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Autore: Stella Dark Star    22/08/2015    0 recensioni
[Le cronache di Narnia]
Sono trascorsi sei mesi dall’abbandono di Narnia. Vera assieme ad Edmund, Peter e Lucy non è ancora in grado di accettare la vita nel mondo reale. La situazione si complica quando in sogno riaffiorano ricordi che la sua mente aveva cancellato: a Narnia lei ed Edmund avevano avuto un figlio, di nome Caspian. Dopo molti inutili tentativi di riaprire il passaggio all’interno dell’armadio, un nuovo passaggio si apre nel giardino della Villa permettendo loro di ritornare.
L’atmosfera che respirano non è delle migliori,però. Il castello di Cair Paravel è stato distrutto, gli abitanti sembrano scomparsi, Miraz e Glozelle non sembrano più gli stessi e tramano di uccidere Caspian in quanto legittimo erede al trono nominato da Peter prima di scomparire. Molte domande affiorano alla mente dei ragazzi, in quel luogo che era stato la loro casa e che ora sembra così cambiato.
Cosa sta accadendo realmente? L’entrata in scena di un Caspian adulto li catapulterà in una verità terribile: dal giorno della loro scomparsa non sono passati sei mesi, bensì diciassette anni e la salvezza del regno dipende solo da loro.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 13
Un amico fedele
 
Non so di preciso quanto durò la battaglia, forse pochi minuti o forse delle ore, però so che durante la lotta accadde una cosa che ci riempì di nuovo di speranza.
Caspian stava combattendo come tutti noi, quando il suo avversario riuscì a disarmarlo e a gettarlo a terra. Fortunatamente, l’uomo fu portato in mezzo alla mischia da alcuni suoi colleghi, permettendo così a Caspian di salvarsi. Non fece in tempo a pensare di rimettersi in piedi che di fronte a lui comparve Arthur con la spada alta sopra alla testa e una luce folle negli occhi.
Caspian lo pregò, inerme: “Non farlo! Non tu!”
Lui emise un grido e conficcò la spada nel terreno, mentre una lacrima gli bagnava il viso: “Mi dispiace, Caspian. Mi dispiace per tutto.”
Caspian si rimise in piedi con l’intenzione di fare qualcosa per consolarlo, quando all’improvviso vide un pugnale volare e conficcarsi nel petto di Arthur.
Cadde disteso, subito affiancato da Caspian: “Oh no, Arthur!”
Si guardò attorno e chiamò forte: “Mamma! Mamma dove sei?”
Udendo la sua voce, lo cercai con lo sguardo e corsi da lui: “Che succede?”
Vedendo Arthur ebbi un sussulto: “No!” Caspian mi fece spazio, così potei inginocchiarmi e controllare la ferita: “E’ molto vicina al cuore, non resisterà a lungo.”
Con gesto sicuro, estrassi la lama, provocandogli un dolore atroce.
“E’ un pugnale di Telmar. Caspian, vai a cercare Lucy. Ho bisogno della sua pozione miracolosa per salvarlo.”
Lui scattò in piedi: “Volo.”
Portai una mano sotto al capo di Arthur e con l’altra tamponai la ferita, dopo aver strappato una manica della mia camicia.
Arthur, pur faticando a respirare, cominciò a parlarmi con voce roca: “Vera…”
“Non sforzarti.”
“Devo dirti una cosa. Io… Io non ho mai tentato di uccidere tuo figlio. Gli voglio bene davvero. Quella sera… Sono stato io ad informare Cornelius perché lo facesse fuggire. Sapevo che il letto era vuoto. Non avrei mai…potuto fargli del male.”
“Lo sentivo che ci eri ancora fedele. L’ho sempre saputo.”
“Io ti ho amata… Per tutti questi anni.”
“Ho sempre saputo anche questo.”
“Perdonami se non ho… Avuto il coraggio di… Di impedire che Miraz…”
“Non avevi scelta. Ti avrebbe ucciso. Sono felice che tu ti sia preso cura di Caspian quando io ed Edmund non potevamo.”
Caspian arrivò, seguito da Lucy e da Edmund, che tuonò: “Razza di idiota! Come hai fatto a farti colpire dai tuoi soldati?”
Risposi brusca: “Non adesso, Ed. Lucy hai la pozione?”
Lei aprì la boccetta: “Eccola.” Fece un passo per avvicinarsi e, non so come, inciampò sui suoi stessi piedi. Tenne la boccetta stretta in mano per non farla cadere, ma una goccia volò fuori a tutta velocità e, fatalmente, terminò la caduta sul mio labbro.
Mi ordinò, con occhi sbarrati: “Non ti muovere. Quella è l’ultima goccia rimasta. E prima che io possa prepararne dell’altra lui sarà già morto.”
Mi sentii gelare il sangue nelle vene per una tale responsabilità. Le lanciai delle occhiate  per supplicarla di dirmi cosa fare.
“C’è un solo modo. Devi appoggiare le labbra sulle sue affinché possa ingoiare la goccia.”
Un suono indescrivibile si levò dalla mia gola e con le mani indicai Edmund.
Lui tuonò spazientito: “Datti una mossa! Vuoi forse lasciarlo morire?”
Ottenuto il suo consenso -se così si può dire-, mi abbassai lentamente fino a sfiorare le labbra di Arthur. Fu un contatto così casto che nessuno avrebbe osato ribattere; avrei potuto baciare mio figlio nello stesso modo! Mi risollevai e restammo tutti in attesa.
Di lì a poco, Arthur ricominciò a respirare normalmente e non esitò a tirarsi su a sedere.
Mi venne spontaneo abbracciarlo, col sorriso sulle labbra: “Meno male, Arthur!”
Caspian lo aiutò a rimettersi in piedi, sorridendogli a sua volta, poi si accorse dello sguardo di Edmund e optò per lasciarli soli: “Mamma, Lucy, andiamo a vedere come è terminata la battaglia.”
Io non lo sapevo, ma mentre ero ad occuparmi di Arthur, Aslan era comparso per sistemare le cose, convocando le ninfe dell’acqua che crearono un’onda di tali dimensioni da distruggere la diga e scaraventare lontano i nemici più agguerriti.
Rimasti soli, Arthur iniziò a parlare con una punta di disagio: “Principe Comandante.”
Edmund gli sferrò un pugno alla mascella, facendolo cadere a terra: “Questo è per aver baciato mia moglie.” Continuò con un calcio allo stomaco: “Questo è per avermi fatto credere di averci traditi.” Partì con la mano chiusa a pugno, ma a pochi centimetri dal suo viso si fermò e la riaprì lentamente: “Questo invece è per essere rimasto un amico fedele.”
Arthur si aggrappò a quella mano e lasciò che lo aiutasse ad alzarsi.
Edmund lo abbracciò: “Grazie per aver cresciuto mio figlio. Te ne sarò per sempre grato.”
Lui gli diede qualche colpetto sulla schiena: “Era il minimo che potessi fare.”
 
