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Autore: vuotichepesano    20/08/2015    0 recensioni
In più l’espressione che fai quando dormi la conosco solo io, e sembri così indifeso, così fragile e la tua bocca si apre leggermente e le tue labbra non si toccano più forse perché è ora che inizino a toccare le mie
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccosi qui
questa OS è uscita così, tra le note appunto di The Spin
ero un po' indecisa sul pubblicarla o meno, ma alla fine ho deciso di sì
quindi buona lettura e lasciatemi qualche parere!

Un abbraccio come sempre, Julia x





 
Tutto il resto giaceva come sommerso a profondità irraggiungibili,
in una massa cementificata di discorsi mai affrontati





Quando siamo nel letto la mattina, e tu stai ancora dormendo, non c’è altro che potrei chiedere.
Tu respiri così piano e silenziosamente che a volte ho paura che tu non esista che ti stia immaginando accanto a me. I tuoi soffici capelli, sempre più lunghi, che si appoggiano sulla federa del cuscino formano tanti disegni e discorsi inverosimili. La tua pelle chiara illuminata dalla luce del sole sembra ancora più morbida e solo Dio sa, quella pelle, quanto la amo, quanto amo assaporarla mentre la bacio, quel profumo che ho sempre pensato che fosse stato creato apposta per me, un profumo che annusi e dici: casa.
In più l’espressione che fai quando dormi la conosco solo io, e sembri così indifeso, così fragile e la tua bocca si apre leggermente e le tue labbra non si toccano più forse perché è ora che inizino a toccare le mie.
Amarti è difficile.
Devo sopportare di vederti varcare la soglia della porta e non trovarti a casa nei giorni successivi perché il tuo lavoro non te lo permette. Devo dormire da sola, mangiare da sola, guardare la tv da sola, girare per la casa e non trovarti.
Allora mi ripeto che tornerai e odio i sogni che me lo fanno credere sempre di più, guardo il tatuaggio che abbiamo fatto tutti e due sul pollice e mi ripeto che tu sei indelebile, che so che non te ne andrai perché ormai sei nella mia pelle, dentro il mio sangue, dentro me stessa.
Però io non ci riesco a crederti perché ogni volta che te ne vai non lasci niente, lasci solo il vuoto e il freddo in tutta la casa, e il letto senza di te sembra più stretto, e chi l’avrebbe detto?
Mi ricordo anni fa quando non esisteva un “noi”, che nei giorni come questi, andavo nella mia camera, sempre piena di fogli scritti e disegni ovunque ma sempre in ordine, e mi sentivo io in disordine.
Qualsiasi cosa facessi mi stava scomoda, non avevo nè voglia di uscire nè voglia di stare in casa, avevo voglia di strapparmi la pelle di dosso perché anche il mio corpo era diventata una gabbia. Allora spegnevo il telefono, mi mettevo sul letto e iniziavo a scrivere, o a disegnare, cercavo un modo per liberare quel peso che mi schiacciava lo stomaco e non mi permetteva neanche di sopportare la musica. La vita mi stava scomoda, la odiavo.
Come odio il fatto che non ci sei e che la musica è l’unica cosa che ci lega, che ci fa essere nella stessa stanza. Come odio il fatto che anche se ti avvicini, non sei mai con me. E come muovi le mani mentre parli, e quell’espressione che fai mentre ascolti le persone che ti parlano. E come ti sistemi i capelli ormai dietro all’orecchio e non più sopra la fronte.
Come tossisci, come ridi, come cammini, come dormi, come abbracci, come te perché è l’unica cosa che non riesco proprio a fare.
Amarti, sì, è difficile, ma odiarti è impossibile.
E ieri sera sai, ero nel letto, e non so come e neanche perché mi sono ritrovata abbracciata al cuscino. E con una mano lo stringevo e nell’altra avevo l’iPod e nelle orecchie avevo Brokenhearted, e ti giuro che ero in un’altra dimensione, in un altro mondo.
Da fuori riuscivo a sentire in lontananza gli antifurti delle ville e le macchine che, chissà, stavano tornando a casa o stavano andando via? E mi sentivo in un altro posto, in un'altra città, mi sembrava di essere a Londra, magari in un appartamento di quelli con le vetrate enormi in salotto e i le pareti bianche con i miei quadri. I divani in pelle neri, la tv supersottile che hai comprato tu, e sul tavolino le tue cartoline e lettere che mi hai mandato mentre eri via.
O magari in una casa piccola, una di quelle con i muri gialli, con il parquet e i divani di stoffa che abbinano con l’atmosfera, le lampade soffuse, la tv che mi ha regalato mia madre e senza vetrate, ma finestre che affacciano sulla strada, affiancata dalle case dei vicini che ti devono stare simpatici per forza perché nessuno dei due se ne può andare, o quelli che hanno il cane che è sempre incazzato e che non smette di abbaiare.
Una casa con la cucina marrone, e il frigorifero pieno di calamite che ti fanno tornare in mente i ricordi dei viaggi dove eri serena ma sapevi che ti mancava qualcosa e che se ci fosse stato qualcun altro il viaggio sarebbe stato magnifico, quelle che da piccola giocavi a spostarle e a creare delle storie con i vari oggetti. Quelle dei viaggi dove poi in macchina gli amici ti si addormentano addosso e ti bloccano anche la circolazione del sangue ma non hai il coraggio di svegliarli perché sai che a te darebbe fastidio e poi, sì, sembrano così carini, un po’ come te la mattina no?
E ti giuro, che io stavo quasi bene. Perché se tu fossi stato lì per davvero e non ci fosse stato il cuscino, sarebbe stato uno dei momenti più belli della mia vita.
La pace dei sensi, il settimo cielo e anche l’ottavo.
E sai, non c’è sera dove io non imprechi perché le tue mani non sono ancora incrociate alle mie e nei miei capelli arruffati e le tue labbra non sono ancora sulla mia fronte e sulla punta del mio naso. E non c’è giorno dove io non speri di svegliarmi e trovarmi i tuoi occhi davanti e le mie gambe sopra alle tue. O di baciarti qualsiasi punto del tuo corpo e sapere che tu sei mio.
Sai quanto è difficile svegliarsi la mattina e sapere che sei solo e che quando scenderai le scale e andrai a prepararti la colazione non ci sarà nessuno che ti verrà ad abbracciare da dietro mentre verserai il caffè nella tazza? Che non sentirai nessuna mano attorno al tuo bacino e non riceverai nessun bacio sul collo?
E quasi più difficile dell’odiarti.
E ancora più difficile è quando ti sogno e siamo così felici e così vicini che sembra quasi vero, o che ci stringiamo così forte che il calore lo riesco a sentire davvero e poi mi sveglio e tu non ci sei più.
Perché amarti è difficile, ma odiarti, lo sai, è impossibile.




 
  
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