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Autore: demrees    20/08/2015    0 recensioni
Alex ha sempre voluto condurre una vita vuota, fatta per lo più di rapporti occasionali, se non fosse per i suoi amici, Chris ed Elli, non avrebbe nessuno che tiene a lui.
Un progetto di lavoro ha portato i due amici a dover abbandonare Londra per molto tempo, ma finalmente dopo 18 mesi lontano da casa Chris potrà finalmente riabbracciare la sua adorata Elli, mentre Alex si ritroverà a mettere in discussione le sue voglie occasionali.
Sarà una dolce sconosciuta, o meglio quasi sconosciuta, a dargli il colpo di grazia, facendo vacillare il suo mondo fatto di donne oggetto e dimostrandogli che tutti gli esseri umani possono amare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO UNO
ALEX
 
La sveglia inizia a suonare di colpo, interrompendo il sonno profondo a cui mi ero lasciato andare. Allungo una mano verso il comodino e la spengo.  Mi stropiccio il viso e scosto le lenzuola.
Una mano si poggia sul mio stomaco e inizia a risalire verso il petto. Oddio com’è che si chiama questa,  forse inizia con la C o con la M … M … Mel … No ma che dico, Mel me la sono fatta a inizio settimana. 
«Giorno … » la ragazza si posiziona a cavalcioni su di me. E si china sul mio petto. La porta si aprì di colpo. Il moro entrò nella stanza. La sconosciuta rimane immobile su di me e cercò di portarsi il lenzuolo il più possibile su per coprirsi.
«Buongiorno … signorina perdoni l’intrusione … Alex vedi di muoverti l’aereo parte tra 4 ore, al massimo  tra due dobbiamo essere fuori di qui …» il moro si richiude la porta alle spalle, senza commentare la situazione. I primi tempi in cui condividevamo l’appartamento, quando capitavano situazioni del genere arrossiva e si dileguava, ma erano passati anni, ormai era anestetizzato a situazioni del genere
 «Dove vai di bello?» disse la bionda scendendo, con la mano verso il basso
«Torno a casa, a Londra» mi mossi velocemente, e la fece atterrare con la schiena sul materasso  «Però ho giusto il tempo di una sveltina»
***
 
«Cris datti una calmata ti prego» il moro seduto sul sedile accanto a me mi guardò con aria truce
«Sei mesi … sono sei mesi che non la tocco. Non vedo l’ora di atterrare» il ragazzo aveva un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, e continuava a battere il ritmo con le dita sul bracciolo della poltroncina.
«Non farla così tragica, tu ed Elli vi siete visti tutti i giorni tramite webcam» il ragazzo mi fisso con un sopracciglio alzato.
«Non  è lo stesso. La webcam non mi permette né di toccarla né di sentire il suo odore o il suo calore» …  «Non capisco come tu faccia ad andare a letto con donne sempre diverse; a non voler mai conoscere veramente qualcuno. Ti rendi conto che non hai mai avuto una relazione che durasse più di una settimana?!»
«Puro e semplice piacere … È una pacchia. Nessuna responsabilità, nessun obbligo, nessuno che ti controlla» il moro mi interrupe
« … nessuno che ti abbraccia, che ti accarezza, che ti coccola quando stai male, nessuno che ti ama o che ti fa sentire veramente speciale, nessuno che ti consoce sul serio che sa cosa ti piace e cosa odi»
«Su questo non saremo mai d’accordo»
***
Diciotto mesi lontano da casa sono tanti. Quando il nostro capo ci aveva assegnato il progetto di aprire la nuova filiale dell’azienda a New York nessuno dei due si sarebbe aspettato tutti i vantaggi che ne sarebbero derivati. È anche vero che nessuno dei due pensava di dover star via così a lungo: inizialmente erano stati previsti dodici mesi, ma a causa di una serie di complicazioni eravamo stati costretti a prolungare il nostro soggiorno.
Durante il primo anno Cris ed Elli si erano visti regolarmente, ma l’ultimo periodo era stato impossibile, Cris non poteva tornare a Londra ed Elli non poteva venire da noi. Io invece non ero mai tornato a casa, non avevo nessuno che sentisse la mia mancanza; ero figlio unico, i miei genitori erano morti quando ero bambino, e mia nonna Adela, che mi aveva cresciuto, rinunciando a tutto per me, erano anni che non mi riconosceva più; nonostante questo negli ultimi tre anni e mezzo andavo a trovarla ogni due giorni alla casa di riposo. Sapere che in questi diciotto mesi nessuno le aveva fatto visita mi faceva male.      
 
