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Autore: AveAtqueVale    20/08/2015    4 recensioni
«Hai capito, Tyrion? La donna che hai sposato -cielo, mi riesce impossibile pensare ad una assurdità simile!- non è altri che una puttana »
Una fitta al cuore mi fece quasi perdere l'equilibrio quando la chiamò così. Tysha... Tysha non era così, non stava fingendo. Ricordavo perfettamente il suo tremare impaurito quando mi occupai di lei il giorno che la conobbi. Il suo sguardo spaventato, il pianto incontrollato che faticai a fermare fin quando Jamie non le disse che era salva. Tremava... sotto le mie dita sentivo il suo corpo vibrare di terrore e i suoi occhi pregarmi salvezza. Come si poteva fingere una cosa simile? O quei sorrisi più luminosi del sole quando di nascosto ci incontravamo e facevamo l'amore. Quei baci fugaci dati di nascosto prima di tornare a casa o quello che sugellò definitivamente il nostro amore davanti agli Dei... era tutto finto...?
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tyrion Lannister
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Impietrito. 

Non v'era una parola diversa che potesse descrivermi in quel momento. Non riuscivo a muovere neppure un muscolo, non potevo allontanarmi né distogliere lo sguardo. Mi sentivo morire mentre Jamie davanti a me parlava con gli occhi bassi e una voce atona.

Cosa avrei dovuto farmene del suo finto dispiacere?

«E' stata tutta una messa in scena, Tyrion» aveva detto. «Ormai hai tredici anni ed era ora che diventassi un uomo... credevo che se ti avessi proposto di andare in un bordello avresti rifiutato e così ho pensato di inscenare tutto quanto per farti finalmente provare una donna.» 

Tywin Lannister annuiva lentamente ad ogni parola mentre io potevo solo osservare mio fratello a labbra schiuse e l'espressione più delusa che probabilmente avessi mai avuto in volto. 

No, non è vero” pensai.

«Ho pagato quei banditi e quella donna affinché inscenassero tutto secondo il copione che gli avevo spiegato e così è stato. Loro hanno finto di inseguirla ed io di eliminarli. Lei doveva farlo con te una volta che tu le avessi salvato la vita... non avrei mai pensato che te ne saresti innamorato... »

Jamie provò a scusarsi, a giustificarsi tentando di alzare lo sguardo su di me ma Tywin interruppe subito il discorso portandosi dinnanzi a lui e sogghignando con odio.  

«Hai capito, Tyrion? La donna che hai sposato -cielo, mi riesce impossibile pensare ad una assurdità simile!- non è altri che una puttana » disse sottolineando con glaciale cura il punto. Una fitta al cuore mi fece quasi perdere l'equilibrio quando la chiamò così. Tysha... Tysha non era così, non stava fingendo. Ricordavo perfettamente il suo tremare impaurito quando mi occupai di lei il giorno che la conobbi. Il suo sguardo spaventato, il pianto incontrollato che faticai a fermare fin quando Jamie non le disse che era salva. Tremava... sotto le mie dita sentivo il suo corpo vibrare di terrore e i suoi occhi pregarmi salvezza. Come si poteva fingere una cosa simile? O quei sorrisi più luminosi del sole quando di nascosto ci incontravamo e facevamo l'amore. Quei baci fugaci dati di nascosto prima di tornare a casa o quello che sugellò definitivamente il nostro amore davanti agli Dei... era tutto finto...?

Alzai lo sguardo fino a incontrare la figura di mia moglie, immobile fra le braccia di una delle tante guardie di mio padre. Guardava a terra con espressione indecifrabile. Mi sembrava pallida ma non era mai stata molto colorita. Non avrei saputo dirlo davvero, non nelle condizioni di shock in cui versavo. 

«Una puttana che credeva di poter divenire qualcuno sposando niente altri che un Lannister! » pronunciò quella frase con sdegno mentre io mi sentii infinitamente piccolo. Ci ero nato e cresciuto con la sensazione di essere quasi invisibile per gli altri, ma in quel momento diventai ancor più basso e insignificante. Voleva solo la gloria della mia famiglia...? Voleva solo... abusare dei miei sentimenti per essere una Lady? Mi mancava l'aria nei polmoni e i miei occhi rimasero fissi sul viso di lei. 

