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Autore: _valy    21/08/2015    1 recensioni
Per una sera - una sera soltanto! - Santana Lopez vorrebbe semplicemente tornare a casa, se possibile ad un'ora decente ed evitando le scale, concedersi una porzione eccessivamente abbondante di noodles di ottima qualità, per poi rannicchiarsi sotto le sue accoglienti coperte con una serie tv sul suo pc e addormentarsi, con la soave e melodiosa voce di Amy Acker di sottofondo - e dormire indisturbata per almeno otto ore. Possibilmente sognando una bella ragazza in bikini, o ancora meglio un intero concorso di Miss Maglietta Bagnata, dalle selezioni alla finalissima.
Ma a quanto pare è chiedere troppo, se la tua coinquilina si chiama Rachel Berry.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Santana Lopez | Coppie: Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: non possiedo Glee, nè i suoi personaggi.
Attenzione: potrebbe contenere riferimenti eccessivi a Dio (e a Person of Interest). Inoltre, prima fanfiction pubblicata.

Per Simona, la mia Santana Lopez personale - nel migliore dei sensi possibili.

 


Le porte della metropolitana si aprono e Santana scivola lentamente dentro. È una tratta poco frequentata – e di questo è grata a chiunque li spii tutti da lassù (e no, non sta parlando di qualche inquietante stalker dello Stato di New York, chiuso in uno stanzino due metri per uno, con cinque monitor perennemente accesi davanti agli occhi, e una paga mensile accreditata sul suo conto in banca da qualche funzionario statale ossessionato dal controllo informatico – sta guardando parecchie puntate di Person of Interest ultimamente, e allora?).

Sono soltanto le 7 di sera – e lei è una ragazza giovane e bella, nel fior fiore dei suoi anni (la voce di sua madre le rimbomba nella testa), quindi questa dovrebbe essere l’ora adatta per prepararsi per la serata imminente, magari con qualche shot di tequila o qualche bottiglia di birra che la aiuterà a superare le due ore di attesa prima della cena e della successiva sauna in qualche pub frequentato da giovani lesbiche, o da eterosessuali hipster in piena sperimentazione delle gioie del gentil sesso, o da donne sulla trentina appena lasciate dal fidanzato-quasi-marito con cui hanno trascorso gli ultimi undici anni e appena chiesto un mutuo per comprare casa, o – ma no.
Sono le 7 di sera e lei è single e fantasticamente sexy, sì – ma è stanca, e non ha intenzione di uscire questa sera. Come non è uscita nelle passate sere delle passate settimane dei passati mesi. Ha appena finito il suo giornaliero turno di tre  ore in quella libreria infernale a due passi dalla sua altrettanto infernale università, e ora come ora vorrebbe soltanto mangiare e dormire. Possibilmente contemporaneamente.
E invece no. Perché l’uomo seduto vicino a lei puzza di vino di pessima qualità (ha cenato parecchie volte a casa Fabray, prima di tutti quei casini, omosessualità sua e gravidanze indesiderate altrui in primis, e può assicurare a chiunque glielo chieda che il vino di ottima qualità rende tutto migliore, anche l’alito di uno sbronzo cronico. Era obbligata a sedersi a fianco del padre di Quinn, quindi sa di cosa parla), e la donna dall’altra parte del corridoio sta mollando il suo fidanzato ucraino, al telefono. E un bambino sta piangendo poco più in là – facendo passare alla madre, incinta, la voglia di partorire e mettere al mondo un’altra scimmia urlatrice.
Dio, la sua vita fa schifo. Ha 22 anni, è single, è venerdì sera – e la cosa più esaltante che le sia successa durante la settimana è stato scoprire su Youtube il video di un gatto che suona il campanello. Per un attimo ha pensato fosse Lord Tubbington, poi si è messa gli occhiali e ha visto che c’era una differenza di una decina di kili tra i due gatti. (È stato comunque esilarante. Per le prime diciassette  volte, almeno.)

Sta ancora sogghignando al ricordo della faccia scandalizzata di Berry di fronte alla foto più recente della bestiolina di casa Pierce, quando la sua fermata viene annunciata e con estrema fatica raccoglie la tracolla da terra e scende. La fermata dopo è in realtà più vicina al loft, ma scendendo lì dovrebbe allungare per passare al market e dal suo fornitore di fiducia (sì, è un brutto vizio e quant’altro, non ha bisogno che nessuno oltre alla nana glielo ricordi) – quindi scende sempre qui. È semplicemente più comodo, anche se più lontano. Non ha assolutamente nulla a che fare con la ragazza che gestisce quel negozio di tatuaggi e piercing lungo la strada, perché tatuaggi e piercing non fanno per lei. La ragazza sì, fa per lei e se l’è già anche fatta -capezzoli forati e tutto il resto- ma questa è un’altra storia.

