Ecco una
piccolissima ff senza pretese su uno dei miei pairing preferiti in assoluto. È
solo un episodio che può verificarsi in un giorno qualunque della vita
dei protagonisti; ma manifesta la loro sintonia, e in particolare i sentimenti
di un “migliore amico” innamorato.
La canzone
che ho utilizzato è Bubbly di
Colbie Caillat. Non c’è un vero e proprio adattamento alla storia –
dunque non si può parlare di una song-fic – ma è un brano
così dolce che volevo in qualche modo associarlo alla dolcezza che vedo
in questa coppia! ^^
Dedico questa
shot a tutte quelle persone che hanno seguito la mia prima storia su Lizzie McGuire – che io credevo
tanto infantile – mostrandomi
tanto sostegno. Spero solo che anche questa sia di vostro gradimento! ^^
Buona lettura!
* * *
Questioni di
chimica
I’ve
been awake for a while now
You’ve
got me feelin’ like a child now
‘Cause
every time I see your bubbly face
I get
the tingles in a silly place
«Scusa il ritardo,
Lizzie...»
Gordo
si fermò a pochi passi dal tavolo al quale l’amica lo aspettava. La
vide completamente assorta in se stessa, concentrata sul lettore mp3, un
auricolare all’orecchio e i capelli biondi sciolti sulle spalle. Provò
una ormai familiare fitta allo stomaco.
Lizzie
non dava segno di accorgersi di lui, così Gordo si avvicinò ancora,
si chinò su di lei e afferrò l’altro auricolare,
abbandonato sul tavolo. La ragazza sussultò e alzò gli occhi,
mentre lui avvicinava la cuffia ad un orecchio.
«Gordo,
mi hai fatto prendere un colpo!»
«Scusami.
Volevo solo capire cosa ci fosse di tanto interessante in queste cuffie da
distoglierti dal pensiero delle mie ripetizioni.»
Lizzie
si rilassò in un sorrisetto.
«Beh,
ora lo sai. È solo Colbie Caillat.»
Era
tanto vicina che poteva distinguere ogni dettaglio del suo viso.
It starts
in my toes and I crinkle my nose
Wherever
it goes, I always know
That you
make me smile, please, stay for a while now
Just take
your time, wherever you go
Gordo si ritrasse lentamente,
un po’ imbarazzato, mentre Lizzie gli sfilava di mano la cuffia e si
chinava a prendere i libri dallo zaino ai suoi piedi.
«Vabbè,
dai, cominciamo» gli disse.
Il ragazzo
andò a sedersi di fronte a lei e posò sul piano del tavolo il
libro di chimica.
«Allora,
da cosa preferisci iniziare?» le chiese.
Lizzie
sospirò e si passò una mano tra i capelli.
«Decidi
tu. Nell’ultima lezione non c’era un argomento che abbia capito...»
«Beh,
per forza: era un solo argomento, no?»
le fece notare Gordo.
Ridacchiarono
forte. La bibliotecaria, che passava accanto a loro in quel momento con una
pila di libri, li guardò storto.
«Sshhh!»
li ammonì, per poi passare oltre e depositare i volumi su uno scaffale.
Gordo
si sforzò di tornare serio.
«Bene,
ehm... Quindi, il bilanciamento.»
Lizzie
lo fissò e ridacchiò di nuovo.
«Che
c’è di tanto buffo?» si accigliò lui.
«Scusa,
è che... Vederti così professionale...
Insomma, sei proprio nel tuo elemento, se capisci cosa intendo.»
«Ah,
bene, almeno iniziamo a parlare di elementi. Direi che ci stiamo avvicinando
allo scopo di questo incontro, finalmente.»
Risero
ancora.
Era
incredibile quanto fosse facile scherzare con lei, tutto sommato.
What am
I gonna say?
When you
make me feel this way, I just... Um...
«Sshhh!»
Sentendosi
sulla nuca lo sguardo perforante della bibliotecaria, Gordo si schiarì
la voce e si concentrò di nuovo sulla chimica.
«Dunque,
il bilanciamento. In realtà è piuttosto semplice...»
«Certo,
tu dici così perché sei un cervellone...»
«Lizzie,
se continui a interrompermi finiremo domani mattina. E poi, hai proprio intenzione
di tenere la cuffia all’orecchio mentre ti parlo?»
Lizzie
alzò gli occhi al cielo.
«Mi
sembri mia madre.»
«Niente
di cui stupirsi. Tua madre è una donna intelligente.»
Ridendo,
lei gli colpì un braccio con il quaderno.
«Forza,
Einstein, spiega.»
«Per
tua informazione, Einstein era un fisico. Per fare le cose per bene dovresti
chiamarmi col nome di un chimico.»
«Perché
non di una delle piaghe d’Egitto, già che ci siamo?»
«Insomma!»
La bibliotecaria si lanciò sul loro tavolo, le mani sui fianchi. «Questa
è una biblioteca. Se volete
studiare, fatelo a bassa voce!»
«Si
parlava di piaghe...» borbottò Lizzie a Gordo con l’angolo
della bocca, in modo da non farsi sentire dalla donna. Poi scattò in
piedi e ripose i libri nello zaino. «Andiamo, Gordo, non si riesce a
studiare con tutte queste distrazioni!»
Reprimendo
a stento le risate, Gordo la imitò e la seguì di corsa fuori
della biblioteca scolastica, mentre una selva di improperi li seguiva.
«Tu
sei pazza, lo sai?» ansimò, affiancando Lizzie in corridoio, senza
smettere di correre.
«Certo
che lo so: sono amica tua!»
«Ah,
la metti così, eh?» Gordo la spintonò, ma lei gli
sfuggì, mostrandogli la lingua mentre lui le teneva dietro. «Ma tu
guarda che razza di allieva indisciplinata doveva capitarmi!»
I’ve
been asleep for a while now
You tucked
me in just like a child now
‘Cause
every time you hold me in your arms
I’m
comfortable enough to feel your warmth
Finalmente si ritrovarono,
ansanti, all’aria aperta.
«Allora»
Lizzie si voltò a guardarlo sorridente, «andiamo a casa mia a
studiare?»
Gordo
sollevò un sopracciglio, assumendo un tono severo.
«Cosa
ti dice che io voglia ancora darti ripetizioni, dopo tanto disinteresse da
parte tua?»
Lizzie
non disse nulla: si limitò a guardarlo con due occhioni supplichevoli da
bambina.
Gordo
non resistette ancora a lungo. Sorrise.
«A
casa tua va bene.»
Tornata
allegra, lei gli tese di nuovo uno degli auricolari del lettore mp3. Poi si
incamminarono fianco a fianco verso la strada principale.
Per
tutto il tragitto, Gordo si godette fino in fondo la sensazione della vicinanza
della sua migliore amica.
In fondo,
rifletté, anche quella era una questione di chimica.
It starts
in my soul and I lose all control
When you
kiss my nose the feeling shows
‘Cause
you make me smile, baby, just take your time now
Holdin’
me tight
Wherever,
wherever, wherever you go
Wherever,
wherever, wherever you go
Wherever
you go, I always know
‘Cause
you make me smile, even just for a while