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Autore: Kristye Weasley    20/08/2015    0 recensioni
Il titolo non ha nulla a che vedere con la storia: semplicemente mi sono ispirata alla canzone Old Money di Lana Del Rey. L'intento sarebbe quello di creare una storia di appena due capitoli in una forma che possa richiamare lo svolgimento di una normale puntata della serie: Introduzione - Crimine - Arresto - Conclusione. Mi rendo pienamente conto che è un po' statica come tema, ma ha lo scopo principale di introdurre il nuovo personaggio, con la speranza di poter creare successivamente una serie e sviluppare meglio la storia.
Hank Voight, capo dell'Intelligence del Chicago PD, si trova di fronte all'omicidio di diversi spacciatori da parte di un uomo disposto a tutto pur di fuggire. Nella trama dell'indagine, un incontro che sconvolgerà il suo modo di percepirsi.
Dalla storia:
< Te lo prometto > rispose con lo stesso tono, mentre l'aria tra i due cominciava a farsi rarefatta. “Devo andare” aggiunse Henry con un filo di voce, mentre i suoi occhi non riuscivano a staccarsi dalla sua bocca. Ci volle un enorme sforzo per permettergli di allontanarsi, in una camminata molto lunga verso il distretto.
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hank Voight era steso a letto, e se non fosse stato pienamente consapevole di non aver chiuso occhio per tutta la notte, il mal di testa che aveva avrebbe potuto fargli pensare di star provando il più grande dopo sbronza della storia. Eppure sapeva perfettamente che non si trattava di quello, nonostante avesse bevuto più di quanto si poteva permettere. Quello che non sapeva, era come ci era arrivato...

 

Aveva appena staccato dalla caserma, e tutto ciò che stava cercando era un po' di tranquillità. Il figlio di un suo sottoposto, Antonio Dawson, era stato rapito soltanto un giorno e mezzo prima, ma grazie alla sua squadra, il bambino era tornato illeso a casa con i genitori. Come se non bastasse, anche il suo, di figlio, gli stava dando più grattacapi di quanto avrebbe mai voluto sperare. Si chiuse il giubbotto in pelle fino al colletto, e con ampie falcate incominciò la breve camminata che l'avrebbe riportato a casa, se una voglia improvvisa di alcol non avesse cominciato a pulsargli ad entrambe le tempie. Controllò nel portafogli la quantità di denaro che era riuscito a mettere insieme nel corso di quell'interminabile giornata, e decise che una deviazione avrebbe solamente attenuato il suo fastidio nei confronti del mondo. Si guardò attorno, e della musica velatamente metal sembrava attirarlo verso l'edificio da cui proveniva. Una vecchia insegna al neon citava “Half Crown”, e ammiccava seducente ai suoi occhi con la sua luce violacea. Oltrepassò le porte in stile saloon, ed entrò nel locale ormai semivuoto, ad esclusione di un gruppo di ragazzi decisamente più giovani di lui che rumoreggiavano al bancone. Avrebbe tanto voluto semplicemente sedersi, bere una birra e andarsene, ma le voci dei giovani gli fecero contrarre suo malgrado le labbra sottili.

< Avanti tesoro... E quella cosa del cliente che ha sempre ragione? Vieni a sederti qui con noi > disse uno dei tre, biascicando le parole per il troppo alcol ingerito durante la serata.

< Ragazzi, ve lo dico per l'ultima volta... Dovete andarvene > rispose spazientita una voce femminile che non riuscì a vedere da dietro i corpi del branco.

< Certo, noi ce ne andiamo... Però tu vieni con noi a farti un bel giretto qui sopra > rispose quello che sembrava il leader, facendo un gesto più che eloquente in mezzo alle sue gambe.

< Fuori di qui, non costringetemi a chiamare la polizia! > sbottò la ragazza, sebbene la sua voce tremò di preoccupazione. Non sapeva se l'avesse visto o meno, ma quel tre contro uno sembrava averla spaventata a morte.

