. Appena questo accosta, Sasuke monta su, e brusco ordina la destinazione al tassista. Adesso può solo rilassarsi e sperare in un traffico che non gli prenda più di mezz'ora.

Mentre l'auto si allontana dal palazzo di Sakura, Sasuke scorge un'ambulanza parcheggiata lì vicino e un gran numero di curiosi ammassati intorno, ma non se ne cura poi molto, perché, Cristo, se arriva di nuovo in ritardo il capo lo butta fuori e non può rischiare di essere licenziato.

E alla fine si fa avanti, come sempre.

   
 
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