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Autore: darkrin    21/08/2015    3 recensioni
1. Jason/Piper #10. Non ci conosciamo ma fingiamo di stare insieme perché qualcuno mi sta importunando!AU
2. Dioniso/Arianna #60 Frequento il corso di yoga solo per guardare quanto è flessibile l’istruttrice!AU
(Raccolta di one-shot partecipanti alla Challenge: One Hundred Alternative Universes indetta dal CampMezzosangue | Pairing e rating vari)
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dioniso, I sette della Profezia, Jason/Piper, Percy/Annabeth
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note: - Scritta per la settimana o Free Week della #PjShipWeekItalia indetta da campmezzosangue e per il prompt: #60  Frequento il corso di yoga solo per guardare quanto è flessibile l’istruttrice!AU [Challenge] One Hundred Alternative Universe indetta sempre da campmezzosangue.
- Nel mio headcanon, Hera è una gran donna, quella che manda avanti  l'attività di famiglia e si occupa di tutti gli affari più sporchi e necessari per far stare in piedi la baracca, senza nessun riconoscimento ufficiale. Se l'attività di Zeus prevedesse l'uso di sicari e non è detto che non lo faccia, questi sarebbero tutti controllati da Hera. Mi piace anche pensare che abbia imparato a convivere con i tradimenti di Zeus senza mai rassegnarvisi davvero, senza mai accettarli del tutto e mantenendo, sempre, una posizione di superiorità.
- L'acqua vegetariana esiste davvero ed è una nuova invenzione per vegani. Non mi ricordo cosa stessi googlando, ma sono inciampata in un articolo che ne parlava e che potete trovare qui.
- Nessuna tizia che fa yoga è stata davvero maltrattata nella stesura di questa storia. Ho fatto yoga anche io ed ero la più scarsa, l'acredine che si legge negli occhi di Dioniso è tutta frutto dell'invidia. 
- Non mi convince del tutto ma mi sono rotta di leggerla fino alla nausea e cambiare tre parole in croce, poi rimetterle com'erano, poi ricambiarle, ma di meglio non so fare, quindi. /o\
- NO BETA quindi segnalatemi qualsiasi errore/svista/strafalcione. 

 
Lezioni di yoga
 
 
 
Dioniso - per voi è Mr. D., grazie tante! - non aveva mai pensato che si sarebbe trovato a seguire un corso di yoga perché: a) non ne aveva bisogno: gli bastava una bottiglia di vino per rilassarsi senza alcuna fatica; b) non ne aveva il tempo, preso com'era dal lavoro nella compagnia di famiglia.
Quell'idiota di suo padre aveva però deciso, un giorno, che il suo rapporto con gli alcolici fosse preoccupante e l'aveva costretto a scegliere: la disintossicazione o il licenziamento e per quanto Dioniso non sapesse come fosse possibile disintossicarsi da una cosa da cui non si era dipendenti, essa gli era parsa una scelta più accettabile del dover subire l’onta di essere l’unico tra tutti quei falliti dei figli di suo padre - mai sentito parlare di Apollo, dei suoi terribili haiku e del suo pessimo senso per gli affari? - a venir licenziato.
Così aveva acconsentito a mettersi in aspettativa e, dopo un’ultima, gloriosa sbronza, aveva venduto tutte le pregiate bottiglie di alcolici che aveva impiegato anni a raccogliere e che teneva con gelosa cura in una cantina che costava più del suo scarno monolocale.
Si era illuso che questi fossero sacrifici sufficienti per far felice quel tiranno di Zeus, ma, ah!, avrebbe dovuto sapere che non sarebbe stato così semplice.
 
 
 