< La polizia, bellezza? Saresti nostra ancor prima di avvicinarti al telefono > replicò lui con fare di sfida. Stava per alzarsi, quando il movimento fu fermato da una mano possente che gli cinse la spalla con fermezza.

< Non avete sentito la signorina? E' il momento di girare i tacchi e sparire > intervenne lui, con voce calma e controllata, tipica di colui che non vuole un no come risposta.

< Ma levati dal cazzo, vecchio! > rispose il giovane, spingendolo con entrambe le mani sul petto < Nessuno ti ha chiesto niente >.

< A dire il vero... > replicò senza scomporsi, e tornando ad avvicinarsi minacciosamente all'altro con lentezza < Lei ha parlato di polizia, ed eccomi qui > aggiunse tirando con velocità la pistola fuori dalla fondina, e appoggiandola delicatamente tra i suoi reni. Sentì il corpo del ragazzo irrigidirsi improvvisamente, e gli altri due alle sue spalle si allontanarono all'istante, alzando le mani in segno di resa.

< Vuoi che ti mostri anche il distintivo? > domandò con un sussurro all'orecchio prima di lasciare la presa alla spalla, e permettere a tutto il gruppo di darsela a gambe. Li osservò uscire dal locale con sguardo vigile, prima di dedicarsi alla ragazza del bar. Aveva uno chignon di capelli neri e lucidi, di cui solo una lunga ciocca era stata lasciata sapientemente cadere lungo il viso. La carnagione olivastra non nascondeva le lentiggini che ricoprivano il viso, e gli occhi marroni nascondevano una dolcezza che nemmeno la proprietaria voleva esprimere.

< Non sei un killer o un ladro, vero? > chiese con tono scherzoso, nonostante la pistola fosse ancora nella mano dell'uomo.

< No, ma il distintivo è meglio che te lo faccia vedere lo stesso > rispose lui estraendolo dalla tasca e riponendo l'arma al suo posto. La barista gli lanciò uno sguardo appena interessato, prima di prendere uno straccio da sotto il bancone e riprendere quanto aveva interrotto prima dell'arrivo dei tre importunatori.

< Grazie mille per l'aiuto... Che cosa ti posso portare? >.

< Una birra, grazie >.

La mora prese una pinta e la riempì fino all'orlo, porgendola al poliziotto e facendo un gesto eloquente con una mano quando questi accennò a prendere il portafoglio.

< Offre la casa... Non ho intenzione di far pagare il mio salvatore. Posso sapere il nome? >.

< Hank, Hank Voight, capo dell'Intelligence della polizia di Chicago. Mentre tu sei...? >.

< Rebecca > rispose semplicemente la ragazza, mentre i suoi denti bianchissimi gli regalavano un caldo sorriso.

 

Da quel momento in poi, i suoi ricordi altro non erano che un insieme annebbiato di flash. Sapeva con certezza che la birra era diventata un Manhattan, e il Manhattan un Macallan, e pregava vivamente che in centrale non decidessero di fargli un esame del sangue e scoprire di aver aggiunto ancora qualcosa a quella già compromettente lista. Davanti ai suoi occhi scorse l'immagine di se stesso e di Rebecca che uscivano dal bar e di lei che si chiudeva le porte alle spalle. Avevano di nuovo parlato di qualcosa, anche se non riusciva completare il puzzle che gli avrebbe spiegato l'argomento della conversazione. La scena che continuava a tormentarlo, e a causargli quell'insopportabile mal di testa, però, era ben vivida. Di punto in bianco gli si era avvicinata, e con una decisione che non pensava di trovare in una ragazza così giovane, aveva spinto le proprie labbra su quelle dell'uomo. Di lì in poi, c'era un buio pesto ad allontanarlo dalla realtà: non sapeva come avevano fatto ad arrivare da lui, per quale stramaledetto motivo aveva ricambiato i suoi baci, e ancor meno capiva come avevano fatto a finire a letto insieme. Ora il suo corpo longilineo giaceva prono di fianco a lui, coperto a malapena dal lenzuolo bianco. Non stava dormendo, ma il suo viso era voltato dall'altro lato rispetto a lui, quindi non seppe dire con esattezza a cosa stesse pensando. Solo dopo qualche secondo, che a Hank parve interminabile, si girò dalla sua parte, e lui, involontariamente, si irrigidì. La mora sospirò, e con un fluido movimento si alzò in piedi:

< Sarà meglio che me ne vada... > disse con tono quasi deluso, reinfilandosi la maglietta e i pantaloni con velocità. Voight si alzò, fermandole delicatamente un polso.

