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Autore: Sarija    21/08/2015    1 recensioni
"Non assomigliava ad un asmodiano, men che meno ad un elisiano.
I capelli erano completamente azzurri e qualche ciocca ribelle si posava sulla fronte. Il viso era contratto in una smorfia di dolore e solo allora mi accorsi delle profonde ferite che si stagliavano sul petto.
Allibita mi coprii la bocca con la mano. Che diavolo era quel buco nel ventre!?"
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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[Sarija]
Uscimmo tutti quanti dalla sala Assemblee. Sospirai sollevata: almeno il Governatore ci aveva creduto…
Non feci in tempo a fare un passo che una nuvola di capelli rosati mi saltò addosso.
“Sarina! Tutto bene vero?”, mi chiese Christelle con tono preoccupato, “Sei appena uscita da quella stanza…e te ne sei andata dalla Prades senza dirmi nulla!”, mi rimproverò con sguardo accusatorio incrociando le braccia al petto.
Mi grattai la testa con gli artigli, “Sì hai ragione… Ma è una storia lunga”, risposi sperando non indagasse oltre: non avevo ricevuto ordini di non divulgare la situazione, ma non volevo rischiare.
Lei sembrò mordersi la lingua, ma alla fine annui lievemente, “L’importante è che stai bene…”, e salutandomi con la mano se ne andò.
Il sole stava tramontando dietro le montagne che circondavano la città e una folata di vento freddo mi fece rabbrividire. Delle mani calde mi si posarono sulle spalle e voltandomi incontrai lo sguardo di Grimmjow, “Stranamente la tua amica non mi ha sputato acido…”,  mi chiese.
Ridacchiai, “Vero!”, “Ora però dovremmo andare a dormire un po’: domani sarà un giorno di festa”, continuai indicando gli addobbi sparsi per la città.
“E che festa è?”.
“Domani è Solorius! Sai è simile al Natale degli umani…”.
Lui sollevò un sopracciglio, “Per me non significa nulla, non ricordo niente della mia vita da umano prima di diventare un Hollow”.
“È il giorno in cui tutti diventano più buoni, in cui si scambiano regali o pensierini, ma soprattutto è l’unico giorno di pace totale con gli elisiani… Difficile da credere vero?” e gli sorrisi.
Aprii un portale per il mio appartamento che usammo entrambi e mentre le pareti della stanza prendevano forma la voce di Murinerk mi giunse alle orecchie “Bentornati, jang jang”, ci salutò. Con un cenno del capo ricambiammo il saluto, “Allora ci vediamo domani, Grimmjow”, dicendo questo lo congedai dalle mie stanze.
“Sì, a domani Sarija”, ed uscì.
Mi volsi verso Murinerk, “Ora puoi anche andare a riposarti” e gli sorrisi.
“Shugo molto felice, jang! Buon riposo signorina, jang jang” e lasciò la stanza.
Mi lanciai letteralmente sul letto aggrovigliando le gambe tra le lenzuola e chiusi gli occhi cercando di addormentarmi nonostante il trambusto dei miei pensieri.
Il trillare insistente della sveglia mi svegliò di soprassalto e mugugnando allungai la mano verso il comodino cercando di spegnerla. Riuscita nel mio intento mi rigirai dall’altra parte: ero distrutta.
Qualcuno bussò piano alla porta e sapendo fosse Murinerk mugugnai un “Avanti”.
“Buongiorno Daeva e felice Solorius, jang jang. Shugo ha portato colazione per lei, jang” e posò un piccolo vassoio sul tavolo.
Sentendo il buon profumino del croissant mi decisi a scendere dal letto, “Felice Solorius anche a te Murinerk” risposi con la voce ancora impastata dal sonno.
“Shugo può fare altro per lei? jang jang”, mi chiese.
Scossi la testa e lo shugo sparì oltre la porta lasciandomi nuovamente da sola.
Mi avvicinai al tavolo e vidi la solita colazione che ormai facevo da anni e anni: Croissant, latte di brax e succo di brommel.
Finito di mangiare e di prepararmi uscii dall’appartamento e mi diressi verso quello di Grimmjow. Bussai un paio di volte ma nessuno rispose: stava ancora dormendo…
“Shugo può fare qualcosa per lei? Jang”, mi voltai e trovai lo shugo servitore dell’arrancar.
Ci pensai un attimo, “Sì, appena Grimmjow si sveglierà, digli di raggiungermi a Pandaemonium” e gli consegnai una pergamena per la capitale.
“Certamente, jang jang”.
 Presi un’altra pergamena dal cofanetto magico e mi materializzai davanti all’obelisco della città.
“Sarija!” qualcuno mi richiamò con voce squillante e vidi una Daeva dai capelli rossi che si stava avvicinando a me.
Sorrisi lieta, “Shiniel! Da quanto tempo…Felice Solorius!” e la abbracciai calorosamente.
“Felice Solorius anche a te cara” e sciogliendo l’abbraccio mi sorrise.
“Felice coso, Sarija” mi disse qualcuno alle mie spalle e voltandomi incontrai lo sguardo annoiato di Eruwen, “Non-felice Solorius anche a te Eru”.
“Ma non capisco perché fai così!”, si intromise Shiniel incrociando le braccia.
Sorrisi, “Capiscila: non può andare a caccia di elisiani…” e ridacchiammo tutte quante assieme.
Pensandoci anche qualcuno d’altro doveva essere nella stessa situazione e, alzandomi in punta di piedi per poter guardare meglio oltre la folla, lo scorsi grazie alla sua stazza che sovrastava coloro che gli erano vicino.
 
