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Autore: Veronikadb    21/08/2015    0 recensioni
Scritta per il concorso letterario "l'amore corre più veloce", il racconto descrive le emozioni provate dalla protagonista dopo un br risveglio. La protagonista parla in prima persona di come vive un periodo della sua vita.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sono svegliata pochi secondi fa, ho ancora la testa un po' stordita. Ho provato ad aprire gli occhi ma la luce che penetrava dalla finestra era troppa, non ho saputo trattenere un mugugno e li ho subito richiusi. Le medicine che mi danno qui, nell’ospedale in cui “vivo” da qualche mese, mi fanno venire sempre un gran mal di testa e mi tolgono tutte le energie per poter fare anche la minima cosa. Mi basterebbe anche solo poter fare una passeggiata nel corridoio per conoscere le altre pazienti rinchiuse in questo inferno come me. 

Non so per certo perché sono finita qui, so solo che è successo la notte in cui mio marito Paul è morto. Così mi hanno detto i dottori, quando mi sono svegliata, con la testa fasciata, una gamba rotta e la memoria smarrita. Mi hanno aiutato in molti modi i dottori, con la riabilitazione soprattutto e ne ho fatto di progressi; ora almeno posso arrivare alla finestra, di più le mie gambe non permettono. 

Mia nipote Violet viene qui tutti i giorni, passa un po' di tempo con me, anche solo per leggere il giornale. Non mi ricordo nulla di lei, so solo che è la figlia di mio figlio e che anche lei è sola come me. 

Quando l’ho vista la prima volta, qui seduta nella mia stanza mentre aspettava che mi svegliassi, era persa tra i suoi pensieri, un vecchio libro tra le mani e gli occhi lucidi, come quelli di qualcuno che vuole piangere e che trattiene le lacrime facendosi forza. Quando si è accorta che la stavo guardando con aria interrogativa ha capito che non mi ricordavo di lei, ha tirato su con il naso e mi ha regalato uno dei più bei sorrisi che abbia mai visto da quando mi trovavo li. Era così dolce, il suo sguardo mi era familiare ma il mio non ricordare nulla di me, di lei mi faceva male. Ma lei era lì, per me e ne ero rincuorata.

“Ciao!” – mi ha detto “so che non ti ricordi di me, i dottori mi hanno detto che sarebbe successo. Ma non aver paura, io sono tua nipote, mi prenderò io cura di te. Mi chiamo Violet come te.”

   
 
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