Ellen sta effettivamente chiudendo, e Santana ci scambierebbe più di due parole se i suoi piedi non urlassero pietà e le sue braccia non pesassero un centinaio di kili ciascuna, quindi un paio di minuti dopo un semplice “ci si vede lunedì a pranzo” è già davanti al portone dell’immobile  – e poi davanti all’ancora rotto ascensore del condominio. Seriamente, in questi tre anni ha pregato Dio per far aggiustare questa ferraglia molte più volte di quante non l’abbia pregato durante gli anni di liceo per far cadere Sue Sylvester giù da un burrone e far perdere a Schuester tutti i capelli. Sarà meglio che qualcuno lassù in alto faccia qualcosa, se vuole averla dalla sua parte e continuare a vedere il suo bel faccino. E di nuovo, no – maniaco spione dei computer, non sta parlando di te.
Fare quattro piani di scale a quest’ora di sera è fottutamente faticoso, e di certo non è un toccasana per il suo già non ottimo umore, quindi nessuno può biasimarla se una volta entrata in casa lancia le scarpe contro il divano e bestemmia. Per richiamare l’attenzione di qualcuno lassù sui veri problemi di New York, ascensori perennemente fuori uso in cima alla lista. Come sempre nessun tuono e nessuna nuvola nera invadono l’appartamento, quale segno di avvenuta consegna del messaggio, quindi Santana sospira e decide che sarà per la prossima volta. In fin dei conti ha cose più urgenti di cui occuparsi. Tipo, mangiare e cambiarsi e dormire per una settimana.
Posa la tracolla a lato del divano, chinandosi per prendere i pacchetti di noodles che ha comprato al market e che saranno il suo sostentamento per i giorni a venire, per poi spostarsi in cucina con la velocità e il brio di uno zombie. Sul serio, si fa pena da sola. Per fortuna dieci minuti e sarà tutto finito. Dieci minuti e i noodles saranno mangiati, i denti lavati (è stanca, ma ha vissuto con Rachel Berry per troppo tempo per ignorare i danni causati da una scorretta e/o  deficitaria igiene orale, per non parlare del fatto che, beh – non si ubriacherà in pub e discoteche gay da mesi, ma ha un fantastico appetito sessuale e parecchie conoscenti disposte a soddisfarla quando schiocca le dita, e il pensiero di una ragazza che non si lava i denti non fa per niente bene alla sua eccitazione sessuale. Oddio, non ci deve pensare. Ora avrà gli incubi per giorni.). Ecco, due minuti sono già passati e lei ancora non ha iniziato a mangiare – troppo intenta a schifarsi di ciò che la sua stessa mente partorisce (aah! Altra immagine che preferirebbe non avere) quando è lasciata libera di vagare. Meglio concentrarsi sulle cose importanti: noodles, denti, laptop, letto.

Cinque minuti dopo è a metà della sua lista (laptop da recuperare sotto i cuscini del divano) quando lo sente. Un leggero e quasi impercettibile “Si, lì, sì”, che le fa venire voglia di vomitare - sul posto. Igiene dentale al diavolo. Insieme al buon gusto e al rispetto per le regole della convivenza.
Perché ha spiegato a Rachel Berry almeno sedici volte quali sono i suoi orari. E ha anche appeso una fottutissima lavagna a forma di stella (4, 97 $ ad un mercatino dell’usato – grazie tante) vicino alla porta di ingresso, e ogni mattina prima di uscire ci scrive sopra a che ora tornerà, e se passerà a comprare qualcosa da mangiare e se sì dove (ha fatto firmare alla Berry una clausola di non divulgazione – non le piace il pensiero che in giro si sappia che fantastica coinquilina è, per non parlare del fatto che sua madre non la lascerebbe vivere, sommergendola di “Oh Santanita, sono così orgogliosa di te”).
E ogni mattina aggiunge una semplice richiesta, una cosetta da nulla in confronto alle esigenze di quella gnoma della sua coinquilina (vai a comprare il pane lì, e prendi il latte di soia, e ti prego Santana mi imbarazza vedere il tuo seno come prima cosa la mattina, puoi indossare una canotta almeno fino alle otto, e magari già che ci sei smetti di far urlare le tue amichette alle due del mattino – come se lei, lei – Santana Lopez!, potesse evitare di essere una dea a letto!). Diceva, una semplice richiesta, per il bene suo, di chi le spia da lassù e di chi le spia dalle telecamere dei loro Iphone e dei loro Pc – perché lei sa che nemmeno loro vogliono assistere ad un simile obbrobrioso, orrendo, disgustoso spettacolo.

Ma deve aver perso il suo tocco, perche ogni giorno da sette mesi  a questa parte Rachel Berry ignora il suo “Undicesimo comandamento: non scoparti Quinn Fabray”.

(E Quinn Fabray ignora il suo sms, “Gli elfi non fraternizzano con i nani. Soprattutto non a letto. Tolkien si sta rivoltando nella tomba” – ha una passione anche per il Signore degli anelli, e allora?)

(E Harold Finch ignora il suo “Se la macchina ti dà uno dei loro numeri, fai finta di niente . Non rischiare quel bel faccino di Root per il naso della Berry”.)

(E l’altro, lassù - a lui non ci deve nemmeno pensare: ha ignorato le sue preghiere e le sue lamentele ogni giorno per anni, ma figurati se non l’ha ascoltata quell’unica volta in cui è stata debole – e ha pregato perché le sue due migliori non-amiche non si spezzassero il cuore a vicenda.)

 
   
 
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