Guardami!” avrei voluto gridarle, ma non avevo neppure la forza di sbattere le palpebre.

Tywin si scostò andando a sedersi su di uno scranno posto in un angolo della stanza mentre Jamie, al suo fianco, non aveva il coraggio di dire una parola né di guardarmi. «Ma io sono un uomo magnanimo e per questo darò a lei più di quanto avrebbe mai potuto sperare...»

Tremai. Un brivido gelido mi percorse la corta schiena portandomi a guardare mio padre con gli occhi velati di autentica paura. Tutto era meno che magnanimo e la sola idea di quello che poteva avere in mente per lei mi atterriva e spaventava. 

«Potrà farsi fottere dall'intera Guardia Lannister e ognuno di loro la pagherà una moneta d'argento come si conviene» spiegò ed io sentii un conato di vomito salirmi improvviso alla gola. Lui mi guardò con quella sua dannatissima espressione tranquilla e serafica, le mani unite fra loro ad indicare la pace interiore che doveva provare mentre infliggeva al suo stesso figlio la tortura peggiore che potessi immaginare di subire. «Tu, Tyrion, rimarrai a guardarla mentre gode il frutto dei suoi desideri e, quando loro avranno finito, la fotterai per ultimo» 

Sapevo che non era una scelta quella che mi stava proponendo. Non era un qualcosa al quale avrei potuto dir di no e sottrarmi. Mi avrebbe costretto con la forza dei suoi uomini a compiere la sua volontà ed io dal basso della mia statura e della mia inesistente forza fisica non avrei potuto far altro che soccombere. Dopotutto, ero solo un bambino deforme... 

«Tu le darai una moneta d'oro, però, perchè si sa dopotutto: i Lannister valgono di più» 

Concluse con una risatina muta mentre con uno sguardo d'intesa dava ai suoi uomini il via. 

Terrorizzato e tremante mi voltai a guardare Tysha che, muta, si lasciò strappare la sua veste bianca di dosso. 

No...” In cuor mio non facevo che ripetermelo. “No, dev'essere una bugia di mio padre per torturarmi...” pensavo, me lo ripetevo e ad ogni volta la frase perdeva di convinzione. Non era stato lui... Jamie mi aveva confessato l'accaduto e Jamie non mi aveva mai mentito. Si era sempre preso cura di me, mi aveva sempre fatto dei regali, giocava con me quand'ero piccolo e nessuno voleva avvicinarsi al mostro di Tywin. Non potevo dubitare di lui, non avevo motivo di farlo. Ma lei... come poteva esistere davvero qualcuno al mondo capace di amarmi? Capace di toccarmi senza disgusto senza una ricompensa in denaro ad attenderla? Dovevo capirlo da subito! Come ero stato così stupido da credere che poteva davvero tenere ad una creatura deforme e brutta come me? Ero Tyrion Lannister e di piacevole avevo solamente il denaro di famiglia. 

Osservai senza distogliere mai lo sguardo il seguirsi di uomini che, uno alla volta, si scopavano mia moglie. Impressi nella mia memoria ogni suo gemito, ogni spinta dentro il suo ventre per ricordarmi di non illudermi mai più di poter essere amato da qualcuno. Trattenni le lacrime con uno sforzo immane di fatica mentre vedevo il corpo della donna che amavo godere dall'essere saziato da svariati altri uomini. Le ore passavano interminabili e mi sembrava che quella fila di soldati non terminasse mai. E, in parte, era meglio così. Alla fine di quella fila sarebbe stato il mio turno di toccarla, di possederla, e non sapevo se sarei stato capace di farlo. Volevo vomitare, volevo piangere, scappare. In quell'istante, per la prima vera volta nella mia vita, sperai di non essere mai esistito.

Dopotutto, pensandoci, sarebbe stato solo un bene, no? 

Se io non fossi mai nato mia madre sarebbe stata ancora viva, Cersei e mio padre non avrebbero avuto nessuno da odiare per la morte di Joanna e Jamie non avrebbe dovuto giocare di nascosto col mostro di casa. Perchè... perchè ero nato?

