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Autore: Amabel Hamilton    21/08/2015    1 recensioni
Una giovane donna, abbagliata dal piacere e dalla lussuria, fugge dai suoi sentimenti, e il prezzo che dovrà pagare..sarà molto caro!
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le baciò dolcemente il collo ed ella prese a respirare più profondamente. Fece scivolare le mani  lungo il suo morbido corpo e lei lo baciò con passione. Ma lui sembrava diverso, più distante, più lontano. Non che ciò le dispiacesse o la toccasse in qualche modo, ma era curiosa di sapere cosa egli stesse pensando in quel momento.
“ Sei pensieroso” Gli disse
“ Forse.” Rispose lui con distacco.
“ Posso sapere cosa ti tormenta?”
Per un poco non parlò, si limitò a guardarla con i i suoi grandi occhi blu.
“ Vedi” Disse “ Tu mi hai insegnato ad abbandonarmi al piacere. Mi hai insegnato come muovermi nel corpo di una donna e quali parti della sua tenera carne sfiorare. Ma mai mi insegnasti a non amare ed ora, inevitabilmente, il mio cuore ha preso a battere solo per te, la mia anima si perde nei tuoi sguardi e il mio corpo freme solo a sentire il tuo nome.”
Spalancò gli occhi.“ Stai sbagliando tutto!” Gli disse con tono amaro distogliendo lo sguardo.
“No, sei tu che sbagli. Hai sempre detto che dovevo essere forte, che dovevo battermi senza temere nulla e adesso sei tu ad avere paura.” Disse con delusione.“ Tu hai paura di amare perchè tempo fa il tuo cuore fu spezzato da un uomo. Hai paura, paura di soffrire ancora, di perdere ciò che ami. Sii forte come il vangelo che tanto predichi. Sii la donna coraggiosa che hai sempre mostrato di essere. Non sei fatta di fredda pietra. So che non lo sei.”
Lo spinse lontano da sè e si mise seduta sul letto dandogli le spalle.
“ Io sono forte. Sei tu che dimostri di non esserlo, sei tu che cedi a un sentimento tanto stupido quanto inutile come l'amore.” Gli disse, serrando i denti.
“ Ho imparato che essere forti non significa chiudersi in se stessi rifiutando ciò che il mondo ci offre. Essere forte è saper accettare ogni cosa, avere il coraggio di viverla e di accoglierla con le gioe che essa porta ma anche con le sofferenze e le delusioni che inevitabilmente la accompagnano. Io t'amo, lo accetto, non me ne pento pur essendo consapevole del dolore che ciò mi potrà causare.”
Lei non rispose. L'aveva offesa e lo sapeva bene. Sapeva quanto odiasse avere torto. La faceva sentire così vulnerabile, così debole. Ma per quanta rabbia, per quanta delusione lui provasse nei suoi confronti non riusciva ad odiarla. La strinse forte tra le braccia e la fece scivolare dolcemente sotto le coperte. Le baciò la fronte. Non l'aveva mai sentita così piccola come in quel momento. Lei non sentì quel forte abbraccio. La sua mente era lontana. Era tornata indietro alla sua vecchia vita. A quando era una semplice donna, alle fredde notti che aveva passato fuori per guadagnare i soldi sufficienti per un misero tozzo di pane e qualche goccia di vino e a quell'uomo del quale si innamorò. Lui le giurò amore, le giurò che sarebbe stata felice, che le avrebbe dato tutto. Ma erano tutte menzogne. Lui la lasciò presto per sposare la figlia di un ricco cavaliere e lei tornò in strada senza più una casa, senza più niente. E mentre piangeva in mezzo a una via solitaria, sotto la fredda pioggia invernale una giovane donna molto elegante le si avvicinò. Le mise sulle spalle il suo mantello nero ornato di pietre preziose e le chiese il motivo delle sue lacrime. Ella le raccontò la sua triste storia. Lei ascoltò attentamente e alla fine del racconto le chiese se avrebbe voluto vendetta, vendicarsi non solo di quell'uomo così spregevole ma anche di tutti gli altri.
Rispose di si, che non voleva altro dalla vita se non la vendetta. Allora la misteriosa donna le prese il viso tra le mani e le baciò delicatamente le labbra, scoprendole poi il pallido collo e affondando nella tenera carne i suoi lunghi canini, prosciugandola quasi di tutto il suo sangue e donandole in seguito un po' del suo. Infine con un colpo rapido le spezzò il collo.
Quando si risvegliò era mattino. Sentiva i galli cantare. Si trovava all'interno di un piccolo mulino vicino a una fattoria sui monti. Come vi fosse arrivata non lo seppe mai. Stretto tra le dita trovò un biglietto che riportava un breve messaggio:
 