L’imperioso bussare alla sua porta avrebbe dovuto fargli sospettare chi si trovasse oltre la soglia perché nessun altro era in grado di trasmettere la stessa presunzione con il semplice sbattere delle nocche contro il legno, ma domenica ed era l’alba ed anche senza vino, Dioniso era tutt’altro che mattiniero.
L’uomo esalò un gemito di fronte all’immagine del volto severo della sua matrigna, rimandatagli dallo spioncino.
Hera aveva i capelli in una stretta crocchia e le labbra piegate in un sorriso condiscendente, che si irrigidì su sé stesso, quando, dopo essere stata invitata a malincuore ad entrare, si trovò davanti la vista del salotto, ingombro di vestiti e di avanzi di ristoranti da asporto. La donna inarcò un sopracciglio e strinse le labbra in una smorfia di disgusto, avanzando a passi rapidi verso la cucina per prepararsi una tazza di tè, sperando che Dioniso non avesse deciso di utilizzare di nuovo il bancone della cucina per passatempi alternativi al cucinare.
- Tesoro – iniziò Hera, dopo aver sorseggiato il tè dozzinale che aveva faticosamente ritrovato nella credenza.
Non era mai un buon segno essere chiamati tesoro da Hera e se c’era qualcuno che lo sapeva quello era Dioniso.
Dioniso incrociò le braccia davanti al petto in una così palese posa difensiva che la fece quasi sorridere. Quasi.
 – Hai avuto occasione di vedere tua zia Demetra negli ultimi tempi? – continuò la donna, girando pigramente il cucchiaino nella tazza semivuota.
Dioniso per un istante ebbe il folle istinto d’interromperla e chiederle di andare al punto perché lui non era uno dei giornalisti che Hera doveva rigirarsi tra le dita come burattini per far guadagnare alla compagnia quei due o tre punti di credibilità o per nascondere l’ennesimo scandalo di Ares, ma non si interrompe la moglie di Zeus se si vuole arrivare vivi al giorno successivo. Quindi l’uomo si morse la lingua e si appoggiò mollemente alla parete alle sue spalle, preparandosi ad una lunga parentesi, attraverso cui la donna l’avrebbe condotto come fosse un cane al guinzaglio.
- È venuta a cena da noi qualche sera fa e l’ho trovata così ringiovanita. Quando le ho chiesto cosa avesse fatto, mi ha parlato di questo meraviglioso corso di yoga che sta seguendo e di come sia riuscito a farle riappacificare anima e corpo e rimetterla in sintonia con la terra. Ha ripreso ad occuparsi del suo giardino ed è più rigoglioso che mai e sembra che sia persino riuscita ad accettare la relazione di sua figlia con Ade e ricorderai com’era finita quando li aveva scoperti. –
- Oh, eccome. Mai partecipato a una cena di Ringraziamento così divertente! Ho apprezzato soprattutto il momento in cui Demetra ha trovato Ade con le mani infilate nella gonna di sua figlia nello sgabuzzino. Molto drammatico – chiosò, con un ghigno.
Hera lo fulminò con lo sguardo e continuò a parlare come se lui non avesse mai aperto bocca perché non avrebbe dovuto farlo ed Hera aveva imparato, con il tempo, a considerare come mai avvenute tutte quelle cose che non dovevano accadere. Così, quando, nelle interviste, le chiedevano dei figli illegittimi di suo marito, Hera continuava a discorrere come se la domanda non le fosse mai stata posta e quando Zeus o una delle sue innumerevoli amanti le depositavano l’ennesimo bambino sulla soglia, la donna si limitava a continuare a sorseggiare il suo caffè, a sfogliare il Times e a fingere che il bambino non esistesse, che il suo pianto fosse solo il leggero stormire delle foglie.
- Zeus sarebbe enormemente rassicurato se venisse a sapere che anche tu stai facendo qualcosa del genere – affermò Hera, con quel suo tono gelido ed impassibile.
Dioniso borbottò, così piano da non farsi udire dalla donna, che non era lo yoga a fare miracoli, ma gli psicofarmaci che Persefone frantumava nelle bottiglie d'acqua vegetariana che Demetra faceva importare dall'India e che lo yoga non gli sarebbe servito a nulla.
Nella piega ferrea delle labbra di Hera non c’era spazio per nessun rifiuto.
 
 
Dioniso sbuffò. Era una cosa ridicola e patetica e non sarebbe dovuto essere lì. Quello era un posto per quarantenni alla scoperta del sesso tantrico per ravvivare la loro vita di coppia o alla ricerca della giovinezza interiore, fasciate in leggins e canottiere dai colori sgargianti, e per sua zia Demetra, non per lui.
Si ripeté l’ennesimo, idiota haiku (È giunta la primavera / la stagione in cui / sono più bello) che Apollo aveva inviato a tutta la famiglia, tramite la mail aziendale, e strinse le dita intorno alla maniglia. Aprì la porta della palestra con uno strattone e un sospiro, che gli morì in gola, quando rialzò lo sguardo e si trovò di fronte agli occhi un’apparizione bionda, con un fondoschiena perfetto e un sorriso luminoso.
Improvvisamente, la schiera di megere in premenopausa che si frapponevano tra lui e il culo più sodo che avesse mai visto perse qualsiasi importanza. Quando lo vide, la ragazza dal sedere perfetto si alzò in piedi, sciogliendo con estrema grazia le gambe chilometriche dalla posa del loto, e gli si avvicinò facendo attenzione a non disturbare la meditazione delle altre presenti.
- Benvenuto - mormorò la donna che doveva essere l’istruttrice perché i comuni mortali non avevano certi culi.
Dioniso aveva fatto notevoli ricerche a riguardo e sapeva di cosa stava parlando.
- Arianna– si presentò lei, tendendogli la mano.
- Dioniso – borbottò.
- È la prima volta che partecipi a una lezione di yoga? -
L’uomo annuì, con la gola improvvisamente secca e cosa avrebbe dato per un bicchiere di vino, per poterla invitare e bere e portarla a casa! Maledizione a suo padre!
Il sorriso sul volto della donna si allargò e ammorbidì ulteriormente. Gli posò una mano sul braccio per guidarlo gentilmente verso il fondo della sala e chinò il capo verso di lui per sussurrargli all’orecchio:
- Puoi posare qui le tue cose e prendere un tappetino. Cerca solo di seguire le indicazioni e di imitare i miei movimenti, ma se non riesci a tenere la posizione, non preoccuparti, per questa volta sarò gentile. Per qualsiasi cosa, chiedimi pure. Se senti dolore o se sei stanco, fermati. Non devi sforzarti o ti farai male. -
Dioniso si trovò ipnotizzato dall'immagine di altre posizioni. Posizioni che vedessero possibilmente coinvolti ancora meno vestiti e in cui sarebbe stato più che lieto di seguire le indicazioni della donna senza alcun bisogno di fermarsi o di far attenzione per non stirare un muscolo. E, oh, Arianna  sarebbe stata così gloriosa.
Arianna gli sorrise nuovamente, con assoluto candore, prima di tornare al suo posto, con un sinuoso ondeggiare di fianchi e Dioniso si ritrovò a deglutire a fatica: quel culo sarebbe stato la sua morte.
 
 
 
 

 
 
 
   
 
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