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Autore: FairLady    22/08/2015    0 recensioni
Una persona può cambiare totalmente per un'altra? Può annullarsi per un'altra?
Questa è la storia di Mark e Marta, gentilmente concessomi da Ohra_W, e del percorso che, in qualche anno, li porterà a capire cosa realmente vogliono e di cosa hanno veramente bisogno.
Dal primo capitolo:
"E, a un tratto, quella donna si era trasformata nella sua ossessione personale. Era possibile che fossero stati sufficienti cinque minuti, in cui, per altro, non era successo assolutamente nulla di anche solo lontanamente rilevante, per farlo impazzire? "
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Owen, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Era trascorso più di un anno dall’inizio di quella pazza giostra sulla quale era salita e, nonostante i problemi e le crisi attraverso cui erano passati, non si era pentita della scelta fatta. Certo, Marta si rendeva perfettamente conto che la parte difficile doveva ancora venire, ma Mark le aveva detto più volte che ci stava lavorando e che presto tutto si sarebbe risolto; avrebbero potuto stare insieme, alla luce del sole, per sempre.
Gale, da brava amica, cercava di farla ragionare e di aiutarla per quanto possibile, ma lei credeva all’uomo che amava e ormai c’era troppo dentro per tirarsi indietro.
«Lui mi ha dimostrato che ci tiene, Gale, che vuole stare con me. Non sarà facile, ma prima o poi potremo guardare indietro e riderci su.»
Le vacanze di Natale erano passate e non era ancora riuscita a fare un salto in Italia dalla famiglia, proprio per questo sua sorella Roberta, approfittando di qualche giorno di ferie, si era autoinvitata da lei.
Non che a Marta dispiacesse, per altro capitava proprio a fagiolo: Mark l’aveva avvisata che sarebbe stato preso con il lavoro per un paio di settimane e a lei non andava molto a genio l’idea di stare chiusa in casa a struggersi; almeno con Roby in mezzo alle scatole avrebbe senz’altro avuto modo di svagarsi.
«Allora, dimmi che mi porterai in giro per locali, la sera, e che faremo un sacco di shopping! Ho bisogno di rilassarmi, sorellina!», Roberta, arrivata da poco più di un’ora, già aveva scatenato tutta la sua vivacità e Marta non poteva fare a meno di sorriderne.
Ti ho accennato, vero, che ho un lavoro?», le berciò fintamente irritata. «Comunque, non preoccuparti, troverò sicuramente del tempo per te.»
Erano state sempre molto legate, loro due, e mancava a entrambe vivere un po’ insieme la quotidianità. Si mancavano, questo era innegabile.
«E mi sento terribilmente in colpa per non aver raccontato, perlomeno a lei, il mio piccolo, grande segreto.»
Prima o poi avrebbe dovuto dirglielo, prima o poi. Doveva solo trovare il coraggio di sciogliere quel grosso groppo che ormai era diventata brava a mandare giù senza colpo ferire, a sentirsi le ramanzine della sorella per non averglielo detto prima e ad ammettere che si sentiva tristemente patetica ad essere la terza incomoda, ad attendere dietro le quinte che sulla prima donna dello show si spegnessero le luci per poter prendere il suo posto.
«Vado a farmi una doccia, Roby, poi ci facciamo un boccone fuori e mi accompagni al lavoro. Va bene?», urlò quasi, mentre entrava in bagno, sperando che la sua cara sorellina non si fosse già addormentata sul divano.
«Sì, va bene. Sbrigati, però, che c’ho una fame!», e Roberta, per far passare il tempo, si mise a guardare la tv.
Poco dopo, il cellulare di Marta, lasciato incustodito sul tavolo della cucina, vibrò.
***

Non era certo nelle abitudini di Roberta sbirciare negli effetti personali di chicchessia, figuriamoci della sorella, ma negli ultimi tempi quella persona che aveva sempre creduto di conoscere come le proprie tasche le stava dando da pensare, e non poco. L’aveva vista pochissimo e sentita ancora meno, ma quelle rare volte le era sempre sembrata sulle spine, in attesa, nervosa. Per non parlare poi del momento depressione del Natale passato a Milano; quei comportamenti strani, inusuali, anche per Marta che già normalmente tendeva a prendersela un po’ troppo per ogni cosa.
Fu così che Roby, più per apprensione che per vera e propria curiosità, buttò un occhio sul display dell’apparecchio e lesse l’anteprima del messaggio che era appena arrivato:
«Ho bisogno di vederti! Mer…», il mittente era un tale Mark.
Non sapeva nemmeno quando lo avesse deciso, ma Roberta era più che mai decisa a scoprire cosa stesse bollendo in pentola. Magari non c’era nulla da scoprire, magari tutto.
Se sua sorella non sputava il rospo, era suo compito accertarsi che stesse bene e non ci fossero problemi, anche se voleva dire utilizzare modi poco ortodossi come il pedinamento.
***