“ Del sangue della vita d' ora in poi ti nutrirai.
Né il vento né il canto delle stagioni sentirai

Le tenebre saranno la tua dimora
E il caldo sole sarà la bestia che ti divora

Ed ora che sei eterna e perfetta
Và! e compi la tua vendetta.”
                                             
Inizialmente non le fu chiaro il messaggio ma comprese ben presto il significato di quelle parole. Quando cercò di spalancare la porta fu ustionata dal sole del mattino e dovette rifugiarsi nell'ombra, le sue membra urlavano per la fame accecante che provava ma doveva aspettare la notte. E così fece. Contò i muniti, e le ore finchè non calarono le tenebre. Allora uscì di corsa.
Si sentiva decisamente più forte alimentata dal bagliore candido della luna, i suoi sensi erano molto più acuti. Vedeva attraverso l'oscurità e sentiva ogni odore. Si sentiva bella, indistruttibile. Si sentiva viva.
Arrivò al confine di un piccolo paesino. Per le strade non vi era nessuno e lei aveva fame. Non si spiegava il perché ma tutto ciò che voleva era qualche calda goccia racchiusa nel corpo di qualche tenera creatura umana.
Cercò in ogni angolo, dietro ogni casa e in ogni vicolo. Ma non trovò nulla. Stava per perdere le speranze quando vide un povero ubriaco seduto sul ciglio della strada principale che cantava vecchie canzoni della sua terra natia. Gli si avvicinò lentamente e lui le sorrise. Le disse che era una ragazza bellissima e che mai in vita sua ne aveva viste di più belle. Lei accostò il viso a quello dell'uomo e lo ringraziò. Fece come per baciarlo ma affondò i denti nel suo collo bevendo avidamente ogni goccia del suo sangue. Lasciò il corpo dov'era. Si sentiva inebriata da quel nettare divino. Stava bene. Molto, molto bene.
Passò molti anni della sua vita a girare il mondo. Ovunque andasse vi erano schiere di uomini pronti a compiacerla in tutti i modi possibili. Divenne avida, viziata. Più otteneva e più voleva. Immersa nei piaceri della lussuria passava ogni notte con uomini diversi. Concedeva loro il suo corpo e come premio banchettava con il loro sangue. Finchè un dì, nel 1789, decise di tornare nel paese dove nacque. Non vide nessuno di familiare, ma ciò non la stupì. erano ormai due secoli che mancava da casa. Per raggiungere la sua dimora chiamò una carrozza. Era guidata da un ragazzo alto, dal fisico ben definito e dai lunghi capelli corvini che la salutò educatamente e la aiutò a caricare i bagagli. Aveva meno di vent'anni. Durante il tragitto ella volle sedersi di fianco a lui. Parlarono di molte cose. Lei gli raccontò dei suoi viaggi e lui delle noiose giornate che passava al villaggio. Col tempo presero a frequentarsi più spesso. Inizialmente passavano le notti sotto le stelle in cima a una collina non molto distante dal villaggio. Lei gli narrava le sue avventure e lui ascoltava attento e pensieroso. Una notte, sotto la luce della luna piena lui la baciò timidamente e lei ricambiò con tutta la passione che aveva. Finirono così per fare l'amore sotto al cielo stellato dell'estate e continuarono a vedersi e a consumare insieme le loro notti.
Ed ora eccola tra le sue braccia. Chi mai avrebbe detto che si sarebbe legata così tanto a quel giovane? Non lo amava. O così credeva, aveva passato talmente tanto tempo a scappare dall'amore che ormai non riusciva nemmeno più a riconoscerlo, ma, tra tutti gli uomini che aveva incontrato, lui era di certo il suo preferito...anche se non ne conosceva il perché, era così è basta.
   
 
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