Tra le mura di Telmar tornò a regnare la gioia, fin dal giorno seguente. Fu Arthur ad annunciare la morte di Miraz a quella che oramai era diventata la sua vedova. Non mi fu difficile capire chi fosse il padre del bambino, vedendo il modo in cui i due si guardavano. Non dissi niente per rispettare il loro silenzio, anche perché mi stavo recando nella stanza assegnata a Peter, dove lui mi attendeva perché gli curassi le ferite.
Entrai dalla porta e mi si presentò davanti uno spettacolo buffo, composto da Lucy che fasciava il braccio a Peter, sorvegliata da Edmund, che in quel momento disse: “Mi raccomando. Voglio che la fasciatura sia perfetta. Così non avrà motivo di rivolgersi a mia moglie.”
Peter aveva il viso un po’ imbronciato per quella situazione, ma cambiò espressione quando Edmund, vedendomi, disse: “Vera, amore! Ti ho risparmiato una fatica! Sei contenta?”
Io scoppiai a ridere e continuai fino ad arrivare a lui, che mi strinse in un abbraccio: “Sei tremendo, Eddy! Ma come ti è venuto in mente?”
Sorrise anche lui prima di baciarmi dolcemente, facendo ritornare il viso di Peter nuovamente imbronciato.
Trascorse così una settimana, ricca di bei ricordi assieme a nostro figlio, come scherzi, cavalcate, banchetti, partite a carte e sfide amichevoli con le armi. Il tempo sembrò volare e in un batter d’occhio arrivò il giorno del suo ventunesimo compleanno.
 
La cerimonia si svolse nella nuova sala del trono del castello di Telmar, per l’occasione agghindata con i famosi fiori viola che avevano incorniciato anche le mie nozze con Edmund nel castello di Cair Paravel.  Fu scelto il Dottor Cornelius per incoronare Caspian, in quanto saggio della città e suo maestro personale.
Affiancato da Peter, teneva tra le mani la corona alzata verso il cielo: “Per volere di Re Peter il Magnifico, io incorono te Caspian, Re di Narnia. Sarai conosciuto come Caspian il Coraggioso, per tutti i secoli a venire.”
Posò la corona, che un tempo era appartenuta a Peter, sul capo di Caspian. Subito dopo, Peter gli mise tra le mani la propria spada dorata. Lui rimase in ginocchio ancora qualche secondo, talmente era emozionato, poi si alzò fieramente accolto da una miriade di applausi e acclamazioni.
Con gli occhi lucidi e le lacrime lungo il viso, mi uscì la frase sdolcinata: “Il mio bambino è diventato re!”
  
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