***
Una volta atterrati all’aeroporto di Londra, io e il moro andammo direttamente a recuperare i nostri bagagli. Poi ci dirigemmo verso la caffetteria. Una volta entrati la vedemmo subito. La ragazza con i capelli biondi sciolti sulla schiena stava seduta ad un tavolino e dava le spalle alla porta. Ci avvicinammo a lei e Cris le posò una mano sulla spalla. La ragazza si voltò, i grandi occhi verdi le si inumidirono all’istante, il ragazzo si chino verso di lei e le prese il viso tra le mani
«Amore mi sei mancata da morire» le asciugò le guance con i pollici e la baciò. La ragazza allungò le mani verso la sua testa e le allacciò al suo collo. Quando finalmente si staccarono, Elli si alzò e lo abbracciò, strofinando il viso sul suo petto
«Amore non piangere ti prego … non accetterò mai più un lavoro fuori dall’Inghilterra … ti amo tanto»
«Scusami, mi ero ripromessa di non piangere ma … è più forte di me … mi sei mancato così tanto, se succederà ancora verrò con te » … la ragazza restando abbracciata a lui stacco il viso dal suo petto e lo guardo dritto negli occhi  «Ti amo tanto» poi un altro bacio, solo che questa volta, il moro la afferrò per le cosce e se la mise in braccio.
La caffetteria era completamente ammutolita mentre si gustava la scena. Tutti, uomini e donne,  erano rimasti completamente rapiti da quello che stava accadendo.
Una malinconia assurda mi colpì in pieno; sarebbe piaciuto anche a me avere qualcuno che sentisse la mia mancanza. Qualcuno in grado di annullare tutto ciò che mi circondava, nell’esatto momento in cui mi guardava.
 
***
Seduti a consumare ciò che avevamo ordinato iniziammo a parlare del più e del meno.
E: «A proposito devi vedere come ha sistemato bene il giardino sopra l’appartamento. Non puoi capire è bellissimo, e durante l’estate è una piccola porzione di paradiso»
C: «Non vedo l’ora di vederla. Ci raggiungerà direttamente a Glastonbury?»
E:  «Si, la scusa ufficiale è che doveva passare in ufficio a lascare dei progetti, la verità è che non voleva rovinare il tuo ritorno»
A  «Ma di chi parlate?»
E: «Di Sam »
C: «Oddio che palle.  Non ditemi che mi toccherà passare il natale anche con “Moby Dick”»
Il moro mi fisso e serrò in maniera strana la mascella come se si stesse frenando dal dire qualcosa. La bionda poggio una mano sulla sua e poi mi fisso dritto negli occhi, scuotendo la testa
C: «Ti ho già detto più volte di non parlare di mia sorella in questo modo quando sei con me. Non hai nessun diritto di parlare di lei così»
E: «Amore, ti prego lascia perdere. È meglio se andiamo si sta facendo tardi»
 
SAMANTHA
 
Davanti allo specchio della mia stanza, mi allacciai la collanina al collo, e iniziai ad accarezzarne il ciondolo ripensando al giorno in cui l’avevo comprata. Poi vidi comparire Savannah sulla porta
«Sei pronta?»
«La valigia è già pronta, devo solo prendere il beautycase dal bagno»
«Intendevo dire se TU sei pronta»
«Non ci voglio andare … »
«Sam non sei più quella ragazzina che si faceva mettere i piedi in testa da tutti e poi è il migliore amico di tuo fratello e di Elli quindi prima o poi sarai costretta a rincontrarlo. Non puoi continuare a evitarlo» la mora mi strinse forte a se
«Sarà il primo natale che non passiamo tutte e tre insieme. Non riesco a credere che Elli non sia riuscita a convincerti»
«Sarebbe troppo complicato allontanarmi da Londra per così tanto tempo»
In quel momento il mio cellulare squillo avvisandomi dell’arrivo di un messaggio
 
Ciao sorellina, noi questa sera andiamo al “Night”, raggiungici li. Non vedo l’ora di vederti tvttb.                
 Ps. Dai un grosso bacio alla mia Bad Girl preferita  ”
 
«Ehi leggi cos’ha scritto Cris» la ragazza di avvicino a me e guardò attentamente lo schermo. Fece un sorriso allegro
«Che carino. Appena lo rivedrò lo abbraccerò così forte da toglierli il respiro»  Mi poggiò un braccio sulle spalle  «Non vedo l’ora che torniate» 
   
 
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