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Autore: Darktweet    20/08/2015    1 recensioni
Un gruppo di ragazzi ottiene poteri da un magico libro senza sapere il perché: ma giorno dopo giorno, i poteri li metteranno sempre più in pericolo.
Solo quando vengono convocati nel regno celeste comprendono ciò che devono fare: ritrovare il major flux (l'ordine superiore).
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1. Allarme

Solita mattinata da scolaretta: corsa di primo mattino per poter acciuffare in tempo la corriera (si, nonostante si abitasse ad un quarto d’ora a piedi da scuola, la mattina sarebbe stato un suicidio farsela a piedi), solite facce depresse, soliti professori… fuori di senno e soliti votacci.
Ultima ora: in classe riecheggiava il suono della penna che Sabrina stava picchiettando ormai da sei ore sul suo banco.
La spiegazione del professor Fortener, insegnante di fisica, era ormai lontana. Come ogni volta che il professore entrava in quella classe, Sabrina aveva tentato inizialmente un approccio a seguire, ma nulla. Era più forte di lei.
Si passava dallo scribacchiare qualcosa sul suo quaderno rosso (quello di fisica, naturalmente, ma purtroppo Sabrina aveva la mania del rosso, e aveva acquistato solo quaderni rossi: cambiavano solo i disegni, che passavano da Topolino e Minnie a Paperino Paperotto) al distrarsi con la compagna di banco, Sally (gli argomenti più gettonati erano i ragazzi e ciò che passava il gossip mondano).
La “fortuna” di Sabrina era posizionarsi sempre vicino le finestre, così da immergersi in pensieri e giocare con le nuvole che si intravedevano. Ma quel giorno più che semplici nuvole, si intravedevano nuvoloni cariche di pioggia a fiotti.
“Signorina Mendez, ricorda la legge oraria del moto armonico?”
Il professore aveva fatto una domanda alla distratta Sabrina, ma come al solito non l’aveva sentito, troppo distratta come era.
E poi parliamone, la cadenza del professore, il suo parlare, parlare e parlare… in pochi avrebbero resistito alla tortura delle ultime ore con Fortener.
“Sabrina, cara, sei ancora tra noi?” fece il professore, sbuffando.
“Sabry, il prof!” esclamò David, un suo compagno di classe, seduto dietro di lei.
“Eh, si?!” esclamò la ragazza, rigirandosi i ricci capelli rossi tra le dita. Non aveva proprio seguito per tutta la giornata, figuriamoci quell’ultima ora. Ma ora erano guai.
“La legge oraria del moto armonico la ricordi?”
La ragazza guardò fisso il professore, per poi girare all’impazzata le pagine del libro.
Cosa poteva mai essere? Moto armonico? Movimento… coordinato?
“Ehm, x=wt al quadrato…” balbettò Sabrina, una volta trovata la preziosa pagina 134 – Moti oscillatori: il moto armonico. Figurava subito l’immagine di un gatto soriano che giocava con una sorta di gomitolo.
La fantasia degli autori dei libri di testo per far piacere l’argomento ai ragazzi era leggendaria.
“Certo, certo.” Fece il professore, quasi divertito. Quella sicurezza doveva significare solo una cosa.
Sfogliò il registro della classe, sbuffando.
“Quarta f, Quarta f. Supereremo il debito in fisica? Vediamo.” Col dito scorse l’elenco degli alunni fino a soffermarsi sulla M.
“Allora, vediamo… Dodici Marzo – 2, Diciassette Marzo di nuovo 2, lo stesso per il Venti Marzo.” Mormorò il professore, scuotendo la testa.
“Primo Aprile – 2.” Disse, scribacchiando un secco due sul registro.
“Ma professore…” mormorò Sabrina, poco prima che suonasse la campanella della fine delle lezioni.
Nel giro di cinque minuti, la classe intera era già uscita, e con loro l’insegnante dal passo proprio vellutato (ogni passo un rimbombo nel corridoio).
Il corridoio si riempì di ragazzi che in fretta cercavano di prendere le cose dagli armadietti e fuggire a casa, o altri si intrattenevano per attendere altri amici.
Sabrina prese le sue cose dall’armadietto, posto poco più in là del bagno delle ragazze (la sua fortuna: trucco sempre a disposizione) e poi uscì dalla doppia porta d’ingresso della scuola.
“L’ennesimo due. E ci teneva a precisarlo, poi.” Sbuffò Sabrina, mentre scendeva le scale con Sally, la compagna di banco.
“Ah, Sabry, potevi studiare però!” esclamò Sally, quasi infastidita. Sorbiva spesso le lamentele di Sabrina, nonostante però fossero quasi sempre infondate.
“Non farmi la ramanzina anche tu. Sbaglio o ieri è toccata a te l’insufficienza in latino?” fece Sabrina, pungente.
“Si, ma una, non tante…” rispose l’amica, quasi offesa. Guai a toccare la sua media.
Sabrina sbuffò.
“Senti, lo sai meglio di Fortener che è vicina la gara di pattinaggio artistico, e ci tengo ad allenarmi tutti i giorni… mi capisci?” fece la ragazza. Sabrina frequentava infatti dall’età di sei anni l’associazione di pattinaggio artistico “Nuove promesse”, e da semplice hobby, il pattinaggio adesso era la sua passione, anche a livello agonistico.
“Si, però ricordati che siamo ad Aprile, qualche mese ed è finita…” Le due amiche si sedettero su una panchina del cortile della scuola. Fortuna che scesero quasi per prime, visto che l’aula era ubicata al piano terra, altrimenti le panchine sarebbero già state occupate.