[Aikido]
Strinsi con forza le braccia al petto per riuscire a tener ferme le mani: ero nervoso, dannatamente nervoso. Ma in compenso iniziai a battere ininterrottamente il piede destro sul pavimento. Dannato Solorius…
“Azphelumbra Aikido!”, mi voltai in direzione della voce e vidi una biondina dagli occhi rosso sangue puntati su di me.
“Sarija! Felice Solorius”, sì insomma… ‘Felice’, lo speravo almeno per lei.
Lei mi guardò sogghignando, “Felice Solorius anche a te”. La guardai male ghignando anch’io, “Attenta che ti scambio per un’elisiana…” la minacciai scherzando.
“Beh, non potresti comunque farmi nulla!” risposte ridacchiando. E questo mi fece ricordare il motivo del mio nervosismo: non potevo massacrare nessuno! Io! Ormai abituato agli assalti continui alla 71…
Sospirai rassegnato, “Sai se almeno la festa sta sera sarà divertente?” le chiesi incrociando le dita.
“Non so… Ma sicuramente ci sarà alcool a fiumi!”.
Risi di cuore: i gladiatori da ubriachi diventavano pericolosi, oppure dannatamente idioti… Ed era più probabile la seconda…
Il Sommo Sacerdote del tempio richiamò l’attenzione della folla battendo la bacchetta sul pavimento dell’altare e il silenzio si fece immediato.
“Miei cari fratelli asmodiani, vorrei ricordare con tutti voi, in questo giorno di festa e di pace, le nostre conquiste e le nostre valorose vittorie”, fece una pausa, “Sangue per sangue!” gridò.
“SANGUE PER SANGUE!” urlai insieme alla folla, che si disperse poco dopo.
“Hei Sarija, scusa il ritardo…”, mi voltai anch’io a quella voce che proprio non conoscevo.
“Eccoti Grimmjow!” esclamò Sarija sorridendo.
Posai una mano sulla spalla della chierichessa, “E questo chi è Sari?”, non mi piaceva affatto quella faccia, né la sua maschera sul volto, per non parlare di quel buco nel ventre… Che cavolo era?
Lei si voltò verso di me, “È complicato…Ma non ti devi preoccupare”, mi rispose.
“Umh, sto nei paraggi” e li lasciai ‘soli’.
 
[Kaliga]
Mi sistemai meglio il cappuccio: probabilmente non avrei incrociato nessuno, ma non volevo correre rischi.
Aspettai dietro un muro che la truppa Balaur passasse e mi permettesse di attraversare quel tratto del Sottosuolo del Katalam senza essere individuato.
Arrivato dalla parte opposta mi nascosi nell’ombra aspettando il suo arrivo: sapevo che sarebbe arrivato.
Sentii dei passi leggeri che si avvicinavano, e riconoscendo l’andatura non mi allarmai.
“Kaliga…da quanto tempo” mi disse nella lingua dei Reian, ora a qualche metro da me, anch’egli nascosto nell’ombra.
“Sapevo di trovarti qui”, replicai nella stessa lingua.
Lo sentii ridacchiare, “E hai il coraggio di mostrarti a me, dopo il tuo affronto? Non avevi accettato il patto: la supremazia della propria razza in cambio delle anime umane”.
“Dovresti saperlo che non ci si deve mai fidare di un asmodiano”, distesi le labbra in un ghigno.
“In questo caso ti do ragione, ma non avresti dovuto”.
Sogghignai, “Non è certo colpa mia se i tuoi soldatini elisiani sono dei ritardati…ops, intendevo dire ritardatari”.
Lui si sporse alla flebile luce che giungeva dal corridoio centrale e sollevando il mento potei scorgere i suoi occhi di ghiaccio. Se solo uno sguardo potesse uccidere…
“In ogni caso non riuscirai a fermare Aizen”.
“Questo lo vedremo, Kaisinel”.
 