Quando Mark la vide arrivare le gambe gli tremavano come gelatina. In quel baretto nascosto dietro Porto Bello non li aveva mai disturbati nessuno e avrebbero potuto starsene in santa pace per qualche manciata di minuti, a parlare, finché entrambi non ne avessero avuto abbastanza di chiacchiere; finché la camera di quel loro B&B, così discreto e complice, non li avesse accolti nuovamente.
Doveva stare fuori Londra con i ragazzi altri dieci giorni ancora, ma a un certo punto quell’assenza pungente che solo Marta gli lasciava nell’anima – come a volergli costantemente ricordare quanto fosse indispensabile per lui – era diventata insostenibile.
Si sorrisero ancor prima di essersi visti. Marta era raggiante, luminosa, e il cuore dell’uomo si sciolse per l’ennesima volta; si alzò e l’abbracciò, accarezzandole una guancia mentre le sfiorava le labbra con le proprie.
«Come fai a essere ogni volta sempre più bella?», lo sussurrò appena, mentre tentava di lasciarle la mano e la invitava a sedersi.
«Come mai tu mi fai ste improvvisate? Mi aspettavo di non rivederti che in primavera, ormai.»
«Ti da fastidio?», le chiese, abbassando lo sguardo.
«Ma che scherzi?», la risposta arrivò immediata, ma il suo sorriso aveva già parlato e l’unica cosa che Mark avrebbe voluto per il resto della vita era poterlo vedere fiorire su quel viso ogni giorno.
Eppure sapeva che forse quella sera sarebbe stata l’ultima che avrebbero passato insieme. L’ultima volta che Marta gli avrebbe permesso di avvicinarsi ancora, di parlarle.
Doveva dirle qualcosa che sicuramente avrebbe messo la parola fine per sempre alla loro relazione.
***

Roberta era pratica di appostamenti e atti di stalkeraggio, anche se di solito si trattava di personaggi famosi, non di sua sorella. Niente, comunque, l’aveva fermata dall’uscire appena dietro Marta – che si era congedata da casa inventandosi una sostituzione al lavoro che la sorella maggiore sapeva fosse una balla – e l’aveva seguita fino a Porto Bello.
Non era stato facile tenere un profilo basso, ma era riuscita ad arrivare sul ciglio di quel piccolo bar sguarnito e nascosto al mondo senza farsi beccare.
Era rimasta fuori, vicino alla piccola vetrata di lato, sperando di riuscire a seguirla con lo sguardo e capire così da chi era stata invitata, ma – accidenti! – quei pertugi londinesi erano davvero uno spillo negli occhi! L’aveva persa quasi subito dopo averla vista varcare la soglia.
Riuscì a scorgere il barista che la salutò al passaggio, come se l’avesse vista già altre volte, come se si conoscessero. Quindi? Era una cliente abituale? Beh, si disse Roberta, poteva essere, dopotutto.
Più rifletteva, più incredibili congetture si facevano largo nel suo cervellino dalla fantasia galoppante, più la curiosità le smangiava le ossa. Voleva sapere, subito.
Calcò più stretto il cappello in testa, cercando di camuffarsi il più possibile, e si decise ad entrare e prendere posto al bancone.
«Buonasera signorina, cosa desid…», il cameriere solerte stava già facendo il proprio lavoro, ma Roby aveva in mente tutto tranne che bere.
«Sh, zitto che non sento!», cosa doveva sentire non lo sapeva nemmeno lei, visto che non riusciva nemmeno a vedere dove sua sorella fosse seduta, ma immaginava che, se ci fosse stato nell’aria qualche indizio, la voce calda e roca del barista avrebbe disturbato il segnale.
«Ha visto la ragazza che è entrata qui poco fa?», la ragazza era già passata a Sherlock Holmes livello master, si era protesa sul bancone con fare cospiratorio e parlava con un tono così basso che forse l’avrebbero udita solo i cani.
«Sì – le rispose il tizio, abbassandosi di qualche centimetro verso di lei, mettendola anche un po’ a disagio – cosa vuole sapere? Forse potrei spifferare qualche informazione se mi pagasse bene…», e Roberta era certa, da come la stava fissando, che il bell’imbusto non stesse parlando di sterline sonanti.
Ma non ci fu bisogno di baratti o pagamenti, in quel momento sentì dei passi concitati e la voce di sua sorella saettare un “Non voglio vederti mai più”. D’un tratto comparve nella saletta del bancone e Roby dovette incassarsi nello sgabello, coprendosi quanto possibile per non farsi vedere.
Dietro sua sorella di pochi passi, sopraggiunse il fantomatico uomo che la stava implorando di fermarsi e parlare, che cercava di afferrarle la mano mentre Marta guadagnava la porta d’uscita.
«Non ci posso credere, porca vacca!», Roberta non si rese nemmeno conto di aver parlato ad alta voce. Per fortuna l’aveva sentita solo il barista.
“Mia sorella ha una storia con Mark, Mark Owen?”


Maybe today I’ve lost you

   
 
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