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Autore: vuotichepesano    21/08/2015    0 recensioni
E alla fine sono riuscita a scappare come volevo, me ne sono andata dalla gabbia di prima. Sono scappata dalla gabbia di prima ma non sono scappata dalla gabbia più difficile, me, e soprattutto, non sono scappata da te.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sono ritrovata alla tua porta, proprio come tutte quelle volte prima
ma non sono sicura di come sia arrivata lì
tutte le strade mi hanno portata da te






Dimmi cosa c’è di meglio delle nove di sera, quando il cielo ormai è sul viola-blu e i palazzi si riempiono di rettangoli illuminati, e le insegne dei negozi e dei locali colorano le strade.
E tu sei finalmente a casa e l’unica certezza che hai è che il divano non te lo toglie nessuno, la vita e il respiro si fermano per un secondo e tu in quel momento vorresti solo fumarti le tue sigarette e interrompere i collegamenti con tutte le persone che conosci, stare da sola, isolarti. E non accendi neanche la tv perché di parole durante il giorno ne hai sentite abbastanza e troppe. E le sue non le hai sentite. E il silenzio, poi, ti ha sempre fatto compagnia e circondato che ormai ci hai fatto l’abitudine, allora zitti tutti, silenzio.
Però la musica ha sempre sostituito il silenzio terrificante e l’ha fatto diventare rumore, che da rumore è diventato melodia e da melodia è diventato ossigeno.
E poi chissà perché l’ho chiamato ossigeno, però a pensarci senza ossigeno non funziona niente. Potevo chiamarlo sangue, ma il sangue senza ossigeno non resiste, potevo chiamarlo vita, ma la vita se non respiri non resisti. Potevo chiamarlo in qualsiasi modo, ma per me la melodia, la musica è alla base di tutto, se vivi e non hai l’ossigeno non resisti, se vivi e non hai la musica non resisti.
E quindi ti metti ad ascoltare la tua canzone preferita del momento, e pensi, viaggi, la canticchi anche, immagini, ti liberi e magari poi ti fai anche un thè e dove vai a stare meglio?
Così è proprio quello che faccio, mi fumo le mie sigarette e il telefono lo spengo.
Mi preparo anche il thè e la musica non te l’ho detto, ma l’ho già accesa.
E dal divano il cielo sì, lo vedo, e ti dirò, io non me ne sono mai perso uno di cielo. Perché ovunque fossi, qualsiasi cosa accadesse io i cieli me li dovevo vivere.
Cosa c’è di più bello di un tramonto? O di un alba? Sì tu, ok, ma dove trovi dei colori così belli e delicati tutti insieme in un altro posto? Tutte quelle sfumature, i dialoghi tra le nuvole o le stelle che si guardano ma non si toccano, un po’ come noi del resto (e magari, chissà, si amano anche).
Oppure quando si formano quelle fantastiche gradazioni e ti chiedi perché le persone al mondo sono ancora arrabbiate e infelici quando esistono cose del genere.
Che alla fine, non è neanche difficile, basterebbe alzare il naso e un sorriso scapperebbe a tutti.
E il cielo poi ti accompagna e guarda, sempre. Ti segue, ti cura, ti protegge, ti cattura, ti incanta e ti fa volare. Il cielo tu lo ami e non te ne rendi conto, ti fa compagnia per tutta la vita e tu neanche lo ringrazi. E il mio cielo poi è lo stesso che guardi tu, sì, magari tu lo guardi in maniera diversa e magari non lo apprezzi neanche quando è grigio o quando piove, o quando di colori non ce n’è neanche uno proprio il giorno in cui dovresti uscire con la persona che ti piace, o quando devi partire e i tuoi genitori se ne escono con frasi del tipo “Ma cazzo, proprio quando partiamo noi deve diventare brutto?”.
Però alla fine come si dice spesso, siamo sotto lo stesso cielo no? Alla fine non siamo lontani.
E alla fine anche se sono più di mille i chilometri che ci dividono, sulla cartina sono un pezzettino piccolo, come il mio mignolo, non si è lontani se si ha voglia di raggiungersi.

E comunque alla fine io “Dove vai a stare meglio” non lo riesco a dire.
Perché c’è un posto dove starei meglio, perché , qui ho il pacchetto di sigarette nuovo che ho preso prima di venire a casa, ho il thè, la musica e pure il divano che può diventare anche un letto, quindi un divano-letto. Ho me, ho una tv discretamente bella e ho pure Sky On Demand e persino i capelli profumati. Ho due gambe funzionanti e le penne che scrivono ancora.
E alla fine sono riuscita a scappare come volevo, me ne sono andata dalla gabbia di prima. Sono scappata dalla gabbia di prima ma non sono scappata dalla gabbia più difficile, me, e soprattutto, non sono scappata da te.
E “Dove vai a stare meglio” io non te lo dico. Ho un divano-letto e pure i miei libri, ma non ho te.
E tu fidati, sei meglio.
E non c’è cosa più sbagliata che potrei dire perché io ho tutte quelle cose e soprattutto ho ancora un po’ me, ma fidati, io non ci sono neanche più da quando ci sei tu, ho sono quel “po’”.
E fidati, preferisco sbagliare se questo mi porta da te. Anzi, amo sbagliare.
Perché dai dimmi, a cosa mi serve Sky On Demand se i film non li posso guardare con nessuno? E poi la tv neanche mi piace. E il divano-letto a cosa serve se tanto non lo usiamo? E poi non l’ho sistemato così a caso in mezzo alla sala come tutti pensano, ma ci ho messo sere per capire quale fosse la posizione migliore per godersi tutte le cose belle che si riescono a vedere dalla vetrata che ho sempre desiderato.
A volte mi perdo nel guardare le persone che passano, mi chiedo “Chissà se quell’uomo è felice”, “Sembra che abbia lo sguardo triste o forse è solo stanco, o forse è semplicemente il suo sguardo”. Alla fine non è perché sono triste io che allora sono tristi tutti, però mi capita spesso.
Oppure mi domando che lavoro facciano, se sono innamorati, se sono sposati o se hanno un cane o un gatto, magari non hanno nessuno come me e magari disegnano anche loro.
E magari anche loro la sera si mettono sul divano e aspettano.
Magari anche loro desiderano qualcuno che non c’è, qualcuno che li guardi, che li curi e che li faccia volare, come il cielo che stanno guardando.
E alla fine ti giuro, io ci ho provato.
Ci ho provato davvero a trovare un “Dove vai a stare meglio” in qualcun altro, o in qualche altro posto, ma sono sempre arrivata a te.
E non lo so perché, ma è come se il mio cuore l'avessi strappato dal mio corpo e l'avessi portato via, io non me lo sento più e questo neanche un “po’”.
E non so neanche come fare per venire a riprendermelo perché tu neanche mi mandi un messaggio con scritto dove sei e che se ho voglia e sono libera, possiamo vederci e che mi vieni a prendere tu.
Allora io cosa faccio?
Allora adesso cosa facciamo?
Continuiamo a fare finta che non ci sia niente tra noi due anzi, io devo continuare a faro perché non ho ti ho mai sentito contestare e non ho mai sentito un "Anch'io" ad ogni "Ti amo" che ti ho detto.
Io ti amo ti amo ti amo, davvero, da stupida, stupida, stupida.
Ma te l'ho detto, io preferisco sbagliare, anzi, amo sbagliare.




 
  
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