“Appunto, c’è ancora qualche mese.” Esclamò Sabrina.
“Ah, sei un caso perso!” sbuffò Sally, sciogliendo la treccia castana.
“Cosa fai oggi pomeriggio?” chiese Sabrina, volendo cambiare discorso. Sally aveva tutte le ragioni del mondo, ma inutile discuterne.
“Compiti, e poi credo di uscire con Jake…” mormorò, arrossendo.
“Ah, Jake… sicura che non sia ancora scappato un bacio?” chiese maliziosa Sabrina. Jake O’Hare era uno dei ragazzi più carini della squadra di tennis del liceo: capelli color cenere, sorriso smagliante, spalle quanto un armadio e aitante fisico. Bella scelta per Sally.
“Ma che dici…” Sally scosse la testa, imbarazzata. “E tu che farai?”
“Uhm beh andrò ad allenarmi credo.” Rispose Sabrina.
Poco dopo, le due si alzarono e si incamminarono verso il cancello arrugginito della scuola.
Le due amiche facevano ogni mattina e ogni pomeriggio il percorso casa-scuola. Sally abitava giusto il vicolo dopo quello di Sabrina.
Stranamente quel pomeriggio, le due stettero zitte zitte, finché una delle due non ruppe il silenzio.
“Senti Sa.” Disse Sally, quasi boccheggiando, per la paura della reazione dell’amica.
“Secondo te, tra me e Jake… potrebbe… “
Sabrina batté le mani.
“Lo sapevo, lo sapevo!” esclamò, maliziosa. Sabrina voleva con tutto il cuore che tra i due scoccasse realmente il colpo di fulmine: l’amica se lo meritava… e lui, beh niente, era un figo.
“Beh… e dai!” L’amica le diede un pugno per farla ritornare al discorso.
“Ahi!” esclamò Sabrina, massaggiandosi la pancia.
“Fai la seria!” esclamò decisa l’amica. “Sai benissimo che a me piace, o forse provo anche qualcosa di più… “
“Beh… io credo che potrebbe funzionare. Sai, lui ti guarda spesso…” mormorò Sabrina.
“Davvero?! Dai non farmi fare film mentali!” esclamò Sally, arrossita violentemente.
“Sally…” mormorò Sabrina.
“Lo contatterò su facebook!” esclamò la ragazza.
“No no! Aspetta che sia lui a fare il primo passo!” esclamò Sabrina.
“Davvero? E se non lo fa?!” chiese dubitante Sally.
“Se non lo fa, fallo tu!” esclamò Sabrina, poi baciò l’amica, per poi girarsi e salutarla, mentre saliva velocemente le scale precedenti all’ingresso del condominio dove viveva.
Sabrina viveva al condominio n.46 del Corso del Fante, al sesto piano.
“Ascensore, ti amo!” mormorò tra sé e sé, mentre apriva la porta di ferro dell’ascensore.
All’improvviso squillò il cellulare. Sabrina rovistò nella sua borsa rossa.
“Eccolo…” sussurrò, prendendo anche le chiavi di casa, appena aperto l’ascensore.
Era uno di quei smartphone di ultima generazione, un samsung S3 mini, bianco. Gliel’avevano regalato i genitori  per Natale. Che brutto guaio.
Sul telefono apparse il chiamante, “Randall”.
Randall frequentava la stessa scuola di Sabrina. Non era il massimo secondo le sue classifiche, ma era molto intelligente, e comunque era diventato un ottimo amico.
Sabrina girò la chiave dell’appartamento. La porta d’ingresso dava sul corridoio che collegava il salotto alla camera da letto e alle due camerette di Sabrina e del fratellino Christian.
“Pronto?” fece Sabrina.
“Ehi, Bree, come butta?” fece il ragazzo, con una voce roca.
“Randall, prenditi una bustina di aulin” rispose Sabrina.
“Spiritosa. E’ urgente, il mio notebook ha rilevato presenze di demoni al centro commerciale…” fece il ragazzo, speranzoso.
“E allora… chiama gli altri, ora sono tornata da scuola!” esclamò Sabrina.
“Io sono malato, Trisha ha gli esami, Eric è in piscina e Adam è in campeggio.” Rispose il ragazzo.
“E va bene. Poso la borsa e corro.” Sbuffò Sabrina.
“Farai meglio a teletrasportarti, il notebook avverte una potente energia negativa…”  disse Randall.
“Va bene, ti chiamo.” Sabrina chiuse la chiamata.
“Ignis Stream!” esclamò, e magicamente si ritrovò nel suo costume nero, con la pietra primordiale di fuoco incastonata sul petto e la maschera.
“Magari Wren mi vedesse così, con questo vestitino succinto…” pensò tra sé e sé. Wren Baker era un ragazzo della squadra di pattinaggio artistico… super fidanzato (e cornificante… nemmeno Sabrina sapeva con quante ragazze era stato il tipo, celando il tutto alla fidanzata) ed era quello che era: amore puro fu il giorno in cui Sabrina lo spiò alle docce dello spogliatoio maschile.
Oltre ai propri poteri, loro potevano usare anche delle magie ausiliarie. Il teletrasporto era una di queste. Aveva un nome ufficiale particolare, in pomposo latino, che lei non ricordava.
Per sfruttare questo potere, bastava concentrarsi particolarmente sul posto dove andare, ma in modo particolare, come se la persona stesse lì.
“Shopping, Burger King…” mormorò Sabrina.
Chiuse gli occhi e in un istante si ritrovò al burger king, mangiando le crocchette di pollo che tanto adorava.
Almeno così pensava.
Aprì gli occhi e si ritrovò seduta su uno sgabello di un camerino.
   
 
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