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Autore: 365feelings    20/08/2015    0 recensioni
1. I can’t stop this feelings / deep inside of me (I met you at a summer camp years ago why are you acting so comfortable around me!au)
2. Feelings are intense / words are trivial (apocalisse zombie!au)
3. Lights will guide you home (fantasy/medieval!au)
4. We might be dead by tomorrow (post apocalittico!au)
5. Living like we're renegades (In the flesh!au)
6. You’re no good for me / But baby I want you (modern!au)
7. Sleeping with ghosts (modern!au)
Se ci pensa fa quasi ridere. Nella casa coloniale presso cui lavora e in cui si sono consumati sanguinosi delitti non c'è l'ombra di un fantasma. Nel suo nuovo appartamento, invece, sì.
Quasi. Perché quella è sua dannatissima vita, non una puntata di Ghost Whisperer e lui non ha tempo da perdere.

Raccolta di alternative universe | solangelo | tanti headcanon | slow build relationship
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: kuma_cla
Titolo: We might be dead by tomorrow
Coppia: Will/Nico
Rating: verde
Genere: angst, triste, introspettivo
Avvertimenti: slash, au, post apocalittico!au
Prompt: Distopia!AU in cui il mondo è in rovina e la notte ogni tanto sembra durare per sempre
Note: non mi faccio viva da un po’ perché la combo esami + real life + influenza è bella tosta, ma non sono morta.
  • Il prompt è di Alexiel Mihawk, lasciatomi per il Fanfiction meme. Se volete partecipare non esitate e lasciatemi tanti prompt.
  • Allora, doveva essere una distopia!au ma non ce l’ho fatta, la notte che sembra durare per sempre mi ha sviata e sono ricaduta nel post apocalittico che mi piace tanto e su cui voglio scrivere di più. È molto probabile che a questa storia ne seguirà un’altra, p0rn; se riuscirò a scriverla (e se riuscirò a ficcarci un minimo di trama) sarà decisamente più distopica di quanto questa non lo sarà mai.
  • Il titolo è tratto dall’omonima, tristissima canzone che ho ascoltato mentre plottavo questa cosa.
  • Cosa importante: questa storia non è nuova, l'ho scritta e pubblicata mesi fa e originariamente si trovava nella raccolta L'età degli eroi. Ho deciso di spostarla perché vorrei che ci fosse un minimo di ordine tra le mie ff (illusa) e questa è una solangelo, una au e il titolo riprende la strofa di una canzone (come gli altri tre capitoli di questa raccolta insomma).
 
 
 
 
Notti più buie del buio e giorni uno più grigio di quello appena passato.
Come linizio di un freddo glaucoma che offuscava il mondo.
La strada, Cormac McCaarthy
 
 
Quando torna nella grotta a mani vuote, senza nemmeno un ramoscello con cui accendere un tiepido fuoco, trova i sacchi a pelo già stesi, uno accanto all’altro come ogni notte da più di due mesi ormai. Will si è infilato completamente vestito in quello più grande e lo stesso può sentirlo tremare. Lo raggiunge in silenzio, mettendo in tasca la torcia che gli ha permesso di ritrovare la strada. È uscito dalla grotta che il pallido sole ancora illuminava i suoi passi ed è rientrato che la notte aveva ormai oscurato ogni cosa. Una notte cieca, che sembra non debba più andarsene, e fredda come è fredda la morte.
 
Non è mai stato un amante del contatto umano. O forse sì, non lo ricorda più; forse un tempo è stato un bambino normale, ma quei giorni sono finiti molto tempo prima e ciò ne che resta a volte va a trovarlo quando dorme. Ma sono sogni e i sogni non contano, non gli riempiono la pancia, non gli riportano in vita Bianca. Il contatto umano è una cosa a cui ha rinunciato senza soffrire, che non gli manca, che non gli serve. È questo quello che si ripete mentre entra nel vecchio sacco a pelo appartenuto a qualcuno più alto di lui. Però poi avverte il respiro di Will sul suo collo e qualcosa all’altezza del petto si scioglie. È piacevole.
 