< Mi dispiace... Non doveva andare così, non so cosa mi sia preso... Potresti essere... >.

< Ho 28 anni... > lo interruppe lei, intuendo la sua obiezione.

< Oh, cazzo... Sei perfino più giovane di mio figlio... > rispose passandosi colpevolmente una mano sugli occhi.

< Nel caso cambiassi idea... Sai dove trovarmi > rispose lei semplicemente, alzandosi appena sulle punte e baciandolo ancora una volta. E nonostante le sue perplessità, nonostante i sensi di colpa, le mani di Henry andarono a stringere perentorie i suoi fianchi, rispondendo con ardore a quel bacio. E con la stessa rapidità con la quale era arrivata, uscì dalla porta e se ne andò.

 

La mattina dopo, entrò in centrale con una tazza di caffè nero e bollente tra le mani, e un'espressione che pareggiava l'amarezza della bevanda. Non che fosse molto diversa da quella con cui arrivava tutte le mattine, ma forse per la prima volta umore e aspetto combaciavano perfettamente. Salutò il sergente Platt alla sua scrivania con un cenno del capo, al quale lei rispose allo stesso modo. C'era una specie di tacito accordo tra i due: nessuno aveva il diritto di infastidire l'altro, e finché questa regola veniva rispettata potevano ritenersi soddisfatti e convivere pacificamente. Salì i gradini che lo portavano al centro operativo dell'Intelligence, trovandovi già la squadra al completo. Dawson stava attaccando alla lavagna alcune fotografie, ed Hank ebbe tutto il tempo per osservare i visi dei pregiudicati prendendo posto accanto ad Erin, che gli sorrise appena.

< Questa era la composizione della batteria fino a qualche giorno fa: Alvin Mazur, Orson Moore, Martin Navarro, Robert Piccolo e Pearce Sanders. Il primo corpo ritrovato è quello di Mazur, cinque giorni fa: ferita d'arma da fuoco al ventre, morte per dissanguamento, il proiettile è di una Glock 23 calibro 9 millimetri. Il cadavere è stato ritrovato alla stazione degli autobus, ma probabilmente non è lì che è morto, dev'esserci stato portato in seguito. Il secondo, invece, è Martin Navarro, ritrovato durante la notte ai piedi del Michigan Avenue Bridge: ferita al petto con un'arma di piccolo taglio, la morte dovrebbe essere stata istantanea, ma presto avremo i risultati della scientifica. Ora... Due elementi di una piccola banda di spacciatori vengono ritrovati morti, e non ci sono tracce evidenti che possano riportare al colpevole. I casi possono essere tre: o uno scontro tra bande rivali, o una spedizione punitiva da parte di un cartello della droga più grosso, oppure una vendetta all'interno del loro stesso gruppo. Qualcuno ha idee? >.

< Io una l'avrei... > intervenne subito Olinski, sistemandosi l'immancabile cappello < Lasciamo che questi topi di fogna di facciano fuori tra di loro, per una volta >.

Non solo Voight, ma anche il resto della squadra fece un ghigno divertito all'appunto di Alvin, ma Antonio riportò tutti all'ordine.

< Sarebbe comodo... Ma purtroppo ho due figli da mantenere, e fino a contrordine, è con questo lavoro che ho intenzione di farlo >.

< Le tre opzioni sono giuste, ma non tutte e tre allo stesso modo percorribili. Questa è una banda piccola, senza particolari argini di miglioramento e grosse velleità sul controllo dello spaccio. Questo significa che difficilmente possono aver causato tanti problemi da dover ricorrere all'omicidio da parte di batterie più grandi > ragionò Halstead a voce alta, ricevendo in risposta il cenno d'assenso di tutta l'Intelligence.

