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Autore: Drunk on Love    21/08/2015    0 recensioni
Una band emergente, cinque amiche, Rock'n'Roll e qualche bottiglia di troppo.
Signore e signori, le Raven's Revenge.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Raven's Revenge
Parte prima; Londra, 2016.

Ero a Londra da poco più di una settimana e già avevo un lavoro e un posto dove dormire.
Tutto sommato mi era andata bene: il lavoro era pagato bene e l'appartamento era ben collegato.
Ma non ero venuta a Londra per servire ai tavoli di un pub: avevo una chitarra elettrica e un quaderno pieno di canzoni.
Ero stata la prima della band ad arrivare, le altre mi avrebbero raggiunte a breve.
Ero voluta andare da sola per ambientarmi, vedere che aria tirava, e se valeva la pena di far venire anche il resto della band.
La prima a raggiungermi, dopo un paio di settimane, fu Alexandria, la batterista.
"Kat!" mi salutò, venendomi incontro quando la andai a prendere all'aeroporto.
Nella nostra città eravamo famose per essere grandi bevitrici, quindi festeggiammo subito l'incontro con qualche bicchiere bello pieno della buona birra artigianale inglese.
Alex non fu fortunata come me a trovare lavoro, le ci volle un po' di più.
Nel frattempo, arrivarono, insieme, Viktoria, la cantante, Anastiasia, l'altra chitarrista ed Eveyln, la nostra bassista.
Parve subito chiaro che trovare lavoro per tutti sarebbe stata un'impresa.
Convinsi il mio datore di lavoro ad assumere almeno una di loro. Lui prese Alex e la mise dietro il bancone degli alcolici: si era accorto da subito che aveva esperienza con quel tipo di bevande.
Ben presto riuscì a guadagnare abbastanza da comprarsi una batteria nuova, anche se non di grande qualità: dovette risparmiare, dato che le bollette e l'affitto non si pagavano da soli.
Viktoria e Anastasia fecero vari lavoretti, fra cui volantinaggio e lavapiatti, mentre Evelyn rimase disoccupata.
Non credo che le dispiacesse: passava gran parte della giornata stesa sul divano a mangiare biscotti, e il resto del tempo a strimpellare sul basso.
Purtroppo o per fortuna, l'appartamento -pur essendo vicino al Tube- non era nella zona migliore di Londra. L'affitto era basso e in quattro riuscivamo benissimo a mantenerci.
Erano passati quattro mesi, ma non eravamo rimaste con le mani in mano: cercavamo tutte le settimane un club che ci lasciasse suonare ogni tanto.
Finalmente lo trovammo. Non era un gran locale: era sudicio e aveva un palco minuscolo, ma si esibivano molte band come noi ed era parecchio frequentato.
Suonammo la prima volta una sera di fine Giugno. Era la prima volta che potevamo suonare con una strumentazione abbastanza decente.
Dato che non avevamo soldi per affittare una sala prove, eravamo costrette a suonare in casa e, passato un certo orario, dovevamo staccare gli amplificatori, per cui risultava difficile anche solo immaginarsi il suono degli strumenti.
Quella sera, però, eravamo molto emozionate. Era la prima volta che ci esibivamo davanti ad un pubblico -seppur composto da al massimo una decina di persone- a Londra.
Credo che fossimo tutte un po' nervose; per fortuna ero sempre stata brava a non lasciarmi prendere dal panico. Prima di salire sul palco bevvi un bicchiere di vodka -offerto dalla casa- che mi calmò i nervi.
Suonammo alla grande. 
Il club ci richiamò e, settimana dopo settimana, cominciammo a formarci un pubblico fisso.
Tre mesi dopo la prima sera in quel club, racimolammo abbastanza soldi da affittare una sala prove.
Iniziammo a provare regolarmente e iniziammo a registrarci con qualsiasi cosa avessimo a portata di mano, anche i cellulari.
Una sera, ci chiamò un certo William, il proprietario di un altro locale, e ci chiese di andare a suonare da lui.
La paga era buona, quindi accettammo. In più, se avessimo portato più di trenta clienti, avremmo avuto alcolici gratis.
Dato che Viktoria e Anastasia avevano già fatto volantinaggio, iniziarono a distribuire dei volantini disegnati a mano da me e Viktoria, che invitavano a venirci a sentire.
Riuscimmo a portare i clienti richiesti, e dopo l'esibizione io e Alex ci devastammo. Bevvero anche le altre, ma restarono abbastanza lucide da riuscire a portarci a casa.
Continuammo a suonare in questi due locali regolarmente e il nostro pubblico si allargava sempre di più, dato che erano situtati in due zone lontane l'una dall'altra.
Una mattina, ricevemmo una telefonata. Era un tale Richard Wilde, un tizio che aveva da poco fondato un'etichetta indipendente e cercava nuovi talenti. A quanto pare era venuto a sentirci e gli eravamo piaciute, tanto da proporci un contratto.
Non accettamo subito, volevamo prima vedere se ricevevamo altre telefonate.
In effetti, nel corso di quelle settimane, ne ricevemmo non poche, ma quella iniziale ci sembrava la più conveniente, per cui accettammo.
Firmammo il contratto con Richard Wilde il 28 Agosto 2016.
Il nostro primo album, Breed, uscì esattamente due mesi dopo, dato che avevamo già molto materiale pronto per il missaggio.