[Eruwen]
Fortunatamente la sera era giunta veloce: ero stufa di tutte quelle moine e di quelle frasi mielose.
Bleh.
Poco prima ero passata da casa per cambiarmi per la festa: top nero con scollo a cuore, shorts in jeans e ovviamente tacchi vertiginosi. Diciamo che ero un’asmodiana che non aveva mai freddo.
Attraversai la Piazza Asmodiana verso la locanda dove ci sarebbe stata la fest-
Oh Dio Aion. Calmati. Calmati. CALMATI!
Respiro profondo. Prima o poi lo avrei incontrato sicuramente no?
Araton era lì, davanti alla locanda mentre parlava probabilmente con un altro gladiatore a giudicare dalla stazza e avvicinandomi riconobbi Aikido. Entrambi, probabilmente sentendosi osservati, si voltarono verso di me.
Ignorando Araton mi rivolsi all’altro gladiatore, “Azphelumbra Aikido!”.
“Azphelumbra a te, Eru” e mi sorrise. Sì beh, rimaneva comunque un po’…inquietante… con quello sguardo da ‘spaccoely’.
Cercai quindi di andarmene ma Araton mi fermò mettendosi davanti a me, bloccando l’entrata della locanda, “Avresti un po’ di tempo per parlare?”, mi chiese.
Ok, concentrati. Non puoi sembrare sempre in balia della timidezza! Anche se di certo non mi aiutava il fatto che la maglietta aderente metteva in risalto i suoi pettoral- Calmati ho detto!
Respirai a fondo, “Veramente sono troppo occupata a farmi i cavoli miei”.
Sentendo il mio tono Aikido si guardò in giro, come imbarazzato, “Ehm… qualcuno mi ha…chiamato da qualche parte” e ci lasciò soli.
Araton ridacchiò, “Come mai così acida? Oggi è Solorius…”.
Io sollevai le spalle, “Non mi è mai piaciuto”.
Lui sospirò, “Capisco…”, “Almeno posso chiederti cosa hai pensato di fare? Dico…se accettare o meno la mia proposta di reclutamento”.
“Ci devo ancora pensare”, e scattai via nella locanda, ma lui mi fermò per un polso.
“Posso almeno dirti un’ultima cosa?”, mi chiese e io annuii lievemente. Mi si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio, “Sei bellissima sta sera” e mi lasciò andare.
 
[Akirsh]
Bevvi l’ennesimo bicchiere di…bho, qualsiasi cosa fosse era davvero una bomba! Appoggiai la testa alla spalla di Sanver. Perché cavolo la stanza stava girando!?
Ridacchiai. Era divertente però…
Vidi entrare Aikido e lo salutai sbracciandomi per attirare la sua attenzione e lui ricambiò con un cenno del capo sorridendo divertito.
“San…io ho ancora sete, tu?”, gli chiesi.
Lui mi guardò stralunato, “Che?”. Scoppiai a ridere sguaiatamente, “Che faccia buffa che hai San!” e rise pure lui.
Un volto conosciuto salì sul palco, sistemò il microfono per la sua altezza e pizzicò lievemente le corde della chitarra con gli artigli.
“Guarda San! Sta sera canterà Eruwen” esclamai.
“Ooooh bello!” e tracannò un altro bicchierino di liquore di kokonas.
Appena la canzone cominciò tutti quanti iniziarono a cantare, o meglio, a gridare stonati.
Una lacrima mi solcò una guancia; quella canzone mi faceva commuovere ogni volta perché parlava di una storia simile alla mia… Di una bambina accudita dai banditi, cresciuta in mezzo alla miseria, ma che grazie alla sua forza di volontà era riuscita a farsi valere e diventare una Daeva.
Sanver, accortosi del mio cambiamento di umore, mi strinse a sé in un abbraccio protettivo e io mi ci lasciai cullare.
 
