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Autore: Sammy_Directioner    21/08/2015    0 recensioni
Un ragazzo non più ragazzo, che passa le giornate ad osservare una vecchia signora fare a maglia, cercando di capire se essa riesca a percepire la sua presenza.
fino a che un giorno, con una carezza alla nipote restata orfana dei genitori che le è stata affidata, scopre che può essere percepito, da lei.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiedo sempre: e se gli umani potessero vedermi e parlare fisicamente con me..?

 

Come tutti i giorni, mi misi a guardare la signora Smit fare a maglia.
Restavo lì a fissarla fare le sciarpe lunghissime per i bambini dei vicini, i mercatini di natale e per beneficenza.
Avevo a cuore quella dolce anziana che anni prima si era trasferita col marito qui, nella mia casa.
Passavamo i pomeriggi così, lei al lavoro e io ad osservarla seduto sul vaso in faccia a lei.
Le è sempre piaciuto fare a maglia in veranda, e io mi ne stavo al mio posto per osservarla.
Restavo cercando di capire se mai si sarebbe accorta della mia presenza..
 
Sentii il timer suonare dalla cucina e la donnina si alzo e con calma si diresse a spegnerla.
Tolse dal forno una torta di mele e la misi sul piano da lavoro a raffreddare.
Piegai la testa curioso, non faceva mai torte, ciò significava che sarebbe arrivato qualcuno a trovarla.
Neanche il tempo di togliersi i guanti da forno che il trillo del campanello risuono in tutta la piccola villetta.
Accorsi, se così si può dire di uno come me, alla porta seguito dalla nonnina.
 La donnina aprii la porta e sulla soglia vidi un uomo in giacca e cravatta e una ragazza da capelli rosso fuoco e la pelle olivastra.
Spalancai gli occhi appena lei alzò il viso per guardare la signora.
Era lei, o almeno le assomigliava un sacco.
-Signora Smit salve- disse l’uomo in giacca e cravatta.
-Oh suvvia Patrick, non è che perché ora sei assistente sociale che non puoi salutare come si deve tua madre.- disse la donnina con la sua voce pacata tirando la guancia al figlio.
Così quell’uomo era uno dei due figli della signora, se non ricordo male il più piccolo.
Ho sentito parlare molte volte di lui quando ascoltavo le chiacchierate tra la Smith e le sue amiche di vecchia data.
-Ciao nonna…- disse la ragazza abbozzando un piccolo sorriso.
La signora le sorrise e l’abbraccio.
-Oh la mia piccola Amelì quanto sei cresciuta.
Li fece accomodare in salotto e offrì loro la torta.
-Visto che la nonna si ricorda ancora i tuoi gusti? Da piccola ti mangiavi la teglia intera tutta da sola!- Disse facendo ridere tutti, me compreso.
Mi sedetti sul tavolino in faccia ad Amelì e resati lì a guardarla.
Era identica, i capelli ribelli rossi, il volto delicato, la pelle olivastra e il timido sorriso.
Uguale, la coppia sputata della ragazza per cui persi la testa anni orsono.
Sospirai e sorrisi, era bellissima.
Allungai la mano verso la sua guancia per accarezzarla, avrei sentito la sua pelle  calda sotto le mie dita, ma lei non avrebbe sentito il mio tocco.
Sfiorai la sua guancia e la vidi sussultare e guardare verso di me, come se potesse guardarmi nei occhi.
Non passò nemmeno un secondo che mi, se così si può dire, teletrasportai in cucina.
Non poteva essere, non poteva aver sentito la mia carezza.
 

   
 
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