I seni di Tysha rimbalzavano ad ogni spinta, la sua voce era roca dopo l'ennesimo orgasmo e il suo volto era scarlatto e sudato. I suoi capelli corvini incollati alla pelle madida di sudore bollente mentre l'ultimo soldato della fila veniva dentro di lei con un grugnito soddisfatto. 

La centesima moneta d'argento venne posta nel sacchetto di iuta a lei destinato e tutti gli sguardi dei presenti si volsero verso di me. Era il mio turno ed io mi sentivo a un passo dallo svenire. Ma non potevo farlo, non avrei permesso che la mia dignità e il mio onore venissero infangati un'altra volta dalla stessa donna. Così mi feci forza e slacciandomi i pantaloni andai da lei. 

Non riuscii neppure a guardarla in faccia, non la sfiorai. 

Lasciai che lei mi masturbasse così da poterla fare finita una volta per tutte. Fu difficile. In quel momento desideravo tutto tranne che quello, perciò dovetti impegnarmi per fingere che non vi fosse nessuno lì con noi. Eravamo solo io e Tysha. Io e mia moglie. Nel letto che ci aveva ospitato al prima notte, nel letto ove avevamo dormito svariati pomeriggi di sole. Finsi di essere l'amato marito di una povera contadina spaventata da dei briganti e ben presto sentii di avere voglia di lei. La spinsi sul letto aprendole le gambe e mi infilai nel suo corpo con un'unica spinta. Era bollente e ormai totalmente aperta tanto che non provai alcuna fatica a penetrarla. Sentii la sua voce godere per me come aveva fatto tante altre volte ma questa volta potevo sentire una nota diversa nel suo tono. Piangeva mentre il suo corpo vibrava di un piacere estenuante ed io ritornai alla realtà bloccandomi improvvisamente fra le sue cosce sudate. Ritornai al presente, alla puttana che mi aveva preso in giro e mentito per denaro, alla fila di uomini stanchi e compiaciuti che stava abbandonando la stanza. Senza accorgermene scoprii di avere gli occhi lucidi, le lacrime scendevano violente dal mio viso ad ogni spinta mentre singhiozzavo disperato e furioso. Jamie non riuscì a sopportare oltre quell'indegno spettacolo e senza rivolgerci uno sguardo se ne andò mortificato.

Rimanemmo soli ma non osai dire una parola.

Ripresi a scoparla senza dolcezza né gentilezza, ero solo ricolmo di rabbia e delusione e sfogai ogni mio più nero sentimento dentro di lei. Credo che, alla fine, mi rivelai essere il più violento fra gli uomini che l'avevano posseduta quel giorno ma lei non si lamentò mai. 

Quando finii il mio compito mi allontanai da lei e mi rialzai le braghe dandole le spalle. Guardai il sacchetto pieno di monete con gli occhi colmi di lacrime, contemplandolo in silenzio per infiniti secondi. Alla fine, stanco, ci misi dentro la moneta d'oro ed uscii dalla mia stanza. Quella fu l'ultima volta che vidi Tysha in tutta la mia vita. -

Il nano tacque mentre con la mancina carezzava la schiena nuda della donna dai lunghi capelli neri che giaceva al suo fianco. 

Lo sguardo di lei era affranto e mortificato mentre la sua mano si levò a carezzare il viso triste e stanco dell'uomo. «Non posso nemmeno immaginare cosa devi aver provato in quel momento...» mormorò senza avere idea di cos'altro si potesse dire ad un racconto del genere.

Tyrion la guardò con espressione lontana, triste, ma al tempo stesso bisognosa. «E' stato peggio che morire. Un qualcosa che mi sono ripromesso non avrei più provato. Ma tu hai cambiato tutto... e adesso sono di nuovo qui ad amare una puttana dai capelli scuri. Non tradirmi anche tu, Shae... te ne prego...» sussurrò il nano con l'espressione più disperata e sperduta del mondo. 

La ragazza si avvcinò dandogli un leggero bacio sulle labbra prima di poggiare il proprio capo sul suo petto minuto. «Non lo farò... Mio Leone»
   
 
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