Lo ha trovato che cercava di farsi ammazzare. Erano da qualche parte tra Nashville e Memphis e correva con il suo giubbotto giallo tra le macerie di un piccolo centro abitato; alle calcagna aveva tre mastini. Altri tre abbaiavano a un chilometro di distanza agganciati ad una sbarra di ferro e accanto a loro stava un uomo che sembrava uno scheletro. Il ragazzo era veloce, ma i cani guadagnavano terreno.
Inizialmente aveva pensato di girarsi e continuare per la sua strada; stava per farlo quando qualcosa lo aveva fermato e lo aveva spinto ad usare tre delle cinque pallottole che gli restavano. Più tardi avrebbe capito che quel qualcosa era lo sguardo del ragazzo. Will era vivo. Non come lo era lui o come poteva esserlo l’uomo che gli aveva sguinzagliato contro i cani. Will era vivo.
In seguito è rimasto con lui, non che lo avesse voluto all’inizio, anzi, ha cercato di allontanarlo. Ha sempre viaggiato da solo e non ha mai amato la compagnia, soprattutto se questa implica occhi troppo azzurri e sorrisi troppo luminosi – come può sorridere, si chiedeva? Ma Will, ha scoperto presto, non è solo chiacchierone e ottimista, è anche testardo.
«Vai a Nuova Roma? Ci vado anch’io, facciamo la strada insieme».
E semplicemente un giorno ha smesso di considerarlo un peso e ha iniziato a cercarlo con lo sguardo per assicurarsi che stesse bene – e che fosse davvero lì, che la sua non fosse tutta un’allucinazione. Ma le mani sulla sua spalla erano reali e tiepide.
«Perché non mi hai detto prima che eri ferito?! Rischi un’infezione. In ogni caso, sei fortunato: ho studiato medicina alla Hopkins».
E lo era anche il corpo accanto il suo la prima notte che Will ha accostato i sacchi a pelo.
«Calore umano, Nico. Fidati, non ti ucciderà».
 
Rimane sdraiato in ascolto, ma non ode altro suono che non sia il respiro regolare di Will. A volte la notte può essere silenziosa, così silenziosa che non sai più se sei vivo o morto, altre volte è lacerata da urla agghiaccianti e a nulla serve tapparsi le orecchie, altre ancora i rumori che sente sono solo i suoi incubi che gli ricordano chi ha perduto e come ha fatto a sopravvivere. Quella notte c’è solo il respiro di Will, è una buona notte.
Si gira nel suo sacco a pelo fino a fronteggiare il ragazzo. L’oscurità è cieca e impenetrabile, tenere gli occhi aperti o chiuderli non fa alcuna differenza, ma non gli serve la luce per vedere l’altro: lo ha osservato a lungo nelle ultime settimane e ricorda con esattezza i lineamenti regolari del suo volto.
Non è sicuro di quando sia accaduto, ma un giorno si è reso conto che Will Solace, nonostante quel ridicolo giubbotto giallo che lo rende un bersaglio facile in un mondo in cui tutti i colori sono sfumati nel grigio, è davvero bello. La prima volta che lo ha visto a petto nudo si è accorto che ha anche una corporatura atletica: la fame ha lasciato segni sul suo corpo, ma non lo ha reso un mucchietto di ossa come ha fatto con lui.
Realizza che avrebbe voluto incontrarlo prima.
Prima che il mondo finisse, prima della morte di Bianca, quando il sole era una certezza e le notti non duravano giorni, quando Nico Di Angelo ricordava come si ride e cosa vuol dire vivere. Non ora, che è solo l’ombra di se stesso e il mondo è in rovina. Non adesso, che potrebbero essere morti entro domani, con la fame che attanaglia lo stomaco e il freddo che scava fino alle ossa e il buio che annulla ogni cosa.
 
Nello stomaco non ha nulla se non la fame che lo consuma piano da dentro e negli occhi l’oscurità di un mondo senza più dio, ma nelle orecchie ha il suono lieve del respiro regolare di Will ed è quanto basta per sentirsi un po’ meglio – un po’ vivo.
Nel silenzio della notte le labbra di Nico trovano quelle di Will.
   
 
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