Parte seconda; Los Angeles, 2019.

"Facciamo un'orgia?" tutte ci girammo verso Vik. Anche se se ne usciva spesso con proposte del genere, capimmo subito che stavolta aveva bevuto un po' troppo.
Tutte avevamo bevuto troppo in realtà, specialmente io e Alex. L'unica sobria era Evelyn. Lei continuava a mangiare biscotti.
Mancava un quarto d'ora all'inizio del primo concerto del nostro secondo tour.
Il primo album era andato benissimo, e il secondo anche meglio. Ora avevamo addirittura dei fan che venivano a sentirci nelle arene.
Avevamo fatto molta strada in soli tre anni.
Purtroppo, con il successo e i soldi, la strada verso l'alcol era spianata e ben battuta. All'inizio non sembrava essere un problema: eravamo solo delle ragazze che si divertivano, ma ora mi rendevo conto che era diventata una vera e propria dipendenza.
Mi era capitato più di una volta di non riuscire a suonare come si deve. Una volta svenni sul palco: caddi come un salame, proprio davanti alla batteria.
Quella sera, per il primo show, mi ero promessa di non esagerare, e mi limitai ad una bottiglia di vino.
Il problema del vino, è che se ne scende facilmente. Troppo. Finito lo show, me ne scolai altre tre bottiglie nel backstage.
Poi andammo a festeggiare in un bar.
Non ricordo molto bene quello che successe dopo, ma appena sveglia mi ritrovai su un aereo per Seattle.
Una sera, un mese dopo il primo spettacolo, Vik colpì Evelyn alla testa con l'asta del microfono e fummo costrette ad interrompere il concerto, dato che la nostra bassista non era più in grado di suonare. All'inizio non pensai che ci potessero essere problemi: una del gruppo si era fatta male, era ovvio portarla a farsi curare. I fan avrebbero capito. E invece scoppiò una rissa. 
Avevamo interrotto lo show proprio nel mezzo di un muro della morte, e i fan erano alquanto arrabbiati. Sfasciarono le transenne ai lati del palco e tirarono oggetti sugli amplificatori, ma durò solo una decina di minuti. La sicurezza riuscì a domare l'agitazione e a far disperdere gli spettatori senza che provocassero gravi danni.
Fortunatamente, Evelyn non aveva nulla di grave, e il giorno dopo era di nuovo sul palco.
La rissa mi aveva un po' spaventato, e mi chiesi se successe anche quando svenni di fronte al pubblico, nel bel mezzo di un concerto. Nessuno me lo aveva mai detto.
Per gran parte del tour le cose andarono bene: concerto, bar, aereo, hotel, prove, concerto, bar e così via.
Evelyn e Viktoria provavano spesso a prendere da parte me e Alex, provando a farci controntare con le nostre dipendenze, ma ogni volta ce ne uscivamo con la solita frase "ho tutto sotto controllo".
Ovviamente, non avevamo assolutamente niente sotto controllo.
Avevamo superato il limite tempo prima, quando l'alcol ci aveva impedito di fare bene il nostro lavoro.
Ma se dici ad un alcolista che è dipendente, non ti crede.
Avevamo finito le tre date nella Città degli Angeli, e avevamo due giorni di riposo.
Inutile dire che io e Alex li passammo insieme, a devastarci.
Le altre, invece, erano impegnate in interviste e varie promozioni dell'album.
"Forse hanno ragione" mi disse Alex l'ultima sera di riposo. Eravamo nella mia stanza d'albergo.
In quel momento, mi resi conto che era vero. Se l'aveva capito lei che, come me, ci era dentro, voleva dire che stavamo davvero esagerando.
Ma non possiamo smettere prima di finire il tour, mi dicevo, o non saremo in grado di suonare.
Concordai con lei che, appena finito il tour, ci saremmo disintossicate.
Già, bei propositi. Simili a quelli che si fanno per l'anno nuovo, che puntualmente non vengono rispettati.

