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Autore: BlackHawk    20/08/2015    6 recensioni
-Non è il posto che fa per te- disse una voce alle sue spalle. Si voltò sorpresa verso l’uomo che le aveva servito da bere, il cui nome le sembrava di aver capito fosse Jet.
-E chi lo dice?- chiese Emma, inarcando un sopracciglio.
-Ti do un consiglio Emma. Finisci la tua birra e vattene da qui.- disse Jet, appoggiandosi al ripiano del lavandino alle sue spalle.
Era a braccia conserte e la fissava intensamente, come a volerle leggere dentro.
-Ho bisogno di un lavoro. Non è facile trovarne uno di questi giorni.- disse Emma, sorpresa che lui avesse sentito la sua conversazione con Kian e l’avesse chiamata per nome.
-Chi è Karen?- chiese lui, dopo un po’.
Emma prese un sorso di birra, sperando che scacciasse il nodo in gola che le si era formato. -Era la mia migliore amica. Lavorava qui. È stata assassinata due anni fa, ma non hanno trovato il colpevole.- rispose Emma, incapace di mascherare la rabbia.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quattro anni dopo
Emma aprì lo sgabello di fronte alla lapide di Karen e si sedette. Non riusciva più a inginocchiarsi nelle sue condizioni. 
Lesse la scritta incisa nel marmo e poi sorrise quando il suo sguardo si spostò sulla piccola foto accanto.
-Ehi Kar, è passato così tanto tempo dall’ultima volta che sono venuta qui. Sono successe tante di quelle cose che… che non ci crederesti mai. Alla fine ho scoperto chi ti ha fatto del male. Non riuscivo a crederci. John è sempre stato così gentile e buono con me e invece era un assassino. Ha provato ad uccidere anche me e Jet, ma adesso è in galera e non uscirà molto presto.- iniziò a dire, sfiorando la lapide con le dita.
-Quando il detective che si occupava del tuo caso mi ha detto che non avrebbe più indagato sulla tua morte mi sono presentata al locale e ho chiesto a Kian di darmi un lavoro. Ero così maledettamente convinta che chi ti avesse ucciso lavorasse lì… e invece non era così.
-Jet si occupava del bancone all'epoca. All’inizio era così scortese nei miei confronti, sai? Pensavo che non mi sopportasse. In realtà gli piacevo, ma non riusciva ad accettare la cosa e quindi se la prendeva con me.
-Non sai quante conversazioni ho origliato mentre lavoravo lì! Ed è proprio origliando una conversazione che ho scoperto che il figlio di Kian era in prigione in Russia.
-Ci sarebbero così tante cose da dire, ma…non voglio far aspettare troppo Jet.
-In ogni caso io e lui siamo partiti per Mosca e siamo andati a liberarlo. Lì ho capito che mi ero innamorata di Jet. E sai come lo so, Kar? Lo so perché la risposta alle tre domande è no. E sarà sempre no.
-Ne abbiamo passate così tante…. Non voleva stare con me perché si sentiva in colpa per suo fratello, Alec, il ragazzo di cui si serviva all’inizio John per corrompere i testimoni. Adesso è in prigione a Mosca, ma Jet parla di nuovo con lui. Prima o poi torneranno ad essere una famiglia, ne sono certa.
-Finalmente sono un avvocato a tutti gli effetti. Ho superato l’esame due anni fa. Ovviamente non lavoro più allo studio di  John, però me la cavo comunque. Per ora ricevo i clienti a casa, ma spero di poter aprire uno studio tutto mio prima o poi.
-Io e Jet ci siamo sposati l’anno scorso. Quando me l’ha chiesto ho pensato di aver capito male, ma poi lui ha tirato fuori l’anello e beh… adesso siamo marito e moglie. Anche Nat si è sposato, però molto prima di me. All’inizio ero contraria, ma poi ho capito che Nat era felice e io ero felice per lui.-
Emma sorrise. Karen le mancava ogni giorno, ma venire al cimitero e raccontarle tutto la fece stare meglio.
-E adesso tieniti forte, perché ti prenderà un colpo!-esclamò poi, elettrizzata. –Sono incinta! Ieri ho saputo il sesso del bambino, ma non l’ho ancora detto a Jet. Voglio fargli una sorpresa.... chissà come la prenderà?
-Adesso però devo andare, Kar. Tornerò presto e ti racconterò tutto, promesso.-
Emma si  alzò e richiuse lo sgabello. Sfiorò un’ultima volta l’incisione sulla lapide e tornò in macchina, dove Jet la aspettando.
Non appena la vide si affrettò subito a prenderle lo sgabello.
-Non ti sei affaticata troppo?- le chiese subito, mentre riponeva lo sgabello nel bagagliaio.
Emma alzò gli occhi al cielo. Da quanto gli aveva detto di essere incinta lui si era trasformato in uomo ansioso e iperprotettivo.
Si sedette sul sedile del passeggero e aspettò che Jet si mettesse al volante.
-No, tranquillo. Stiamo al quinto mese, Jet. Non puoi continuare in questo modo fino a quando non partorisco, lo sai vero?- chiese Emma, ridendo.
Jet si sporse per baciarla rapidamente e poi in tono serio disse :-Certo che posso Emma e lo farò. Non voglio che ti sforzi inutilmente. Tu e il bambino dovete stare tranquilli e a riposo.-
Emma sorrise e decise poi dirgli quello che aveva scoperto il giorno prima.
–È una femmina.-
Vide Jet illuminarsi. –Quando lo hai saputo?-
-Ieri.-
-Perché non me lo hai detto subito?-
-Avevo bisogno di parlare con… di venire qui prima.-
-Sarà bellissima come sua madre.- disse Jet, orgoglioso.
Emma sorrise. –Anche il padre non è così male, sai?-
Jet scoppiò a ridere. –Vorresti dire che è un uomo attraente?-
Emma annuì, stando al gioco. –Sì, ma è anche testardo come un mulo. Spero che la bambina non riprenda da lui.
-Che io sappia anche la madre è molto testarda. Non fa mai come le si dice.-
-Forse perché suo marito pretende sempre cose assurde.-
-Forse.- disse Jet, ridendo.
-Comunque ho pensato a qualche nome, intanto. Che ne dici di Elizabeth? Oppure Eleonore? In realtà sarebbero carini anche Lauren o Rachel- disse Emma, cominciando a esporre le sue proposte.
-Sono tutti molto belli, ma…-
Emma si rabbuiò. Non gli piacevano davvero. –Non è un problema.. Ne troveremo altri.- cercò di rassicurarlo.
Jet le prese il mento e la costrinse a guardarlo. –Mi piacciono Emma, sul serio. Ma avevo già pensato ad un nome in caso fosse stata una femmina.-
Emma si sorprese. Non credeva che Jet avesse pensato ad un nome.
–Quale?- chiese, curiosa.
Gli occhi di Jet si incatenarono ai suoi e poi le sorrise, raggiante.
-Karen.-
Emma sentì di avere gli occhi lucidi. –Karen?- ripeté, emozionata.
-Sì.- annuì Jet.
Emma scoppiò a piangere, ma questa volta si trattava di lacrime di gioia. Karen non sarebbe mai più tornata, ma una parte di lei sarebbe sopravvissuta per sempre.
Jet le asciugò dolcemente le lacrime sul suo viso e poi la baciò.
Emma gli prese il viso fra le mani e rispose al bacio, fino a ritrovarsi senza fiato.
A quel punto si staccò dal marito e disse, commossa: -Sarebbe perfetto.-
   
 
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