< Le ipotesi allora rimangono due: o hanno calpestato i piedi a qualche rivale, oppure hanno deciso di chiarire le loro divergenze in maniera definitiva. Ma come facciamo a stabilire quale delle due è la nostra pista? > domandò Ruzek con le braccia incrociate al petto, e guardandosi intorno.

< Beh, c'è solo un modo per scoprirlo > rispose Lindsay soppesando le spalle < Andiamo dai diretti interessati e facciamocelo dire >.

 

Il covo della banda era ben noto alla centrale, ma sempre a causa delle scarse problematiche che creava per quanto riguardava lo spaccio, nessuno si era mai interessato alla cattura dei suoi componenti. Nella West Side della città, si trovava a qualche centinaia di metri da Wicker Park, in una rimessa per auto apparentemente abbandonata. Voight e tutto il resto della squadra erano stati inviati sul campo, armati di tutto punto, con il preciso compito di trovare il maggior numero di indizi per risolvere la questione in tempi brevi. L'ingresso consisteva in una recinzione in metallo facilmente scavalcabile da tutti, e una normalissima porta in legno: si posizionarono ai suoi lati, Hank, Dawson e Lindsay da una parte, e Olinski, Halstead e Ruzek dall'altra. Il più potente della squadra, Antonio, si posizionò davanti all'entrata e con una spallata decisa la forzò, mettendosi poi di lato per lasciare via libera al capitano e agli altri. L'ingresso si apriva con un lungo corridoio spoglio, se non fosse stato per una serie di librerie ripiene di modellini di automobile e cataloghi di diverse marche e modelli, ma la cosa che colpì l'attenzione dei poliziotti non fu tanto ciò che videro, ma ciò che sentirono. Un pianto leggero ma disperato si faceva largo dalla stanza subito oltre il corridoio, e ciò che videro fu esattamente ciò che speravano di riuscire ad evitarsi. Un uomo dai tratti sudamericani era inginocchiato a terra, con il viso tra le mani, mentre accanto a lui era riverso il corpo di un altro, mentre una pozza di sangue si allargava dalla sua testa.

< Mani in alto e ben in vista! > esordì Olinski con la pistola spianata, avvicinandosi velocemente all'unico superstite. Il collo di una bottiglia era ancora integro accanto al cadavere, mentre innumerevoli cocci di vetro si erano riversati sul pavimento, oltre a quelli ancora conficcati nella cute dell'uomo. Ruzek si affiancò al partner, e mise le manette al portoricano con estrema facilità, anche perché questi non oppose la minima resistenza.

< Hai diritto a rimanere in silenzio, qualsiasi cosa dirai potrà essere usata contro di te in tribunale > accennò Voight guardandosi intorno sulla scena del delitto. < Portatelo via >.

 

Halstead e Dawson erano nella sala degli interrogatori insieme all'uomo che avevano trovato alla rimessa, Martin Navarro. Gli altri componenti dell'Intelligence erano dietro al vetro di sicurezza, osservando l'andamento della situazione.

< Vediamo un po'... Martin Navarro, 46 anni, nato a San Juan, Porto Rico. A Chicago dal 2008, ha condanne per guida in stato d'ebrezza, furto, intralcio alla giustizia e omicidio doloso. Non male come collezione, la condanna per omicidio di secondo grado ci starà proprio bene qui in mezzo > commentò Jay sarcastico, facendo passare velocemente le carte del fascicolo dell'uomo.

< Non è come pensate, non sono stato io ad ucciderlo > rispose Navarro incrociando le braccia al petto. Non era molto alto, ma aveva la muscolatura imponente dell'incallito sollevatore di pesi, carnagione olivastra, capelli neri tenuti rasati molto corti, e un paio di baffetti anni 80.

< Certo, nessuno è mai colpevole in questa città. Peccato che un uomo sia morto, e tu abbia ancora il suo sangue sulle mani > intervenne Antonio con tono più duro < Onestamente non m'interessa, potevate eliminarvi a vicenda e risolvere la giornata a tutti, ma a quanto pare sei stato più bravo di lui, ed ora abbiamo un colpevole da trovare > aggiunse, provocando il sorriso divertito di Alvin.