Parte terza; Berlino, 2022.

Avevo comprato casa a Berlino nel 2018, ma non ci avevo mai vissuto. Non fino al 2022.
Decisi di andare lì per staccare da tutto: dall'America, dall'alcol, dalla fama.
Mi sentivo un po' come David Bowie in quello che sembrava un lontanissimo 1977.
Ero da sola: me n'ero andata via da Los Angeles -città dove abitavamo tutte- dopo aver litigato pesantemente con Vik.
Avevo deciso di venire a Berlino perché lei aveva ragione: dovevo smetterla di bere. Ma dovevo farlo a modo mio, lontano da tutti.
Alex era uscita da poco da un centro di riabilitazione ed era rimasta pulita.
Lei ci era riuscita. Avevo 25 anni, ero ancora troppo giovane per morire ubriaca.
Cominciai a vedere vari medici, fra cui una psicologa.
Con lei parlavo degli effetti delle mie sbronze colossali, e che ogni tanto mi era capitato di farle passare sniffando una striscia di coca.
Con gli altri dottori, parlavo della mia salute fisica: il mio fegato era malandato, ma funzionava ancora.
"Deve solo smettere di bere."
Grazie tante, lo sapevo anche da sola questo.
Dopo vari mesi ed esattamente tre ricadute, riuscii a disintossicarmi completamente.
Ora dovevo solo ritrovare le mie amiche.
Sapevo che loro erano in Europa in vacanza, così chiamai Evelyn e le chiesi se potevano raggiungermi a Berlino.
Accettò.
Le andai a prendere all'aeroporto.
Fu bellissimo rivederle dopo così tanto tempo. Solitamente, avremmo festeggiato ubriacandoci fino a svenire, ma stavolta ci bastava vederci tutte insieme, di nuovo, per essere felici.
Facemmo per la prima volta dopo parecchi mesi una passeggiata tutte insieme.
Alex era cambiata da quando aveva smesso di bere, o forse era solo tornata la ragazza che conoscevo un tempo e che l'alcol mi aveva fatto dimenticare.
Anastasia aveva un fidanzato, e a breve si sarebbero sposati.
Mentre passeggiavo con loro, mi sentivo finalmente bene. Avevamo avuto la meglio sulle dipendenze, ed eravamo ancora insieme. E soprattutto non vedevamo l'ora di rientrare in studio.
Avevamo nuove canzoni che ci risuonavano nella testa che aspettavano solo di essere scritte e, con un po' di fortuna, ascoltate.
Era passato molto tempo dal 2016, ma eravamo ancora quelle cinque ragazzine che suonavano un po' qua, un po' là, che si divertivano e si volevano bene.
L'unica differenza, era che ora non bevevamo più.
E di questo, ne eravamo ben felici.
  
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