[Sarija]
Alla fine della canzone applaudii insieme a tutti gli altri asmodiani: era stata davvero brava!
Qualcuno si sedette al bancone vicino a me e voltandomi incontrai lo sguardo di Grimmjow, “Questa festa si sta facendo sempre più interessante” e lanciò uno sguardo eloquente al mio vestito: rosso e lungo fino alle caviglie, ma con una scollatura profonda e lo spacco laterale.
Ridacchiai imbarazzata, “Sì beh, Eruwen è stata fantastica!” esclamai cercando di sviare l’attenzione da me.
“Io non mi riferivo a lei…” sussurrò, prendendo tra le dita una ciocca bionda.
“Sarinaaaa!” la voce di Christelle sovrastò il vociare della folla e il frastuono della musica, e in un lampo fu di fianco a me.
“Giù le manine da Sarina!” e diede uno schiaffo alla mano di Grimmjow che teneva i miei capelli.
“Perché? Che problema c’è?” chiese l’arrancar con tono ‘innocente’.
“Non lo devi fare, fine della storia”, questa volta non era stata Christelle a parlare, alzai lo sguardo e vidi dietro Grimmjow un cacciatore dallo sguardo furioso, puntato sulla sua testa.
“Jo-“, ma venni fermata dall’arrancar che sollevò una mano per azzittirmi e alzandosi, si voltò verso il cacciatore, “Perché, scusa?” chiese nuovamente.
“Perché non credo che ti piacerebbe avere una freccia in mezzo agli occhi… o da un’altra parte se preferisci” e sorrise lascivo.
“Ragazzi…meglio se non vi scannate” cercai di farli ragionare.
“Tsk. Ok, ok…Me ne vado” detto questo Grimmjow sparì nella folla.
Sospirando mi volsi verso Johnred, “Jo, smettila di guardarmi come se avessi conquistato la Sillus da solo”.
“Oh avanti! E come ti dovrei guardare?”.
“Come se fosse un sacco di patate carine”, si intromise Chris.
Ok, era un po’ ubriaca anche lei…
Jo rise alla frase di Christelle e mi posò le mani sulle spalle, “Felice Solorius, Sa!” e mi sorrise.
“Ho detto giù le manine da Sarina!” e un altro schiaffo.
Lui la guardò in cagnesco, “Sent-“, lo interruppi posandogli una mano sull’avambraccio e sospirai, “Se non vi dispiace, io vado a prendermi una boccata d’aria” e mi feci largo tra la folla finché non mi trovai all’esterno.
Respirai a fondo, e un venticello fresco mi fece ondeggiare dolcemente i capelli.
“Sei scappata anche tu Sari?”, mi voltai e vidi Eruwen appoggiata al muro della locanda a braccia conserte.
“Diciamo di sì… Comunque sei stata bravissima prima”, e le sorrisi.
Lei ricambiò il sorriso, ma mi accorsi di una sfumatura triste nel suo sguardo, “Dimmi tutto Eru…” e mi avvicinai, “Stavo andando da Doman, perché non me ne parli strada facendo?”.
Lei annuì e incominciò, “Hai presente il Generale Araton?”, mi chiese.
Io scossi la testa, “Beh comunque sia…ho preso una sbandata per lui e…credo di piacergli, e non poco…”.
Rimasi un po’ sorpresa, “E…non dovrebbe farti piacere?”.
“Sì certo, ma lui è un Generale. Se dovessi prendere dei meriti come diventare un Ufficiale a 4 stelle, tutti penserebbero che sia per merito suo, e non mio. Capisci?”.
Sospirai: aveva ragione… “Quindi cosa pensi di fare?”.
“Non ne ho idea…”.
Ormai eravamo arrivate nei pressi della postazione del teletrasporto e l’unico rumore che si udiva era il continuo scrosciare dell’acqua.
“Aspettami qui che scambio due parole con Doman” e mi avvicinai a lui, che annoiato leggeva un libro probabilmente preso dalla biblioteca.
Mi schiarii la voce per attirare la sua attenzione, “Felice Solorius, Doman”.
Lui chiuse il libro e si voltò verso di me, “Felice Solorius anche a lei, Daeva”.
Ridacchiai, “Mi conosci da una vita Doman! Quante volte ti ho detto di darmi del tu? Comunque…volevo chiederti come procedeva l’apertura del portale per la Terra…”.
“Oh quindi tu lo sai…”.
“Sì, ero presente all’Assemblea”.
Lui annuì lievemente, “Capisco. Comunque il portale è già pronto. Perciò ti consiglio di ritornare alla locanda…e di goderti questi ultimi momenti di relax…”.
Strinsi le mani a pugno: ancora qualche ora, e ci saremmo imbattuti in Aizen sul campo di battaglia.

 

   
 
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