< Ve lo ripeto, io non c'entro niente con questa storia. Pearce ed io eravamo buoni amici, non avevo nessun motivo per ucciderlo! Quanto sono arrivato alla rimessa era già morto > ripeté con fervore l'accusato, sbattendo un pugno sul tavolo. Dall'esterno della stanza, Voight scuoteva il capo innervosito.

< Mi piacerebbe dirvi che la questione è chiusa, ma temo abbia ragione lui > commentò, provocando gli sguardi increduli dei compagni.

< Com'è possibile? Era sulla scena del crimine, non è il suo primo omicidio... > provò ad obiettare Ruzek, senza trovare l'approvazione del suo superiore.

< E' proprio perché ha già commesso un omicidio che non può essere stato lui. Mi sono fermato a controllare la stanza prima di tornare in centrale: è opera di chi uccide per caso, senza sapere cosa e come lo sta facendo, e le altre scene del crimine sono esattamente identiche. Impronte di scarpe insanguinate ovunque, le armi del delitto lasciate accanto ai cadaveri... Quanto meno, su quelle, ha avuto l'accortezza di non lasciare impronte, ma sono sicuro che una ricerca più attenta ne troverà a volontà >.

In quel momento, un ragazzo della scientifica aprì delicatamente la porta, porgendo una cartelletta ad Hank. Questi l'aprì, e il disappunto crebbe a dismisura sul suo volto.

< L'omicidio è stato fatto almeno un'ora prima del nostro arrivo. L'ultimo della batteria. Come si chiama? >.

< Robert Piccolo > rispose Erin cercando sul tavolo accanto a lei la sua scheda. < Residente in North Hermitage Avenue. Possiamo essere lì in 20 minuti >.

< No, con calma... Per il momento, Navarro passa la notte in cella, giusto per chiarirsi le idee e compiangere l'amico appena scomparso. Se veramente è Piccolo il nostro uomo, sapendo di Martin in carcere, potrebbe essere più leggero e commettere qualche errore, e solo in quel momento riusciremo a prenderlo. Piuttosto, c'è qualcuno che possiamo contattare per avere informazioni? >.

< La sua scheda dice che vive da solo, ma la sorella abita a Kilpatrick Avenue >.

< Perfetto. Domani tu ed io andremo a far visita alla sorella. Voi, invece, vi guarderete in giro: controllate il posto in cui lavora Piccolo, contatti, amici... Chiunque possa darvi un'informazione sulla vicenda > ordinò Voight, prima di schiacciare il pulsante che richiamava i due poliziotti che stavano eseguendo l'interrogatorio.

 

Kilpatrick Avenue era una via tranquilla, nel distretto di Far North Side: era quasi completamente costeggiata da alberi, e la casa che Erin e Hank stavano cercando si trovava a pochi metri dall'ala Nord. Erano stati in centrale molto presto quella mattina, e dopo un ultimo confronto con il resto della squadra si erano diretti in quella zona, a poco più di trenta minuti dal distretto. L'appartamento, che dava sulla strada, era circondato da una piccola ringhiera in ferro battuto, due appezzamenti appena accennati di giardino e sei gradini che portavano all'ingresso. La struttura dell'immobile era costituita da una serie di assi in legno ridipinte di un verde tenue. Linsday lo precedette e bussò più volte, fino a quando una voce femminile chiese loro di aspettare. Passarono pochi istanti, e quando la porta si aprì, tutto ciò che Voight vide fu una cascata di capelli neri e un leggero manto di lentiggini.




NOTA DELL'AUTRICE: Se qualcuno se lo stesse chiedendo, il personaggio di Rebecca prende direttamente spunto dall'attrice Katrina Law, quindi ogni descrizione fa riferimento a lei. Allo stesso modo, ho cercato di restare il più veritiera possibile con le descrizioni di vie e tempistiche all'interno della città aiutandomi con la cartina.
  
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